Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Lady Koyuki    13/03/2020    1 recensioni
Questa storia parte e si basa principalmente sull'episodio 5x12, ossia l'episodio 100.
E se l'eccezione di Puck non fosse Quinn ma bensì Rachel?
Cosa succederebbe se Puck decidesse di rischiare basandosi sugli stessi consigli dati al suo fratellastro, semplicemente troppi anni più tardi?
So che ormai questo fandom non è popolare come prima e so anche che questa ship non sembra popolare come prima, ma io sono davvero insoddisfatta del finale di questi due personaggi che davvero, secondo me, dopo la scomparsa di Finn, avrebbero meritato di stare assieme, senza nulla togliere al personaggio di Quinn.
Spero possa piacere.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jake Puckerman, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Puck/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Legami Indissolubili



 

Quel giorno era tentato di saltarlo, esattamente come faceva al tempo del liceo; ovviamente non era obbligato a partecipare alle lezioni del Glee club per tentare di salvare il salvabile, ma abbandonare i suoi amici per una sua personale delusione gli sembrava ingiusto.
Era proprio cambiato, un tempo se ne sarebbe fregato degli altri.
Camminando pensoso nel corridoio, guardò i tanti studenti intenti a prendere libri, chiacchierare e dirigersi verso le proprie classi; questo instaurò in lui un po’ di nostalgia. In fondo gli anni migliori li aveva passati lì. 
Girò l’angolo sorridendo ad una coppia appartata a pomiciare che cercava di non farsi notare, quando alzando lo sguardo la vide; Rachel era intenta a parlare con Kurt, probabilmente riguardo la sfida. Appena però Puck comparve all’inizio del corridoio, alzò lo sguardo facendogli un cenno imbarazzata; sospirando nervosamente, il ragazzo si avvicinò ai due, salutandoli.
Puck, buongiorno! - disse Kurt, allegro - Sembra che sei stato messo sotto da un tir. - disse senza mezzi termini, guardando il suo viso, leggermente tirato. 
Sei sempre d'aiuto Hummel . - rispose, cercando di fare un sorriso forzato.

L’altro alzò le spalle divertito, prima di staccarsi dagli armadietti a cui era appoggiato e indirizzarsi verso l’aula canto.
C’è Blaine che mi aspetta, ci vediamo dopo ragazzi! - urlò mentre si allontanava correndo.
Come fanno quei due ancora a stare insieme, non lo so. - disse Puck, guardandolo allontanarsi.

Da parte a lui, Rachel si agitò leggermente, avvicinandosi.
Senti Puck. - iniziò lei nervosa.

Il ragazzo notò malvolentieri come lo aveva chiamato, sapendo che non era mai una buona cosa quando non usava il suo nome.
Dimmi. - disse, leggermente rassegnato, guardandola dritto negli occhi. - Veloce e indolore lo preferisco. - aggiunse fingendosi tranquillo.

Lei lo guardò dispiaciuta, ma annuì.
Riguarda quello che è successo ieri. - ammise - Vorrei che potessimo, bè, ecco, passarci sopra. - continuò, torcendosi una ciocca di capelli - Era qualcosa che non sarebbe dovuto succedere, o meglio, non è successo ma se fosse successo… -

Rachel stava per iniziare il suo milionesimo monologo infinito causato questa volta dal nervosismo, e stavolta, per una delle poche volte, Puck non voleva ascoltarla.
Allungò una mano, prendendole delicatamente il polso, attirando la sua attenzione e fermando il fiume di parole che le usciva dalla bocca.
Come se non fosse successo nulla. Chiaro. - disse, cercando di sorridere.

In realtà dentro aveva sentimenti completamente opposti; certo non si aspettava che lei gli saltasse addosso all’improvviso quella mattina, ma sperava che il rifiuto del giorno precedente, se così si può chiamare, fosse solo momentaneo. Una dormita e tutto sarebbe stato chiaro per lei come lo era per lui; ma Puck non si era minimamente fermato a pensare che forse quella cosa era a senso unico. Che il legame tra loro era rimasto indissoluto solo per lui, mentre lei probabilmente si era rifatta una vita a New York e non voleva nessun particolare legame con il passato.
Mi spiace, è solo che ultimamente ne ho passate tante e non vorrei fare più danni che altro e….- 

