Salve a tutti. Dopo giorni e giorni che ho cominciato a
scrivere questa fic, ho deciso di pubblicarla.
Adoro Supergirl, sebbene per i miei gusti a ogni serie
perde qualcosa. Ma le prime tre stagioni le ho amate molto, la prima
soprattutto per la presenza di Cat. Così ho deciso di
scrivere questa fic prendendo spunto dalla prima stagione,
ma modificandola un po’.
Purtroppo ho un problema di cui non riesco a liberarmi
che mi rende difficoltoso leggere e scrivere al pc, quindi chiedo scusa se gli
aggiornamenti saranno lenti, ma non ne potevo più scrivere su carta solo per me
stessa, non è divertente come
condividere le storie con altri fan della serie,
Spero che la storia vi possa incuriosire. se non vi
addormentate entro la fine del capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate.
Supergirl – A different story
Capitolo 1
Al
telegiornale di National City scorrevano vari titoli ed immagini che
riguardavano tutti la stessa persona: Supergirl.
Ogni
notizia riportava le eroiche gesta della ragazza e presto il commentatore
aggiunse “Sembra che la criminalità e
gli incidenti di National City, si siano messi d’accordo per non dare tregua
alla nostra eroina preferita. Come al solito Supergirl si è dimostrata
all’altezza di gestire ogni situazione, tanto che non risultano vittime
accertate. Ma questo suo operare tutta la notte ha sollevato una domanda tra i
suoi sostenitori. Può la ragazza d’acciaio tenere questo ritmo?”
Cat Grant spense lo
schermo dal quale stava ascoltando la notizia e chiamò James Olsen.
L’uomo
era a portata di orecchio, dato che stava guardando lo stesso notiziario
proprio fuori l’ufficio della donna, insieme ad altri suoi colleghi.
“Si
signora Grant?” chiese l’uomo, rispondendo alla sua chiamata.
“Organizzami
un incontro con Supergirl appena possibile. Sta facendo un ottimo lavoro, non
c’è dubbio, ma qualcuno dovrà pur ricordarle che anche gli eroi necessitano di
riposare!” disse Cat, per poi osservare la scrivania
della sua assistente.
James
vide il suo visto contrariato e seguì il suo sguardo.
Cat si alzò dalla
scrivania e chiese “Dov’è Kera? Non posso iniziare
bene la mia giornata lavorativa senza il mio latte macchiato. Sarà bene per lei,
che abbia un buon motivo per essere in ritardo o è licenziata!”
“Sono
sicuro che…” iniziò James cercando di difendere la sua amica, ma proprio in
quel momento Kara si presentò.
“Ecco
a lei signora Grant. Il suo latte macchiato!” disse kara,
porgendole il bicchiere.
Cat lo afferrò e disse
“Gentile da parte tua presentarti in ufficio in una giornata di lavoro, dove il
tuo turno è cominciato quindici minuti fa!”
“M-mi
dispiace. Da Noona c’era più coda del solito e io…” Kara venne messa a tacere da un gesto della mano di Cat che continuò “Non mi interessano i dettagli. La
prossima volta ti svegli prima. Non mi piacciono i ritardatari Kera e questo tu lo sai!” disse Cat,
tornando a sedere alla sua scrivania.
“Si,
mi scusi signora Grant, non accadrà più!” rispose Kara.
“Cosa
ti ho detto riguardo allo scusarti? E ora chop chop, uscite dal mio ufficio e tornate al lavoro!”.
Detto
questo Kara e James se ne andarono. Una volta fuori la
prima sospirò “Tutto bene Kara?” chiese James,
sfiorandole un braccio.
“Si,
ho davvero temuto di non arrivare in tempo e…bhe non
sono arrivata in tempo e poi da Noona ho rovesciato
il caffe della signora Grant e quindi ho dovuto farmene fare un altro,
arrivando così ancora più in ritardo e…”
“Kara…Kara…non mi riferivo al tuo
ritardo, ma a quello!” disse James, indicandole il notiziario che ancora veniva
trasmesso.
