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Autore: Lost on Mars    12/03/2020    3 recensioni
È difficile per Lily avere un migliore amico che non perde mai l’occasione di azzuffarsi con suo fratello. È meno difficile aggiustare il naso di Scorpius, nonostante lui non riesca a stare fermo per dieci secondi consecutivi. È facilissimo invece risolvere i problemi altrui, così da non pensare ai propri.
Per Albus, al contrario, è estremamente facile attaccar briga con chiunque gli dia fastidio. È un po’ meno facile stare a sentire gli avvertimenti dei suoi migliori amici, che cercano di tirarlo sempre fuori dai guai – tranne Frank, che lo appoggia in tutto. È difficilissimo chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato, colpa del suo maledetto orgoglio.
Per entrambi, è assolutamente impossibile fare ordine tra il caos che regna sovrano nella loro testa, nella loro famiglia e nelle loro vite.

“Mi limito a guardare Lily, che gli sorride in un modo genuino, spontaneo, che non ha niente di forzato. Se devo dirla tutta, Malfoy non sembra avere più quell’aria da dio sceso in terra, né quell’atteggiamento tanto odioso che lo caratterizza. Il modo in cui la sta guardando, in cui le si rivolge, o anche il semplice tono calmo e gentile della sua voce, lo fanno sembrare tutt’altra persona.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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XXII – ALBUS
 
Levicorpus
 
C’è un sole meraviglioso, unico e immobile in mezzo ad un cielo senza macchie, di un azzurro così chiaro e uniforme che sembra quasi irreale. Io me ne sto sdraiato a terra, sull’erba soffice. Mi sento più leggero di una piuma, immerso in una sensazione di tepore e leggerezza, quasi mi gira la testa per la tranquillità. Non riesco a pensare a qualsiasi tipo di problema, il mio cervello mi dice di non averne, e dunque capisco che, forse, per la prima volta in assoluto nella mia vita, è tutto esattamente al suo posto. È tutto perfetto, impeccabile e non ho alcuna preoccupazione ad appesantirmi.
E poi un cuscino atterra per nulla delicatamente sulla mia faccia.
Apro gli occhi: sono nel mio dormitorio, il cuscino proveniva con ogni probabilità dal letto di Frank, è martedì, oggi ho la verifica di Trasfigurazione, un pazzo maniaco Serpeverde è il nuovo nemico giurato di mia sorella e Bellamy è ancora arrabbiato con tutti noi.
Che bello tornare alla realtà.
D’altronde, il fatto che le prime parole che pronuncio questa mattina siano «Che cazzo succede?!» fa presagire in maniera alquanto chiara e trasparente quanto, anche questa, si rivelerà una giornata di merda.
«Bellamy mi ha chiesto di svegliarti» risponde Frank, innocentemente, stampandosi sul volto quel finto sorriso a trentadue denti. «Ha detto che deve dirci una cosa.»
«Due cose» precisa Bellamy. Mi volto verso sinistra e lo vedo seduto sul suo letto, perfettamente rifatto. Lui è già vestito, ha messo addirittura il cravattino. Frank è ancora in pigiama invece, mentre Derek sta uscendo dal bagno. Nudo.
L’ho già detto che si prospetta una giornata di merda?
Mi stropiccio gli occhi, desiderando con tutte le mie forze tornare al mio sogno, a rilassarmi su un prato, sotto il sole cocente. Mi serve qualche minuto per mettere in moto il cervello, nel frattempo mi tolgo le coperte di dosso e mi alzo, stiracchiandomi.
Derek sta ancora cercando le sue mutande.
«Che cosa ci devi dire?» chiedo a Bellamy, con la voce ancora leggermente impastata dal sonno.
«La prima cosa è che non sono più arrabbiato con voi e vi perdono.»
