Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    17/03/2020    1 recensioni
Ogni scelta ha un prezzo, questo chiunque lo sa, ma quale può essere il prezzo per vivere nel segreto? Quali saranno le condizioni per continuare a vivere normalmente, quando un imprevisto entra nella tua vita? E Sinbad e Ja’far saranno pronti a pagare il prezzo delle loro decisioni?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Judal, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Anche il diamante si può crepare

 



Un pianto lo ridestò alle prime luci dell’alba.
Dire che avesse dormito era un eufemismo, più che altro aveva pianto in silenzio con gli occhi chiusi, tenendo la piccola ancora senza un nome stretta a sé come se da quello dipendesse la sua vita, mentre Ja’far dormiva, o forse semplicemente riposava, nella poltrona al suo fianco.
Si passò velocemente una mano sugli occhi, cercando di non guardare Ja’far: lui era quello forte ed un po’ stronzo, l’omega indipendente abituato ad avere anche più di un alpha, non poteva piangere così solo perché Sinbad lo aveva rifiutato.
-Sh, va tutto bene.- sussurrò alla bambina, cullandola appena con un braccio, mentre con l’altro sollevava lo stretto top aderente che portava dalla sera prima.
-Hai fame, non è vero? Mangia, mangia.- disse avvicinandola ad un capezzolo, a cui la piccola si attaccò istintivamente, succhiando vorace.
-È carina, sai?- disse la voce di Ja’far alle sue spalle, e lui sorrise, senza staccare lo sguardo da quelle guance rosee ricoperte di lentiggini.
-Ha preso da te.-
-Sì, e dove?-
-In generale.-
Judal sbuffò in un modo simile ad una risata. In generale, certo, come no.
Osservò quella piccola creaturina, completamente in balia del suo volere, e non poté che sorridere amaramente. Ja’far aveva ragione, quella bambina era bella, di una bellezza tutta sua, un po’ come tutti i neonati, anche se era ben diversa da loro.
I neonati standard avevano la pelle incredibilmente rosea, le guancette rubiconde, dei cosciotti cicciotti e al momento della nascita perlomeno avevano tutti i capelli biondi e gli occhi azzurri.
Ma lei no, fin dalla nascita aveva per modo di dire scritto in fronte “principessina di Kou”: guardò con affetto i capelli, rossi come il tramonto ad eccezione di alcune minuscole ciocche nere, gli occhietti chiusi in un espressione di beato appagamento, le palpebre che celavano due occhi lilla, grandi e caldi come quelli di Hakuei.
-Quando crescerà ci toccherà un bel lavoro per allontanare tutti i suoi pretendenti.- commentò Ja’far, continuando a sbirciare la piccola da sopra la spalla del magi, che guardando la bambina con infinita dolcezza scosse il capo.
-Per me che si diverta pure, può fare ciò che vuole, sarebbe ipocrita da parte mia proibirglielo, ma se qualcuno proverà a farle del male garantisco per la sua morte. E sarà dolorosa.-
Ja’far sorrise, appoggiando la guancia sulla spalla di Judal, restando in silenzio.
Fingere che tutto andasse bene, che a distanza di anni si sarebbero divertiti ad allontanare da casa tutti i possibili o le possibili pretendenti era bello, ma irrealistico. Cosa sarebbe successo nel momento in cui anche solo avessero lasciato quella stanza era un mistero, immaginarsi la vita a più di dieci anni di distanza una mera utopia.
-Perché sei ancora qui Ja’far?- chiese senza guardarlo, fissando sempre la bambina, vittima innocente di tutti i disastri che lui aveva combinato.
-Perché ho un cervello.- rispose immediatamente Ja’far, con convinzione, per poi articolare meglio la sua risposta, avvolgendo un braccio attorno alle spalle di Judal, la mano che accarezzava lentamente la schiena della piccola.