“Oh
quello…ehm…si sto bene, perché non dovrei? Non è la prima volta che salvo la gente
di notte!” disse Kara, facendo il giro della sua
scrivania e poi sedersi.
“Si,
ma è la prima volta che lavori tutta la notte senza riposarti almeno un po’!”
disse James.
“E
non dimentichiamo che anche le notti
precedenti hai fatto le ore piccole!” aggiunse Winn,
unendosi alla conversazione.
“Ragazzi
sto bene, non dovete preoccuparvi per me!” disse Kara
prima di sbadigliare.
James
e Winn la guardarono poco convinti.
“Oh
non guardatemi così. Posso resistere qualche notte senza dormire e lo sbadiglio
non è sempre sintomo di stanchezza!” disse Kara,
prima che Cat Grant la chiamasse, storcendo come
sempre il suo nome.
“Oh
no! Mi sono dimenticata i layout!” disse la ragazza, ricordando il motivo per
cui il capo potesse volere la sua presenza.
Corse
immediatamente a prenderli, ma questo volle dire non presentarsi alla prima
chiamata.
“Kera! Sia meglio per te che non debba ripetere nuovamente
il tuo nome!” disse seccata la signora Grant.
“Eccomi,
eccomi. I suoi layout sono pronti!” disse Kara,
entrando di corsa nell’ufficio.
“Era
ora! Ancora pochi secondi e avresti dovuto cercarti un nuovo lavoro!” disse Cat, per poi sfogliare i layout “No, no e no! Sono orribili
Kera, una cosa improponibile. Riportali indietro e
falli rifare entro l’ora di pranzo!”
“Signora
Grant, dubito che riescano a…”cominciò Kara, ma Cat la bloccò, lanciandole un’occhiataccia e ripetendo
“Entro l’ora di pranzo!”
Kara sospirò “Si,
signora Grant!”.
Kara quella giornata la
passò a correre a destra e a manca per soddisfare gli ordini di Cat. Mentre usciva dalla sala stampa, facendo poca
attenzione, si scontrò con James, il quale gemette portandosi una mano sulla
spalla.
“Oh
scusa James….io…io non ti ho visto e…mi
dispiace, ti ho fatto male?” domandò Kara.
“No,
no…cioè domani avrò un bel livido, ma mi ritendo fortunato a essere
sopravvissuto a uno scontro con la ragazza d’acciaio!” sorrise James,
strappando un sorriso anche alla ragazza, che aveva visto un po’ giù di morale
quel giorno. “A proposito della ragazza d’acciaio, la signora Grant vorrebbe
incontrarla!”
Kara spalancò gli occhi
“Cosa? Oh Rao, questa giornata non avrà mai fine!”
disse per poi sospirare rassegnata “Va bene, appena troverò un momento per
respirare, andrò da lei!” disse sistemandosi gli occhiali “Ora devo andare
…oggi la signora Grant mi sembra più nervosa del solito e io sono costantemente
a un passo dal licenziamento!” disse Kara per poi
scappare.
“Si…certo
mamma…ci sentiamo!” disse Cat prima di agganciare il
suo cellulare più nervosa che mai ed era
ostinata a scaricare questo suo stato d’animo alla prima persona che
sarebbe entrata nel suo ufficio, fosse anche stata la presidentessa in persona.
“Quello
che mi ha chiesto signora Grant!” disse Kara,
entrando nell’ufficio con dei fogli in mano.
Cat di girò verso di
lei e in maniera brusca disse “Ti ho dato forse il permesso di entrare nel mio
ufficio?”.
Kara non fu tanto
sorpresa di quello scatto verso di lei, ma cercò comunque di giustificarsi “Mi
aveva chiesto di portarle la copia dei documenti che…”
“Oggi
Kera non ne stai azzeccando una. Primo arrivi in
ritardo, non mi hai portato i layout nel momento esatto in cui te li ho chiesti
e ti vedo tutto il giorno andare avanti e indietro, fermandoti a chiacchierare
con i tuoi colleghi invece di lavorare!” Disse Cat,
continuando a criticarla su ogni cosa che poteva usare per prendersela con lei.