Lo dice velocemente e poi butta fuori un sacco d’aria. Immagino sia stato liberatorio per lui dire questa frase, mentre io non riesco a credere alle mie orecchie. Ci perdona?! Anche il viso di Frank trasuda incredulità da tutti i pori, mentre Derek, che ha finalmente trovato la sua biancheria ed è in procinto di infilarsela, è rimasto con una gamba a mezz’aria e la bocca spalancata.
«I-In che senso?» domanda Frank, esplicitando più o meno quello che stiamo pensando tutti.
«Nel senso che ci ho riflettuto e queste due settimane non mi sono piaciute. Per cui, trovavo stupido continuare questo teatrino e vi perdono» dice nuovamente Bellamy. Abbassa lo sguardo per un momento. «Insomma, mi mancavate.»
All’improvviso, mi sento davvero come nel sogno: leggero e fluttuante. Bellamy ci sta perdonando ed è assolutamente fantastico! Alla sua frase segue un silenzio, ma non è imbarazzante, né fuori luogo. Forse stiamo pensando tutti e quattro alla stessa cosa: è bello aver messo fine alla situazione delicata che si era creata, sempre sul filo del rasoio, sempre a pesare le parole, addirittura i pensieri.
«Voglio dire,» ricomincia Bellamy, schiarendosi la voce con un colpo di tosse. «Siete comunque dei deficienti impulsivi, permalosi e paranoici. Mi avete fatto incazzare come non mi sono mai incazzato in vita mia, però mi siete mancati e ho capito che vi voglio bene proprio perché… siete fatti così. C’è un motivo se siamo diventati amici, questo non l’ho dimenticato.»
A questo punto, Derek, che si è finalmente – e per fortuna, aggiungerei – infilato le mutande, con uno slancio si butta sul letto di Bellamy e lo stritola in un abbraccio.
«Oh, grazie Bellamy! Anche tu ci sei mancato, grazie, grazie, grazie!» esclama. Bellamy tenta di ricambiare l’abbraccio, ma le braccia di Derek lo hanno intrappolato in una morsa letale. Anche io e Frank ci avviciniamo, sedendoci sul letto, ma senza l’esuberanza di Derek.
«Grazie davvero, Bel» gli dico, accennando un piccolo sorriso. «Io… io non so se al posto tuo ci sarei riuscito.»
«Io credo di sì, invece» mi risponde Bellamy, dopo essersi liberato dai tentacoli di Derek. «È davvero strano stare senza di voi. Insomma, ho fatto le stesse cose di sempre, ma erano diverse. Mi sembravano… vuote.»
«Anche per noi c’era sempre qualcosa che mancava» dice Frank, mettendogli una mano sulla spalla.
«E quale sarebbe l’altra cosa che dovevi dirci?» domando io a questo punto, curioso di sapere quali altre novità ha in serbo per noi il nostro amico.
«Oh, ehm… io e Cassiopea andremo alla festa del Ceppo di Yule insieme» dice, abbassando leggermente lo sguardo. Le orecchie gli stanno velocemente diventando rosse. «Ma prima di chiederglielo volevo assicurarmi che fosse sul serio, ehm, mia amica, così ho dovuto raccontarle di aver scoperto il vostro accordo. Inizialmente credo fosse molto imbarazzata per la faccenda, ma poi abbiamo continuato a passare del tempo insieme, quindi ho capito che non stava con me solo per cancellarmi la memoria. Così, ieri gliel’ho chiesto.»
«Beh, questa sì che è una notizia come si deve!» esclama Frank. «Ben fatto!»
«Quindi ora anche noi dovremo trovarci delle ragazze!» dice all’improvviso Derek, mettendosi le mani tra i capelli. Ha uno sguardo piuttosto disperato, ma allo stesso tempo è molto buffo. Scoppio a ridere.
«No, se non vuoi, Derek» gli dico. «Frank di sicuro ne troverà una nel giro di qualche ora, ma io non programmo di cercarne una.»
