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Autore: AleDic    15/03/2020    7 recensioni
[Double shots(?) ǀ Primo tentativo Destiel come pairing in maniera esplicita ǀ in gran parte What if]
#1. ~ Dean!Centric, tra la 5x02 e la 5x03: Dean lo trova quasi ridicolo – non fosse che Cas è un Angelo del Signore e, caduto o meno, potrebbe davvero ridurlo in polvere solo con uno sguardo e, no, quello non sarebbe affatto divertente. E la cosa, ubriaco o meno, sta cominciando a metterlo a disagio, perciò fa quello che gli riesce meglio: butta tutto sotto al tappeto usurato della sua anima, sorride e fa battute stupide.
#2. ~ Cas!Centric, 10x03: È stato il contrasto, pensa Castiel. Il Dean Winchester che appariva all’esterno, il guerriero prescelto da Dio che cacciava nelle tenebre da tutta la vita, e il Dean Winchester che Castiel vedeva al di là di tutti gli involucri in cui era avvolto, l’anima piena di colpa e dolore che pensava di non meritare di essere salvata.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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#1.

 

Io ti chiesi perché i tuoi occhi

si soffermano nei miei

come una casta stella del cielo

in un oscuro flutto.

 

 

 

 

 

 

 

 


Disclaimer: non sono miei, ovviamente.
Generi: Introspettivo, abbastanza Angst direi, Slice of Life (purtroppo), Sentimentale(?).
Avvertimenti: sort of What if, Missing Moment, Dean!Centric, spero di non essere sfociata nell’OOC, Tematiche delicate in quanto c’è un chiaro abuso di alcool, tendenze auto-distruttive e altre cose decisamente poco sane.
Rating: Giallo.

Prompt: 50. Baciato da un angelo, dalla Challenge del Bacio proposta dal Giardino di EFP mesi fa.
Contesto: da qualche parte tra la 5x02 e la 5x03.
Personaggi: Dean Winchester, Castiel
Pairings: accenni destiel.
Note: i versi iniziali sono tratti dalla poesia “Io ti chiesi” di Hermann Hesse.
Note dell'Autrice: Di ritorno sul fandom con il mio primo vero esperimento Destiel come pairing (chi l'avrebbe mai detto???!!!). È un lavoro diviso in due parti, di cui la seconda ancora in fase di lavorazione e che spero di concludere presto – che potrebbe anche essere letto in stand-alone alla fine, ma perderebbe un po’ tutto lo scopo che c’è dietro(?).

Con la speranza di allietarvi (? Be’, non proprio, ma ci siamo capiti) questa brutta situazione in cui ci troviamo e la quarantena, lascio a voi questa prima shot.

A presto,

Ale



P.S.: Mi sono resa conto di aver sbagliato a segnare i numeri degli episodi tra i quali è ambientata la storia >.< E' tra la 5x02 e la 5x03 perché in questa one-shot vado a dare una spiegazione what if? dell'origine della conversazione alla quale si riferisce Dean nella 5x03 in merito allo "spazio personale". Sorry per l'errore!

 

(E mi raccomando: STATE A CASA. Possibilmente a scrivere storie su Supernatural, leggerne e recensirne altrettante.)

 

 

 

 

 

I

 

{ 1.612 parole }

 

 

 

 

 

 

 

 

Cas lo sta fissando. Il che di per sé non è niente di strano – lo sarebbe se si trattasse di chiunque altro, ma si tratta di Cas e Cas lo fissa sempre e in modo strano e ormai Dean si sta abituando ad accettare che quello è semplicemente il modo di guardare di Cas (anche se ristretto, a quanto pare, solo a lui).
Il problema è che lo sta fissando più strano del solito, gli occhi assottigliati così tanto che Dean si chiede se torneranno mai a distendersi normalmente. È come se stesse cercando di vedere attraverso il buco di una serratura – e in un certo senso, pensa Dean, è proprio così. Solo che il buco della serratura è lui. E il suo buco è – okay, questa cosa sta cominciando a suonare ambigua e inquietante, e senza alcun senso. La colpa è probabilmente dovuta alla quantità d’alcool in cui Dean ha passato la serata ad annegare ogni pensiero riguardante l’Apocalisse, Lucifero, Sam e qualsiasi altra cosa che è riuscito a incasinare nel corso della propria vita.
(Cas è da qualche parte in quella lista, solo che al momento Dean non è ancora pronto a riconoscerlo nemmeno a se stesso.)

