Storie originali > Epico
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    18/03/2020    2 recensioni
Cosa succederebbe se gli dèi dell'Olimpo e gli eroi greci camminassero tra noi? Quali potrebbero essere le conseguenze, per noi e per loro? Atena, dea della Guerra, delle Arti e dell'Intelletto, incuriosita dal mondo moderno, ha deciso di vivere tra noi per conoscere le nuove genti che popolano la Terra e che, un tempo, lei governava assieme al Padre Zeus e gli Olimpici. In questa raccolta, verranno raccontate le avventure di Atena, degli dèi olimpici e degli eroi del mito greco, con i loro pregi, i loro difetti e le loro piccole stravaganze. (Naturalmente, i miti sono rivisitati e corretti)
Genere: Commedia, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Chaos - 2 -
 
 
 
 
Il mondo di Chaos era sempre stato un alternarsi di contrasti in equilibrio e, fin da quando aveva emesso il primo vagito, così era stato dacché aveva memoria.

I millenni si erano susseguiti gli uni sugli altri come le tessere del domino, combinati e ricombinati innumerevoli volte. Sopra e sotto, dentro e fuori, caldo e freddo, morto e vivo, tutto aveva avuto un senso logico, un’azione a cui rispondeva una reazione uguale e contraria.

Fino al gesto di Érebos.

Lui aveva creato l’incognita impazzita, ciò che scompaginava un’esistenza fatta di addizioni e sottrazioni, di moltiplicazioni e divisioni, che dovevano dare comunque valore zero, alla fine.

Questo aveva incuriosito Chaos, lo aveva reso per la prima volta partecipe di qualcosa di assolutamente ignoto anche per lui, che conosceva tutto di ogni cosa, fosse essa vivente o meno.

Alekos aveva preso le sembianze dell’autentica novità, del soffio di speranza verso un futuro meno monotono ma, come sempre avveniva, per ogni cosa doveva esistere un proprio opposto.

L’unicità di Alekos, però, aveva portato con sé altre incognite impazzite e, quando tutto era sembrato più o meno raccordarsi alla perfezione, qualcosa era andato storto.

Quella stortura era divenuta follia e ora, di fronte a quella follia, stava l’unica persona che, forse, sarebbe stata in grado di comprenderla e convogliarla verso una nuova via.

Stringendo le mani a pugno, Eris tornò a guardare Chaos e domandò con voce resa roca dall’irritazione: «Cosa intendi per potenziale

«Quanto sei disposta a cedere, di te stessa, per salvare lui?» le ritorse contro il vegliardo che era diventato Chaos.

«Tutto. Lui non può sparire, ma io sì» asserì con calma olimpica Eris, osservando tesa la stella vorticante che aveva dinanzi.

Chaos allora scosse mesto il capo e Dioniso, avvicinandosi alla sorella, replicò: «La vuoi piantare di dire che tu non sei importante?! Pensa a come potrebbe prenderla Alekos, se ti sentisse parlare così!? E poi, se proprio vogliamo spaccare il capello in quattro, mancheresti anche a me!»

«Ora non dire idiozie, Dioniso» sbuffò Eris.

Dioniso, allora, la afferrò a un braccio per volgerla con forza verso di sé e, tremendamente serio in viso, ringhiò: «Mi mancheresti! Mi mancherebbe qualsiasi mio fratello o sorella, razza di sciocca che non sei altro! Quella vacca di Era mi tolse l’unica famiglia che conoscevo, uccidendo tutti e, una volta adulto, mi portò alla follia per una colpa che non avevo commesso… essere figlio di Zeus era il mio unico scorno, e per questo mi punì! Pensi lo meritassi? Che avessi fatto qualcosa per essere maledetto?!»

Eris lo fissò turbata, non avendo mai visto Dioniso così alterato, o con le lacrime agli occhi per la frustrazione.

«Commisi omicidi e distrussi casate, durante i miei lunghi viaggi in oriente, posseduto dalla follia e dalla rabbia generate da Era, eppure alla fine riuscii a redimere me stesso. Nonna Rea mi aiutò in questo e, come promessa a me stesso e alla memoria di coloro a cui avevo strappato la vita, mi ripromisi di portare sempre gioia e allegria, e mai più dolore.»