«Ma il biglietto della McGranitt diceva…»
«Che serve un accompagnatore? Eccomi, pronto al tuo servizio!»
Scoppiamo tutti a ridere, e per la prima volta da un sacco di tempo mi sento davvero bene. Mi sembra di essere tornato ad essere un ragazzino smilzo di undici anni, lo stesso ragazzino salito per la prima volta sull’Espresso Hogwarts con la paura di finire in Serpeverde, quello che su quel treno, mentre Frank setacciava tutti gli scompartimenti, ha conosciuto altri due ragazzini altrettanto smilzi, che sono diventati subito i suoi migliori amici. Sette anni dopo, non siamo più ragazzini smilzi, forse, ma c’è ancora quel qualcosa che ci ha legati tutti. Quel legame forse scritto dal destino, che quel lontano primo Settembre ha spinto Derek a tenderci la mano e a presentarsi con quel suo sorriso innocente e due enormi occhi blu ancora infantili, quella stessa cosa che dopo nemmeno cinque minuti di chiacchiere ha fatto perdere a Bellamy quella sua innata compostezza.
Ed era forse destino che quei quattro ragazzini senza niente in comune, seduti dentro ad un treno magico, in viaggio verso qualcosa di nuovo e terrificante, siano stati smistati tutti in Grifondoro, e che sette anni dopo si trovino ancora in questo stesso dormitorio, sugli stessi letti, come se niente fosse cambiato, anche se nel frattempo, in realtà, è cambiato tutto.
Tutto tranne la nostra amicizia.
«Ah, e comunque, oggi il compito di Trasfigurazione non ve lo faccio copiare.»
 
 
Mi sbagliavo di grosso questa mattina, oggi è una fantastica giornata!
Oltre al fatto che Bellamy ci ha finalmente perdonati e tutto è ritornato alla normalità, il mio cervello ha rimosso l’immagine di Derek che esce nudo dal bagno e compito di Trasfigurazione è andato meravigliosamente. Oserei dire che è uno dei migliori compiti che io abbia svolto in tutti i miei anni di onorata carriera scolastica, nonostante abbia studiato gli argomenti con l’umore sotto i piedi e con la testa su un altro pianeta.
L’ora di pranzo è passata da un po’, abbiamo finito le nostre lezioni, per oggi, e stiamo andando a goderci una sana battaglia a palle di neve, dato che fuori c’è ancora un manto bianco abbastanza alto per fabbricare palle da combattimento in quantità accettabili per le prossime due ore.
Mentre scendiamo le scale, tuttavia, veniamo intercettati da Malfoy, che tiene in bella mostra la nostra Mappa del Malandrino! Okay, la Mappa di Lily, precedentemente posseduta da James e ancora prima da nostro padre, però, non è questo il punto! Lui sta sbandierando un oggetto notoriamente proibito ed unico nel suo genere in mezzo alla scuola. Chiunque potrebbe vederlo. Andiamo, io non mostro il Mantello dell’Invisibilità a chiunque. E poi, per quale diavolo di motivo Lily gli avrebbe ceduto la nos- sua mappa?
«Potter, ti stavo cercando!» esclama, afferrandomi con un braccio.
«Lo vedo» commento, indicando la mappa. «Mettila via, non è qualcosa da far vedere a cuor leggero.»
Sbuffa e pronuncia la formula per far sparire qualsiasi macchia d’inchiostro dalla Mappa, che subito si trasforma in un qualsiasi foglio di pergamena vuoto, dopodiché la nasconde dentro al mantello.
«Ascolta, mi è venuta un’idea, ma devi venire con me ora» mi dice, con una certa urgenza nella voce. Capisco immediatamente che si tratta nel nostro accordo, della nostra tregua civile, dell’alleanza contro Burke per il bene di Lily. Sono tutt’orecchi.
Mi volto velocemente verso i miei amici: «Andate pure senza di me, a quanto pare si tratta di Burke.»
