Videogiochi > The Arcana. A Mystic Romance
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Autore: LuLuXion    19/03/2020    1 recensioni
Hanan è una giovane maga senza memoria, che negli ultimi 3 anni ha vissuto una vita tranquilla, protetta dal suo maestro Asra. Le cose però cambiano, quando si ritrova a prendere parte ad una curiosa indagine: dovrà scovare il dottor Devorak, accusato dell'assassinio del conte Lucio, per conto della contessa Nadia. E così Hanan si ritrova a scoprire segreti ben più intricati di quanto si aspettasse, tanto da arrivare a far luce sul suo passato perduto. Il tutto condito dalla giusta dose di magia!
[NOTE: ho ripercorso la route di Asra, con qualche piccola aggiunta da parte mia! Avviso quindi che ci saranno SPOILER per chi non ha completato ancora il gioco!
DISCLAIMER: tutti i personaggi e le ambientazioni appartengono alla Nix Hydra. Questa fanfiction è stata realizzata senza alcuno scopo di lucro.]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Sono costretta a strizzare gli occhi per quanto la luce del sole è forte, mentre percorriamo veloci i campi di grano che circondano Vesuvia. Sbircio in direzione della città e già è ben visibile il palazzo, che si staglia in tutta la sua magnificenza, percepibile anche da così lontano.
Devo ammettere che non mi sarebbe dispiaciuto dormire qualche ora in più. Mi porto una mano davanti la bocca e sbadiglio, mi stropiccio anche un po’ gli occhi e mi appoggio meglio contro il petto di Asra che mi stringe a sé. Siamo entrambi assonnati, ricoperti di pelo a forza di stare sulla groppa della bestia e decisamente accaldati per via del sole caldo estivo. Asra tira fuori una borraccia d’acqua dalla sua sacca. Ne beve alcuni lunghi sorsi e sento un rivolo fresco scendere tra la mia schiena ed il suo petto. Mi sporgo verso di lui e gli faccio segno di passarmi l’acqua. Finisco tutto ciò che resta nella borraccia rendendomi conto solo ora di quanto avessi la gola secca. Nel frattempo, sbircio il mago che sta scrutando verso il palazzo con gli occhi ridotti a due fessure.
“Guarda lì…”
Dice con tono cupo e mi volto anche io a guardare verso il palazzo. Sento un’improvvisa morsa allo stomaco rendendomi conto che è avvolto dalle stesse nubi rosse e cupe che avevo visto la stessa sera dello spettro, dalla foresta. Nonostante sia pieno giorno ed il sole brilli alto in cielo, il palazzo sembra avvolto dalle tenebre. L’aria è pesante, carica di energia come se stesse per scoppiare una tempesta… Asra si fa di nuovo teso, tanto che percepisco il suo corpo tremare appena. Poso una mano sulle sue, unite attorno alla mia vita.
“Sai, Hanan, non dobbiamo per forza andare SUBITO al palazzo. Possiamo… Beh, passare da casa e riposare un attimo…”
E nel dirlo si china appena, percepisco il suo respiro caldo sul collo, tra i capelli. Sospiro, perché ogni suo gesto affettuoso è un’ondata di piacere. Mi volto di poco, per incontrare il suo sguardo apprensivo.
“Asra, ho già dormito un po’ durante il viaggio…”
Lui mi bacia la guancia e scuote il capo.
“Non mi basta. Hai bisogno di dormire come si deve e comodamente a letto…”
Lo vedo occhieggiare di nuovo il palazzo e soprattutto le nuvole scure che lo circondano e che sembrano coprire quasi tutta Vesuvia. Qui però non sono ancora arrivate e la luce calda del sole continua a scaldarci. Asra torna a guardarmi ed io gli sorrido, sperando di scacciare un po’ di quella preoccupazione dai suoi occhi.
“Una volta che ti sarai riposata, ci presenteremo da Nadia. Non dobbiamo sottovalutarla, sta pianificando tutta questa storia da chissà quanto ormai.”
In effetti, non ha tutti i torti. Certo, forse andare direttamente da Nadia e scusarci per l’assenza sarebbe la cosa migliore da fare… ma io sono davvero, DAVVERO esausta. Ho bisogno di rinfrescarmi, mettermi delle vesti pulite e soprattutto dormire. E lo stesso si può dire di Asra. Difficilmente l’ho visto con gli occhi così stanchi. Dobbiamo tornare presentabili e soprattutto lucidi, prima di andare dalla contessa.
“Hai ragione, andiamo a casa.”
Sento lo sbuffo sollevato di Asra sulla mia spalla, seguito da un bacio delicato.