Più danni?
Puck avrebbe voluto risponderle che era lei che impediva a Puck di fare danni, che quando erano assieme, Rachel lo rendeva una persona migliore,che avrebbe fatto di tutto perché potesse essere felice, ma tutto questo al momento sembrava insignificante. Erano discorsi da liceali no? Ora erano adulti e vaccinati e dovevano affrontare la realtà. Lei lo aveva palesemente rifiutato e anche con tutte le dichiarazioni romantiche del mondo, la sua scelta rimaneva quella.
Tranquilla, Berry, non ti devi dispiacere. - disse per tranquillizzarla - Posso sopravvivere a un no, per quanto raro nei miei confronti, ma sopravviverò, te lo assicuro. - le disse, sorridendole maliziosamente, benchè c’era una scintilla di qualcos’altro nei suoi occhi. - E adesso scusa, ma direi che in aula canto ci aspettano. - concluse, indirizzandosi dove era sparito poco prima Kurt e intimando a lei di fare lo stesso.

Rachel lo seguì con lo sguardo, dubbiosa per qualche minuto, dispiaciuta per l’evolversi della cosa; forse aveva fatto male a dirgli così, ma era restia ad avere una relazione e a fidarsi seriamente di qualcuno dopo quello che aveva passato e non voleva perdere Noah per colpa di una relazione instabile sicuramente a causa di se stessa. Sospirò, incamminandosi dietro al ragazzo.
D’altro canto, Puck era… non sapeva nemmeno cosa era. Voleva solo prendere a pugni qualcosa, ma sapeva sarebbe servito a poco ed ormai era maturato; in effetti non prendeva nulla a pugni da anni. Gli mancava.
In ogni caso, ci aveva provato con Rachel e aveva fallito; poco male. Lo sapeva che avendo perso mille possibilità anni prima, era difficile averne un’altra ora, difficile, ma non impossibile, credeva. Ora decisamente era diventato impossibile.


L’ora successiva la passarono al Glee, tra esibizioni, chiacchiere e confessioni; stranamente la cosa lo fece rilassare e per quanto sofferente per il rifiuto di Rachel, riacquistò un po’ del suo buon umore.
Uscendo dalla classe venne però fermato dal fratello che lo spinse in un angolo, per parlargli.
Ehi, che ti prende? - chiese curioso Puck sorpreso, osservando l’altro che appariva molto nervoso.
Non funziona. - disse lui, girandosi a guardare qualcosa lontano da loro.

Puck seguì il suo sguardo capendo a cosa “mirasse” il fratello.
Non funziona cosa esattamente? - domandò, cercando una risposta specifica.

Jake scosse le spalle, con aria sconfitta.
Cercare di farmi perdonare da Marley; ci ho provato ma finisce sempre che non voglia perdonarmi o che Ryder si metta di mezzo. - confessò tristemente, con fare rassegnato.

Il maggiore si mise un attimo a guardare la ragazza in questione, ricordando la descrizione del fratello la prima volta che gli chiese consiglio: una ragazzina insicura ma che possedeva grande carisma, dolce ma determinata, carina ma fragile; aveva un atteggiamento familiare. Mentre pensava ciò, Rachel passò davanti a loro intenta a conversare fittamente con Kurt e fu allora che a Puck venne un’illuminazione.
Io purtroppo sono leggermente come te, - ammise, poggiando una mano sulla spalla del fratello - Non so rimediare ai miei errori e potrei dirti di fare cose che peggiorerebbero la situazione. - confessò, sorridente.

Jake non capì perché sorrideva dicendo quelle frasi; non era affatto consolatorio, anzi, se suo fratello maggiore non sapeva cosa fare, lui era pressoché condannato ad una vita senza Marley.
Ma - aggiunse Puck, distraendolo dai suoi pensieri - so chi può aiutarci. Raggiungi l’aula di scienze e aspettaci lì! - ordinò, prima di incamminarsi nel corridoio senza aspettare una sua risposta.

D’altro canto, Jake non sapeva che altri pesci pigliare, quindi decise che poteva dare al fratello il beneficio del dubbio, anche se non sapeva a chi avrebbe potuto chiedere aiuto.



- Rachel, Rachel fermati! - urlò Puck, correndole leggermente dietro.