“Se
vado avanti e indietro tutto il giorno è per eseguire i suoi ordini e mi fermo a parlare con i miei colleghi per
dar loro le sue direttive!” disse Kara, cominciando a
infastidirsi di essere sempre il suo bersaglio.
“Ti
ho detto che potevi parlare? Quanto ci tieni a questo lavoro?” chiese Cat con tono minaccioso.
Kara non riuscì a
trattenersi e alzando la voce disse “Se non le vado più a genio, mi licenzi e
la faccia finita, invece di minacciarmi costantemente!”
“Sfrontata!”
disse Cat, sorpresa dal modo in cui la sua assistente
le stava tenendo testa.
“E
le do lo stesso consiglio che lei diede a me qualche settimana fa. Cerchi la
fonte della sua rabbia e trovi il modo di sbarazzarsene invece di prendersela
con gli altri, con me in particolare!” disse Kara
allungando qualcosa a Cat.
“Queste
sono le sue medicine per il suo mal di
testa e ora se vuole scusarmi, ho del lavoro da fare!” disse, per poi
andarsene.
Cat era rimasta senza
parole e osservò Kara andarsene e dirigersi verso il
balcone.
Stava
ancora fissando il punto in cui Kara era sparita,
quando con la coda dell’occhio vide un
movimento alla sua destra.
“Supergirl!”
disse Cat, girandosi verso la ragazza.
“Brutto
momento? Mi scusi, ma non ho potuto fare a meno di sentire la vostra
conversazione… sa, super-udito!”
“Bhe si…cioè no. Oggi ogni momento è un brutto momento!”
disse Cat avvicinandosi alla supereroina.
“Posso
chiederle perché?” domandò Supergirl.
“Mia
madre è in città e già diverse volte mi ha palesato quando non sono all’altezza
delle sue aspettative. Mi basta sentire
la sua voce per mandarmi su tutte le furie!” disse Cat,
per poi guardare nuovamente fuori dal suo ufficio.
“Questo
però non mi sembra un buon motivo per trattare male le persone che lavorano per
lei, soprattutto se queste fanno un buon lavoro!” disse Supergirl, per poi
sbadigliare “Mi scusi!”
Cat la osservò “Questo
mi porta al motivo per cui ti ho voluto incontrare. Non ti sembra di esagerare?
Non fraintendermi, sono molto grata per il lavoro che svolgi per questa città,
ma Supergirl se continui a spingerti in questa maniera, a un certo punto sarai
troppo stanca per agire e qualcuno potrebbe farsi del male, persino tu!” disse Cat, non nascondendo la sua preoccupazione.
“Non
si preoccupi per me. Ho una resistenza maggiore rispetto agli umani!” risposte
la ragazza.
“Maggiore
non vuol dire che sei inesauribile e gli eroi devono pensare un po’ anche a
loro stessi! Dovresti dormire un po’!”.
Supergirl
sorrise e disse “è gentile da parte sua preoccuparsi per me signora Grant. Ma
se qualcuno è in pericolo, devo assolutamente intervenire, ma le prometto che
farò il possibile per riposare di più!”.
In
quel momento Supergirl sussultò e si
girò verso la città.
“Cosa
c’è?” chiese Cat, notando il comportamento della
ragazza “Ora devo andare, c’è un’emergenza!”
“Ok,
vai, ma ricorda cosa ti ho detto sul prenderti cura di te stessa!”
Supergirl
annuì, dopo di chè volò via dall’ufficio.
Cat sospirò. Si
rendeva conto quando esagerava con il
suo temperamento, ma quando era arrabbiata, nonostante il consiglio dato a Kara per gestire la rabbia, proprio non riusciva a non
cercare soddisfazione nello sminuire gli altri.
Uscì
dal suo ufficio e si diresse verso il balcone dove Kara
era uscita e si sorprese non trovandola. Era vero che parlando con Supergirl, non
l’aveva osservata costantemente, ma poteva scommettere di non aver visto la sua
assistente rientrare con la coda dell’occhio.
In
quel momento sentì il volume di una della tante televisioni del suo ufficio,
venire alzato e sentì chiaramente parlare di Supergirl.
