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Autore: Nope1233    20/03/2020    0 recensioni
Cosa porta un essere umano a perdersi nei meandri della propria mente?
Può l'unica persona al mondo di cui ti fidi toccare il fondo senza che tu abbia modo di salvarlo?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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T/N's POV

 

Isaac attese infiniti minuti prima che io riuscissi a sfogarmi completamente e solo quando alzai la testa dal suo petto si mise in piedi per andare a gettare silenziosamente fuori dalla finestra l'acqua in cui aveva lavato le bende. Mi asciugai il viso umido dal pianto e bevvi un sorso d'acqua dal secchio dato il deserto che sentivo di avere sulle labbra.

Il bambino nel frattempo si sdraiò nell'area del pavimento adibita a letto, dove solo uno spesso strato di fogli di giornale divideva i nostri corpi dall'umido delle assi di legno e si coprì con la nostra unica coperta. Io feci lo stesso ed Isaac mi diede le spalle non proferendo parola.

"Grazie..." dissi osservando il soffitto. "Grazie di tutto."

Il bambino si strinse nelle spalle ma rimase fedele al suo silenzio. Sospirai e cominciai a sperare di riuscire a prendere sonno il prima possibile in modo da poter dimenticare quella pessima giornata.

"T/N?" mi chiamò Isaac.

"Si?"

"Tu...Tu conosci qualche storia?" 

Mi intenerii per quella domanda dove finalmente riuscivo ad intravedere quel bambino dimostrare la sua vera età. Eravamo stati costretti a crescere troppo in fretta.

"Uhm...Vediamo un pò..." sospirai mettendomi seduta e cercando di ripescare nella mia memoria qualcosa che potesse essere utile allo scopo. Non venendomi in mente nulla decisi di improvvisare. "Si! Ne ho una! Vuoi che te la racconti?"

"Se ti va..." rispose continuando a darmi le spalle.

"Allora. Questa storia parla di un ragazzo mooolto particolare! Quando era piccolo era davvero un frignone, sai? La sua famiglia era davvero molto ricca, ma aveva paura di tutto e tutti e veniva preso in giro dagli abitanti del paese che gli facevano una marea di scherzi. Il bambino non era contento di essere così pauroso, ma non poteva farci nulla, era più forte di lui! Al confine del paese si trovava un bosco magico dove si diceva che vivessero una marea di bestie fatate ed un giorno uno di quegli esseri gli fece visita. Gli disse che se il bambino gli avesse donato una moneta d'oro appartenente alla sua famiglia lo avrebbe reso super coraggioso ed invincibile."

"Come si chiamava il bambino?" domandò Isaac.

Non mi aspettavo una domanda del genere e, dato che stavo inventando tutto di sana pianta, dissi il primo nome che mi venne in mente.

"Z-Zack. Si chiamava Zack!" risposi. "Ma se non ti piace possiamo chiamarlo in un altro modo!"

"No, mi piace. Vai pure avanti." 

"O-Ok..." dissi per poi schiarirmi la voce. "Il piccolo Zack allora pensò che fosse un patto più che fattibile. In fondo cos'è una moneta in cambio del coraggio e della forza? Così accettò. Senza farsi vedere prese una moneta dai risparmi dei genitori e la portò all'essere fatato che però, appena prese il pezzo d'oro tra le dita, fece uno strano ghigno inquietante e scoppiò a ridere. Disse al bambino che aveva creduto così facilmente alla sua bugia che non riusciva a crederci nemmeno lui e Zack si sentì umiliato e preso in giro. Cercò di riprendere la moneta, ma il demone rapì l'anima dei suoi genitori e fuggì nel bosco lasciando il bambino nella più completa disperazione."

Lanciai un'occhiata ad Isaac credendo che si fosse addormentato, ma poco dopo lo vidi voltarsi verso di me con aria interrogativa, così ripresi a parlare. 

"Ehm...Dato che era ancora piccolo, Zack non sapeva come fare e tentò di chiedere aiuto agli altri abitanti del villaggio che però gli diedero del bugiardo e gli addossarono la colpa della morte dei suoi genitori. Fu in quel momento che il bambino si rese conto di quanto le bugie fossero davvero orrende quando superavano il limite di non ritorno e solo quando i soldi ed il cibo in casa finirono iniziò a vagare per il paese elemosinando dato che nessuno voleva nemmeno dargli un lavoro. Il piccolo Zack non si era mai sentito così solo ed era stata tutta colpa di una stupida bugia e della sua ingenuità. Gli anni passarono e dentro di lui iniziò a nascere un forte desiderio di vendetta."