La ragazza si girò, leggermente preoccupata, ripensando al discorso della mattina; lo guardò interrogativa mentre si fermava di fronte a lei.
- Dovresti farmi un favore. - ammise, mentre Kurt accanto a loro li osservava curioso.
Non so se sia il caso, voglio dire… - rispose lei, leggermente imbarazzata, evitando di guardarlo negli occhi.

Puck si stupì un secondo, non capendo la titubanza della ragazza, ma poi ricordò la conversazione della mattina; non se lo era davvero dimenticato, ma al momento era concentrato per Jake e non ci aveva proprio pensato.
Non riguarda me, tranquilla, - disse, nervosamente, cercando di porre rimedio a quella situazione - riguarda mio fratello - ammise. - e gli serve il tuo aiuto.-

Rachel lo squadrò dubbiosa, ma capì che non stava mentendo. Era sincero.
Per favore. - aggiunse il ragazzo, quasi pregandola.

Non era da Puck chiedere “per favore”.
Va bene. - acconsentì, prima di rimandare la sua conversazione con Kurt a dopo e seguire l’altro ragazzo nel corridoio.


Entrati nell’aula di scienze, Puck chiuse la porta alle loro spalle; Rachel si innervosì un attimo prima di accorgersi che non erano soli. L’idea di rimanere da sola con Noah non la entuasiasmava, non perchè avesse paura di lui, ma non capiva bene quella sensazione all’altezza dello stomaco che compariva sempre quando era da sola con lui; temeva decisamente che quel nervosismo le avrebbe fatto fare qualcosa di talmente grave da compromettere la loro amicizia, o qualsiasi rapporto avessero.
In ogni caso, ora, in fondo all’aula, seduto su uno dei banchi si trovava il fratello di Noah, del quale momentaneamente non ricordava il nome. In realtà non ricordava il nome di nessuno del nuovo anno, e la cosa la fece sentire leggermente in colpa.
Jake - disse Puck avvicinandosi al fratello - immagino conosci Rachel Berry. - conitnuò, prendendo posto su un banco di fronte al fratello.
Si - sbuffò il minore -  Quella che si crede la super star del Glee Club. - sputò, offeso, mentre la ragazza lo guardava sconcertata. - E’ lei che dovrebbe aiutarci? - chiese al fratello.
- Infatti, perché dovrei aiutare qualcuno che mi giudica con sufficienza senza nemmeno conoscermi? - domandò lei di rimando avvicinandosi ai due.
Perchè te lo chiedo io - disse Puck, sorridendo supplichevole osservandola intensamente  - e perchè Marley è la tua copia sputata. - ammise, soddisfatto.
Marley? - chiese Rachel curiosa.
Si, fa parte anche lei del Glee. - disse Jake, squadrandola.
Senti tu, hai bisogno del mio aiuto o no? - domandò indispettita, gesticolandogli davanti
In realtà potrei farne a meno… - rispose Jake prima di venir fermato dal fratello.