«Dion…» mormorò lei, sbattendo confusa le palpebre.

La divinità si passò veloce una mano dinanzi agli occhi per strappare il velo di lacrime formatosi contro la sua volontà e, con tono più dolce, terminò di dire: «Nessuno di noi è perfetto, ma io vi amo per quello che siete e mi amo per quello che sono. Se ho peccato di codardia nel mio passato, voglio correggermi ora. Non ti lascerò mai e poi mai credere che tu meriti di sparire.»

Scoppiando poi in una breve, nervosa risata, aggiunse: «Pensa a cosa sei riuscita a farmi fare! Io, divinità superficiale per eccellenza, ho mollato tutto per aiutarti in questa folle impresa. Mi hai stimolato con la tua determinazione, e mi hai spinto a credere di poter dare una mano a qualcuno con qualcosa di diverso dalle droghe e dal vino. Ho potuto aiutare con le mie sole forze, e solo grazie a te.»

«Grazie ad Alekos» precisò Eris.

«Grazie a te» scosse il capo Dioniso, stringendole delicatamente il viso tra le mani. «Ho seguito te, ho ascoltato te, ho creduto in te, perciò non mollarmi adesso, dicendo che vuoi morire per lui. Non morirà nessuno, è chiaro?!»

Eris si lasciò andare a un sospiro e, cosa che non aveva mai fatto in tutta la sua esistenza, scivolò tra le braccia di Dioniso per abbracciarlo, cogliendolo del tutto di sorpresa.

«Oh, wow… questo sì che è un abbraccio» mormorò Dioniso, replicando con delicatezza alla stretta, finché non percepì nella dea il desiderio di scostarsi.

Lasciatala quindi andare, Dioniso la vide nuovamente determinata e, dentro di sé, sperò che le sue parole bastassero a non farla crollare.

Ciò che le aveva detto corrispondeva alla pura verità, ma non sapeva se sarebbero bastate le parole, con lei.

Nel vederla rivolgersi a Chaos con rinnovata fiducia, sperò di non vederla nuovamente saltare addosso al creatore di ogni cosa; dubitava che stavolta avrebbe soprasseduto.

Era praticamente certo che divinità del genere sopportassero i soprusi gratuiti un numero limitatissimo di volte, perciò era meglio evitare bis.

«Cosa devo fare?» domandò soltanto Eris.

«Ti ripeterò la domanda, ma stavolta non affrettare una risposta; quanto sei disposta a cedere, di te stessa, per lui?» replicò allora Chaos, mutando nuovamente forma per prendere le sembianze di Athena.

Eris sbatté le palpebre, confusa e Chaos, sorridendo un poco, aggiunse: «E’ curioso che tu abbia desiderato vedere proprio la madre di Alekos, in questo momento. Cosa desideri sapere, da lei?»

Dioniso fissò Chaos nelle sembianze di Athena, faticando non poco a riconoscere le piccole discrepanze tra l’originale e la copia. La voce, più di tutto, era differente dalla sorella che tanto amava e stimava.

Quella di Chaos era atona e priva di sostanza, quasi non volesse dare alcun indizio utile a Eris per comprendere quale decisione prendere. Se fosse stata la vera Athena, non avrebbe di certo parlato con tono così disinteressato!

Eris sbatté più e più volte le palpebre, asserendo: «Questo è un colpo basso…»

«Sei tu ad aver voluto vederla» sottolineò Chaos, cambiando nuovamente forma per prendere quelle di un uomo che Eris non aveva mai visto, ma che assomigliava molto a Felipe.

Che fosse Miguel o, quanto meno, l’immagine di Miguel?

«Desideri il beneplacito dei suoi genitori?» domandò Chaos con tono quasi ironico.

Eris si accigliò un poco, poggiò le mani sul volto di Chaos e ordinò: «Mostrami me stessa, se proprio devi farmi impazzire con questi voltafaccia!»

Chaos scoppiò a ridere per quel doppio senso e, nell’accontentarla, mutò e prese le sembianze di Eris ma, anche in quel caso, l’immagine non rimase tale a lungo.