“Oh, menomale! Giuro che potrei stare a rotolarmi nel letto per una settimana, con te! Sarebbe irresistibile…”
Mi sussurra con una leggera risata che mi scalda il cuore. Mi mordo le labbra e mi premo ancora di più contro di lui.
“Oh sì, lo sarebbe eccome…”
Se dipendesse solo da me, tornerei al nostro negozio e lì rimarrei, senza più nobili, spettri, intrighi a cui dover pensare. Solo io ed Asra, a continuare la nostra vita insieme. Poso lo sguardo sulla città e sul palazzo, sempre più vicini.
“E poi, non ho tutta questa fretta di incontrare quella specie di capra evanescente, ora…”
Asra soffia, un misto tra una risata ed uno sbuffo irritato, e solleva anche lui lo sguardo verso il palazzo, serio. Vederlo così arrabbiato, carico di odio verso qualcosa mi mette davvero in agitazione. Deglutisco e gli poso una mano sul viso. Lo sento serrare la mandibola e irrigidirsi appena, freme, ma percepisco che si sta sforzando di calmarsi.
“Fidati, non ho tutta questa fretta di farti incontrare quella specie di capra nemmeno io…”
La bestia rallenta il suo passo, fino a fermarsi del tutto. Mi stropiccio un po’ gli occhi, riprendendomi dal vento che finora ci aveva sferzati durante la corsa. Scendiamo ed Asra dà un’altra manciata di mandorle all’animale. Entrambi lo accarezziamo ed Asra poggia la fronte su quella della creatura.
“Grazie di tutto, amico… riposati ora.”
La bestia soffia dalle narici, prendendo a muoversi placida verso i campi aperti, lasciando me ed Asra da soli di fronte alla foresta. L’aria qui è umida ed il sole non brilla più come prima. Pioverà da un momento all’altro. 
 
Iniziamo a camminare piuttosto velocemente per raggiungere la città il prima possibile. Asra mi tiene per mano e come sempre guida i miei passi, dato che, sbadata come sono, finirei per inciampare in continuazione su radici o sassi… All’improvviso, mentre sto guardando a terra per evitare di cadere, finisco letteralmente addosso ad Asra che si è fermato senza preavviso e ha sgranato gli occhi. Sussulto e apro bocca, per chiedergli il perché di quella pausa improvvisa ma prima che io possa anche solo emettere un singolo fiato, Faust ci si lancia letteralmente contro attraverso l’erba alta. Io rimango letteralmente sorpresa dal suo arrivo inaspettato, ma sembra che anche Asra si sia stupito! Lei sembra essere al settimo cielo, si attorciglia tutta, freneticamente e si sbriga ad arrampicarsi attorno al mago nella sua solita maniera, forse un po’ più impetuosa del solito. Asra sta ridendo, sollevato, divertito e visibilmente felice di essere riunito al suo famiglio. Mi si scalda totalmente il cuore.
”Trovato!”
“Hahaha! Faust ferma! Mi fai il solletico!”
Stavolta però il serpentello non si ferma sotto ai suoi abiti come al solito, gli si va ad appollaiare in cima alla testa, arrotolata in diverse spire. Vederli così mi fa ridere, sinceramente divertita ed intenerita da quanto Faust sentisse la mancanza di Asra… mi sento quasi in colpa a non averla portata con noi.
Lei si volta verso di me, con un sibilo della linguetta biforcuta e muove la testolina. Sento sprigionarsi dal suo piccolo corpo un’aura di serenità, rivolta verso di me. È il suo silenzioso modo di dirmi che le sono mancata anche io ed io ricambio con gioia.
Asra sbircia verso Faust sulla propria testa. Non la può certo vedere da quella posizione ma solleva comunque gli occhi e mi ruba un’altra risata divertita l’espressione buffa che si forma sul suo viso in quel momento.
“Bene, ora che ci siamo tutti, possiamo tornare al negozio. Tempo che arriviamo sarà notte e non vedo l’ora di andare a letto e… E dormire, sì! Dormire.”
Arrossisce appena ed io mi godo quella sua espressione, piazzandomi col mento sollevato e le braccia conserte.
D’improvviso il rombo di un tuono ci fa letteralmente saltare tutti e tre sul posto. È stato così forte da far vibrare le foglie sugli alberi e l’aria si carica di elettricità e odore di pioggia. La tempesta sta arrivando e d’improvviso percepisco il terreno sotto di me scuotersi appena, una vibrazione che viene dal profondo ed è generata da qualcosa. Sembra come se gli animali stiano tutti fuggendo in contemporanea per mettersi a riparo. Io ed Asra ci scambiamo un’occhiata sorpresa, cosa che mi fa capire che anche lui ha percepito quel movimento. Poi il suo sguardo si fa di nuovo sorridente, eccitato e volpino. I suoi capelli sono un po’ più voluminosi del solito per via dell’umidità crescente e così anche i miei. Faust si rintana sotto lo scialle del mago. Sento la mano di Asra afferrare la mia ed il mio cuore accelera. Ormai dovrei essere abituata al suo tocco ma ogni volta è come la prima, ogni volta mi scalda il petto. Mi tira un po’ a sé e prendiamo a muoverci, di nuovo come due bambini spensierati.
