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Autore: LadyPalma    12/03/2020    12 recensioni
- Storia scritta a quattro mani con Juriaka -
[Terza classificata al contest "Feat. Masters" indetto da Soul_Shine sul forum]
Mi sarebbe piaciuto raccontare una bella storia, ma di belle storie ce ne sono molte. Invece, oserò raccontare di qualcosa di cui nessuno parla: il niente.
Non il niente inteso come la morte, il vuoto esistenziale o chissà cos'altro: quello lo lascio volentieri a quei perdigiorno dei filosofi. Io ho fatto economia, come facevano gli altri.
Mi chiamo Mario Bianchi – sì, il nome degli esercizi sul libro di grammatica che quando lo vedi pensi "ma una persona che si chiama così non esiste!" –. Beh, io esisto. Anche se non cambia niente, anche se non serve a niente.
/ Una giornata tipo di un personaggio tipo, con qualche plot twist
Genere: Introspettivo, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Breve storia di quasi niente





 
Mi sarebbe piaciuto raccontare una bella storia, ma di belle storie ce ne sono molte. Invece, oserò raccontare di qualcosa di cui nessuno parla: il niente. Non il niente inteso come la morte, il vuoto esistenziale o chissà cos'altro: quello lo lascio volentieri a quei perdigiorno dei filosofi. Io ho fatto economia, come facevano gli altri.
Mi chiamo Mario Bianchi – sì, il nome degli esercizi sul libro di grammatica che quando lo vedi pensi "ma una persona che si chiama così non esiste!" –. Beh, io esisto. Anche se non cambia niente, anche se non serve a niente.
Vivo a Roma, dove vivono tutti, e lavoro come impiegato nella ***, che è l'azienda con più lavoratori dell'intera regione. Vorrei poter dire di sentirmi solo un numero, ma la verità è che i numeri sono uno diverso dall'altro e sono il gruppo più eterogeneo che conosca. Sul mio badge c'è scritto '00386253'. Mi piace perché non ce l'ha nessun altro, ma non mi piace perché è solo una sequenza di numeri senza senso. Non significa nulla, invece se fosse stata una successione perfetta sarebbe stato pur sempre qualcosa.
Mi bevo una tazza di latte intero – a quarantasei anni lo digerisco ancora bene –, poi vado in bagno e sciacquo la mia faccia senza lentiggini, senza rughe, senza nei. Non sembro giovane, non sembro vecchio, non sembro niente. Controllo l'orologio: le 07:37, sono in perfetto orario. Infilo una delle mie sedici camicie a quadri – le righe mi fanno un po' senso, senza motivo in particolare – e chiudo i bottoncini. Ma è proprio in quel momento che l'impensabile accade: un bottoncino è scattato via, ruzzolando giù sul pavimento. Faccio un gridolino e resto a fissare il bottone come se fosse una bomba. Non lo raccolgo, andrò senza bottone.
Voglio fare una pazzia oggi!
Allora forse non è vero che vi racconterò del niente, vi racconterò del giorno in cui sono andato a lavoro senza un bottone della camicia.