Sotto gli occhi confusi di Dioniso e quelli irritati di Eris, Chaos continuò a riandare a un passato in cui la dea era disordinata, sciatta e irritabile. Subito dopo, in un continuum senza sosta, passò alla versione recente, assai più curata, ma sempre rigida e impostata.

«Molto divertente…» borbottò Eris, mentre Dioniso si copriva gli occhi per non impazzire. «…ma so bene com’ero e come sono diventata. Visto che però ora sei me, rispondi alla mia domanda; cosa devo fare?»

Chaos rise ancora e replicò: «Mi spiace, ma non funziona così. Dovrai decidere tu, ponderando bene ciò che ti è stato detto e ciò che tu sai di te stessa. Solo allora, potrai risponderti. Ma non puoi farlo qui, dove uno di noi due potrebbe influenzarti. Dovrai farlo ove ora si trova Alekos, in totale solitudine e potendo contare solo su te stessa.»

Eris lanciò un’occhiata a Dioniso, che assentì con vigore, dopodiché disse: «Andrò, allora. Ma come?»

«Sfiora la stella. La sua forza è tale che ne verrai risucchiata… ma presta attenzione; ora, Alekos sta combattendo contro se stesso, e non saprà riconoscere la realtà dalla finzione in cui si è confinato con le proprie mani. Sii perciò prudente, perché potrebbe scambiarti per una nemica.»

La dea, allora, gli rise in faccia, replicando: «Che c’è? Hai degli scrupoli di coscienza proprio ora? Mi sembra un tantino tardi!»

Ciò detto, allungò una mano per sfiorare la stella e, sotto gli occhi sgomenti di Dioniso, venne trascinata all’interno di quel fulgore primigenio.

Già pronto a seguirla, il dio venne bloccato da Chaos che, riprese le forme di un vegliardo, disse: «Non puoi più aiutarla. Le hai già dato tutte le armi di cui aveva bisogno per scoprire cosa fare.»

«Io? E che armi ho potuto mai darle?» si irrise Dioniso, fissandolo incredulo.

«Le hai detto ciò che aveva bisogno di sentirsi dire. Il resto dovrà farlo da sola, purtroppo e, in tutta onestà, non so come andrà a finire» sospirò Chaos, scuotendo ansioso il capo.

Nel vederlo esprimere finalmente dei sentimenti, Dioniso esalò: «Ma… allora ti interessa di loro!»

«Siete tutti mie creature e invariabilmente vi amo, ma so anche bene quanto molti di voi abbiano sofferto, prima di giungere dove siete giunti, e ciò mi fa penare poiché sono io che ho creato i fili della vostra esistenza» gli spiegò Chaos, scrutando la stella vorticante con aria turbata.

Dioniso, allora, si fece ombroso in volto e replicò caustico: «Era dunque necessario far uccidere tutta la mia famiglia? Far sì che Era mi facesse impazzire? Uccidere e depredare?»

«Come hai detto tu stesso, le tue sofferenze ti sono servite per dare un enorme peso alla vita, umana o immortale che fosse» replicò Chaos. «Per ogni azione, esiste una reazione. L’universo è sempre andato avanti così, fin dall’inizio.»

«Perché tu, dunque, sei solo, se per ognuno di noi deve esservi un contrario che ci bilanci?» domandò a quel punto Dioniso.

«Perché io sono la singolarità da cui tutto è nato. Alekos è invece la singolarità nata da un gesto ambivalente, e questo ha creato una spaccatura, un’incognita impazzita che ci ha portato a questo.»

Levando un sopracciglio con evidente confusione, Dioniso domandò: «Gesto… ambivalente?»

«E’ stato un gesto sia altruistico che egoistico, quello che ha permesso ad Alekos di vivere. Altruistico, perché tutto ciò che Érebos ha fatto, lo ha fatto per salvare una vita. Egoistico, perché lo ha fatto per salvare un solo infante, quello dell’amata, lasciando che gli altri infanti morti quel giorno non potessero ricevere lo stesso dono» gli spiegò Chaos.

«Oh, ma…» tentennò Dioniso, prima di borbottare: «… d’accordo, forse ho capito. Ma va anche detto che, se le figlie di  Érebos hanno accettato la proposta del padre, la cosa era fattibile.»