-Non ero presente a Kou, non saprò mai esattamente cos’è successo fra voi, ma mi sta bene così. Non m’interessa chi sia il padre, che importanza ha? Sono sempre stato convinto che più che il DNA contino la presenza effettiva ed il legame.- disse sfregando il mento sulla sua spalla, facendogli un lieve solletico.
-Ad esempio, tu sei la mamma di Robin, pur non avendo legami di sangue con lui. Allo stesso modo non vedo perché Sin debba fare tutte queste storie: non è come se tu lo avessi tradito, è più che hai un figlio da una relazione precedente, tutto qui.-
Judal sbuffò obbiettando prontamente un -Non è proprio così, io ero certo fosse suo.- a cui Ja’far rise.
-E chi non lo era? Se è vero che sei stato con lui per tutto il calore è normale credere che lui fosse il padre, d’altronde per un omega le possibilità di concepire al di fuori del calore sono rasenti lo zero.-
-Sì ma non posso chiedergli di crescere la figlia di dei suoi nemici come se fosse sua, sarebbe-
-Judal- lo interruppe Ja’far, spostandosi dalla sua precedente posizione per sedersi a metà del letto, di modo da poterlo guardare -i bambini non hanno mai le colpe dei genitori, mai. Lei- disse indicando la bambina -non è né te né i principi di Kou. È una vita a parte, che ha origine da voi, ma che crescerà in maniera differente, con un carattere si spera migliore del tuo e una sete di conquista se il cielo vuole minore di quella di Kou. Non possiamo sapere come crescerà, ma farsi problemi per questo è stupido. Nessuno dice che diventerà regina di Sindria, ma non è nemmeno detto che lo diventi Robin. Per quanto ne sappiamo crescendo potrebbe voler fare il contadino!- esclamò con convinzione, e Judal scoppiò a ridere, senza più riuscire a fermarsi.
-Non preoccuparti per Sin, a lui ci penso io.- lo rassicurò Ja’far poggiandogli una mano sul polso, con un rassicurante sorriso in volto, che lo spinse a sollevare giusto un angolo della bocca in una timida imitazione di un sorriso.
-Comunque- chiese poi Ja’far, colto da un improvvisa epifania, guardando fuori dalla finestra il cielo tingersi dei colori dell’alba -giusto per curiosità, sai chi è il vero padre?-
Judal scosse il capo -Non ne ho idea.- ammise senza alcuna preoccupazione, e quella fu la frase che segnò l’inizio ufficiale della loro giornata, quando anche Koumei aprì la porta della stanza e li raggiunse, unendosi alla conversazione.
Non sapeva chi fosse il padre ma c’era una scelta fra un numero ristretto d’individui.
 


 
Verso le otto Irene fece capolino sull’uscio della camera.
-Dormito bene?- domandò cortese, guardando scettica le occhiaie di Judal attraverso la lente verde del monocolo, eppure senza insistere quand’annuì.
-Hai avuto qualche problema durante la notte?-
-No.-
La donna annuì, come se stesse prendendo mentalmente appunto delle sue risposte, senza entrare nella stanza, guardando seccata l’assembramento di persone che vi si era riunito.
-Allora visto che non ci sono problemi puoi andare.- concluse come se nulla fosse, staccandosi dallo stipite della porta e sparendo dalla loro visuale.
-Ma veramente?- chiese Judal attonito, guardando verso Ja’far e Koumei, sbigottiti quanto lui -Cioè così, senza nulla.-
Koumei arricciò un labbro, inorridito -A Kou dopo un parto ogni bambino viene affidato ad una tata che lo guarda giorno e notte, che roba è questa?-
Ja’far lo guardò truce, offeso dal paragone, iniziando immediatamente una contesa sul sistema migliore per crescere i figli.
Era impressionante, perché di solito Koumei e Ja’far andavano d’accordo, forse perché di base svolgevano lo stesso lavoro e sotto sotto avevano valori simili, ma alle volte le persone per quanto simili possono scannarsi per un nonnulla.
Sospirò rassegnato, alzandosi dal letto e aggirando i due, diretto verso la sala d’attesa.
