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Autore: eli_mination    14/03/2020    2 recensioni
A Nuova Domino regna di nuovo la pace e i nostri eroi finalmente si concedono una pausa. Crow va a trovare i vecchi amici al Satellite, ma sulla via del ritorno incontra una ragazza che faceva parte del suo passato e che credeva di aver perso per sempre… Come, prego? La trama vi ricorda qualcosa? Significa che siete veterani di questa sezione!
(REMAKE DI “My love, My life”, FANFICTION SCRITTA DA ME E PUBBLICATA PER LA PRIMA VOLTA IL 28/06/2013)
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Crow Hogan, Jack Atlas, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Beline

Passato il resto del pomeriggio insieme, era arrivato il momento, per i ragazzi, di tornare a casa. Sheila fu invitata a vivere nel garage di Poppo Time poiché in casa di Martha non c’era più spazio. Nonostante l’insistere della donna, la sorella di Crow declinò l’invito per non arrecare ulteriore disturbo.

“Dopotutto io sono già adulta, ci sono gli altri ragazzini che hanno bisogno di te più di quanto ne abbia bisogno io…” le spiegò lei. “Stai tranquilla, me la caverò!”

Una volta usciti in cortile per salutarsi, Beline fu distratta da un piccolo movimento di un cespuglio poco lontano. Nel momento esatto in cui si avvicinò, accorgendosi che la sua attenzione era stata attirata da una piccola lucertola, improvvisamente tutto attorno a lei diventò scuro. Si ritrovò in uno spazio chiuso e completamente buio, ad eccezione di una piccola luce che filtrava da un buco sul soffitto e che illuminava la stanza come un riflettore di un palcoscenico. Al centro di quella luce, infatti, c’era lei. Si guardò intorno spaesata, notando che Crow, Jack, Sheila e Martha erano scomparsi. Era l’unica in quel luogo e aveva paura.

“Qui è dove sono stata rinchiusa…” pensò, dopo aver realizzato con orrore. “Non è possibile…”

Beline girò attorno alla stanza per cercare una via d’uscita. In qualsiasi angolo lei andasse, la luce la seguiva. Brancolando nell’oscurità, cercò di capire quanto fosse grande la stanza e se ci fossero porte. Ricordava che ci fosse effettivamente un’uscita, il problema era trovarla. Per quanto lei si sforzasse, non riuscì a trovare alcuna parete e, di conseguenza una via di fuga. Credette di impazzire quando rifece più e più volte gli stessi passi nelle stesse direzioni. Perse totalmente il senso dell’orientamento e la luce che la illuminava non indicava assolutamente nulla.

“E adesso cosa faccio?” si disse, iniziando a disperarsi. “Deve pur esserci un modo per uscire da qui…”

Tornò nuovamente a girare per quella stanza, cadendo più volte per terra e rialzandosi. Era stanca, il suo cuore batteva più veloce e il respiro si faceva più affannato e frequente. Entrò in agitazione, era davvero di nuovo in trappola? Si sentiva come un animale ingabbiato, incapace di uscire da quella situazione. Aveva paura, tanta paura. Si convinse che fosse destinata a vivere il resto della sua vita lontana da tutti, rinchiusa chissà dove…

“Beline!”

Una mano le toccò la spalla. Si girò di scatto lasciandosi scappare un piccolo urlo, quando vide la figura di Crow dinanzi a lei. L’oscurità era svanita e al suo posto c’era lo spazio esterno alla casa di Martha, ciò che aveva visto prima di sparire in quel buio. Crow la osservava preoccupato, dopotutto lei era visibilmente agitata e sembrava sconvolta.

“Cosa succede, Beline?” le domandò il ragazzo, mettendole una mano sulla spalla. “Ti ho vista camminare verso la strada come assorta da qualcosa… Stai bene?”

“Era tutto nella mia testa…” si disse lei, rendendosene conto. Aveva immaginato tutto, anche se le scene le sembravano così reali.

“Ehm… si, sto bene…” rispose, ancora frastornata. “Mi era solo sembrato di aver visto qualcosa di strano…”

“Cosa hai visto?” si preoccupò Crow, mentre i due tornavano davanti alla casa.

“Nulla… letteralmente nulla… Solo buio…” provò a spiegarsi Beline, ma si sentiva ancora spaesata da tutto.

“Senti, ti vedo un po’ irrequieta… Vuoi che io resti con te per stanotte?” le domandò il ragazzo, suscitando risate da parte di sua sorella.

“Accidenti, il fratellone si dà da fare!” disse divertita. Anche Jack si nascondeva la bocca per il riso.