«Lo fu soltanto perché io non replicai» sottolineò Chaos, sorprendendolo. «Anch’io rimasi assai ammirato dal gesto di Érebos e così lo lasciai fare, conquistato mio malgrado da quella singolarità mai vista.»

Guardandosi poi intorno, il bianco uniforme di quel mondo a circondarli pienamente, aggiunse con un risolino: «Questa dimensione può essere assai noiosa, a volte!»

«Dovresti andare nel reparto flora… è molto bello» dichiarò Dioniso, prima di domandare: «Ma Atropo e le altre come fanno a venire qui? Spero, non come abbiamo fatto io ed Eris!»

Sorridendo affabile nel notare le macchie di colore sulla tunica di Dioniso, lui scosse il capo e replicò: «Si trasmutano. Una volta conosciuta la mia traccia energetica, la si può rintracciare anche se non la si percepisce in lontananza.»

«E questo mi porta alla domanda da un milione di dollari…» bofonchiò Dioniso, guardandosi dubbioso intorno. «…a quanto ammonterebbe questa lontananza, rispetto a dove siamo partiti?»

Chaos sorrise misterioso e, ammiccando, replicò: «Quanto è vecchio l’universo?»

Dioniso impallidì fino a diventare cereo in volto e, nel lasciarsi scivolare a terra, si prese tra le mani i riccioli castani e gracchiò: «Ma perché mi sono messo a fare domande? Tanto, in geografia…»

«… prendevi tre, me lo ricordo» ironizzò Chaos.

«Ci stavi… osservando?» gorgogliò a quel punto Dioniso, facendo tanto d’occhi. «Quindi, hai anche visto che…»

«… che Eris ha tentato di strangolarti, o che tu ci hai provato con lei? Sì, ho visto» ammise Chaos, ridendo sommessamente. «So che non avrei dovuto, vista la gravità della situazione, ma non succede davvero mai niente, qui, e le uniche volte in cui parlo con qualcuno, è quando passano a trovarmi le Moire, perciò…»

Dioniso sospirò, scosse il capo e ammise: «Eh, beh, sai com’è… la compagnia di tre vecchiette non è proprio il massimo, posso capire.»

Chaos preferì non replicare. Per quanto, nel suo mondo, vi fosse spazio solo per tre persone alla volta, non era detto che qualcuno potesse origliare alla porta. Con Cloto in special modo, tutto poteva essere.

Lasciando però perdere quel pensiero quando la sfera di luce di Alekos si contrasse su se stessa, Chaos borbottò un’imprecazione e sibilò: «Lo temevo…»

Balzando in piedi, preda di una paura improvvisa, Dioniso esclamò: «Che succede?!»

«Alekos la rifiuta. Rifiuta di vedere» sospirò Chaos, scuotendo il capo.

«E cioè?»

«Alekos ha conosciuto la verità su ciò che fece Érebos per tenerlo in vita, e questo lo ha sconvolto. Esiste un solo modo perché egli – ed Eris con lui – possa vivere nuovamente in equilibrio, ma è una cosa che debbono accettare entrambi e, da quel che mi pare di capire, Alekos sta opponendo fermamente resistenza» gli spiegò criptico Chaos.

Dioniso sbuffò contrariato e replicò: «Moros ha sicuramente preso da te, quanto a spiegazioni incomprensibili.»

Chaos accennò un sorriso, ma dentro di sé tremò. Se Alekos si fosse spinto troppo oltre, non avrebbe potuto contenere l’energia del suo potere. Proprio come una stella morente che si contrae sempre più, sarebbe deflagrato in un’esplosione di raggi gamma, portando con sé anche Eris.

Forse, il suo istinto lo aveva condotto lì, lontano da tutti, in un ultimo, disperato tentativo di proteggere ogni creatura – conosciuta o meno che fosse – dalla possibilità di un suo annientamento.

In quanto possessore di un potere in tutto simile a quello di una divinità Ctonia, doveva essersi allontanato volontariamente per non causare danni immani al genere umano, o alla Terra stessa. Il punto sarebbe stato scoprire se questo barlume di coscienza avrebbe prevalso su tutto, o meno.

Sperava soltanto che, tra il coinvolgimento di Eris e le sue parole, Alekos trovasse il modo di accettare le ombre che gli erano necessarie per sopravvivere, così da poter governare la luce dentro di lui.