“C’è un posto dove possiamo rifugiarci, qui nel bosco! Ci vive un mio amico e non è lontano. Possiamo aspettare lì…”
La tempesta non si fa attendere, dopo un rombo di tuono le nuvole cariche cominciano a riversare su di noi una pioggia torrenziale che ci bagna da capo a piedi in pochi minuti. Fresca, rinvigorente e carica d’energia.
La mano di Asra stringe di più la mia ed insieme continuiamo la nostra fuga attraverso il bosco, in cerca di riparo. Lui sta di poco davanti a me ed io finisco per incantarmi ad osservare la sua schiena che traspare sotto la camicia bagnata… Mi sorprende quanto riesca a lasciarmi senza fiato, come se fosse la prima volta che vedo il suo corpo. Quasi benedico questa pioggia, per averci regalato questo momento insieme, visto che entrambi ce lo stiamo godendo senza nasconderlo. Vedo Asra voltarsi spesso a sbirciarmi con un sorriso divertito ed una luce negli occhi che risplende nonostante tutto intorno a noi sia cupo al momento. Siamo entrambi inebriati dall’aria frizzante ed ogni volta che passiamo da un albero all’altro ci rubiamo un bacio o una carezza più audace del dovuto. Continuiamo così, come due amanti durante una scappatella, fino a raggiungere una strana capanna nel bel mezzo del bosco. È un luogo totalmente isolato dal resto della città e a vederla non sembra molto accogliente. È costruita in pietre ed è completamente avvolta dalle radici di un grosso albero che le fa da tetto. Asra si ferma davanti all’uscio e mi guarda per un momento, mentre mi accuccio contro il suo fianco perché, nonostante il momento sia piacevole, la pioggia è davvero fredda. Lui mi stringe a sé, sento anche Faust sistemarsi meglio sotto la sciarpa, ed intanto Asra inizia a tracciare dei glifi sull’uscio della capanna. Dove passano le sue dita, segue una scia luminosa che imprime la porta come fosse una pittura luminescente. Un incantesimo di protezione, lo riconosco perché è simile a quello che usiamo per il negozio.
“Il tuo amico pratica la magia?”
Domando, sinceramente incuriosita dalla presenza di un mago di cui non ero a conoscenza in città… Asra annuisce.
“Già! E se la cava piuttosto bene con questo genere di protezioni e barriere e… Oh, ce ne stanno anche di nuove! Mmm…”
Asra si fa pensieroso ed intanto veniamo totalmente avvolti da una brezza magica piuttosto calda, che mi porta a rabbrividire visto che al momento il mio corpo è decisamente freddo e bagnato. Asra serra la presa attorno alle mie spalle, protettivo come sempre, ed intanto la porta si apre.
 
Ci intrufoliamo all’interno finendo in una stanza totalmente buia. Un forte odore di terra e umido mi colpisce e qui dentro fa anche più freddo che all’esterno. Il mio corpo trema senza che io possa controllarlo in nessun modo. Percepisco il respiro profondo di Asra, dato che non posso vederlo per via del buio improvviso, e poco dopo un piccolo globo di luce si manifesta davanti a noi. Riesco a scorgere le forme di una piccola stanza dall’arredamento essenziale e grezzo. Il tetto, come immaginavo dopo aver visto l’esterno, è composto da un intreccio complesso di radici, aiutate da qualche trave perché reggano la struttura della casa.
Il freddo sta diventando insopportabile ora. Sento le dita delle mani e dei piedi informicolate e sto battendo i denti. Mi premo di più contro Asra, perché il suo corpo è sempre piuttosto caldo, ed io ho davvero bisogno di calore adesso.
“Mmh… A-Asra…”
Vedo i suoi occhi spalancarsi e guardarmi con una certa preoccupazione.
“Ma tu stai gelando! Aspetta, accendo il fuoco…”
Tenendomi stretta a sé mi porta davanti al focolare. Mi rannicchio letteralmente a terra, su di un tappeto di pelliccia, portandomi le ginocchia in petto e chiudendomi a palletta. Cerco di concentrare così tutto il mio -ben poco- calore, con scarsi risultati. Osservo il camino in pietra grezza, in cui è presente un unico ceppo polveroso. Asra lo prende e lo sistema al centro del camino in modo da poterlo utilizzare, ma prima che possa accenderlo, lo fermo tirando un po’ la sua manica per richiamare la sua attenzione.