“Non per quello, maledetti pervertiti!” si innervosì Crow. “Voglio solo assicurarmi che Beline stia bene!”

“Magari puoi farla stare molto meglio tu, Crow!” esclamò Jack, facendo piegare in due dalle risate Sheila.

“Oh, ma che cazzo, voi due!” esclamò il ragazzo dai capelli arancioni. “Siete tipi che riderebbero anche per le scorregge!”

Beline, per quanto imbarazzata, si mise a ridere. Si sentì più tranquilla, sapendo che avrebbe avuto la presenza di Crow al suo fianco durante la notte. Per un attimo, quindi, si dimenticò di quello che aveva visto qualche minuto prima.

 

Sheila

Quando Sheila arrivò a casa con Jack si accorse della presenza di Yusei.

“Ehilà, ti ricordi di me, Pinguino?” gli chiese scherzosamente la ragazza. Yusei alzò lo sguardo, distraendosi dalla riparazione della sua Duel Runner, e gli venne un colpo quando vide chi aveva davanti.

“Sheila? Sei davvero tu?” le chiese, sorridendo e andandole incontro.

“È da un po’ che non ci vediamo, sono tornata in patria proprio oggi!” gli disse lei, stringendogli la mano. “Stavi ancora dormendo quando ho bussato alla porta di casa…”

“Eh, sì, ho lavorato fino a tardi alla mia moto ieri sera, dopo essere tornato a casa… Piuttosto, a te come va? Vedo che hanno preso anche te…”

“Ma perché tutti si focalizzano sul fatto che sono stata incarcerata?” si domandò lei. “Lo so che non ve lo aspettavate, ma non è stata colpa mia…”

Poiché Yusei non era aggiornato sulle novità di Sheila, lei gli spiegò come mai fosse finita alla Struttura.

“Cavolo, deve essere stata dura…” commentò il ragazzo.

“Già… Per fortuna ho avuto le palle di non farmi prendere di mira da nessuno. Dovresti sapere come sono i detenuti, lì…” concluse la ragazza.

Poco più tardi, la ragazza si sistemò provvisoriamente nel letto di suo fratello, rimasto a casa di Martha per assistere Beline. Anche Yusei, da quello che aveva capito, era in una relazione con Akiza, la tipa delle indicazioni. Poi c’era Jack, che aveva numerose ammiratrici…

Iniziò a pensare a cosa provasse lei per Jack. Insomma, erano sempre stati ottimi amici, un po’ come Beline e Crow, ma non sapeva effettivamente quali fossero i suoi sentimenti… Provava amore? Affetto? Era ancora arrabbiata con lui, sotto sotto? Era felice di vederlo? Non lo sapeva. Non era mai riuscita a provare amore per un ragazzo, quindi non sapeva a che livello fosse il suo rapporto con lui. Da quello che sapeva, gli voleva bene come un secondo fratello ed era consapevole del fatto che avrebbe potuto contare su di lui in qualsiasi momento.

Era un po’ invidiosa quando pensava a suo fratello con Beline. Lei sapeva sin dall’inizio che Crow fosse innamorato di lei, anche se ogni volta che veniva interpellato riguardo a ciò smentiva tutto. Anche la ragazza si comportava alla stessa maniera. Eppure, per quanto mentissero agli altri e a sé stessi, era palese che un giorno avrebbero riconosciuto quel sentimento. Chissà, magari se ne stavano rendendo conto proprio in quel momento!

“Che fortuna che ha avuto Crow…” rifletté Sheila, sollevando il lenzuolo sopra di sé. “A differenza mia, lui ha trovato una ragazza che ama… Io, invece, no…”

Un sentimento di inadeguatezza la colpì. Si sentiva sbagliata, stupida, incapace. Era una ragazza forte, lei, ma nascondeva tante indecisioni e insicurezze. Il carcere l’aveva forse fortificata a livello emotivo, ma c’erano tante cose che avrebbe dovuto imparare ancora.

Una lacrima le uscì da un occhio, bagnando il cuscino.

“Oh, davvero ci sto pensando ora?” si disse lei, asciugandosi il viso con il dorso della mano. “È ora di dormire… Non vorrei che gli altri mi prendessero per zombie perché non ho dormito a causa della mia fottutissima testa…”

Pian piano riuscì a spegnere il cervello e i suoi pensieri, lasciandosi cullare dalla morsa del sonno. L’ultima immagine che vide nella sua mente prima di addormentarsi fu quella di lei che teneva la mano ad una figura che, viste le forme, doveva essere quella di una ragazza.

 

  
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