Rachel fece per ribattere ma Puck fermò anche lei con un gesto della mano.
Si, lei è un po' piena di sè
 - ammise, guardando il fratello - e lui è leggermente uno stronzo come ero io un tempo - confessò, guardando Rachel - ma siamo qui per un obiettivo comune e Jake - ritornò a guardare il fratello - lei ti può aiutare davvero, di certo più di me. - 
Il minore sbuffò contrariato, ma annuì mentre Rachel, per quanto tentata di andarsene e non aiutare quel ragazzo, si rassegnò, decisa almeno a farlo per Noah.
Lentamente si sedette di fronte a loro due, su una delle sedie, accavallando le gambe, aspettando che parlassero.
Quindi? Qual'è il problema che necessita della mia saggezza? - disse sorridendo sornione, ricevendo una smorfia da Jake e una specie di risata da Puck.
Il minore allora raccontò la faccenda per filo e per segno alla ragazza, cogliendola di sorpresa.
Tu hai consigliato a lui di aspettare ed andare con questa ragazza invece che fare sesso con la cheerleader? - chiese ad un tratto la castana, osservando totalmente stupita Noah.
Lui si agitò leggermente sul banco, scuotendo la testa nervoso.
Che c’è di male? Era un brutto consiglio? - chiese, cercando di apparire tranquillo.
- No, affatto, è questo il problema. Non è un consiglio da te. - ammise, tornando verso il minore, mentre Puck fece un mezzo sorriso. - Ti piace davvero questa ragazza? Per meglio dire, sei disposto davvero a qualsiasi cosa per lei? Perchè per quello che hai fatto ti servirebbe davvero qualsiasi cosa con una ragazza così. - chiese allora.
Jake la guardò seriamente ora, annuendo alle sue domande.
Bene. Allora per prima cosa devi farle capire che sei pentito; davvero pentito. - ammise, pensierosa - Devi farle capire che vuoi essere perdonato e dovresti farlo con un gesto in grande, particolare e che riesca ad emozionarla. - aggiunse, mentre gesticolava nuovamente.
Puck la guardava, come incantato; sapeva che lei era la persona giusta a cui chiedere aiuto, forse l’unica.
Per esempio? - chiese Jake, dubbioso.
Per esempio, - iniziò Rachel guardandosi attorno - chiedile un appuntamento. Non in modo normale - aggiunse, vedendo che lui le stava già ribattendo - ma che so, portandole un mazzo di fiori, dei cioccolatini, qualcosa del genere; quando glielo chiedi, devi fare un discorso convincente, profondo e sincero per farti perdonare. - disse, ricevendo un gesto affermativo - E soprattutto, quando uscite per quell’appuntamento devi fare in modo di trovare un posto particolare e appartato; devi fare in modo che lei passi una serata stupenda e che niente e nessuno la rovini. -
Puck concordò con lei, convinto; effettivamente era una buona idea quella, sempre se riusciva a convincerla con un mazzo di fiori.
Tipo al bel grissino? - chiese successivamente Jake, dubbioso.
No, no, troppo affollato e poco appartato.- intervenne Puck, pensieroso.
Qualcosa di più intimo, in modo anche da evitare di beccarti l’altro ragazzo. - disse, Rachel, schioccando le dita.
Ryder - disse lui, contrariato.
Esatto, ad interrompervi. - continuò lei, leggermente colpevole -  Qualcosa di bello, comodo e intimo… - ammise, pensandoci su, prima di girarsi verso Puck con un’idea in testa. - Forse ho trovato! - 
Noah la guardò interrogativo.
Un posto bello, comodo e intimo… - ripetè Rachel, guardandolo sorridendo complice.
Puck ci mise un secondo prima di realizzare a cosa avesse pensato la ragazza. 
Ti do io il posto giusto dove portarla. - ammise dopo aver compreso, ripensando alla sera precedente, cercando di sorridere. 
Era ancora una ferita aperta, sinceramente, ma Rachel aveva ragione, era il posto giusto e ora stavano pensando a suo fratello, non a lui.
Jake guardò entrambi in modo sospettoso; era dalla mattina che aveva notato degli strani sguardi tra di loro. Pensava fosse successo qualcosa, ma non era dal fratello parlargliene, e forse nemmeno voleva saperlo; di certo, quell’atteggiamento tra di loro ogni tanto lasciava una tensione talmente forte da poterla tagliare con un coltello.
Soprattutto, non imporle niente; non deve pensare che esci solo per farti perdonare. - riprese Rachel, distraendolo dai suoi pensieri.
Ma non è così? - chiese dubbioso.
- No! Devi uscire perchè vuoi lei, per la sua compagnia, perchè lei è quella giusta. - disse Puck, ricevendo un’occhiata esterrefatta da Rachel. 
Sul serio, il vecchio Noah sembra quasi completamente sparito. - ammise la ragazza, come a complimentarsi, senza togliergli gli occhi di dosso.
Puck si raddrizzò, soddisfatto.
Sono un Noah migliore ora. - disse quasi gongolandosi, ammicando.
Jake sbuffò, pur apprezzando la momentanea felicità del fratello, era leggermente contrariato visto che l’argomento di quella sorta di riunione non era Puck.
Possiamo concentrarci sui miei problemi di coppia e non sui vostri per ora? - gli era uscita d’istinto, senza pensarci, benchè uno sguardo decisamente troppo allarmato del fratello lo fece pentire subito.
Rachel non ci fece caso, nè alla frase nè a Puck, e riprese il discorso.
Scusa. In ogni caso non devi forzarla in nulla, nemmeno in un bacio. Devi solo dimostrarle che vuoi la sua semplice e genuina compagnia - continuò lei, lasciando deluso il minore.
Nemmeno un bacio? - chiese, totalmente stupito e contrariato.
Anche Puck la guardò leggermente incerto.
No. Alla fine della serata se è andata bene te lo cercherà lei, probabilmente, ma non è detto nemmeno questo. - disse Rachel, sinceramente - Devi tenere conto che devi farti perdonare, non devi rimorchiarla, quindi meno azzardi fai, meglio è. - concluse, sorridendogli.
I due la guardarono un po’ troppo poco convinti, ma Puck si fidava ciecamente della ragazza quindi incoraggiò il fratello a fare come gli aveva detto; per il minore non sembrava adatta quella scelta, ma non gli erano rimaste molte opzioni, tanto valeva provarci.
Rachel poi continuò a dare consigli sui fiori da prendere, sulla scelta del vestito e cose così, quasi facendo venire mal di testa a Jake, sconcertato dalla parlantina della castana; ormai Puck era abituato ai monologhi infiniti della ragazza e notando la sorpresa (e la fatica nel seguirla) del fratello, sorrise divertito.
Alla fine di tutti quei discorsi, Jake si alzò lentamente, ringraziandoli speranzoso prima di dirigersi fuori dall’aula.
Credo sia la tua copia in fatto di carattere, per certi versi. - disse Rachel sorpresa, mentre si alzava.
Per questo vorrei che evitasse di fare i miei stessi errori - disse lui, scendendo dal banco e superandola, per poi aprirle la porta con fare cavalleresco - Non vorrei perdesse certe occasioni con le persone giuste come ho fatto io con te. - Ammise, cercando di evitare lo sguardo della ragazza.
Rachel lo osservò sorpresa, quasi nuovamente esterefatta, non sapendo cosa dire ma prima che potesse farlo, lui la salutò, indirizzandosi in uno dei corridoi affollati.