-Irene- disse bloccando la donna per un braccio -se ci fossero dei problemi posso tornare, vero?-
La risposta sembrava scontata, ma a chiedere alle volte si fa più bella figura.
La maga lo guardò cupa -Ma tu credi che io non abbia di meglio da fare? Sono una ginecologa, non una levatrice, già ciò che ho fatto ieri esula dal mio ambito di competenze, ma occuparmi di un neonato proprio è ben lontano. D’ora in avanti se hai dei dubbi farai meglio a consultare un pediatra. Ed entro una settimana fai registrare il nome di quella bambina.- disse andandosene seccata, lasciando Judal sorpreso e perplesso.
Se quello era un segno, allora desiderava ardentemente spararsi preventivamente per non vedere il seguito.
 
 


Camminarono per la città senza dirsi nulla, proseguendo piano verso il palazzo dato che Judal aveva difficoltà a camminare, in attesa dello scoppio della tempesta.
Arrivati a palazzo Judal si fermò, sedendosi sulla prima sedia che trovò e guardando con esasperazione le scale: non ce l’avrebbe mai fatta, non era abbastanza in forze da usare la magia, neanche come magi aveva la forza per lanciare un incantesimo di levitazione e non poteva chiedere a Koumei o Ja’far di portarlo su in braccio, né si sarebbe mai abbassato a tanto e poi non avrebbe mai lasciato sua figlia in braccio ad altri per così tanto tempo, non in quel momento.
Ja’far gli poggiò una mano sulla spalla con fare compressivo: erano omega, già dovevano affrontare un calore ogni tre o quattro mesi, ma che dopo il parto li attendesse anche un mese di ciclo era una vera tortura.
Cercò di infondere una calma che in realtà non possedeva ai propri respiri per dare l’esempio a Judal, ma non era la calma ciò di cui il magi aveva bisogno, quanto la forza ed il coraggio, e quelli non era preparato a darglieli.
Dopo cinque minuti l’affanno era scomparso, ma era stato sostituito dall’iperventilazione, e per quanto ci provassero fra Ja’far e Koumei stavano facendo più danni che vantaggi.
“Andrà tutto bene”, “Sin era solo stanco, vedrai che capirà”, “Non è la fine del mondo”, “Sei un magi, puoi farcela”, … tipiche frasi d’incoraggiamento, a cui non credevano nemmeno loro nel mentre che le dicevano, come poteva crederci lui?
-Ohi, cos’è questa cosa, volete levarvi dal corridoio?-
Ja’far e Koumei si girarono a guardare Myron, scambiandosi uno sguardo di reciproca comprensione.
-Senti, non è che potresti-
-No- replicò secca senza nemmeno starli a sentire, avvicinandosi comunque a loro.
-Ohi- disse guardando Judal dall’alto in basso, e quando fu chiaro che non le avrebbe risposto lo afferrò per un gomito tirandolo in piedi di mala grazia, senza curarsi affatto della bambina.
-Sentimi bene, le tue lagne mi danno noia, quindi smetti immediatamente di piangerti addosso è fa qualcosa cazzo.-
Il magi la guardò sperduto, e Ja’far non poté non pensare che quell’espressione non gli si addicesse per nulla.
-Qual è il problema stavolta, hai venduto informazioni di stato, ti sei scopato una guardia o hai perso il fottuto marmocchio e stai cercando di sostituirlo con un altro che neppure gli assomiglia? Nessuna di queste? E allora che cazzo, piantala di fare il morto che cammina e levati dai coglioni!-
Ok, forse Myron non era una così buona idea, d’accordo la schietta onestà ma c’era un limite quando una persona stava già male di suo.
Ja’far tentò di prenderla per un gomito ed allontanarla da Judal, ma con la velocità caratteristica dei Fanalis la ragazza gli tirò una gomitata allo stomaco, lasciandolo tramortito.
Quando alzò il capo notò che quei due avevano iniziato ad urlarsi contro, con sgomento della bambina che era stata appoggiata sulla sedia ed aveva un espressione di paura dipinta in viso, eppure non faceva un solo verso tanto era preoccupata.