«Sicuro? Possiamo venire con te se vuoi» si fa subito avanti Frank.
«Tranquilli, andate pure, credo che il divertimento non mi mancherà» rispondo. «Vero, Malfoy?»
«Ci puoi scommettere» mi risponde il biondo, con un sorriso che sfiora il malvagio e non ha nulla di buono. Tanto meglio, se quello che ha in mente comporta un rischio, sono ancor più motivato a farlo.
«D’accordo, poi raccontaci» continua Frank. Saluto anche gli altri, che si affrettano a finire di scendere le scale prima che la rampa cambi direzione.
«Che cosa hai in mente?» chiedo a Malfoy, dopo che i miei amici si sono allontanati.
«Uno scherzetto a Burke, così, giusto per fargli capire chi comanda» risponde lui, iniziando a salire le scale, che adesso si sono ancorate ad un altro corridoio. Lo seguo.
«Del tipo?»
«Una cosa un po’ plateale.»
«Senti, non so tu, ma per la McGranitt quest’anno ho già sforato il limite di zuffe…»
«Hai sforato il limite con me. Se non sbaglio, ti ha minacciato di toglierti il Quidditch solo se avessi attaccato di nuovo me. Non ha detto niente riguardo a chiunque altro.»
«Credo fosse implicito.»
«Io non credo. E poi, la McGranitt non verrà a sapere che siamo stati noi.»
«E come, genio del male?»
«Con il tuo Mantello dell’Invisibilità, ovviamente. Che domande!»
«C-Cosa?! Io non ho niente del genere!»
«Merlino, Potter, non devi mentirmi. Lo so che ce l’hai, me l’ha detto Lily. In caso te lo fossi dimenticato, siamo amici da una vita, pensavi che non sapessi del Mantello e della Mappa?»
Non riesco a credere che mia sorella abbia commesso un atto di tradimento così notevole. Dire sia della Mappa che del Mantello a Malfoy?! Assolutamente incredibile.
Io e Malfoy stiamo camminando per il settimo piano adesso, siamo quasi arrivati di fronte al dipinto della Signora Grassa.
«Aspettami qui mentre vado a prendere il Mantello» dico, perentorio. «Non pretenderai mica di voler conoscere la nostra parola d’ordine.»
«Troverei più interessante seguire una lezione della Cooman, Potter, che ascoltare la vostra parola d’ordine» mi risponde lui, incrociando le braccia al petto. «Basta che ti muovi, Burke non rimarrà dov’è per sempre.»
Non gli rispondo. Se devo essere sincero, ancora non lo tollero e il mio pizzicore alle mani è sempre latente, pronto ad uscir fuori, ma continuo a ripetermi che è per una buona causa se abbiamo dato vita a tutto questo. Perché se prima Malfoy mi sembrava un problema solo mio, adesso Burke è un problema di Lily e questa cosa è inaccettabile. Così, quando ho visto Malfoy spedirlo addosso al muro con una furia inaudita, e poi quando ho l’ho sentito rivolgergli quelle parole così sprezzanti, mi sono detto che noi due qualcosa in comune lo abbiamo, e invece di indirizzare le nostre energie l’uno contro l’altro, sarebbe stato più efficacie rivolgerle verso un nemico comune.
Inoltre, non ho mai visto Malfoy comportarsi in quel modo: sono rimasto davvero stupito. L’ho sempre visto come un tipo posato, che difficilmente si scompone ed esce dalle righe, uno che pensa dieci volte prima di parlare e cento prima di fare qualsiasi altra cosa – mi sembra ovvio, dato che le sue battutine pungenti contro di me sono sempre state palesemente il frutto di un’attenta elaborazione logica – così, vederlo reagire in modo così impulsivo mi ha lasciato senza parole. Insomma, credevo che fosse veramente sul punto di uccidere Burke, quella sera, e probabilmente avrebbe continuato ad inveire contro di lui se sono Lily non gli si fosse parata davanti, pregandolo di calmarsi. E lui, in quel momento, è cambiato completamente.