“F-faccio i-io…”
Gli dico balbettando per via del tremore, ma a quanto pare sono diventata persino più brava di lui col fuoco e le mie labbra si piegano in un sorrisetto fiero che lui ricambia come se mi stesse riflettendo. Lo vedo alzare le mani in segno di resa e sedersi accanto a me.
Per una volta nella vita mi permetto di tirarmela ed accendo il ceppo in un colpo solo, con uno schiocco di dita. Se Asra è maestro con l’acqua, io lo sono decisamente di più col fuoco. Il ceppo divampa in un istante ed un’ondata di calore ci avvolge, facendomi sospirare di sollievo. Il tremore ancora non è passato e sia io che Asra ci accucciamo il più vicino possibile alla fiamma. Lui mi stringe a sé e pian piano mi sento meglio. Le sue mani mi sfiorano, le strofina contro le mie spalle e la mia schiena e mi avvolge col suo corpo caldo. Pian piano smetto di battere i denti ed i miei arti si rilassano. Dopo qualche istante, lo sento parlare. Io intanto osservo il mio fuoco con occhi stanchi.
“Sei curiosa di sapere chi è questo mio amico di cui non hai mai sentito parlare?”
Oh, è vero… Sono stata talmente concentrata sul trovare riparo e scaldarmi che non mi sono più domandata nulla riguardo a questo amico. In tre anni non me ne ha mai parlato e di ciò che è stato prima, beh… boh! Lo guardo con aria curiosa ed annuisco.
“Beh, ecco è… complicato. Sappi solo che è sotto un incantesimo, un po’ come te... Solo che tu non riesci a ricordare, lui invece è quello che viene dimenticato. Quando la gente lo incontra, si dimentica di lui all’istante, come se non fosse mai esistito...”
Ascolto con un certo interesse ed a quel punto mi pongo una domanda.
“Aspetta, quindi potrei aver già visto questo tuo amico?”
Lui annuisce di nuovo, stringendomi un po’ più a sé.
“Lo hai visto sicuramente. Tra poco farai la sua conoscenza… di nuovo. E ci tengo tantissimo in realtà, perché è stato il mio primo amico in assoluto.”
Deglutisco e sento il cuore sussultare appena, per via di questa rivelazione. Come dovrei comportarmi conoscendo qualcuno che ho sicuramente già visto ma di cui non ricordo assolutamente nulla? Qualcuno di così importante per Asra, soprattutto! Stavolta è diverso rispetto alla mia semplice amnesia. Questa persona viene dimenticata ogni volta a detta di Asra, il che significa che se dovesse per qualche motivo uscire e rientrare, mi sembrerà che sia entrato per la prima volta? Ammetto di essere nervosa, ma vedo gli occhi di Asra brillare intensamente, emozionato, e questo mi fa sorridere felice.
“Se è così importante per te, sarò ben lieta di fare la sua conoscenza.”
Le labbra di Asra si schiudono in un sorrisone a trentadue denti contagiosissimo.
“Non sai quanto mi rendi felice! E spero che voi due diventiate amici il prima possibile! Ti avverto però, è MOLTO timido. Penso che dovremo addirittura farlo abituare all’idea che tu sia in questa stanza.”
Ah. Forse sarà più difficile del previsto fare amicizia con questa persona, allora… Ma mi voglio fidare di Asra. Non mi metterebbe mai in una situazione scomoda se non fosse in qualche modo necessario, e sembra tenere davvero tanto al fatto che io faccia amicizia con questo mago.
Probabilmente Asra ha percepito il mio momento di tensione e si piega un po’ verso di me ad avvolgermi ancora di più col suo abbraccio. Il suo fisico non è eccezionalmente grande o sviluppato, è magro e minuto, ma io sono talmente piccola che riesce a coprirmi completamente. Sento i suoi ricci umidi solleticarmi la pelle e una leggera risata lascia le mie labbra, seguita dalla sua.
“Sei riuscita a far aprire me completamente, Hanan. Se c’è qualcuno che può far aprire almeno un minimo lui, quella sei tu… Ah, a proposito, si chiama Muriel.”
“Muriel…”
Ripeto a me stessa, come a volerlo memorizzare e vedo Asra osservarmi curioso. Si muove dalla sua posizione, sedendosi ora di fronte a me, con le dita comunque intrecciate alle mie. Si porta le mie mani alle labbra e mi bacia le dita, per poi scaldarmele col calore del suo respiro dato che le ho completamente gelate. Mi scruta ancora ed io sono pensierosa, perché in qualche maniera il nome che mi ha appena rivelato continua a rimbombare nella mia mente come se non fosse nuovo.
“Ti ricorda qualcosa?”