 
**



Afferro il mazzo di chiavi, m'infilo la giacca grigia e mi avvio verso il parcheggio. La mia Fiat 500 mi aspetta come ogni mattina: l'ammaccatura sul retro, la ruota destra mezza sgonfia, il vetro di nuovo sporco per colpa di qualche piccione del cazzo. Una macchina ordinaria, comune, banale, proprio come me. Quando mi avvicino per aprire lo sportello, però, mi paralizzo: infilato nel tergicristallo c'è un volantino pubblicitario. È giallo fluorescente, cozza con il grigio topo della carrozzeria, e recita: “Stanco della solita routine? Dai una svolta alla tua vita! ETIN-crociere è la soluzione perfetta per te! Viaggia per tutto l'oceano atlantico a un prezzo speciale, chiama subito il numero 0668 ** **”.
Un bottone in meno sulla camicia e un volantino che mi invita a navigare per il mondo: questa sì che è una mattinata inaspettata! Sfilo il sottile foglio di carta e apro lo sportello, fissando stupefatto le lettere cubitali dello slogan pubblicitario. D'improvviso, davanti a me non c'è più il volante polveroso della mia auto, bensì un timone in legno di quercia proveniente direttamente dalle spiagge della Malesia. C'è una forte burrasca, la pioggia mi entra nella bocca e nelle orecchie, i miei uomini schiamazzano e urlano in preda al panico. Devo fare qualcosa e pure alla svelta, o affonderemo assieme ai tesori che abbiamo appena depredato da quella stupida nave da crociera per damerini. Ci aspettano tante puttane e tanto caviale al porto di Siracusa, la mia avventura non può finire così. Un fulmine colpisce l'oceano a qualche metro dalla prua, un rombo assordante mi scuote l'anima e la paura di morire m'infuoca il corpo e la mente. Urlo a tutta la ciurma di ripiegare le vele, di legarsi ben stretti con le corde all'albero maestro per non venir trascinati via dalle onde, ma il veliero sta iniziando ad affondare, l'acqua ormai è arrivata all'altezza del bacino... E prendo il telefono: le 08:28. Sono in ritardo, per la prima volta dopo anni. Getto un'ultima occhiata infastidita al volantino, poi lo appallottolo e lo getto via dal finestrino semiaperto. Ne ho abbastanza di navigare.
Mi inoltro nel traffico, mantenendo la mia velocità costante e quasi prego in un incidente: se qualcosa deve succedere, non può che venire da fuori. Sto facendo tardi, ma non mi allarmo, anzi mi ritrovo a sperare in un ulteriore rallentamento. Parcheggio al solito posto – che tutti sanno che è mio, anche se non sanno chi sono – ed entro in ufficio. Controllo l'orologio: le 08:42, ben 12 minuti di ritardo. Sono emozionato. Cazzo, ora mi becco una strillata! Magari mi licenziano e mi mandano dal capo, come succedeva ai teppistelli della classe quando andavo a scuola.
Invece non succede niente: mi siedo alla mia scrivania e nessuno se ne accorge. Cinque minuti dopo Luigi, il nuovo arrivato del reparto, passa a fare gli ordini per la caffetteria come tutte le mattine. A me ovviamente non chiede, perché prendo sempre un caffè espresso che è la bevanda standard. Ma non oggi, oh no, un impulso irrefrenabile mi spinge a parlare.
«Voglio un caffè corretto!»
Luigi si volta a guardarmi e alza semplicemente le spalle.
«Okay.»
«Sì, corretto con il rum» insisto, ribadendo la mia sfida alla routine. Rum. Mi sento proprio un pirata oggi, cazzo!
Il caffè arriva presto e lo accolgo con un sorriso, anche se il mio entusiasmo un po' viene smorzato quando vedo che la mia audacia mattutina non sembra fare colpo su nessuno. Accedo al portale dell'azienda e comincio a svolgere qualche pratica, non prima però di farmi un selfie con il caffè e postarlo sul mio account instagram Mario.bianchi27 (ce ne erano ventisei prima di me registrati con questo nome). Non dimentico l'hashtag "rum" e la didascalia: "O capitano, mio capitano!" anche se non sono convinto che fosse una citazione di Peter Pan. Oggi avrò più di dieci like, me lo sento, e magari pure qualche nuovo follower!
E difatti, dopo qualche ora sento il suono di una notifica, di un messaggio. Sblocco il telefono eccitato come non mi accadeva da mesi, con la punta delle dita che formicola nervosa. Chissà se non si tratti di una bella donna, magari pure ricca. Riesco a percepirne il profumo di shampoo al gelsomino, immagino il suo corpo sinuoso fra le mie mani, i lunghi boccoli biondi che le ricadono sulla schiena, la voce dolce e provocante... La vodafone mi ricorda che il giorno seguente scadrà la promozione. Non ho neanche il tempo di imprecare, perché i miei colleghi si alzano simultaneamente ed esplode un fitto chiacchiericcio. Deve essere arrivata l'ora della pausa pranzo senza che neanche me ne rendessi conto. Resto immobile alla mia postazione, limitandomi a tirar fuori un ammasso di carta argentata dalla ventiquattrore.
«Di' un po', non ti scocci di mangiar sempre quella roba?»
Agilulfo spunta sempre quando meno me l'aspetto. Ha gli occhi azzurri e trasparenti come vetro, altrettanto taglienti, il viso pallido e un grosso porro sulla punta del naso. Io lo invidio moltissimo: è ciò di quanto più lontano possa esistere dalla normalità. Niente in lui è comune o scontato, dal nome alle sue caratteristiche fisiche. Persino la sua voce e il suo accento possiedono un tono esotico, particolare, che resta impresso.
Peccato che nessuno riesca a vederlo, oltre me.