Interessata,
Cat rientrò e vide come l’eroina a cui aveva dato il
nome, teneva in piedi un palazzo di
quaranta piani con la sola forza delle mani, mentre aspettava che tutte
le persone al sui interno uscissero.
Sapeva
di cosa era capace la ragazza ed era evidente sul suo volto, che il sostenere
il peso dell’intero edificio, stesse incidendo su di lei più di quanto avrebbe
dovuto.
Ad
un certo punto vide Supergirl provare a lasciare il palazzo. Tutti erano
usciti, ma non erano ancora al sicuro. Il crollo di un palazzo di quelle
dimensioni, avrebbe portato a conseguenze drammatiche se la zona non era evacuata in maniera funzionale.
Supergirl
si accertò che l’edificio potesse ancora reggere giusto il tempo per agire. A
tutta velocità afferrò una trave
d’acciaio di un cantiere vicino, per sostituirla a quella danneggiata,
fissandola con la sua vista calorifera.
Tornò
a terra per accertarsi che ormai il pericolo fosse scampato e un applauso
scoppiò nell’intera area, ringraziando l’eroina.
Supergirl
sorrise alle persone che aveva salvato, ma ad un certo punto, si ritrovò ad
affrontare qualcosa a cui non era abituata. Il mondo prese a girarle intorno e
istintivamente si portò una mano sulla fronte, sperando che tutto si fermasse,
invece la situazione peggiorò e sentì le sue gambe cedere, finché non si
ritrovò in ginocchio a causa della perdita di equilibrio.
Si
sentì sfiorare la spalla e udì una voce chiederle qualcosa, senza che lei
riuscisse a registrare il significato.
Qualcuno
la strattono più forte, facendo in modo che il momento di smarrimento sparisse
e le sue forze tornassero.
“Supergirl,
stai bene?” domandò un vigile del fuoco intervenuto sul luogo dell’incidente.
Kara alzò lo sguardo e
vedendo lo sguardo preoccupato dell’uomo e della gente intorno a sé, sorrise e
rimettendosi in piedi rispose “Si, si sto bene. S-scusare! Ora…ora sarà meglio
che vada!” detto questo non lasciò il tempo a nessuno di replicare e si librò
in cielo.
“Sapevo
che sarebbe successo!” disse Cat Grant a sé stessa.
Era palese che la ragazza si stesse spingendo troppo. Sussultò quando vide un
movimento provenire dal balcone e sgranò gli occhi quando vide la sua
assistente rientrare.
“K-Kera...ma come…” cominciò Cat,
prima che kara la notasse e abbassando la testa
imbarazzata “S-signora Grant…io…” prima che potesse terminare la frase Cat la interruppe “Nel mio ufficio…ora!” disse la donna
incamminandosi a passo svelto.
Kara sospirò e la
raggiunse, lasciando un James e Winn che avevano
assistito a quanto era successo sul luogo dell’incidente, preoccupati.
“Chiudi
la porta Kera!” ordinò Cat,
appoggiandosi alla sua scrivania.
Kara obbedì, dopo di chè le si avvicinò
riprendendo il discorso che le era stato interrotto poco prima “Signora
Grant, mi dispiace per prima…io…io…non avrei dovuto parlarle in quel modo e…”
“Si,
è vero! Non avresti dovuto, ma ammetto che
forse me la sono cercata. È tutto il giorno che mi sfogo su di te,
quando in realtà vorrei prendermela con qualcun altro, ma non deve mai più
ripetersi una cosa del genere. Per quante colpe posso avere, sono pur sempre il
tuo capo!” disse Cat con tono serio.
“Si,
signora Grant, mi dispiace!” disse Kara per poi
strofinarsi la fronte.
Cat a quell’azione,
ebbe una specie di deja-vu. Supergirl aveva compiuto
lo stesso gesto poco prima.
“Ho
detto che non devi scusarti. Ora torna al tuo lavoro!” disse Cat, continuando a osservare la ragazza, mentre il suo
cervello lavorava più velocemente del solito.
Kara annuì e uscì
dall’ufficio.
“Non
può essere solo una coincidenza!” disse Cat in un sussurro,
mentre spostava il suo sguardo da Kara alla foto di
Supergirl presente nel suo ufficio.