Domanda, facendosi attento. Sembra quasi pronto a scattare ma è sempre così, quando si tratta di farmi ricordare qualcosa. Dopotutto, con le emicranie lancinanti che mi colgono in quei momenti, posso capire la sua apprensione. Ci penso ancora un po’ ed Asra si fa sempre più sull’attenti, ma poi annuisco.
“In effetti, sì…”
Sembra inizialmente confuso dalla mia risposta, ma poi sorride, quasi lieto di sentire quell’affermazione.
“Il suo incantesimo non ha poi così tanto effetto su di te, allora…”
Gli sorrido, ma ora che non sono più stretta a lui sento di nuovo improvvisamente freddo. Non tanto come al nostro ingresso qui, ma ho di nuovo i brividi ricomincio a battere i denti senza rendermene conto. Asra si muove rapido, aumentando la mia fiamma che ora avvolge completamente il ceppo con un rapido gesto della mano e torna immediatamente al mio fianco, avvolgendomi tra le sue braccia calde. Vedo Faust scivolare via dalla camicia del mago lungo il suo braccio e quindi giù dalla mia schiena, facendomi tremare un po’ di più per un momento. La piccola serpe si accuccia accanto al fuoco ed io riesco a trovare una posizione più adatta tra le braccia di Asra, senza più paura di dar fastidio al famiglio.
“Attenta eh, non avvicinarti troppo…”
Le dice, con la stessa apprensione e gentilezza che rivolge a me.
”Caldo.”
Risponde lei con una vocina soddisfatta che ci fa sorridere entrambi.
Sospiro ancora di sollievo. Sento la mano di Asra posarsi sulla mia fronte ed indugiarvi per un momento. Mi scosta i capelli ed ora sono le sue labbra a sentire la mia pelle. Da semplice contatto diventa ben presto un bacio delicato. Si scosta da quel tocco e cerca il mio sguardo.
“Te la senti di aspettarmi un attimo qui da sola? Quel ceppo non durerà ancora a lungo. Muriel tiene la legna poco distante da qui e posso andarla a prendere io tranquillamente, tanto non sento il freddo.”
Mi guarda in attesa e, sebbene non sia così felice di non sentire più il suo tocco caldo sulla pelle, annuisco. La smorfia che mi storce le labbra viene dissipata completamente dal bacio dolce che mi regala, prima di staccarsi da me e lasciarmi al freddo impietoso. Rabbrividisco di nuovo e mi chiudo a riccio, spostandomi leggermente più vicina a Faust e al focolare.
“Torno subito, voi due cercate di stare al caldo…”
Prima ancora che possa uscire però, lo vedo indugiare sulla mia figura. Sembra quasi essere ipnotizzato da me e mi rendo conto che in effetti la mia veste fradicia non lascia molto all’immaginazione. Arrossisco appena ma decido di giocare un po’ con lui, assumendo una posa che potrebbe quasi risultare sensuale… quasi. Insomma, le mie doti di seduttrice sono quelle che sono. Ma su Asra sembrano avere effetto e questo è l’importante. Vedo lo sguardo malizioso accendersi sul suo viso e si morde le labbra col suo sorrisetto volpino.
“Non mi tentare…”
Ah no? Vediamo chi vince allora. Metto su il più sbarazzino dei sorrisi e muovo le dita per richiamarlo a me.
“Dai, rimani ancora un po’ qui accanto a me… Solo un pochino…”
Non so se lui stia al gioco perché sono davvero efficace o solo perché il suo affetto è talmente radicato da non volermi far passare per scema, ma il suo sorriso sembra sincero e soddisfatto.
“E come potrei mai rifiutare un’offerta del genere?”
 
Lo vedo arrivare di nuovo al mio fianco in un attimo, rapido come una gazzella e questo mi ha fatto ridere, sinceramente divertita dal suo passo svelto, ed il mio cuore batte di nuovo all’impazzata. Ci togliamo le scarpe lasciandole accanto al fuoco e lui si toglie anche lo scialle ed il mantello. Mi stendo di schiena sul tappeto di pelliccia su cui sono seduta e lui sta su un fianco, sovrastandomi col proprio busto. Si china su di me e le sue braccia mi avvolgono. Inarco la schiena per permettergli di stringermi meglio ed io faccio lo stesso, unendo le mie braccia dietro le sue spalle. Stiamo fronte contro fronte, tutto quello che posso vedere ora è il suo sguardo illuminato dalla luce aranciata del fuoco.
Nonostante siamo accoccolati, il mio corpo è ancora totalmente gelato ed i brividi continuano a pervadermi, soprattutto ora che sono di nuovo a contrasto col suo corpo caldo, e non mi permettono di godermi a pieno quel momento. Anzi, non fanno altro che aumentare l’apprensione di Asra che cerca in ogni modo di scaldarmi. Lo sento sospirare, preoccupato.