 

L'angelo era comparso all’improvviso nella stanza del motel quando ormai il pavimento ai piedi del letto era pieno di bottiglie di birra vuote e lui ne stava bevendo l’ennesima.
«Ehi, Cas» l’aveva salutato – biascicando, molto probabilmente – senza neanche sussultare o chiedergli come avesse fatto a trovarlo – immagina che prima che il suo cervello cominciasse a diventare una poltiglia annebbiata e incoerente, abbiano parlato al cellulare.
Cas non aveva risposto. Si era seduto al tavolino nell’angolo, proprio in direzione della parte del letto sulla quale Dean stava facendo il suo numero di pateticità, ed era rimasto in silenzio a fissarlo, talmente intensamente da fargli domandare se da un momento all’altro si sarebbe ridotto in polvere.

 

Dean lo trova quasi ridicolo – non fosse che Cas è un Angelo del Signore e, caduto o meno, potrebbe davvero ridurlo in polvere solo con uno sguardo e, no, quello non sarebbe affatto divertente. E la cosa, ubriaco o meno, sta cominciando a metterlo a disagio, perciò fa quello che gli riesce meglio: butta tutto sotto al tappeto usurato della sua anima, sorride e fa battute stupide.
«Cas, se proprio hai deciso di rimanere qui invece di andare a fare-- qualsiasi altra cosa tu stessi facendo, non puoi restare lì fermo come una statua di sale. Devi come minimo bere una--»
Apparentemente Dean è più ubriaco di quel che pensava e alzarsi di scatto dopo aver cercato di afferrare una birra tra il mucchio rimasto, almeno tre volte, non è stata una buona idea perché la stanza comincia a girare all’improvviso come se si trovasse su un ottovolante e non sente più il pavimento sotto i piedi. In realtà, per dei buoni cinque secondi che gli sono sembrati molti di più, Dean non sente più assolutamente nulla, il mondo intero diventa un abisso nero e vuoto come se qualcuno avesse deciso di staccare improvvisamente la corrente. Poi la luce ritorna insieme a tutto il resto e per un momento Dean è troppo confuso per mettere a fuoco qualcosa – c’è solo un miscuglio di suoni incomprensibili e una strana pressione sulle spalle e sulla schiena.

«Dean.»

La voce di Cas gli arriva chiara con uno strascico ovattato e prolungato, ma è più vicina di quanto dovrebbe. Sbatte di nuovo le palpebre come per voler essere sicuro di aver riavuto almeno l’ottanta percento della sua facoltà visiva e quando riapre gli occhi non trova più il tappeto di bottiglie di birra vuote e l’orribile moquette verdognola che ha passato ore a fissare con disgusto, ma una camicia bianca con un orribile cravatta azzurra nel mezzo, e gambe piegate in dei pantaloni di un completo nero.

Se la situazione era già patetica e imbarazzante fino a un minuto prima, adesso ha raggiunto davvero il fondo: è semi-seduto/semi-precipitato sul pavimento, la schiena incassata nel bordo del letto e una gamba quasi distorta sotto l’altra. Non si è macellato cadendo sulle bottiglie di vetro solo perché Cas – ancora in grado di essere più veloce di quanto un essere umano potrebbe mai – l’ha afferrato in tempo.

«Dean.»

Questa volta il maggiore dei Winchester avverte la preoccupazione nella voce di Cas e si rende conto che è ancora piegato su di lui, in ginocchio tra un cumulo di spazzatura e le mani saldamente ancorate alle sue braccia, e di nuovo – perché è ubriaco e perché c’è probabilmente qualcosa che davvero non va in lui – trova il tutto ridicolo (lui, Cas, quella squallida stanza di motel, il Paradiso, l’Inferno, e anche la sua sbronza da alcolizzato incallito e la sua quasi conseguente morte). La risata che gli esce dalla gola suona completamente sbagliata anche alle sue orecchie – piatta e calma – gli graffia le corde vocali e il petto e lo fa piegare in avanti quasi come se lo avessero colpito.