Una
volta fuori dall’ufficio di Cat Grant, Kara venne circondata dai suoi amici
“Kara, stai bene?” chiese Winn
preoccupato.
“Sto
bene, sto bene! Quello che è successo prima è…” cominciò Kara,
venendo interrotta da James che disse “Il chiaro segno che hai bisogno di
riposare!”
“Si,
lo so e prometto che finito qui, andrò dritto a casa e dormirò. Ma la giornata
non è ancora finita. Ho già fatto un casino oggi con la signora Grant, non
posso permettermi di fare altri passi falsi!” disse Kara
prima di notare James e Winn guardare dietro di lei.
Si
girò per comprendere cosa avesse attirato la loro attenzione e rimase sorpresa
nel vedere sua sorella avvicinarsi.
“Alex,
cosa ci fai qui?” chiese Kara, nonostante potesse
immaginarlo.
“Sono
preoccupata per te, ecco cosa!” rispose Alex, incrociando le braccia e
guardando la sua sorellina con uno sguardo di rimprovero.
“Sto
bene!” ribadì Kara.
“No,
non è vero! Kara, sei quasi svenuta davanti a tutti.
Hai pensato alle conseguenze se ciò fosse accaduto? Qualcuno avrebbe potuto
portarti chissà dove e farti chissà cosa!” disse Alex rabbrividendo al solo
pensiero.
“Non
ti sembra di esagerare? Prima di tutto non sono svenuta, né tanto meno ci sono
andata vicina e secondo non tutti vogliono la mia pelle!” disse Kara.
“A
volte questa tua visione ottimista delle persone è disarmante!” disse Alex
esasperata.
“Lo
stesso vale per la tua visione troppo pessimista!” rispose Kara.
“Lavoro
con criminali e alieni tutti i giorni e fidati se dico…” cominciò col
difendersi Alex, ma Kara la interruppe “Perché io
cosa faccio? Lo so che c’è gente cattiva la fuori Alex, ma anche molte persone
buone!”
“Ne
basta una cattiva, una soltanto per rovinarti la vita per sempre!” disse Alex
con aria seria “Voglio solo che tu stia attenta Kara,
non voglio che ti accada nulla!”
Kara sospirò e si
strofinò nuovamente la testa.
“Tu
chi saresti e cosa ci fai nella mia azienda?” disse Cat,
comparendo alle loro spalle, quando vide dal suo ufficio una persona
sconosciuta discutere con la sua assistente.
Alex
si girò e riconobbe subito la regina dei media “Sono Alex Danvers,
la sorella di Kara!” disse la donna allungando la
mano, per poi ritirarla quando comprese che Cat non
aveva la minima intenzione di stringerla, anzi la donna la fissò da capo a
piedi, tanto che arrivò quasi a pensare che la stesse osservando con la sua
visione a raggi x.
“Sbaglio
o ti ho già visto da qualche parte?” domandò Cat.
Alex
venne colta alla sprovvista a quella domanda “Ehm…no, non credo. È la prima
volta che la incontro!”
Cat era poco convinta,
ma alzò le spalle, segno che non avrebbe investigato oltre “Bene, sorella di Kera, cosa ti porta qui a disturbare i miei dipendenti e a
far si che la Catco perda milioni mentre stiamo qui a
parlare?”
Alex
non si fece intimidire “Mia sorella si è sentita poco bene ieri sera e
nonostante le abbia detto di prendersi una giornata di pausa, non ha voluto
ascoltarmi e…”
“Ho
detto che sto bene!” disse Kara, ma Alex la corresse
“No, non è vero!” poi rivolgendosi nuovamente a Cat
Grant disse “Quindi sono venuta a prenderla per portarla a casa…con la forza se
è necessario!”
Kara sbuffò e si mise a
sedere alla scrivania, troppo stanca per discuterne.
“Tua
sorella ha detto che sta bene!” disse Cat.
“Solo
perché non sa riconoscere i suoi limiti!” disse Alex.
Il
cervello di Cat stava formulando teoria su teorie.