Il suo sguardo si è addolcito, il suo braccio si è subito abbassato verso il pavimento, e ricordo abbastanza chiaramente che la prima cosa che ha chiesto a Lily è stata: “Stai bene?”
Mia sorella però gli ha mentito. Gli ha detto di sì, nonostante si vedesse a distanza che fosse scossa e che non stava per niente bene. Malfoy deve averci creduto, o forse deve aver fatto finta di niente, perché in quel momento mi sono intromesso anche io e nemmeno qualche minuto dopo è arrivato il professor Cylon a sottoporci ad una sana, corroborante inquisizione delle sue.
Fatto sta che da quel giorno in poi, ai miei occhi ha assunto una sfumatura diversa e adesso sto imparando a vederlo più come un complice che come un nemico.
Fortunatamente, la Sala Comune è quasi vuota: i ragazzi più piccoli saranno sicuramente a lezione e tutti gli altri in giro a studiare o a divertirsi come i miei amici. Salgo velocemente in dormitorio e apro il mio baule, sul fondo c’è il Mantello. Lo metto accuratamente nella borsa dei libri, per non farlo vedere a nessuno mentre ci aggiriamo per il castello, e veloce come sono salito, scendo nuovamente ed esco dalla Sala Comune.
Raggiungo Malfoy e lo ritrovo esattamente nel punto dove l’ho lasciato.
«Preso» gli dico, mostrandogli la borsa. «Adesso spiegami il piano.»
«Come te la cavi ad Incantesimi?» mi chiede schiettamente, ricominciando a camminare da dove siamo venuti.
«Abbastanza bene» ammetto. Non per vantarmi, ma è una delle materie in cui vado meglio, insieme a Difesa contro le Arti Oscure e Trasfigurazione. A mio modesto parere, i tre pilastri della formazione di ogni mago.
«Ottimo. Ci servirà tanta concentrazione, sappilo» continua lui.
«Ancora non mi hai spiegato cosa hai intenzione di fare, Malfoy» puntualizzo.
«Non ti fidi di me?»
«Certo che no!»
«Okay, appenderemo Burke per i pantaloni.»
Interessante. Ma che dico? Geniale! Questo ragazzo è pieno di risorse, non l’avrei mai detto.
«Sai, Malfoy, comici a starmi simpatico, se devo dirti la verità.»
«Tu invece no, Potter. E non starmi così vicino!»
 

Quando Malfoy ha detto di sbrigarci perché Burke non sarebbe rimasto per sempre dov’era, non immaginavo che Burke si trovasse in Sala Grande, per tutte le sottane di Morgana! E io che avevo addirittura cominciato a pensare che fosse furbo… avrei dovuto saperlo: uno come lui, che ha sempre avuto la testa sulle spalle, non sa escogitare piani del genere. Avrebbe dovuto chiedere a me e lasciarmi organizzare il tutto.
Mentre cammina spedito verso la grande porta, lo trattengo per la manica del maglione, strattonandolo leggermente.
«Che c’è?» mi domanda, leggermente stizzito e infastidito dal mio gesto.
«In Sala Grande, Malfoy? Sei stupido o cosa?» esclamo, cercando di fargli capire che non possiamo fare una cosa così plateale in un posto così pieno di gente e, presumibilmente, anche di professori.
«Certo che sì, abbiamo il tuo mantello» mi risponde, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Basta un semplice incantesimo per farci scivolare di dosso il mantello» gli faccio notare.
«Beh, è per questo che siamo in due, no? Uno di noi si occuperà di Burke e l’altro farà da palo, impedendo a chiunque si avvicini di smascherarci.»
«Come, con un confundus?» gli chiedo.
Malfoy annuisce e scrolla le spalle. «Sì, dovrebbe andar bene.»
«D’accordo, tu fai da palo e io appendo Burke.»
