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Autore: Koa__    18/03/2020    5 recensioni
Questa che vi propongo sarà una raccolta di brevi storie incentrate su sei coppie diverse, la propria NOTP, l’OTP, una coppia Crack-Paring, una coppia Slash/FemSlash, una coppia Canon e infine una coppia Het.
Storia partecipante alla “Challenge delle sei coppie” indetta da GiuniaPalma/LadyPalma sul Forum di Efp.
1.Coppia NOTP: Sherlock/Molly “Balla sulla tua tomba, Molly Hooper”
2.Coppia HET: James Moriarty/Irene Adler "Pour l'Amour"
3.Coppia SLASH/FEMSLASH: Sherlock Holmes/Victor Trevor "Canto d'Autunno"
4.Coppia CANON: Mr Holmes/Mrs Holmes "Il libraio di Edgware Road"
5.Coppia OTP: John Watson/Sherlock Holmes "Una lunga storia d'amore"
6.Coppia CRACK: Mycroft Holmes/James Moriarty "L'arte metafisica del ragno"
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Coppia CANON: Mr Holmes/Mrs Holmes
Ambientazione: Nel passato, anni ‘60
Genere: Romantico, Introspettivo
 






 
 
Il libraio di
Edgware Road
 





 
Era entrata per domandargli di un libro. Una rara edizione de “Les Fleurs du Mal” di Charles Baudelaire, pubblicata nel 1868, in francese. L’aveva definita una passione smodata, quella per Baudelaire e poi aveva snocciolato un appassionato discorso sui poeti francesi. Thomas Holmes, in effetti, aveva ascoltato ben poco del suo lungo quanto accorato discorso. Che fosse intelligente era ovvio e non soltanto dalla perfezione di quella pronuncia francese, ma anche dal fascio di libri di matematica avanzata che aveva per tutto il tempo tenuto stretti al petto, tenuti fermi da una fibbia in pelle nera, certamente molto costosa. Per quanto stupefacente fosse stato il sentirla parlare con così tanto entusiasmo e velocità per tutto quel minuto e mezzo, era stata la sua bellezza schiaffeggiarlo e a farlo finire a terra, riverso in una pozza di occhi lucidi e pensieri ballerini.

 
Lavorava in Edgware Road, Thomas Holmes. In una piccola, polverosa libreria che vendeva volumi antichi. Un lavoro noioso che svolgeva sotto il severo sguardo del rigido Mr Clarke, ma che gli permetteva di studiare in tutta tranquillità oltre che di guadagnare qualcosina da spendere poi nei localini di musica dl vivo. Thomas adorava il Jazz e Beethoven con la medesima indiscreta forza.


Lei era entrata in un giorno di pioggia, col soprabito bagnato e un ombrello scuro che era sicuramente stato rovesciato dal vento. Thomas, da perfetto gentiluomo qual era, le era corso incontro e l’aveva sorretta nel momento in cui i tacchi l’avevano fatta quasi scivolare.


Stia attenta!

 
Aveva detto così, avvinghiandola per un braccio e poi sorreggendola per la schiena, in un abbraccio scomposto e imbarazzato. Lui, ancora incantato dalla sua bellezza stupefacente e lei, a tratti severa e algida, era adesso sconvolta e rossa in viso. Lei che era perennemente distaccata nei modi e nelle maniere, eppure sinceramente appassionata nelle cose che diceva. Aveva un sopracciglio perennemente arcuato verso l’alto, simbolo di un’intelligenza austera e una dolcezza profonda, che contrastava di molto con la freddezza dei modi, che teneva saggiamente nascosta in quegl’incantevoli occhi azzurri. Non la conosceva neppure, non di persona e sul suo nome ci aveva fantasticato sopra a lungo. Amelia, Amanda, Anne forse? Perché aveva la sciocca sensazione che il suo nome iniziasse con la lettera A? Thomas non ne aveva idea, ma era da quanto l’aveva vista la prima volta, passare davanti alla libreria come tutte le mattine, che se lo domandava. Non era mai entrata e Thomas, timidamente, non aveva neppure avuto il coraggio di fermarla. L’aveva spiata appena, da dietro i libri d’economia che avrebbe dovuto leggere. Tutti i giorni, per mesi, senza mai parlarci, neanche per un saluto scambiato da lontano. Una volta, però, l’aveva anche rincorsa.