Aveva già notato la somiglianza tra Kara e Supergirl
e vi erano state già alcune coincidenze che mettevano in relazione le due
ragazze. Non poteva scacciare via quel pensiero che in realtà la sua assistente
fosse in realtà Supergirl.
“Prenditi
il resto della giornata libera e anche domani se ne senti la necessità. Non mi
piace avere intorno gente malata!” disse Cat.
“La
ringrazio signora Grant!” disse Alex, sorridendo alla sorella per la vittoria.
“La
signora Grant non mi è sembrata poi così male come dicono le voci!” disse Alex,
entrando nel loft di Kara.
“La
signora Grant è fenomenale, ma ci sono giorni in cui è davvero difficile
trattare con lei. Oggi ha minacciato di licenziarmi almeno un centinaio di
volte senza un motivo. Solo una volta le ho dato la motivazione e mi sorprende
il fatto che in questo momento non mi ritrovi a inviare curriculum in giro per
il mondo e oltre” disse Kara, avvicinandosi poi al
frigorifero per afferrare una bottiglietta d’acqua.
“E
cosa avresti fatto di tanto grave?” chiese Alex curiosa.
“Le
ho urlato contro e me ne sono andata senza che lei mi avesse dato il premesso!”
Alex
alzò un sopracciglio “Kara Danvers
che per perde la pazienza…uno shock. In
effetti diventi piuttosto irritabile quando sei stanca. Vai a farti una doccia.
Nel frattempo ordino una pizza e poi riposo, riposo e riposo!”
“Niente
ravioli cinesi?” chiese Kara guardando sua sorella
supplichevole.
“Vedrò
cosa posso fare!” disse Alex sorridendo.
Kara l’abbracciò e
prima di recarsi in bagno disse “Sei la sorella migliore del mondo!”
Cat Grant era nel suo
salotto dopo aver terminato la sua giornata lavorativa. Aveva un drink in mano
e con la mano destra, smanettava sul pc
portatile in cerca di informazioni su Supergirl.
Voleva avere la certezza che la sua teoria
fosse giusta. Troppe erano le coincidenze ed era sicura di aver già visto da
qualche parte la sorella di Kara. Doveva solo capire
dove.
Guardò
ogni foto, ogni filmato che aveva salvato e finalmente eccola lì.
Cat ingrandì
l’immagine sullo schermo per esserne sicura.
La
donna con cui Supergirl stava interagendo, non era altro che la sorella di Kara.
Poteva
benissimo essere un agente che l’aiutava, d'altronde non aveva la minima idea
di che mestiere svolgesse Alex Danvers, ma la
complicità che mostravano lei e Supergirl in un paio di video dove combattevano
insieme la criminalità, le fecero comprendere che tra di loro vi era molto più
di un rapporto professionale.
Però
un’altra domanda le sorse in mente.
Se le due donne erano sorelle, anche Alex
doveva essere un’aliena, eppure lei non sembrava possedere poteri.
Cat sapeva poco sui Kryptoniani e sul loro pianeta e per quanto ne sapeva,
potevano esserci più di una Supergirl e Superman.
Cat si rese conto in
quel momento che non sapeva niente di Kara.
Non
si era mai interessata della vita privata dei suoi dipendenti, ma era anche
vero che Kara lavorava per lei da quasi due anni. La
prima assistente che era durata più di
un mese e che la conosceva talmente bene da anticipare i suoi bisogni.
La
donna chiuse il portatile e sospirò. Aveva molto a cui pensare quella notte.
Alex
era rimasta a casa della sorella per controllare che la ragazza dormisse e non
andasse a svolazzare in giro per la città. Non si fidava della sua parola.
Sapeva che Kara non avrebbe resistito ad aiutare che
era in pericolo.
La
ragazza si addormentò subito dopo cena,
davanti alla tv. Alex sapeva che le avrebbe conciliato il sonno e le aveva proposto di guardare insieme il
suo film preferito : il mago di Oz!”
Kara cadde tra le braccia di Morfeo la prima
mezz’ora e lei seguì poco dopo.
Alex
si svegliò nel cuore della notte sentendo sua sorella muoversi improvvisamente.
Kara aveva l’affanno e
si guardava attorno spaventata.