«Sai, dovresti proprio smetterla. Non fai altro che mangiare panini al prosciutto cotto. Non arriverà nessuna svolta, se prima non cambierai l'alimentazione. Ogni buona rivoluzione inizia dallo stomaco» Agilulfo mi sorride, staccando un pezzo di panino che stringo fra le dita e mettendoselo in bocca.
«La fai facile. Tu sei tutto strano, io invece non ho niente» borbotto a mezza voce, gettandogli un'occhiata infastidita.
«Chiunque possiede qualcosa di speciale. Devi solo cercare meglio» con una smorfia enigmatica, Agilulfo svanisce, e io torno ad addentare il mio pane secco.
Le parole di Agilulfo risuonano nella mia mente a lungo dopo che se n'è andato. È vero, modificare l'alimentazione potrebbe essere il punto di partenza per un cambiamento... Magari potrei passare a fare la spesa per comprare qualcosa di esotico, come il sushi. Non l'ho mai assaggiato prima – anche perché costa troppo e non ho nessuno con cui andare in quei locali dove puoi mangiare fino a scoppiare pagando poco. Nell'ultima mezz'ora di lavoro, mi metto a confrontare i prezzi dei vari supermercati sui volantini online... E bingo! L'Esselunga fa il 40% di sconto sul sushi proprio il mercoledì, ma solo ai tesserati e io la tessera non la ritrovo più tra tutte quelle che ho.
«Qualcuno ha una tessera dell'Esselunga?» mi ritrovo a chiedere ad alta voce in ufficio. «La fidelity card» preciso nel mio inglese maccheronico, per darmi un tono.
Devo ripeterlo due volte perché qualcuno mi presti attenzione, ma alla fine la signora Palozzo, la grassa bionda - chiaramente tinta - sulla cinquantina vicino alla finestra, mi risponde.
«Sì, io ce l'ho» ammette, tamburellando distrattamente sulla sua tastiera.
«Bene, allora me la presteresti?» finalmente mi guarda e aggrotta le sopracciglia.
«Perché?»
«Perché mi serve» rispondo, in tono speranzoso.
Ma lei solleva le spalle e scuote la testa. «Serve anche a me.»
«Ah, okay.»
Abbasso lo sguardo, cercando di nascondere la delusione che provo. Sono triste, amareggiato, ma soprattutto arrabbiato, con Agilulfo per avermi messo in testa l'idea di cambiare cibo e con l'Esselunga per non estendere gli sconti a chi non ha la tessera. Uno sguardo all'orologio mi segnala che il mio turno è concluso, ma la notizia non mi riempie di gioia come di solito succede. Anche se stasera c'è la mia attesissima Udine - Sampdoria, non voglio proprio accompagnarla con dei bastoncini surgelati. Gli occhi mi cadono sul bottone mancante della camicia e quella voglia di fare pazzie riemerge.
Voglio il sushi, e lo voglio scontato, cazzo!
Afferro la giacca stizzito e vado via senza neanche salutare. Non che importi a qualcuno, in effetti. Invece di dirigermi verso la mia Fiat 500, però, mi affianco a un’auto grassa e polverosa, proprio come la signora Palozzo. Mi accuccio accanto allo sportello anteriore, e aspetto che la proprietaria arrivi: il suo turno termina un'ora dopo il mio. Nessuno fa caso a un uomo di mezza età rannicchiato sul pavimento sterrato del parcheggio. Delle volte credo davvero di essere invisibile.
«Non è questione di essere visibili o invisibili, è che per loro semplicemente non esisti.» Agilulfo mi sorride, porgendomi un coltello. Ha un bel manico in legno, la lama è lucida come i suoi occhi. «Fanne buon uso. E per favore, compra il sashimi al salmone, ne vado pazzo!» Prima che io possa soltanto replicare, il mio amico è svanito. Osservo incuriosito il coltello, rigirandomelo fra le dita. Non ricordo di averlo mai visto in casa mia, chissà dove l'avrà trovato. Dei passi affrettati catturano la mia attenzione. I tacchetti piccoli e bassi della Palozzo li riconoscerei ovunque: emettono un suono fastidioso e penetrante, proprio come la sua voce stridula. Serro la presa sul manico, e aspetto.
Aspetto.
Aspetto.
Quando mi si para davanti, non fa in tempo nemmeno a urlare. Con la lama le apro la gola in un sorriso vermiglio, e lei si accascia al suolo gorgogliante. Le prendo la borsa, le sfilo il portafoglio, e quando afferro fra le dita la carta fedeltà dell'Esselunga vado via, dirigendomi a passo strascicato verso la mia auto.
Il giorno seguente, fuori dall'ufficio, c'è uno squadrone intero di agenti in uniforme ad attenderci. Parte del parcheggio è delimitata da un nastro giallo.
«Come forse già saprete, la vostra collega Eugenia Palozzo è stata assassinata ieri sera proprio in questo edificio, vicino alla sua auto.»
È il poliziotto più alto e più grosso, a parlare. Un brusio sconvolto si diffonde fra i dipendenti. Qualcuno singhiozza forte.
«Non parrebbe una rapina, ma è ancora troppo presto per trarre conclusioni. Se qualcuno dovesse conoscere eventi privati della signora Palozzo, che potrebbero aiutare la polizia a identificare l'assassino, sarebbe pregato di riferirli immediatamente. Nel frattempo, la mia squadra visionerà i filmati della video-sorveglianza» aggiunge, ispezionando tutte le facce presenti con un'espressione grave. «Inoltre, un testimone oculare – che desidera restare anonimo – ci ha fornito una descrizione più o meno accurata di una figura sospetta, che sembra abbia aspettato la signora Palozzo proprio vicino alla sua auto.»
Di punto in bianco, le mie orecchie si rizzano.
«L'uomo pare fosse circa di mezza età. Aveva una corporatura esile, capelli biondi...» Gli occhi del poliziotto si assottigliano, come se cercasse qualcosa, qualcuno, nella folla. Per un solo istante il suo sguardo si pianta nel mio, ma poi prosegue imperterrito.
«...E un grosso porro sul naso.»
 