Isaac si mise seduto e protese la testa nella mia direzione come se fosse parecchio interessato al mio racconto. Ne fui felice ed ero decisa a dare un degno finale a quella storia.

"Allora iniziò ad allenarsi duramente e divenne un ottimo spadaccino, ma che dico, il migliore! Così quando crebbe abbastanza e si sentii finalmente pronto partì alla volta del bosco fatato alla ricerca del demone che gli aveva rovinato la vita. Ma non sapeva ancora che la strada sarebbe stata lunga e piena di imprevisti ed infatti dovette battersi con tutta la forza che aveva per sconfiggere i sudditi del cattivo che gli ostacolavano la strada. Anche il suo carattere cambiò e man mano che proseguiva nel suo percorso iniziò a non aver paura di niente affrontando ogni ostacolo con un enorme sorriso rabbioso sulle labbra. Tutto il bosco lo conosceva per la fama che si era costruito in quei combattimenti e lo temeva parecchio! Infatti quando giunse finalmente al cospetto del demone anche lui nel suo profondo aveva paura di Zack. Infatti cercò di convincere il ragazzo dicendo che alla fine aveva ottenuto quello che voleva, era diventato forte e coraggioso e quindi aveva mantenuto la sua promessa. Ma Zack sapeva bene che non era stato grazie al demone che aveva guadagnato la sua forza, ma era stato lui stesso a scegliere la strada da intraprendere. Se lui non avesse scelto di essere forte non sarebbe cambiato nulla e così, alla fine del combattimento contro il demone, mentre quest'ultimo era a terra invocando pietà, le ultime parole che udì dalle labbra del bambino ormai cresciuto a cui aveva osato mentire furono -odio le bugie-. Dopo di che Zack lo trafisse da parte a parte con la sua spada. Il ragazzo non tornò più al villaggio, ma iniziò a vagare per il mondo sconfiggendo ogni demone che si parava sulla sua strada e che osava mentirgli così divenne il più famoso e coraggioso spadaccino della sua epoca mentre il suo nome veniva tramandato dai racconti di tutto il mondo."

Mi resi conto che era una storia parecchio banale e che probabilmente aveva annoiato Isaac. Mi voltai nella sua direzione e notai subito i suoi occhi ancora ben aperti su di me mentre la sua testa viaggiava chiaramente altrove.

"Isaac? Tutto bene?" lo chiamai muovendo una mano nella sua direzione ed il bambino si risvegliò dalla sua trance.

"Nessuno mi aveva mai raccontato una storia." disse abbassando il volto e nascondendolo dietro alle ginocchia che finora aveva stretto contro il petto. "E'...E' una bella sensazione."

"Capisco cosa intendi." sorrisi.

"Posso farti una domanda, T/N?"

"Certamente."

"Come si riconosce un demone?" domandò alzando la testa ed osservandomi con aria apatica.

"Ehm...I mostri e i demoni non esistono, Isaac."

"Ne sei sicura?"

In quel momento nei suoi occhi non riuscivo a vedere niente. Non un emozione, non un barlume di luce neanche celato in profondità.

"Beh, anche se esistessero noi dobbiamo essere come Zack." dissi portando un pugno al petto e imitando una forzata espressione impavida. "E dobbiamo superare ogni ostacolo come farebbe lui, cioè senza avere paura."

Il bambino perse qualche secondo ad osservarmi per poi abbassare lo sguardo e coricarsi sotto alla coperta.

"Giusto..." mormorò.

Mi sdraiai anche io e rimasi ad osservare la sua schiena per qualche istante. Mi era sembrato parecchio fragile in quel momento e avrei voluto abbracciarlo per farlo sentire al sicuro, ma mi trattenni; nei giorni appena trascorsi avevo capito che non amava particolarmente il contatto fisico.

"Buonanotte, Isaac." dissi.

"Notte..."

Così chiusi gli occhi e senza che me ne accorgessi mi addormentai riuscendo a dimenticare almeno per qualche ora quella terribile e eterna giornata.

   
 
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