“Devo
andare!” disse Kara, alzandosi e indossando in un
attimo il suo costume da Supergirl.
Alex
si mise tra lei e la finestra che avrebbe usato per uscire di casa e disse “Tu
non vai da nessuna parte. Kara sei stravolta, hai
bisogno di dormire!” le disse posandole le mani sulla braccia.
Kara però non sembrava
ascoltarla. Continuava a guardare fuori dalla finestra.
“Kara, mi stai ascoltando?” chiese Alex notando che c’era
qualcosa che non andava in lei.
“Sento
il rumore del fuoco, sento le grida delle persone. La terra si sta sgretolando
e poi…” kara sussultò e un paio di lacrime sfuggirono
al suo controllo “Un’esplosione…sono tutti morti, tutto è morto e perso per
sempre!”
Alex
scosse la sorella spaventata.
Sembrava
stesse descrivendo il luogo dell’incidente che probabilmente aveva captato, ma
dalle ultime parole … “Krypton! Stai parlando di Krypton!” disse Alex.
Kara si girò a
guardarla per la prima volta e dal suo sguardo comprese che ci aveva azzeccato.
Kara si posò le mani
alle orecchie “Le grida della gente…il fuoco…Alex devo andare…devo fermarle!”
“Kara non puoi fare niente! Lo sai. Krypton non c’è più
e…devi aver fatto un incubo!” disse Alex cercando di far desistere Kara dal voler andare chissà dove.
“No,
non è un incubo Alex. Devo andare…ti prego!” disse Kara
respirando in modo irregolare.
Alex
non sapeva cosa fare per fermarla e quindi prese una decisione.
“Va
bene, ma verrò con te, non ti lascerò sola!”
Detto
questo Kara l’afferrò e in meno di un secondo si
ritrovarono a sfrecciare nel cielo.
Alex
sussultò quando dall’alto vide un grosso incendio divampare in un quartiere
della periferia di National City.
“Ma
allora stavi parlando di un incidente vero!” disse Alex confusa, ma dovette
rimandare le sue domanda a più tardi in quando c’erano persone che avevano
bisogno d’aiuto. Supergirl posò Alex a terra prima di recarsi a spegnere i
fuochi. Vi era stata una perdita di gas in qualche tubatura e con la giusta
spinta, aveva dato il via a una serie di esplosioni che avevano interessato
diverse palazzine.
Spento
un incendio Supergirl si spostò all’altro, ma le urla di una donna più forte
delle altre attirò la sua attenzione. Urlava il nome di qualcuno e stava
provando a rientrare nel palazzo, venendo però fermata da dei vigili del fuoco.
La donna cercò di liberarsi inutilmente. Fu allora che si accorse di Kara e gridò “Supergirl, mia figlia è ancora dentro!”
La
ragazza però non capiva. Aveva già controllato gli interni dei vari edifici e
non aveva visto nessuno. Utilizzò nuovamente la vista a raggi x per
ricontrollare, ma il risultato fu lo stesso. Non c’era nessuno a meno che non
vi fosse qualcosa che ostacolasse la sua visuale. Ritentò ancora una volta e
vide che in certi punti la sua vista non riusciva ad attraversare il materiale.
“Piombo!”
disse tra sé prima di precipitarsi all’interno del palazzo direttamente in quel
punto. E fu lì che vide una bambina sdraiata a terra. Non le ci volle molto a
comprendere che era troppo tardi. Anche con il fuoco spento, i fumi riempivano
l’aria e come spesso succedeva negli incendi, erano la principale causa di
morti.
Supergirl
prese il corpicino della bambina e la portò fuori.
I
medici presenti sul posto presero la piccola dalle sue braccia, e tentarono una
rianimazione che si dimostrò inutile.
Le
urla della madre erano insopportabili e
presto Kara vide la sua vista annebbiarsi a causa
delle lacrime, si allontanò da lì avendo ancora del lavoro da fare. Altre grida
si unirono al pianto della donna. La bambina infatti non era stata l’unica
vittima e dopo che tutti gli incendi furono spenti, si poté procedere al conto
delle vittime che Supergirl aveva recuperato.