 
Miss, ha perduto il suo foulard, Miss…

 
Troppo tardi! La sua voce si era persa nel vento, e quella sciarpa non gliel’aveva mai più ridato. Profumava di fiori. Thomas lo conservava ancora assieme all’immagine di lei che, sapeva, mai avrebbe dimenticato. Quando l’aveva vista entrare dalla porta, quel giorno, quasi non ci aveva creduto. E ora eccola lì. Bagnata di pioggia, infreddolita e palesemente più nervosa rispetto a quanto la vedeva di solito. Aveva sorriso nell’attimo in cui gli aveva offerto una tazza di tè. E poi la sua gioia si era allargata quando, oltre a quella copia di Baudelaire che cercava, Thomas le aveva portato anche quel suo foulard.

 
L’ho cercato ovunque, grazie! È stato davvero gentile a conservarlo.

 
Thomas aveva sorriso in rimando, versandogli del tè ben caldo in una tazzina sbeccata, offrendogli miele e biscotti allo zenzero. Zittendosi e ascoltandola estasiato nel momento in cui aveva iniziato a parlare della sua vita e delle sue passioni. L’avrebbe ascoltata per delle ore. In effetti gli ci era voluto poco per capire che fosse un genio. Nessuno poteva essere tanto intelligente. Solo lei. Aveva pensato in un moto di spiccato romanticismo, prima di chiederle di vedersi di nuovo. Magari per un altro tè, Miss?

 
E poi rivederla davvero, qualche giorno più tardi per puro caso, in una viuzza del centro di Londra. Chiamarla a gran voce. Miss? Miss che legge Baudelaire, si ricorda di me? Correrle dietro e aspettare, trepidante, una sua risposta.

 
Ma certo, lei è il librario di Edgware Road!

 
E poi sentirla ridere, e vibrare. Ascoltarla di nuovo parlare di Baudelaire e di quel suo foulard a fiori, rubato alla madre. Sentirla discutere di matematica e non capirci un bel niente. E quindi anche di arte, musica, filosofia. La meccanica quantistica spiegata con le zollette di zucchero. Cielo, era così speciale! Pensava già innamorato. Era intelligente, bellissima, mai banale. Aveva quasi la sensazione d’essere lui l’inutile sciocco, che non sapeva fare poi molto se non ammirarla estasiato esprimendosi in un paio di “fantastico” a mezza bocca che probabilmente lo facevano sembrare ancora più idiota. Era l’inizio di tutto, pensò Thomas già perdutamente innamorato. Conscio che sarebbe stato per sempre. Sorseggiava il suo tè e le sorrideva. Lei, dalla parte opposta del tavolo, non aveva smesso un attimo di blaterare di matematica così come delle passioni segrete della cameriera, dedotte in un attimo. In quei frangenti, Holmes si rese conto che gli sarebbe andato bene tutto, purché lei non smettesse mai di parlare. Mai.
 
 
 


 
Fine
 
 
 
 
 


Note: Scrivere questa storia è stato un parto! Ho cambiato idea, anche sulla coppia da usare, almeno tre volte, e poi l’avevo iniziata ma era lunga, complessa e c’entrava ben poco con lo stile della raccolta. Quindi ci ho lavorato sino a che non sono arrivata a questo. Sono particolarmente soddisfatta del titolo, perché me l’ero appuntato anni fa, avrebbe dovuto essere per una Johnlock AU ambientata negli anni ’40, ma non sono mai riuscita a scriverla. L’ho usato ora e ne sono molto felice anche perché l’avevo lì dal 2016.
Ringrazio chiunque sia arrivato a leggere sin qui, questa è una raccolta particolare per me e ci sto mettendo molto impegno perché sto davvero andando su territori impervi per la sottoscritta. Me ne mancano ancora due, tra cui la coppia Crack e lì sono dolori…
Koa
   
 
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