«Mi pareva ovvio il contrario, Potter, tu fai da palo e io finisco quello che ho iniziato due settimane fa e mi vendico di Burke.»
«Tu gli hai già dato la tua lezione, io non ancora, quindi spetta a me. Lily è mia sorella.»
«È come se fosse anche la mia» ribatte immediatamente, alzando il tono di voce. Mi lascia un attimo di sasso. «Inoltre, l’idea è venuta a me.»
«Io sono bravissimo con gli incantesimi di concentrazione, sai che basta un nonnulla per fare un disastro?» continuo.
«Certo che lo so» ribatte. «Ed è sempre per questo motivo che siamo in due. Se avessi avuto la certezza matematica di non fallire o essere scoperto non te lo avrei chiesto.»
«Chissà quanto ne ha risentito il tuo ego» dico, soffocando una risatina. Non riesco a non prenderlo in giro, è un gesto naturale, automatico… credo sia scritto nel mio DNA il dover prendermi gioco di Malfoy.
«Di sicuro meno di quanto ne sta risentendo il tuo in questo momento» mi risponde. «Dato che tu farai da palo e io appenderò Burke.»
«Beh, sai cosa? Tanto nessuno saprà mai chi ha davvero appeso Burke, perciò tieniti questa effimera vittoria, se ti fa stare meglio» lo rimbecco, stringendo la tracolla dove ho infilato il mantello.
«Vedi che ho ragione, allora?» dice, con un sorrisetto soddisfatto sul volto.
Non replico. Innanzitutto, perché non voglio alimentare la sua mania di protagonismo ed onnipotenza, e poi perché siamo quasi arrivati alla nostra meta. Le grandi porte della Sala Grande sono spalancate e si trovano a pochi metri da noi. Prima di entrare, ci andiamo a nascondere dietro una delle grandi colonne. Io tiro fuori con cura il mantello e faccio cenno a Malfoy di avvicinarsi il più possibile, dopodiché sistemo il mantello in modo che ci copra dalla testa ai piedi.
Più o meno. Come se non bastasse, Malfoy è un maledetto spilungone e ci si vedono le scarpe.
«Dobbiamo accovacciarci, sei troppo alto.»
«Sono alto come te!»
«Sì, come no. Io ci sono sempre entrato tutto sotto questo mantello!»
Malfoy non mi risponde, ma fa qualcosa di decisamente peggiore: mi schiaffa letteralmente una mano sulla bocca, impedendomi di parlare, mentre si porta l’indice dell’altra mano davanti al viso, facendomi segno di stare zitto. Il mio primo istinto è quello di piazzargli le nocche della mia mano destra in un occhio, ma poi faccio un respiro profondo e mi giro leggermente, per vedere che alcune ragazze stanno facendo il loro ingresso in Sala Grande, passando pericolosamente vicino alla colonna dietro cui siamo nascosti. Magari non si accorgeranno di qualche scarpa nella penombra, ma di sicuro non sono sorde. Decido di giustificare questo eccessivo contatto fisico tra me e Malfoy e di passarci su, facendo finta di niente.
«Avanti, accovacciamoci» dico, in maniera sbrigativa. Fortunatamente, lui non ha nulla da aggiungere e, dopo aver emesso un sonoro sbuffo, forse di disapprovazione, si abbassa sui talloni e poi appoggia le ginocchia a terra. Lo stesso faccio io e procediamo a carponi verso l’ingresso.
Facendo attenzione a chiunque ci passi davanti, ci andiamo ad addossare ad un angolo, quello vicino al tavolo dei Serpeverde. Con lo sguardo cerco Burke: lo trovo seduto circa a metà del tavolo. Le sue viscide chiappe sono proprio sul legno dove tutti gli altri pranzano e cenano ogni giorno e i piedi appoggiati alla panca, che è dove la gente normale si siede. Le altre persone, vicino a lui, stanno chiacchierando tranquillamente, altre stanno facendo i compiti. Lui sta sghignazzando con altri tre ragazzi, anche se da dove siamo noi non riusciamo a sentirlo bene. C’è anche Lily, non molto lontana da noi, sta sfogliando assieme alla sua amica Kelsey una rivista molto colorata. Kelsey ogni tanto le indica qualcosa sulle pagine, ma Lily fa sempre una smorfia di disapprovazione.