“Sei ghiacciata…”
Gli sorrido e scuoto un po’ il capo, a volerlo rassicurare.
“Non preoccuparti, non è così fastidioso…”
Ma io per Asra sono un libro aperto e quella piccola menzogna non regge, soprattutto visto quanto sto tremando in questo momento. Mi guarda, inarcando un sopracciglio con quello sguardo che chiaramente mi vuole dire ‘ma chi vuoi prendere in giro?’
“Hanan, hai le dita completamente congelate…”
Gli sorrido e sul mio sguardo si dipinge una smorfia da bimba capricciosa e divertita. Mi avvinghio a lui e sollevo l’orlo dei suoi pantaloni, carezzandogli le caviglie con i miei piedi ghiacciati. Lo sento rabbrividire sotto di me ma in qualche maniera gli piace quel contatto. Insisto allora e stavolta mi attacco completamente a lui, avvolgendolo anche con le gambe intrecciate all’altezza della sua vita. Col piede lo sfioro sul fianco e lui si avvinghia a me, cercando immediatamente le mie labbra e dandomi un bacio profondo che mi toglie il fiato. Le sue labbra morbide percorrono la mia bocca, le mie guance ed il mio collo e mi viene la pelle d’oca per il calore del suo respiro. Poi si scosta appena ed io rilascio un gemito capriccioso. Ne voglio di più. Lui mi osserva, malizioso quanto basta, ed io ricambio.
“Questi vestiti fradici sono davvero fastidiosi… Perché non li togliamo e ci prendiamo una di quelle pellicce?”
Inarco un sopracciglio. Già stiamo approfittando più del dovuto dell’ospitalità involontaria di questo suo amico… Addirittura prendergli le pellicce?
“Sicuro? Non dovremmo…”
“Beh, la metà sono mie quindi non vedo perché no! Tanto stiamo qui sul tappeto, di certo non voglio approfittare del suo letto…”
Mi convinco a lasciarlo fare e lo vedo allungarsi ad afferrare una coperta di pelliccia, malamente piegata sul letto. Nel farlo sento il suo corpo strusciare contro il mio e sospiro. Lui deve essersene accorto, perché mi sbircia compiaciuto. Fortunatamente questa stanza è così piccola che non gli serve spostarsi troppo per poter raggiungere quello che sta cercando e dunque torna su di me. Inizia a slacciare il laccio che lega la mia veste ed io faccio lo stesso coi bottoni della sua camicia. Ben presto ci ritroviamo con i vestiti gettati tutti accanto al fuoco ad asciugare ed avvolti da una pesante coperta di pelliccia. Asra è chino su di me, col suo corpo perfettamente aderito al mio, ma per ora ci stiamo solo scambiando qualche coccola un po’ più audace. Questo perché io sto ancora tremando più di quanto dovrei, anche se l’essermi tolta i vestiti zuppi di pioggia e l’avere una pesante coperta addosso ha leggermente migliorato la situazione. Asra mi osserva, preoccupato e di nuovo mi passa una mano tra i capelli fermandosi sulla mia fronte. Lo guardo mortificata, perché il freddo che sento non mi concede di godermi quelle coccole con lui come vorrei, ma il suo sorriso gentile mi tranquillizza. Mi dona qualche altro bacio e mi preme contro il proprio petto, cercando di infondermi calore in tutti i modi.
“Scusami…”
Gli sussurro e lui soffia una risatina che sento contro il collo.
“Non devi… Prima di tutto voglio che tu stia bene, ok?”
Annuisco e nascondo il viso nell’incavo tra la sua spalla ed il collo. Mi coccola per un po’ ed inizia a parlarmi,
“Sai, quando ero piccolo abbiamo passato tantissime notti gelide a fissare il fuoco avvolti da questa coperta.”
Sollevo lo sguardo, incuriosita dal suo racconto.
“Tu e Muriel?”
Annuisce, ed intanto si tira su, trascinandomi con sé fintanto che sono stretta tra le sue braccia. Si siede e mi tiene sulle sue gambe contro il suo petto. Mi copre completamente con le sue braccia ed entrambi stiamo avvolti nella pelliccia.
“Già, Ma era tanto tempo fa, quando noi invece ci conoscevamo appena…”
Inarco un sopracciglio e lo sbircio di nuovo, con la curiosità che cresce sempre di più.
“… Tu ed io?”
“Sì… Quando ho iniziato a vivere qui, mi sono sempre chiesto se ti avrei rivista. E…”
Diventa rossissimo tanto da avere le guance bollenti e mi mette allegria vederlo così. Gli carezzo il viso, lasciandolo finire di parlare.