«Dean

Sa di essere uno stronzo – ora più del solito – perché Cas lo ha quasi visto ammazzarsi da solo in una delle sue serate più auto-distruttive e autocommiserative che abbia avuto da molto tempo, e lo sta ancora stringendo quasi dovesse cadere di nuovo da un momento all’altro. Così decide di smettere di essere un codardo per un secondo e alza il viso, con l'intenzione di rassicurarlo che non dovrà seppellire il suo cadavere in mezzo ai boschi per questa volta.
Solo che non si è reso conto di quanto vicino sia l’altro.
Quando alza il capo e apre la bocca per parlare, trova le labbra di Cas. Si tratta di uno scontro più che un bacio: quando si solleva per parlare, le labbra sfiorano il mento di Cas e poi si fermano sulla bocca. È  probabilmente l’unica cosa davvero ridicola di tutta quella serata, e anche la più imbarazzante, solo che Dean non la trova né l’una né l’altra. In realtà Dean non trova nulla in quella situazione che sia anche lontanamente definibile. E nemmeno fa nulla in proposito. È come essere tornati ad avere staccata la corrente come qualche minuto prima, solo che questa volta Dean è – quasi del tutto – cosciente. Riesce a vedere le piccole rughe sotto gli occhi di Cas e sente il respiro soffiargli sulla pelle. Nemmeno Cas si allontana, ma è lui alla fine a rompere il silenzio.
«Stai bene?»
Nel momento in cui parla, Dean sente il suo fiato entrargli tra le labbra mentre queste si muovono sulle proprie ed è come ricevere una scarica elettrica lungo tutto il corpo. Dean sussulta e si allontana di colpo e talmente in fretta che Cas viene colto alla sprovvista e lo lascia andare – e Dean sbatte la schiena contro il bordo del letto e rischia di cadere di nuovo. L’angelo lo afferra un secondo prima che accada– per la seconda volta.
«Sto bene.»
Suonerebbe molto più convincente, pensa Dean, se non biascicasse le parole come se avesse la bocca impastata di colla e la voce non gli tremasse. Cas infatti non accenna a muoversi né a lasciarlo andare.
«Cas. Sto bene.»
Questa volta prende un respiro e cerca di calmarsi – anche se la stanza ha ricominciato a girare e ha voglia di vomitare anche l’anima. Gli da una pacca sulla spalla, con tutta la forza e la fermezza di cui è capace al momento per enfatizzare il tutto e Cas, se non convinto sembra almeno sicuro che non strapazzerà sul pavimento se provasse a muoversi, perciò allenta la presa quel che basta per Dean da sgattaiolare via dalle sue mani e cercare di rimettersi in piedi.
È più arduo di quanto vorrebbe dare a vedere e infatti Cas se ne accorge, perché lo riafferra – questa volta per un gomito e con un tocco leggero – per aiutarlo a mettersi sul letto.
«Wow. Questa sì che è una sbronza coi fiocchi.»
Sta parlando a Cas, ma lo dice rivolto alla moquette hippie che lo circonda.

«Dean.»

C’è questa cosa che fa, Cas, il modo in cui pronuncia il suo nome – ed è una cosa stupida, davvero, perché si tratta di Cas ed è solo normale che anche un nome detto da lui suoni strano, e Dean è ubriaco e l’ha appena semi-baciato e-- vuole solo dormire. Per sempre, se possibile.

 

(Solo che, ovviamente, non lo è perché altrimenti sarebbe, be’, morto e non può permettersi neanche quello dato che là fuori c’è la fottuta Apocalisse ad attenderlo, che non ha la minima idea di come fermare.
Il che è il motivo per cui ha cominciato quella serata all’insegna dell’alcool, che l’ha portato a prendersi una delle sbornie peggiori della sua vita, che a sua volta è il motivo per cui si è ritrovato con Cas appiccicato alla faccia. L’indomani dovrà parlare con il quasi ex-angelo di cosa sia lo spazio personale.
Se mai si ricorderà qualcosa di tutta questa situazione.

Spera davvero di no.)

 

Si stende sul materasso, voltandosi dalla parte opposta a quella in cui si trova Cas, senza mettersi sotto le coperte, senza nemmeno togliersi le scarpe.
«È tardi, Cas. Sono sbronzo e con una voglia matta di vomitare anche il pranzo di ieri. Lasciami solo-- lasciami solo dormire, okay?»
Cas non risponde subito. Dean chiude gli occhi, sempre dandogli le spalle e spera che l’altro sparisca magicamente come al solito.
«Okay.»
Il tono rassegnato ed esitante con cui lo sente pronunciare quell’unica parola, per quanto ne sappia a quel punto, potrebbe anche essere frutto della sua immaginazione.
Sa, tuttavia, che la tensione abbandona il suo corpo ed è già a un passo dal perdere i sensi.

 

Sa anche che, fino all’ultimo istante in cui è cosciente, non sente Cas andare via.

 

 

 

 

{ Oh whatever that your days may bring
No use hiding in a corner,
Cause that won’t change a thing
If you’re dancing in the doldrums,
One day soon, it’s got to stop, it’s got to stop.

 ~ In the Evening – Led Zeppelin }

 

   
 
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