-Ma cosa cazzo vuoi tu che hai più muscoli che cervello?-
-Ah io eh? Ma guardati, sei un debole magi incapace perfino di salire delle banalissime scale, fossi in te non criticherei tanto questi muscoli, anche perché sono più che sufficienti per romperti quella testa di cazzo.-
-Ma fammi il favore, che minchia vuoi saperne tu che un momento sei una nobile dama di corte e quello dopo il peggior scaricatore di porto?-
-Ne so che evidentemente ti mancano i coglioni!-
-Vuoi controllare stronza?-
-Certo, scommettiamo che ne ho di più io?-
Koumei era atterrito, e nemmeno Ja’far scherzava: sapeva, o meglio aveva notato, che Myron avesse una doppia personalità e che potesse essere molto brusca ed un po’ volgare, ma non credeva così tanto!
-Oh, e già che scommettiamo, vogliamo aggiungere anche il fatto che non sai farti questa singola rampa senza sputare i polmoni, maledetta checca?-
-Senti brutta troia facciamo così, io faccio quelle fottute scale e tu provi ad infilarti un melone in culo e farlo uscire, mh? Poi vediamo se avrai ancora il fiato per tritarmi i coglioni.-
Decisamente stavano andando oltre.
-Sentite, non esagerate siamo-
-Fanculo!- urlarono in perfetta sincronia, lasciando Ja’far decisamente basito.
-Se hai tutto questo fiato per urlare inizia a salire, forza!-
-Ma allora oltre che demente sei sorda! Non.Ce.La.Faccio.Ho.Appena.Partorito!-
-Mi ha decisamente rotto, adesso piantala!-
-Ma senti questa, come se avessi iniziato io poi!-
Myron gli alzò il medio, badando bene di sventolarglielo davanti agli occhi, e con molta maturità Judal le fece l’ombrello.
Il secondo dopo i suoi piedi erano stati sollevati da terra, e si trovava niente meno che in braccio alla Fanalis.
-Mettimi immediatamente giù puttana!-
-Inculati finocchio.- replicò invece lei in tono collerico ma a volume semi umano -Tu,- disse indicando Koumei con un secco movimento del capo, senza scomodarsi ad usare il suo nome -dagli lo sgorbietto e andiamo.-
Lo sgomento abbandonò il volto del principe lasciando spazio alla solita indolenza con cui raccolse la piccola senza un nome e la depositò fra le braccia di Judal, deciso a continuare a guardare Myron con un espressione di puro odio identica a quella con cui lei guardava lui.
Non appena Judal strinse a sé la bambina la Fanalis iniziò a salire le lunghe scale, seguita a ruota da Ja’far e Koumei.
-Questi due sono peggio di Sharrkan e Yamuraiha- borbottò Ja’far, guardando la schiena di Myron ed i muscoli dei polpacci guizzare senza sforzo nel portare su per le scale una settantina buona di chili aggiuntivi.
-Sembra l’inizio di una battuta scema, del tipo “quattro omega sulle scale-
-Prova a dire un’altra sola parola e ti ammazzo principe, bada bene.- ammonì Myron e Koumei s’azzittì.
Perché più che temere gli alpha quelle da temere erano sempre le donne, quale che fosse il loro genere secondario, il loro status o il loro carattere.
 


 
-Vuoi scendere o ti sei incollato?-
-Non ti ho chiesto io di portarmi su in braccio.-
-No in effetti no, sei troppo cafone per farlo.-
-Io sarei un cafone? Ma ti sei mai sentina parlare? No perché-
-Piantatela, tutti e due!-
Tutto il maledetto viaggio così, a battibeccare sul nulla.
La Fanalis guardò Ja’far con aria di sdegnosa superiorità, riappoggiando Judal a terra e alzando una mano in segno di saluto, andandosene senza una parola, e nel momento in cui svoltò l’angolo Judal parve ricordarsi dei suoi problemi, iniziando ad iperventilare piegandosi su se stesso, la bambina schiacciata fra la pancia ed il torace.