Femmine.
«Sei pronto?» domando sottovoce. Malfoy annuisce, senza distogliere lo sguardo da Burke. «Quando vuoi.»
Tira fuori la bacchetta e la agita, senza pronunciare una parola. Sgrano gli occhi per un secondo: sta eseguendo un levicorpus in forma non verbale, ammetto di aver sottovalutato le sue capacità. Mi guardo furtivamente intorno, per assicurarmi che nessuno ci venga accidentalmente addosso – anche se lo vedo un po’ difficile, dato che siamo accucciati in un angolo – e nel frattempo sento Burke strillare qualcosa di incomprensibile.
Non posso perdermelo.
Burke è sospeso a mezz’aria, a testa in giù. Si dimena con tutto il corpo, agita le gambe e le braccia spasmodicamente e sta gridando. Strilla come una scimmia impazzita, mentre Malfoy continua a farlo salire ancora più su.
I suoi amici si sono alzati tutti in piedi di scatto e tengono il naso all’insù. Sono come pietrificati, immobili, non riescono a muovere un muscolo, non fanno niente, se non guardare il loro amico, che credo gli stia chiedendo di riportarlo a terra, o di fare qualsiasi cosa. Ma quello che mi lascia sbigottito è che nessuno di loro fa effettivamente niente: non so se per paura o se perché davvero non vogliono agire.
Finalmente, la salita di Burke si arresta. Con una precisione millimetrica e formidabile, Malfoy è riuscito a far appigliare un passante dei suoi pantaloni all’orecchia appuntita di un gargoyle di pietra, posto in cima al capitello di una colonna.
Mi viene troppo da ridere. Guardo per un secondo Malfoy, ma lui è serissimo, sembra che stia ancora eseguendo l’incantesimo, non muove un muscolo e tiene gli occhi chiari fissi sul nostro nemico.
«Mettetemi giù! Mettetemi immediatamente giù! Se scopro chi è stato… io… e voi che cosa vi ridete, razza di trogloditi! Che possa un troll sbranarvi tutti!»  
Burke sta ancora dando di matto e io non capisco come faccia Malfoy a non ridere, nemmeno un po’. Insomma, questa scena è esilarante: vorrei che anche gli altri fossero qui per godersela appieno, per poi poterla commentare insieme stasera. La cosa certa è che non vedo l’ora di raccontargli tutto.
Mi guardo di nuovo intorno con circospezione, ma nessuno sembra fare caso a noi. Stanno tutti guardando Burke che cerca di scendere da lassù senza ammazzarsi, dato che se cadesse farebbe un bel volo di almeno cinque o sei metri. Tutti tranne una persona, da dir la verità: Lily ha lo sguardo puntato sul muro, proprio alla mia destra. Sembra sia riuscita a percepire che siamo qui… o meglio, che Malfoy è qui, dato che i suoi occhi sono fissi non su di me, ma su di lui. Tuttavia, Kelsey riesce a coinvolgerla nella vicenda. Mi chiedo se Malfoy se ne sia accorto….
«Che facciamo? Lo tiriamo giù?» sussurro, sperando che Malfoy riesca a sentirmi dal suo mondo.
«Io pensavo di lasciarlo là per almeno un’oretta» brontola, sempre a bassa voce.
«Cosa?»
Malfoy non fa in tempo a rispondermi, però. Uno degli amici di Burke, che a questo punto penso di meriti davvero l’appellativo di troglodita, decide di distruggere il gargoyle, con la brillante conseguenza che adesso Burke sta davvero facendo un volo di circa sei metri, solo che dietro lui lo sta facendo anche un pezzo di roccia.