Puck si maledisse di aver cercato l’aiuto di Rachel; si lo aveva fatto per il fratello, ma tra il punzecchiarsi e la situazione di Jake, si era ritrovato più a disagio che altro. E poi la frase detta prima di salutarla, terribile; gli era venuta di getto, senza pensarci, particolarmente interessato a evitare gli stessi errori al fratello. Per questo, appena l’aveva pronunciata, era letteralmente scappato prima che lei potesse rifiutarlo. Di nuovo. 
Lentamente si incamminò sbuffando verso l’uscita della scuola; aveva decisamente bisogno di un po’ d’aria fresca e di schiarirsi le idee.
Uscendo nel parcheggio, vide in lontananza Quinn discutere animatamente con il suo fidanzato; allarmato, e anche preoccupato per l’amica, il ragazzo si indirizzò a passo sostenuto verso di loro.
Come ti è saltato in mente? Un tatuaggio? - inveì il ragazzo, completamente paonazzo di rabbia.
Non farne un dramma! - rispose Quinn, cercando di calmarlo.
La faccia di Ryan Seacrest sulla zona lombare! -
Vado a farmelo togliere, non ci vuole niente! - disse la bionda in tono supplichevole.

Puck, intanto era ormai arrivato quasi da loro e stava ascoltando tutta la conversazione.
Non c’è un laser abbastanza grande, il tatuaggio è quanto il Texas! Dovevi dirmelo prima! -
Siamo nel ventesimo secolo, non sono obbligata! -

Puck si avvicinò, ulteriormente, determinato a fermare quella situazione.
Problemi? - chiese, fermo.
Puck, vattene via okay? - lo pregò Quinn, con voce supplichevole.
E’ sempre stata così bugiarda? - domandò Biff, incredulo.
Sono un’altra persona, non vuol dire niente per te? - riprese la bionda, rivolgendosi nuovamente al suo fidanzato.
Una bambina? E se ci fossimo sposati e lei fosse venuta a chiedere soldi a me? Sei pazza. E’ questo il poveraccio che ti ha messo incinta? - chiese contrariato, indicando malamente l’altro ragazzo.

Puck si avvicinò ancora, iniziando a innervosirsi; trattare male una sua amica era già di per sè una cosa insostenibile, mettere pure in mezzo lui e sua figlia era inaccettabile, ma vedendo Quinn fargli segno di starne fuori si trattenne.
Sisi, Puck è il padre; ti chiedo comprensione Biff, è così che amo ed è così che vorrei essere… - ammise la bionda, venendo però interrotta.
Probabilmente tu e i tuoi amici sfigati amate così ma dalle mie parti il passato ti segue ovunque. - ribadì il ragazzo, agitato e pieno di rabbia - Sei un'ipocrita della peggior specie. Ti presenti come una biancaneve del cavolo ma in realtà sei una lurida puttanella. - urlò furioso.