Koumei fece un passo nella sua direzione con l’intenzione di aiutarlo, ma prima che potesse farlo il magi alzò una mano facendogli segno di mantenere la distanza, cercando di fare i famosi respiri profondi tanto consigliati, fra le altre cose, per il parto o le situazioni di crisi.
-Va bene, andiamo.- disse dopo un paio di minuti pallido e vagamente tremolante ma con una voce piuttosto risoluta.
Ja’far annuì, aprendo la porta dell’appartamento ed entrando prima di lui: dire che sarebbe andato tutto bene era facile, ma non ne era certo, visto soprattutto che Sin alle volte sapeva essere un vero stronzo.
Meglio che nel caso carichi me che non Judal.
Non trovando nessuno ad attenderli, decisero di tacito accordo di entrare in silenzio e controllare la casa.
Camera da letto era vuota, in salotto Robin dormiva beato nel box giochi ed in cucina trovarono Sinbad, attorniato da carte e livido di rabbia.
-Sin- chiamò Ja’far mentre Judal faceva un incerto passo avanti, fermato subito da un’occhiataccia omicida dell’alpha.
-Cosa preferisci?- chiese senza mezza termini, senza specificare a cosa si riferisse e per istinto Judal strinse a sé la bambina. Non aveva permesso a Kouen di ferirla, non lo avrebbe lasciato fare nemmeno a Sinbad.
-Altemyula, Sasan, Imuchack, Eliohapt o Rem?-
Voleva mandarlo via.
-Sindria.- disse deciso, e Sinbad ringhiò, ripetendogli in tono minaccioso -Altemyula, Sasan, Imuchack, Eliohapt o Rem?-
La convinzione di Judal vacillò -Sindria- ripeté con minore convinzione, e Sinbad si alzò dalla sedia, appoggiando i palmi sul tavolo e guardandolo minaccioso.
-Sindria non è fra le opzioni. Puoi scegliere liberamente fra i vari paesi parte dell’alleanza dei sette mari, e posso anche chiedere a Yamuraiha d’intercedere perché tu possa trasferirti a Magnostat, ma entro tre giorni te ne devi andare da quest’isola.-
-Sin non puoi farlo!-
-Oh tu dici? E perché no? Mi basta scrivere a Rametoto, Mira o magari Darius e ti accoglieranno senza fare storie. Mi accorderò perché tu abbia due mesi per sistemarti, poi dovrai trovare un lavoro. Oh, e per inciso, vale anche per te.- disse spostando lo sguardo carico di rabbia e risentimento su Koumei.
-Sin andiamo, non puoi fare sul serio!-
-Lo sto facendo- disse con tono di sfida, indicando le carte sparse sul tavolo, guardando Judal con freddezza -Non ho bisogno di un traditore in casa mia, governare una nazione è già difficile anche senza tutte le cazzate che ti porti dietro.-
Il magi boccheggiò, spiazzato -Non puoi dire che ti ho tradito, io non lo sapevo!-
Sinbad assottigliò pericolosamente lo sguardo, le pupille talmente piccole da assomigliare a punte di spillo -Scopare con altri come lo chiami?-
-Non è come se ci fossimo giurati fedeltà, così come non ho mai provato ad incastrarti non ho mai creduto di restare incinto. E non sono stato io a dire che fosse tua!- sottolineò forzando la voce ad uscire, nascondendo quanto tremasse.
-Non ti ho mai nascosto di essere stato con altri, ma ero convinto che fosse tuo perché concepire fuori dal calore è assurdo e impraticabile. Non ti ho manovrato, sei tu che hai fatto supposizioni- disse alzando gli occhi verso il soffitto per nascondere le lacrime che premevano per uscire. Maledetti ormoni.
Sinbad non batté ciglio, limitandosi a raddrizzare la schiena incrociando le braccia al petto.
