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Autore: DanilaCobain    18/03/2020    1 recensioni
A pochi mesi dalla rottura con il fidanzato, Sveva torna in Italia per lavoro dopo aver vissuto a lungo a New York. Si aspetta di trovare un po' di tranquillità e riposo dalla vita frenetica newyorkese ma deve presto ricredersi. Suo fratello Enrico, calciatore professionista, è determinato a farle trascorrere un'estate indimenticabile tra festini, serate in barca, vacanze improvvisate insieme ai suoi compagni di calcio, compreso Kieran, l'uomo più arrogante che Sveva abbia mai conosciuto. Tra i due è odio a prima vista. Kieran non sopporta l'aria saccente di Sveva, Sveva detesta i modi di fare di Kieran. Enrico non ha nessuna intenzione di rinunciare al suo migliore amico né tantomeno ai suoi piani per la sorella. Di tempo insieme ne passeranno parecchio e chissà che dietro tutto quel disprezzo possa nascondersi qualcosa di più potente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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8


Il sole era già calato e il crepuscolo incombeva sulle strade. I lampioni cominciavano a illuminarsi di una fioca luce giallognola e dalle finestre si riversavano in strada i bagliori. Sveva, Enrico, Valentina e Kieran scesero dalla macchina. L’aria calda della tarda primavera li accolse insieme al suono ovattato della musica. Insieme alzarono la testa; sul terrazzino all’ultimo piano, quello di Mark, c’erano delle persone affacciate.
Sveva strinse a sé la bottiglia di vino rosso che aveva comprato per Mark e si incamminò con gli altri. Tutti l’avevano presa in giro quando aveva insistito per portare qualcosa al padrone di casa e nel momento in cui il ragazzone tedesco aprì la porta capì il perché. Dentro c’era una confusione  pazzesca, l’appartamento era già stipato di gente, e tra loro si aggirava qualche ragazza in costume da bagno. Sveva si era aspettata una festicciola tranquilla tra amici, non tutto quel fracasso.
Mark l’accolse con un abbraccio. «Sono davvero felice di vederti. Grazie per il vino, vuoi berlo adesso?»
Scosse la testa e lanciò un’occhiataccia al fratello che sghignazzava guardando Kieran proprio dietro di lei. Il calciatore svedese si mise al suo fianco e si chinò per farsi sentire.
«Stasera ci penso io a te.»
Sveva sorrise un poco. In macchina lui ed Enrico avevano stabilito che per Sveva era arrivato il momento di prendersi una sbronza con loro. Nessuno aveva prestato ascolto alle sue obiezioni.
«Se tu e mio fratello avete intenzione di bere come l’altra sera, io devo rimanere sobria per potervi portare tutti a casa.»
Kieran si aggiustò i capelli dietro alle orecchie e accennò un sorriso sghembo. «Non voglio sentire storie, Sveva. E poi devo farmi perdonare quel gol mancato che avevo promesso di dedicarti. Stasera passerai una serata indimenticabile.»
Sveva stava per ribattere ma lui la prese per un braccio e la guidò verso la zona degli alcolici. Armeggiò con delle bottiglie; lei non riusciva a vedere cosa stesse combinando, la sua enorme schiena e l’assembramento di ragazzi gli facevano da scudo. Quando si voltò aveva un’espressione molto soddisfatta. Le porse uno dei due bicchieri che stringeva.
«Assaggia.»
Sveva sorseggiò il liquido rosato. Era gradevole al gusto, ma estremamente alcolico. Sentì subito la pelle formicolarle e farsi più leggera. «Che ci hai messo dento?»
«È una ricetta segreta.» Kieran le strizzò l’occhio e si allontanò per salutare le persone nella stanza.
C’erano i compagni di squadra di Enrico, quasi tutti. Mancava Christian ma le aveva detto che sarebbe passato. Cercò di fare un giro per la casa ma era quasi impossibile muoversi in quella calca. La musica vibrava attraverso le casse, rimbombava sulle pareti e nelle orecchie, le ragazze cantavano e agitavano i fianchi.
Cominciava a sentirsi un po’ a disagio, ma la sensazione scomparve repentina come era arrivata. Doveva essere molto forte il cocktail che le aveva preparato Kieran. Ad un tratto, la musica non le sembrava più così assordante e quella che le era parsa una festa troppo caotica cominciava a piacerle. Enrico la prese in vita e la incitò a ballare.
Lei chiuse gli occhi e si estraniò da tutto il resto. La testa era leggera, lei era leggera, il suo corpo si muoveva a ritmo di musica, invitandola a osare a lasciarsi andare completamente. Ballava e rideva, gioiva di quella nuova libertà, si stava spogliando di tutta la rigidità che aveva accumulato negli ultimi periodi. Riusciva a percepire la vita che scorreva in ogni fibra del suo essere.
Sveva aprì gli occhi e guardò la massa di corpi che saltellava senza controllo. Cercò con lo sguardo il fratello ma incontrò due occhi scuri che la fissavano divertiti.
Kieran era fermo in un angolo della stanza, svettava sopra le teste assiepate e alcune ragazze gli ballavano vicino. Ammiccò nella sua direzione, il sorrisetto sulle labbra le fece capire che era più che soddisfatto del risultato ottenuto con la sua bevanda. Sveva alzò il bicchiere in segno di saluto, poi bevve l’ultimo sorso.
 
***
 
Kieran non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Si sentiva come ipnotizzato da quella figura che ondeggiava a ritmo di musica a occhi chiusi, come se tutto il mondo intorno a lei non esistesse. Poi le palpebre si sollevarono e lo sguardo si inchiodò al suo. Dalla videochiamata di Cagliari qualcosa era cambiato tra loro. Lei aveva smesso di avere quell’aria da saputella e lui si sentiva meno incline a fare battutine arroganti, nonostante gli assist perfetti che gli forniva. Anche su di lui il drink stava facendo effetto perché si rese conto di provare un’inspiegabile attrazione verso di lei.
Si fece largo tra gli invitati, raggiungendo a fatica la postazione degli alcolici. Preparò un altro bicchiere, per Sveva ma ne trangugiò quasi la metà mentre glielo portava.
«Visto che avevo ragione?» Il profumo di Sveva gli solleticò le narici e si insinuò nei lombi.
Sveva si sollevò sulle punte e gli poggiò una mano sulla spalla. «Per questa volta te lo concedo.»
Istintivamente Kieran le circondò la vita e lasciò che il corpo della ragazza aderisse al suo. «Bevine un altro po’.»
Lei gli tolse il bicchiere dalle mani e tracannò avidamente, strappando una risata a Kieran. Sembrò fissarsi a guardare un punto dietro di lui.
«Quelle ragazze ti stanno aspettando. Grazie per il drink.»
Voltò la testa per capire a cosa si stesse riferendo Sveva e vide tre ragazze che si sbracciavano nella sua direzione e lo chiamavano, anche se le loro voci venivano risucchiate dal fracasso. Guardò di nuovo Sveva che nel frattempo aveva ripreso a ballare e si era staccata un poco da lui. Avrebbe voluto stringerla ancora. E avrebbe voluto baciarla.
«Voglio ballare con te.»
Così dicendo l’attirò di nuovo a sé e cominciò a muoversi a tempo di musica. Lei sembrò un attimo disorientata ma non si allontanò, rimase appiccicata a lui e lo guardava con quei suoi grandi occhi blu, così belli, così profondi e pieni di misteri.
Era così bella e così fragile.
Allungò le braccia dietro al suo collo. Kieran pensò che non avrebbe resistito ancora a lungo. Quelle labbra rosse, incurvate in un sorriso, erano una tentazione troppo grande. Il sangue pompava forte nelle vene, gli rimbombava nella testa più assordante della musica. Alzò una mano per accarezzarle i capelli ma all’improvviso Sveva fu strattonata lontano da lui.
Enrico l’aveva presa da dietro e fatta salire su un tavolino di legno, insieme a Valentina. Kieran si mise sotto di lei e la guardò ballare. Non ci stava capendo nulla. Enrico, accanto a lui, incitava le due donne e lo spintonava, euforico. I pensieri vorticavano nella sua testa; Sveva, il suo profumo, i suoi fianchi e quelle gambe… lui voleva toccarla tutta.
Capì che aveva bisogno di un attimo di pausa e uscì fuori. Sul terrazzo l’aria fresca l’avvolse come un mantello. Scelse l’angolo più buio e silenzioso e si appoggiò alla balaustra. Sotto, una distesa di luci e quiete. Ora che riusciva a pensare con maggiore lucidità non sapeva spiegarsi cosa gli fosse successo lì dentro. Era stato sul punto di baciare Sveva. Fino al giorno prima il solo sentire pronunciare il suo nome lo metteva in uno stato di agitazione e nervosismo. Ma Sveva… lei era cambiata. C’era qualcosa di diverso nei suoi occhi, nell’espressione del suo viso, nel modo di rapportarsi con lui. Sembrava più spensierata, e non era solo l’effetto dell’alcool, l’aveva notato dal momento in cui era salita in macchina e si erano salutati.
Doveva darsi una controllata. Era la sorella del suo migliore amico.
D’improvviso lei era lì, a pochi passi da lui. Non si era reso conto che fosse uscita e lei non sembrava averlo visto. Teneva le mani strette sulla ringhiera, guardava verso le luci della città. Il venticello le agitava un poco i capelli. Si fermò per diversi minuti a contemplarla. Voleva chiamarla, scambiare qualche parola con lei lontano dalla confusione, ma fu anticipato. Mark sopraggiunse e si affiancò a Sveva. Kieran rimase immobile, un tutt’uno con l’oscurità dell’angolo in cui si trovava.
«Complimenti per la performance.»
Lei si voltò a guardare il ragazzo. «Probabilmente ti ho rovinato il tavolino.»
Mark poggiò un fianco al parapetto, «ne comprerò un altro.» Le scostò i capelli dal volto, «ti stai divertendo?»
«Molto.»
Si fece più vicino. Kieran poteva vedere il predatore che si nascondeva dietro a quello sguardo. Si irrigidì e serrò i pugni. Sveva lo allontanò un poco, facendo pressione con la mano sul petto di lui. Mark intercettò la sua mano e la strinse, carezzandola col pollice.
«Smettila di guardarmi così.»
«Così come?»
«Come se volessi mangiarmi.» Ritrasse la mano.
«È così.»
Kieran si costrinse a rimanere immobile. Vide Sveva che scoppiava a ridere, e Mark che la teneva per un braccio per non farla cadere.
«Sediamoci, ti va?»
La condusse verso il divano posizionato poco più avanti di Kieran. Temette di essere visto ma entrambi si sedettero senza guardare nella sua direzione.
«Credo di essere ubriaca.»
«Davvero?» la canzonò Mark. Passò un braccio intorno alle spalle della ragazza.
«Credo di non poter guidare. Come faremo a tornare a casa?»
A quella frase Kieran ebbe un moto di tenerezza. Anche da ubriaca riusciva a essere responsabile. Mark avvicinò pericolosamente il volto a quello di Sveva. Stava per baciarla.
«Non c’è bisogno di tornare a casa, puoi rimanere qui.»
Kieran fece uno scatto verso di loro, intenzionato a prendere a pugni in faccia il compagno. Come gli saltava in mente di provarci in quel modo con Sveva? Ma si fermò. Lui non poteva intromettersi in quella situazione e rischiare di creare un putiferio. Sveva si era scostata e stava cercando di rimettersi in piedi. Sembrava ancora in grado di cavarsela da sola. Cercando di rimanere più in ombra possibile, Kieran si avviò verso casa, in cerca di Enrico. Lo trovò abbracciato alla fidanzata che cantava.
 «Ehi. Tua sorella è ubriaca.»
«Sì, ho notato. Grazie per averle preparato quel drink.»
«Dobbiamo andare via.»
«Perché?»
«Mark ci sta provando con lei.»
«Lasciala divertire un po’, ne ha bisogno.»
Lasciala divertire? Enrico non sembrava capire la gravità della cosa. Quel cretino di Mark ci stava provando con sua sorella, voleva portarsela a letto e lui continuava a ballare. E no, si disse, non era geloso, solo non voleva che si facesse del male.
Doveva andare sul terrazzo e trascinarla via? E poi cosa, sbatterla contro il muro e baciarla fino a che non avessero avuto più fiato in gola?
Si fece largo con la forza tra la gente, recuperò le sue cose e andò via, furibondo.
   
 
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