“E… beh, ecco… avrei fatto di tutto per essere qui con te, un po’ come siamo ora in effetti.”
Sento il suo cuore battere forte tanto quanto il mio e mi spingo un po’ di più contro di lui, a volergli far sentire tutta la mia vicinanza. Nel farlo la pelliccia scivola via dalla mia spalla lasciandola nuda, ma Asra mi ricopre subito, con gesti calmi e pieni di premura, per continuare a tenermi al caldo. Inclino la testa all’indietro, cercando il suo sguardo. Mi sento così bene tra le sue braccia e più mi stringe a sé più sento il suo corpo farsi caldo. Non appena i miei occhi incrociano i suoi, si china a baciarmi. Un bacio morbido, che mi dona un senso di totale calma e benessere. Mi sento meglio, leggera ed al sicuro e potrei rimanere così, tra le sue braccia all’infinito. Asra si discosta soltanto quando entrambi abbiamo bisogno di respirare e sento il suo sguardo divorarmi completamente, con gli occhi che brillano di una luce meravigliosa. Ed io lo guardo allo stesso modo, mai stanca di scrutare i suoi lineamenti. Le sue mani percorrono il mio corpo come se ne stesse disegnando la linea e ci scambiamo un sorrisetto malizioso.
“Ti piace quello che stai vedendo?”
Gli domando, diretta. Mi sorprendo perfino io della schiettezza di questa mia domanda. Una risata lascia le sue labbra e lo vedo sollevare un sopracciglio.
“C’è forse bisogno di chiederlo?”
Il suo tocco si fa più intenso, percorre la mia schiena e scende lungo i miei fianchi e le mie cosce fino alle ginocchia e mi bacia di nuovo. Sento le sue labbra dischiudersi con un sorriso divertito.
“Io amo quello che sto vedendo”
Mi sussurra direttamente sulle labbra e mi strappa un sorriso. Sento le mie guance diventare caldissime, in contrasto col freddo che sentivo poco prima. Il mio cuore ha perso un battito, per quello che mi ha appena detto e lui se n’è accorto. Siamo entrambi rossi come due pomodori al momento e lo vedo distaccarsi e farsi quasi timido e impacciato. Lo guardo divertita e meravigliata da quanto può essere bello anche in questo stato.
“Uhm… Ah! Ecco, quello che voglio dire è…”
Si morde le labbra e distoglie per un momento lo sguardo, spostandolo verso il fuoco. Nella mia mente al momento, risuona solo la parola ‘amo’ che ha pronunciato con tanta enfasi e sento il cuore a mille. Poi lui sussulta improvvisamente.
“Oh, il fuoco sta per finire!”
Mi volto anche io e, con dispiacere, mi rendo conto che è vero e stiamo per rimanere senza fuoco. Questo significa che è giunto il momento per Asra di andare a prendere la legna. Mi scosto, per farlo alzare. Me lo mangio letteralmente con gli occhi intanto che si riveste e poi si china un momento ad assicurarsi che io sia bene avvolta nella pelliccia. Si premura di darmi anche un altro bacio sulla fronte, per controllare la mia temperatura, mascherando quel gesto con un bacio. Lo lascio fare e mi accorgo con la coda dell’occhio di Faust che ci sbircia e, se non fosse che ha il muso da serpente e quindi è difficile decifrare le sue espressioni, giurerei che sta sorridendo!
“Vado a prendere altra legna, mi sbrigo, giuro!”
Prima di alzarsi, mi avvolge anche con una delle sue sciarpe e vengo pervasa di nuovo dal suo profumo, che definirei quasi speziato, così dolce da farmi girare la testa. Mi bacia ancora, sulla punta del naso stavolta e sorride. Si volta anche verso Faust che nel frattempo si è accucciata accanto a me con la testa posata sulle mie gambe.
“Arrivo subito, voi due continuate ad essere adorabili nel frattempo eh? E… beh, non aprite a nessuno.”
Lo osservo, incuriosita e forse un po’ preoccupata dal modo in cui ha detto quelle ultime parole.
“Nemmeno a te?”
Scuote il capo e mi osserva intensamente. Apprensivo, come suo solito, anche di più.
“Oh, specialmente nemmeno a me, perché io non ne avrò bisogno… quindi in quel caso, sarebbe qualcuno che vi sta ingannando. Ora corro…”
Asra si alza e scatta verso la porta, lasciandoci sole in un attimo. Io e Faust ci guardiamo negli occhi, e credo che anche lei sia rimasta scossa da quest’ultima rivelazione del mago. Sento un brivido lungo la schiena e stavolta non è dato dal freddo…
 
Faust si sposta totalmente sulle mie gambe, acciambellandosi in mezzo ad esse ed io la avvolgo un po’ con la pelliccia. Poso gli occhi sulle fiamme ormai quasi del tutto estinte e mi rendo conto che presto la stanza sarà di nuovo fredda e buia. Unisco le mie mani a formare una specie di coppa ed evoco una piccolissima fonte di luce che levita sopra di esse, quanto basta per illuminare debolmente me e Faust e farci rendere conto dell’ambiente circostante.