-Hai ragione, lo credevo. Ma sbagliavo, lo ammetto, anch’io posso sbagliare. Ho sbagliato fin dall’inizio con te, per questo ora voglio che tu te ne vada.-
Trattenne i singhiozzi, per quando debole non avrebbe ceduto fino a quel punto, pensò ridendo amaramente, sistemando meglio la bambina su un braccio e asciugandosi gli occhi con l’altra mano.
-Sinbad, sparisci.-
Judal alzò il capo, guardando Ja’far puntare un coltello alla gola di Sinbad.
-Sei un ipocrita ed un bastardo. Hai portato Judal a Sindria mesi fa pensando solo a te stesso, come una sorta di ripicca perché non volevi figli, ed ora dopo tutto questo tempo decidi che non sei disposto a crescere una bambina non tua. Bene, ma che dovrei dire io? Mi hai portato in casa una altra persona, un estraneo, un nemico giurandomi che se ne sarebbe andato lasciando qui il bambino. Quella bambina- disse roteando un braccio in direzione di Judal, senza smettere di fissare Sinbad con ira glaciale -di certo non era mia, eppure io ho accettato, ed ora tu ti tiri indietro? Sai una cosa Sinbad? Va bene, fallo,- concesse abbassando il pugnale, lo sguardo più tagliente di qualsiasi lama -ma io non permetterò che mio figlio cresca con un esempio simile. Intanto esci di qui, torna nella tua vecchia camera, decideremo dove andare e quando saremo pronti ce ne andremo. Non volevi figli, perfetto non ne avrai. Vattene.- soffiò l’ultima ingiunzione con una tale lentezza che era possibile esaminare ogni singolo movimento della lingua e Sinbad lo guardò atterrito, prima di sbattere un violento pugno sul tavolo di fronte al quale Ja’far rimase impassibile mentre Robin dalla stanza accanto attaccò a piangere.
Quando la porta sbatté con violenza Ja’far abbandonò la rigida postura che aveva mantenuto tutto il tempo, massaggiandosi le palpebre per ragionare e riprendersi.
-Judal non ti fa bene stare in piedi troppo a lungo, è probabile che ti vengano le vertigini e potresti addirittura svenire, vatti a sedere. Koumei prepara qualcosa di caldo per tutti per favore, io provo a far calmare Robin.-
Judal e Koumei eseguirono diligentemente le istruzioni di Ja’far, riunendosi poi sul divano, ognuno con una tazza di te in mano.
Ja’far pareva stanco, teneva in braccio il figlio che lo guardava ora piuttosto perplesso ora come a chiedergli spiegazioni circa il fagottino che Judal teneva in grembo. Ed in effetti, Judal era angosciante.
Aveva lo sguardo basso, gli occhi completamente vacui fissati in apparenza sulla figlia, e non rispondeva più di tanto a stimoli esterni.
-Judal- tentò di nuovo di chiamarlo Ja’far, sortendo lo stesso effetto che avrebbe sortito su un sasso.
-Judal non fare così, vedrai che-
Fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta con discreta convinzione. Sospirò amareggiato, rifilando Robin a Koumei senza troppe cerimonie ed andando ad aprire. Malefici paggi, arrivate sempre nei momenti peggiori.
Aprì la porta con uno scatto secco, senza preoccuparsi di apparire scortese, ma ritrovandosi di fronte tutta la combriccola dei generali rimase con un palmo di naso.
-Cosa ci fate qui?- domandò sorpreso ed una risata vagamente sguaiata riempì l’aria, mentre Myron si fece avanti.
-Tre omega e due neonati non sono una accoppiata.- disse solo, mentre Pisti alzò speranzosa lo sguardo su di lui.
-Possiamo entrare?- chiese trepidante e Ja’far tentennò un attimo poi annuì, facendosi da parte a e guidando i generali in salotto dove Judal continuava a fissare la bambina senza dare segni di vita, cosa che pietrificò non poco i nuovi arrivati.
-Ma che ha?- chiese Hinahoho direttamente a Ja’far, il quale scosse il capo sconsolato consigliandogli di avvicinarsi e dare un’occhiata alla bambina.