**
 
Note delle autrici
Juriaka: Hello! Grazie a tutti per essere arrivati sin qui, e per aver seguito questa storia che è nata davvero con niente, e che ha preso vita praticamente da sola! Io e Giunia avevamo una trama molto diversa da questa, un bel thriller super figo, ma a causa di... Ehm, impegni inderogabili (no, non è stata affatto colpa della nostra sbadataggine, non ci siamo svegliate un giorno rendendoci conto che mancava solo poco più di una settimana alla scadenza del concorso senza aver buttato giù neanche mezza riga! No, no!), siamo state costrette a invertire la rotta. Cioè, più che a invertirla, a crearla dal nulla. Ringraziamo Mario e Agilulfo per questo! Io ringrazio anche tanto Giunia, che ha avuto molta pazienza con me e soprattutto ha reso davvero divertentissimo scrivere questa storia, non mi succedeva da una vita! Mi son davvero ricordata cosa significhi scrivere 'di getto', anche quando si parte da zero. Giunia, te se ama!
Di nuovo, grazie a tutti voi lettori per averci seguito! Alla prossima. <3
Ah, dimenticavo! Credo si fosse capito, ma per sicurezza lo specifico. Il porro sul naso era una caratteristica di Agilulfo, quindi poi così immaginario quel personaggio non era mica! E ora sta a voi trarre le vostre conclusioni, marmaglia (sì, sono ancora sulla nave pirata a scolarmi il rum).

LadyPalma: Sottoscrivo tutto quanto scritto dalla mia collega: la storia è nata davvero dal “niente”, abbiamo delineato il protagonista e le sue caratteristiche con l’idea di raccontare di qualcosa di assolutamente banale. Questo perché, in fondo, credo che il banale sia la cosa più originale del mondo ahahah Non avevamo in mente nessuna trama, ogni dettaglio e la convulsa piega finale sono nati  in modo spontaneo. La tecnica che abbiamo usato – possiamo dire così – è un po’ quella dei GDR: non ci siamo divise le parti, una di noi ha scritto un pezzo e poi ha passato la palla all’altra, tanto che non ci sono divisioni nette. Mi sono divertita in maniera incredibile e spero che così sia stato anche per voi lettori. Juriaka è stata una compagna di avventure insostituibile, mi ha fatto morire di risate e abbiamo trovato una sintonia stupenda! Un grazie dunque a lei, e anche a Soul per aver creato questo fantastico contest e averci dato modo di lavorare insieme!
Una piccola nota la lascio per il titolo: “Breve storia di quasi tutto” è un libro di Bill Bryson, il nostro titolo è dunque liberamente ispirato a questo testo sovvertendone il significato.
   
 
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