Erano
stati disposti in fila e coperti da un lenzuolo.
Kara era lì e li
guardava. Molti erano morti nella prima esplosione a cui lei non avrebbe potuto
porre rimedio, ma la ragazza d’acciaio si diede la colpa di non essere
abbastanza veloce. Se fosse giunta sul posto anche solo un minuto prima, le
vittime avrebbero potuto essere meno.
Le
grida e il pianto dei familiari
sopravvissuti, inondarono la sua mente e
cadde sulle ginocchia portando le mani alle orecchie, nel tentativo di bloccare
il suono.
Vari
flashback le passarono per la testa. Si rivide mentre con i suoi genitori
correva per le strade di Krypton, che si stavano frantumando a causa delle
continue esplosioni e dei terremoti. Si
ricordava la disperazione della gente che scappava, di coloro che avevano già
perso tutto e dei bambini che chiamavano i genitori. Quelle grida erano tali e
quali a quelle delle persone che aveva
tentato di salvare.
Alex
sta ancora aiutando a sgombrare la zona, quando vide sua sorella in difficoltà.
Subito la raggiunse e si inginocchiò davanti a lei per accertarsi che stesse
bene. Le afferrò le spalle e le disse “Supergirl…hai fatto quello che potevi!”
“A-Alex..le urla…falle smettere, ti prego!” disse Kara desiderando il silenzio “è come su Krypton!”.
Alex
guardò intorno a sé. Non poteva soddisfare la richiesta di sua sorella. Era
ovvio che quelle persone non potevano smettere di piangere i loro cari, quindi
afferrò il braccio di Supergirl per aiutarla ad alzarsi per poi dirle “Forza,
andiamo via da qui! Hai bisogno di stare tranquilla!”.
Kara e Alex rientrarono
nel loft della prima tramite la finestra. Tutto era calmo e tranquillo per un umano,
ma Alex si domandò quale caos c’era nella testa di sua sorella.
“Mi
spieghi cosa ti succede?” chiese la Danvers maggiore, quando vide Kara
ancora piuttosto agitata, nonostante fossero ormai lontano dal trambusto. La
ragazza però non parlò, così si andò a sedere sul divano dove poco prima sua
sorella si era seduta.
“Kara, parlami!” disse Alex con una voce più pacata.
“Non
lo so. Ogni volta che sento delle urla, ho questi flashback dei miei ultimi
momenti su Krypton e…mi sembra di essere di nuovo lì. Rivivo gli ultimi istanti
di vita del mio pianeta e dei suoi abitanti. È orribile! Disse Kara afferrando un cuscino e stringendolo a sé.
“Ogni
volta che succede qualcosa in città…le urla scatenano questi episodi e io…io
devo intervenire. Non importa se sono a pezzi, devo far tacere tutto. Devo salvare quelle persone, devo salvare Krypton anche se
so che non posso io e mi sento impotente come allora!”
Alex
asciugò una lacrima che scorreva sulla
guancia i sua sorella per poi chiederle “Da quanto va avanti questa storia?”
“Da
un paio di settimane credo…da quando Astra mi ha aperto gli occhi su mia madre,
mandando all’aria i miei ricordi su di lei!”
“Perché
non mi hai detto niente?” chiese Alex.
“Non…non
volevo farti preoccupare e pensavo di gestire la cosa da sola, ma le cose
stanno peggiorando!” ammise Kara.
“Dovevi
dirmelo subito. Perché andando in missione a tutte le ore, andando oltre i tuoi
limiti mi preoccupa comunque. Lo sai che non puoi fare tutto da sola!” disse
Alex con un po’ di rimprovero nel tono della sua voce,.
“Mi
dispiace! Io…io pensavo che si sarebbe calmato e…Alex non posso più rivivere
quei momenti!” disse Kara, iniziando a singhiozzare.
“Alex
le afferrò le mani e le strinse “Ehi, andrà tutto bene. Riusciremo a venirne
fuori, te lo prometto, d’accordo?”
Kara annuì.
“Ora
andiamo a dormire un po’. È stata una lunga notte e domani niente Catco e prima che tu possa protestare, è un ordine!”