Puck iniziò a non vederci più, e si mosse deciso a dargliele di santa ragione.
Questo non lo dovevi dire! - disse a un tratto Quinn, prendendogli il naso con due dita e stortandoglielo.

L’ex compagno di scuola si sorprese di quel gesto, ma si avvicinò in ogni caso per aiutarla in eventuali ritorsioni.
Ah il naso, lasciami andare, sto sanguinando! - urlò disperato Biff, venendo poi liberato dalla ragazza che gli permise di allontanarsi di qualche passo.
Non stai ancora sanguinando! - intervenne Puck, avvicinandosi pericolosamente prima di tirargli un destro che lo fece capitolare a terra dolorante.
Ora si! - ammise, sistemandosi velocemente la giacca.

Quinn lo guardò sconcertata, avvicinandosi all’uomo a terra.
Aiutami a portarlo in infermeria! - chiese, supplichevole.
Sei mille volte meglio di lui, questo lo sai? - disse Puck con tono rabbioso.

E’ vero che tra loro non c’era più nulla, ma Quinn era sua amica e la madre di sua figlia; nessuno poteva trattarla così e pensare di passarla liscia. Quello era decisamente uno stronzo e si meritava quel cazzotto in pieno volto.
Senti, puoi stare qui ed aiutarlo ad andare in infermeria o raggiungere i tuoi veri amici in aula canto. Io ti aspetto lì. - concluse, indirizzandosi nuovamente verso la scuola.

Non poteva credere di come Quinn era caduta in basso; sembrava che tutti gli anni passati lì e che erano serviti a farla maturare, specialmente l’ultimo, fossero scomparsi nel nulla; non aveva agito con secondi fini, ma teneva alla biondina, abbastanza da non voler vederla passare la vita con uno stronzo incapace di accettare lei e il suo passato.
Vero che il passato ti segue ovunque, ma non determina come sei ora; bastava guardare lui. Prima era un idiota di prima categoria, donnaiolo e combinaguai, ora era diventato un soldato dell’aviazione disciplinato e interessato solo ad un’unica persona. Come cambiavano velocemente le cose.


Una decina di minuti dopo, Puck si ritrovò in aula canto e si indirizzò verso il suo posto; appena seduto si mise a guardare l’ingresso dell’aula speranzoso.
Credeva che il discorso pesante che aveva fatto a Quinn l’avesse scossa e risvegliata dal suo torpore di ragazza innamorata persa, ma non ne aveva la certezza.
Poco dopo però, la biondina apparve sulla soglia, sorridendo imbarazzata guardando successivamente Puck.
Dov’è il tuo ragazzo? - chiese Mercedes, curiosa.
Se ne è andato. - rispose Quinn, venendo circondata da domande e abbracci, mentre si dirigeva al suo posto continuando a scrutare un Puck soddisfatto.

Notando quelle occhiate, Rachel si girò verso il ragazzo, interrogativa e lui di rimando le fece un grande sorriso orgoglioso, ammiccandole.
La castana rise leggermente, ancora incapace di comprendere cosa fosse successo, ma in parte felice che quello strano tipo, che sinceramente le sembrava decisamente uno stronzo, non fosse più con Quinn, ormai sua buona amica da tempo.

 












 

NOTE DELL’AUTRICE
Sono viva!!
E la storia è pressochè totalmente già scritta come accennato; il problema è solo il tempo. Avendo troppe cose da  voler fare, trovo sempre poco tempo per le storie, che sia scriverle o correggerle.
Chiedo scusa.
Detto questo, eccoci qui con il nuovo capitolo; come sempre ci sono riferimenti all'episodio da cui è nata questa storia, nello specifico, la discussione con Biff. Intanto Rachel aiuta Jake, che serva anche per lei e Puck?
Si vedrà.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo e  ringrazio davvero chi segue, commenta o semplicemente passa per un'occhiata; sento che almeno quello che scrivo a qualcuno piaccia!
Vi saluto!
Alla prossima!

Koyuki :3

 

 
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Lady Koyuki