I generali si avvicinarono cautamente, come se fossero in presenza di qualcosa di molto fragile e molto prezioso, senza che Judal muovesse un muscolo finché Yamuraiha non arrivò a meno di venti centimetri dalla piccola. Strinse la bambina al petto, rannicchiandosi sul divano e emettendo una specie di basso ringhio, di fronte al quale tutti i generali si fermarono, alzando le mani in segno di resa.
-Ja’far, l’ha già fatto anche con voi o ce l’ha proprio con noi?- domandò cautamente Sharrkan e Ja’far scosse il capo, quanto mai sorpreso da una reazione simile, mentre Koumei si grattò la nuca con fare annoiato.
-Non ce l’ha con voi, è solo che in questo momento è dominato dall’istinto. Un’omega non marchiato in natura è una preda ambita, ci sono alpha che pur di ottenerne uno uccidono tutti i figli e rapiscono la madre. Il suo alpha l’ha appena ripudiato, dategli del tempo e ci si abituerà.- spiegò Koumei guardando in direzione del magi che continuava a stringere la bambina emettendo un basso ringhiò di gola, simile più ad un lamento che a un verso intimidatorio.
I generali guardarono Koumei con tanto d’occhi, sconvolti dalla notizia e da un piccolo dettaglio: perché Sinbad se ne sarebbe dovuto andare?
-Se noi ce ne andassimo si calmerebbe?- domandò Pisti, indicando semplicemente se stessa, Masrur e Hinahoho con aria noncurante, gli occhi che tradivano un certo dispiacere. Essere considerati il nemico da una persona a cui vuoi bene non è mai bello.
Il principe scosse il capo. -Ne dubito, in questo momento è vulnerabile, pur non avendo reagito così male con noi nemmeno a me o a Ja’far ha concesso di prendere in braccio la bambina. Gli passerà col tempo.- disse scrollando le spalle, spostandosi sul divano per arrivare a massaggiare il collo a Judal.
-Non esiste un vero e propri metodo per accelerare il processo- proseguì, -ma esiste un trucco per calmarlo, anche se non è dei più semplici. Se non vi fa avvicinare è perché è dominato dall’istinto, quindi se placato l’istinto torna a governare la parte razionale. Basta massaggiare bene le ghiandole sulla nuca ed è fatta.- concluse guardando il magi girare il collo nella sua direzione stordito, come se non riuscisse a capire dove si trovasse, poi scorse i generali attorno a sé, ed il suo sguardo fu attraversato da un lampo di comprensione e di tristezza.
Abbassò le braccia, senza dare la figlia a nessun ma permettendo che la vedessero, facendo loro segno di avvicinarsi.
-Com’è piccina!-
-È un amore.-
-Ma guarda tu che occhioni!-
Furono tutti abbastanza bravi nel non menzionare l’ovvio e giusto ad un paio di loro sfuggirono delle plateali occhiate a Koumei.
Vista da fuori il top fu probabilmente Hinahoho, che per arrivare all’altezza di Judal fu costretto a inginocchiarsi, sovrastando comunque il magi.
-Ti assomiglia sai? Ha lo stesso sguardo da esserino dispettoso.- disse con fare canzonatorio, avvicinando sovrappensiero un dito alla faccia della piccola.
I generali scattarono preoccupati dalla reazione di Judal, invece quello non si mosse, lasciando che la bambina prendesse l’indice di Hinahoho nel tentativo di infilarselo subito in bocca.
-Ha anche la tua stessa voracità.- lo schernì e Judal sorrise, mestamente ma sorrise.
-E come si chiama?- domandò con semplicità Yuyuko alla destra del padre mentre Kikiriku accarezzava piano quella testolina bicroma, cercando di dare una pettinatina ai corti capelli un po’ radi tipici dei neonati.
-Veramente per ora non-
-Hanako- intervenne Judal -Hanako, Fiore di Kou.-
Naname annuì -Le sta bene.-
   
 
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