Io non voglio un morto sulla coscienza, anche se si tratta di Burke, per cui faccio ciò che mi è sempre riuscito meglio nella vita: agire senza pensare.
Sento il mantello che mi scivola di dosso, mentre mi alzo in piedi. Punto la bacchetta verso Burke e i pezzi di gargoyle ed esclamo: «Arresto momentum!»
La faccia di Burke si ferma a meno di dieci centimetri da terra, poi cade delicatamente con un leggero tonfo, e così i pezzi di roccia accanto a lui.
So di aver appena mandato all’aria il piano. Mi giro, ma Malfoy è rimasto nascosto. Dovevo aspettarmelo, da bravo codardo qual è. Adesso mi daranno la colpa e mi beccherò una punizione, e oltre il Quidditch, la McGranitt probabilmente mi toglierà anche la voglia di vivere.
Solo che nessuno si chiede niente. Probabilmente, nessuno ha fatto caso al fatto che fino ad un momento prima io non fossi dove mi trovo adesso, forse credono che io sia sempre stato qui, in Sala Grande.
Nessuno tranne Lily, ovviamente.
«Da dove sei saltato fuori tu?!» esclama, venendo verso di me. Io deglutisco. Posso mentirle? Certo che posso farlo, non sarebbe la prima volta, e non mi sembra una questione troppo seria, questa.
«Sono entrato poco fa» le dico, cercando di mostrarmi il più sicuro possibile. Dal suo sguardo capisco che non ci crede, ergo sa che le ho detto una bugia. Forse non mi parlerà per la prossima settimana, chi lo sa. Tuttavia, ad un certo punto, i suoi occhi cambiano. L’espressione dura, quasi arrabbiata, muta dolcemente. Lily rilassa i muscoli, sbatte gli occhi per qualche secondo e poi mi guarda.
«Oh, non me ne sono accorta» dice, ma è più rivolta a se stessa che a me. «Scusa.»
E poi ritorna dov’era seduta prima, e guarda curiosa Burke che si rialza e scappa via dalla Sala Grande.
D’altronde Scorpius l’aveva detto, un confundus sarebbe bastato per impedire a chiunque di smascherarci. Solo che non credevo che nella sua idea di “chiunque” rientrasse anche Lily.

Ciao a tutti ragazzi e scusatemi per l'assenza! Che dire? In questi giorni di clausura forzata in casa mi sono dedicata a terminare questo capitolo che avevo a metà da troppo tempo! Adesso non ho davvero più scuse per i ritardi negli aggiornamenti, le ie giornate ormai consistono in studio, qualche lezione online e infinito tempo libero. E da voi come procede? 
Come promesso, ecco uno dei primi frutti - marci xD - dell'alleanza Potter-Malfoy. Che ne pensate? A mio avviso è troppo frettolosa come scena, ma vi giuro che ero arrivata a metà capitolo l'altra settimana e mi sono proprio bloccata, costirngendomi a terminarlo in questi ultimi tre giorni, per questo sono molto curiosa di conoscere la vostra opinione a riguardo. Nello scorso capitolo mi sono arrivate più recensioni del previsto e mi sono quasi commossa, giuro! xD Per questo, un caloroso benvenuto ai nuovi lettori e un abbraccio (a distanza u.u) a chi segue da più tempo, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Nel prossimo ci sarà finalmente questa benedetta festa, ma come vi ho già detto credo la dividerò in due capitoli perché ho troppe idee in mente e non mi va di annoiarvi con qualcosa di eccessivamente lungo. Cosa vi aspettate di leggere? :D
Con questo interogativo, vi ringrazio per essere arrivati fin quaggiù e spero di sentirvi presto!
Un bacio
Mars ♥

 
 
   
 
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