“Faust, reggiti a me, che mi alzo.”
Avviso il famiglio, che mi osserva e sibila con la linguetta biforcuta.
”Curiosiamo!”
Ha capito esattamente dove voglio andare a parare e si arrotola delicatamente attorno al mio braccio, avvolgendosi fino a posarsi con la testolina sulla mia spalla. Mi alzo e mi avvolgo nella sciarpa di Asra, che è così avvolgente da farmi praticamente da abito corto e copre il necessario. Mi porto comunque appresso la pelliccia perché se no congelerei di nuovo, ed inizio ad esplorare la piccola stanza. Non che debba fare chissà quale grosso sforzo, mi guardo soltanto intorno facendomi luce con la mia magia. A vederla, ora che sto prestando attenzione, non si direbbe nemmeno abitata. Ci sono ragnatele e polvere ovunque ed un forte odore di terra bagnata… che trovo stranamente familiare. L’ho già sentito da qualche parte e mi ricorda qualcuno.
D’improvviso sentiamo un forte ululato risuonare nella foresta e sia io che Faust ne veniamo scosse. Sento la codina del serpente avvinghiarsi contro il mio polso e farsi tremante ed io mi volto di scatto verso la porta, in direzione del suono. Un lupo?
Il mio primo pensiero va ad Asra, fuori a raccogliere la legna, ma mi calmo subito. Gli animali lo amano e perfino quelli più feroci sono restii a fargli del male. Non devo temere per lui. Mi tranquillizzo e continuo a guardarmi intorno.
Pian piano mi rendo conto che sto di nuovo tremando e che la stanza è ancora più buia, tanto che la mia piccola luce fa difficoltà ad illuminare tutto. Il fuoco si è spento del tutto. Mentre mi sposto all’interno della stanza mi accorgo che la mia magia si fa più intensa quando raggiungo un certo punto e la luce cresce nelle mie mani. Mi sento quasi attratta da quell’angolino e scopro una nicchia scavata nella pietra, con al centro una figura di legno intagliato raffigurante un orso. Riconosco quel tipo di figura ed anche il tipo di magia che la pervade. Mi è familiare ma non è quella di Asra… La sensazione che mi da è quasi dolorosa, pungente. Stendo le mani, vorrei afferrarla, ma vengo interrotta dalla porta che si apre con violenza e sbatte contro il muro. Mi volto di scatto, sussulto e vengo inondata dal freddo gelido della tempesta. L’esterno è totalmente oscurato da un’imponente figura che mi sovrasta e mi scruta con sguardo intenso. Mi sento immobile, quasi fossi pietrificata, tanto è penetrante lo sguardo di quell’uomo possente su di me. Accanto a lui c’è un lupo, così silenzioso e calmo che non l’ho notato subito, preoccupata più della persona che non sembra affatto gradire la mia presenza in quel posto. Ed in questo momento vorrei solo urlare il nome di Asra, ma sono talmente impaurita da riuscire solo a stare immobile.
Il lupo mi scruta, affianco a quello che deduco sia il suo padrone, con il muso sporco di sangue fresco ed il pelo irto.
Che sia lui… Muriel? Il suo sguardo intimidatorio si sposta da me alla statuetta, o meglio alle mie dita pericolosamente vicine ad essa. La sua voce profonda mi scuote, per il tono minaccioso con cui mi parla.
“Non provare a toccarla.”
Si avvicina a me con un solo passo, facendomi sentire insignificante come una pulce in confronto alla sua stazza notevole. Da così vicino, percepisco un forte odore di mirra provenire da lui. Non mi sta guardando direttamente, osserva la mia mano che riporto rapidamente lungo il fianco. Solo ora i nostri occhi si incrociano. I miei carichi di terrore, i suoi di… odio?  Perché mai dovrebbe provare odio?
“Non sei la benvenuta, qui.”
In quel momento, Faust fa capolino da sotto la pelliccia e sembra porsi a mia difesa. Non l’avevo mai vista così intimidatoria! Si sporge verso l’uomo e sembra quasi volerlo allontanare da me. Ed in quel preciso momento, con mio enorme sollievo, vedo Asra, con alcuni ceppi di legno caricati in spalla, rientrare dalla porta. Ho letteralmente il cuore in gola.
“Chi è che non sarebbe benvenuto qui?”
  
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