Perché le une, senza l’altra, non potevano esistere.
 
***

Chaos l’aveva avvisata, ma niente avrebbe potuto prepararla a un simile spettacolo, a una simile dispersione di energia primigenia.

Forse, solo trovandosi in un buco nero super-massiccio, avrebbe potuto sperimentare lo stesso senso di schiacciamento, la stessa forza distruttiva, la medesima sensazione di annullamento di sé.

Eris non sapeva esattamente come fare per avvicinarsi al nucleo di quell’energia primordiale poiché, tutt’attorno a sé, non vedeva che luce, luce così forte e accecante da superare lo scudo delle sue palpebre abbassate.

Sballottata ogni dove, veniva spinta verso l’esterno da quell’onda dilagante ma, al tempo stesso, trattenuta in essa da un’eguale quanto altrettanto poderosa forza entropica.

Nel breve termine, avrebbe anche potuto rischiare di venire spezzata, se quelle due forze si fossero scontrate a lungo, scatenandosi contro di lei in egual misura.

Pur essendo una dea, anche la sua resistenza fisica aveva un limite, e il dolore si stava facendo davvero insopportabile.

Cercando di nuotare in qualche modo in quel miasma energetico, Eris urlò il nome di Alekos più e più volte, ma nulla sortì l’effetto voluto. Veniva attirata e respinta in modo costante e quasi matematico, quasi che il sistema fosse andato in crash, ripetendo se stesso all’infinito, in un loop privo di logica.

Chaos l’aveva sopravvalutata, dopotutto e, alla fine dei conti, anche lei si era sopravvalutata. Lei non sarebbe stata in grado di aiutare Alekos, e Athena avrebbe perso per sempre suo figlio, a causa sua.

Con questa nuova, terribile consapevolezza, smise di dimenarsi, lasciò che le forze che turbinavano la trasportassero ove volevano e, chiusi gli occhi, si preparò a morire con Alekos.
 
***

«Sta cedendo!» esclamò Chaos, sgranando gli occhi per l’ansia, quando la stella si rattrappì ulteriormente.

«Cosa? Come! In che senso?!» esclamò Dioniso, aggrappandosi al braccio della divinità con fare disperato.

«Eris… ha perso fiducia in se stessa perché non riesce a raggiungere Alekos» sospirò Chaos, scuotendo mesto il capo.

Dioniso, allora, fissò la stella incandescente e, pieno di rabbia, gridò: «Eris! Razza di cretina che non sei altro! Se non la pianti di piangerti addosso, giuro che ti palpeggerò il sedere fino alla fine dei tempi! Non mettermi alla prova, perché ti prometto che lo farò

Ciò detto, poggiò soddisfatto le mani sui fianchi mentre Chaos, leggermente allibito, lo fissava pieno di domande.

Lui allora rise impacciato e asserì: «Lo detesta. Inoltre, mi sono scordato che le smancerie, con lei, non funzionano molto, e che i discorsi diretti sono più nelle sue corde.»

Dubbioso, Chaos scrutò la stella e domandò: «Ma… cretina

«Vedrai che ho ragione» ghignò pieno di fiducia Dioniso.

Chaos si limitò a un assenso pieno di dubbi ma, quando la stella tornò a espandersi, non poté che sorridere compiaciuto. In fondo, scegliere Dioniso come accompagnatore di Eris, si era rivelata la scelta più giusta.

Ora, però, restava l’incognita più grande di tutte. Eris sarebbe riuscita a convincere Alekos che luce e tenebra dovevano convivere nel suo animo, perché lui potesse vivere?

E lei avrebbe accettato di sacrificarsi per lui, e per i medesimi motivi?







N.d.A: La situazione sta velocemente precipitando, e non è detto che Eris riesca a capire come fare per agire per il meglio. Quanto ad Alekos, contro chi starà combattendo? E accetterà l'intervento di Eris per riuscire a ripristinare l'equilibrio dentro di sè?
Con la prossima storia cominceremo a farci un'idea di quanto, la situazione, sia difficile e coinvolga non solo Eris e Alekos, ma molte altre persone...
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Epico / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark