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Autore: Semperinfelix    18/03/2020    2 recensioni
In questa raccolta troverete componimenti, in rima e metro vari, da me composti seguendo l'orma degli Antichi.
Genere: Comico, Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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"Siano lorsignorie le benvenute",
a ognun parlette il duca Valentino,
"e sappian che se quivi stan sedute

a sorseggiar fra loro il mio buon vino
non è per gola o per piaceri strani
né men per far con femine festino,

ma per decretar chi fra no' italiani
sia la stirpe de maggior eccellenza,
fra quante son eredi de' romani,

per forza, virtute e magnificenza!"
Come dir qual fu il stupore inaudito
quan venner i presenti a canoscenza

de la singular cagion dell'invito?
Aveva infatti il Borgia in adunanza
radunato al medesimo convito

tutti i signor d'Italia in una stanza
per lor proporre un tortuoso dilemma
cui dava non piccola importanza.

"Signor, poiché niuno pone lemma",
proseguì ebbro già il giovin facondo,
"principio io, che vanto aver per stemma

un torel feroce e rubicondo,
che infuria, strepita e 'l terren dirada,
facendo inver tremar l'intero mondo.

Noi che veniam da iberica contrada
e li qual nome abbiam di Borgïa,
ci prendiamo quel che più ci aggrada

sian pur donzelle per fare un'orgÏa!"
Così disse pien di boria el baron franco,
il vin versando nell'ampia gorgïa,

sicché il duca d'Este ormai stanco,
di sentire sì tante buffonate,
levossi in piede a lo suo fianco

e sì disse: "Messere, baggianate!
non iscordate che è la stirpe mïa
fra quante in su la terra ne trovate

la più antica e illustre che vi sïa,
'sendo del Domator la discendenza,
qual d'Ilio ver l'Italia se ne gïa,

dappoi che fue l'ettoride semenza
scampata non per pieta a lo gran rogo,
bensie per la materna diligenza.

Dico di Astianax, che dal patrio luogo,
fanciul passando il vasto mar fuggente,
giunse infino all'Isola del Fuogo,

che'l biondo Polidor vide nascente.
Ordunque noi che ci chiamiamo d'Este
e ci vantiam venir da tale gente,

con solerzia, oltra donne, guerre e feste,
ci dedichiam inver a una sol arte:
comunque sie, e notte e die, tagliar teste!"

finito ch'ebbe il duca la sua parte,
levossi in piè fra l'altri il lauto Moro,
fino allora statossene in disparte,

e sorridendo: "O suocero d'oro",
disse, "senz'altro proferite 'l vero,
ma non ve coronate de l'alloro

se prima io non sveli 'l mio pensero.
Non son di nobil stirpe, né vetusta,
fu Muzio, l'avo mio, villano e fero,

ma se quel che dico è cosa giusta,
noi che questo nome abbiam di Sforza,
siam gente virile e assai robusta:

ognun ci smove e niun giammai ci torza,
né alcuna, sia essa moglie o amante,
lo ardore nostro in corpo smorza!"

Ricevuto che ebbe il Moro inante
dalla mogliera un sonor ceffone,
s'alzette ritto in piede don Ferrante,

giudicando il Moro un gran sbruffone.
"Voi ben sapete, car mio Ludovico,
che quantunque per il viril biscione

del buon Francesco, e 'l suo ombelico,
io conservi ammirazion sincera,
benché fosse mio grande inimico,

imperciocché per la Italia intera,
da l'Alpe a la Cicilia ha seminato
figli e figlie in ogne modo e manera,

come, se non vel siete smenticato,
anco fece Niccolò il marchese,
che un milion di figli ha sparpagliato,

in tutto il contado ferrarese,
ora pur, per fecondità mostrata,
non cede la progenie aragonese,

né a l'una né a l'altra vostra casata.
Anzi essendo noi de l'Aragona,
gente assai ben riconoscente e grata,

per il ben del regno e de la corona
giammai con pieta o con viltà alcuna,
niun traditor piange e niun perdona!"

Così parlarono ad una ad una,
tutte le genti al convito presenti,
senza che ve ne fosse qualcheduna,

che per sbraitar e grignar li denti,
riuscisse almanco a ristaurar la calma,
sicché alfin, giti a casa miscontenti,

rinunziarono a riportar la palma.

~~~

Terzine dantesche con rima incatenata.

Note finali:
Il convito è ambientato fuori dal tempo, ma tutte le curiosità che vi trovate sono veritiere: i Borgia sono noti per il loro comportamento licenzioso, gli Este per la loro passione per la decapitazione (a parte lo scherzo, come il marchese Niccolò, padre di Ercole, decapitò la moglie e il figlio per adulterio, così anche il duca Ercole decapitò il nipote che aveva tentato di rapirgli la famiglia e di usurpargli lo stato, ma certo non possiamo dire che né l'uno ne l'altro avessero torto); gli Sforza invece derivano il loro nome da un epiteto rifilato proprio al capostipite Muzio Attendolo, condottiero di origini contadine famoso per la sua prestanza, e d'altronde tutti i membri della famiglia, fuorché Filippo, Gian Galeazzo e lo stesso Ludovico, erano dediti alle armi e alla guerra; infine gli Aragona, e il cinico re Ferrante primo fra tutti (rimasto famoso per la cosiddetta congiura dei baroni, che fu estinta nel sangue), sono crudeli e spietati, ma amorevoli in famiglia.

   
 
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