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Autore: elfin emrys    22/03/2020    4 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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I Niall – Capitolo 5

 
-Hanno fatto la proclamazione?
-Ancora no.
Arthur si precipitò a sedere vicino a Merlin, di fronte allo specchio, in attesa. Ati stava terminando qualcosa e, quando guardò il foglio su cui aveva appena scritto, spalancò leggermente gli occhi. L’uomo si guardò intorno, poi fece cenno a uno scrutinatore, che si avvicinò.
Il biondo incrociò le gambe, attendendo il responso. Non credeva che sarebbe stato così preso da quella successione; il giorno prima, al duello, non vi erano state grandi sorprese, ma di sicuro la competizione si era fatta accesa per alcuni dei partecipanti e, alla fine, Nicholas aveva scalato fino al primo posto. Ciò che lo divideva dal secondo – il primo fra i preferiti di Theodora – era un singolo, misero punto.
Né Arthur né Merlin erano sicuri di come prendere la decisione di Niall, qualunque re avrebbero scelto. Se Donald e Delilah e, in alcuni momenti, per alcune espressioni e parole, persino Ati erano sembrati convinti del valore di Nicholas, Theodora comunque l’aveva messo in fondo e, decisione di scena o meno, la sua opinione era stata forte ed era necessario fosse presa in considerazione.
Ati e gli scrutinatori smisero di parlottare e, seguiti con lo sguardo da tutti gli uomini in sala, uscirono per andare nella stanza dove, sere prima, c’era stata la festa dopo il funerale di Titus. Là, una folla attendeva impaziente e i dodici rivali al trono stavano in fila, ansiosi.
Quando Ati e i suoi accompagnatori fecero il loro ingresso, il pubblico iniziò a battere i piedi, finché il vedovo di Titus non alzò le mani, facendo cadere il silenzio. L’uomo respirò a fondo e iniziò un discorso, che risuonò in tutta la sua solennità e gravità anche attraverso lo specchio.
Merlin e Arthur ascoltavano severamente tutto quello che veniva detto. Era chiara, in quel momento più che negli scorsi giorni, l’importanza di quello che stava accadendo dai Niall. La donna che era andata dispersa nella tempesta, infatti, era stata ritrovata morta, anche lei uccisa con tutta probabilità dai cani del crepuscolo, e non solo: dai Lamont quella stessa mattina erano giunte notizie preoccupanti, di creature simili a enormi lupi avvistate ai margini della foresta. Chi avrebbe preso le redini dei Niall, avrebbe avuto fra le mani una crisi profonda, un popolo spaccato e una lotta imminente, proprio mentre l’inverno arrivava implacabile e il gelo rischiava di metterli in ginocchio. Qualunque decisione avessero preso gli uomini dei Niall doveva essere quella giusta.
Ati terminò di parlare e il pubblico batté ancora i piedi per qualche secondo, poi l’uomo parlò.
-In ginocchio!
I dodici eseguirono e un silenzio quasi innaturale scese su tutti i presenti. Ati prese un mazzo di rami legato da un nastro e sospirò, osservandolo; lo alzò e tutti rimasero col fiato sospeso mentre il giovane si avvicinava a uno dei pretendenti.
L’aria era carica di aspettativa, di ansia – uno di loro sarebbe diventato re, per gli dei, e fino a quel momento era quasi parso che la corona non pesasse e invece pesava, sì, su tutte le loro tese, in tutte le loro mani – e Ati passò di fronte a tutti e dodici gli uomini, una, due volte, finché, quasi inaspettatamente, non si fermò e tese i rami verso uno dei contendenti, porgendoglieli.
La folla proruppe in un lungo appassionato applauso e l’uomo si alzò, prendendo il mazzo offertogli e sollevandolo in alto, iniziando la processione per portarlo fino all’oracolo, fuori, al sole grigio di novembre, dove anche tutte le donne dei Niall avrebbero finalmente ricevuto la notizia.
La folla cominciò a urlare il nome del nuovo re e Merlin si avvicinò un poco allo specchio per scorgere l’espressione di Nicholas, il quale, sconfitto, era stato l’ultimo a rimettersi in piedi. Aveva mantenuto la speranza fino alla fine.
Il moro fece per rialzarsi, ma Arthur lo tenne giù. Voleva vedere il momento della reale incoronazione. Si ricordava solo vagamente l’uomo che aveva vinto, il favorito di Theodora, e non ne aveva pensato nulla in particolare; un po’ per curiosità, un po’ per qualcosa che non riusciva a identificare, voleva vedere come sarebbe proseguita la cerimonia.
Le donne Niall applaudirono, vedendo il nuovo re uscire e dirigersi verso l’oracolo, che attendeva insieme ai suoi tre compagni. L’uomo salì quasi correndo, un sorriso in volto tanto largo da sembrare doloroso, e si prostrò ai piedi delle due coppie in rosso, tendendo il proprio ramo. I veli dei quattro si gonfiarono sotto al loro respiro e, con solennità, allungarono la mano per benedirlo, quando una delle ragazze si ritrasse improvvisamente. Immediatamente dopo, gli altri tre la seguirono e uno dei ragazzi si girò a guardarla, probabilmente confuso, ma fu un momento e tutti tornarono nuovamente inespressivi come statue. Ci fu un secondo di silenzio fra loro e il nuovo re alzò un po’ il capo per riabbassarlo, indeciso se sbirciare i loro volti o meno. Alla fine, furono quattro le mani che toccarono il mazzo di rami e quattro voci lo benedissero.
Arthur rimase perplesso a vedere la scena, ma stette in silenzio e attese che il nuovo re si avvicinasse alla reggia per entrare, seguito dai suoi undici rivali, da Ati, Theodora e Diane. Lo videro sedersi sul trono e il marito di Titus gli posò la corona sulla testa, facendosi da parte e togliendosi la propria. Il giovane tese la mano verso un altro uomo un po’ più grande di lui, il quale si diresse verso il trono che, un tempo, era stato di Ati stesso. Fu lui a mettere la corona del consorte sul suo capo e il giovane e il re si scambiarono un bacio. Nuovamente la folla gridò, felice, e tutti batterono i piedi, poi, proprio mentre Theodora stava per parlare, lo specchio tornò a riflettere semplicemente la stanza. Merlin si era alzato.
-Sono meno indignato di quello che mi aspettavo. Il nuovo re era il preferito di Theodora, era arrivato secondo al discorso, alla caccia era a metà classifica e al duello è stato sconfitto solo da Nicholas. Era l’unico che potesse superarlo in maniera tutto sommato onesta.
Arthur annuì alle parole dell’altro e si alzò anche lui.
-Dovremo mandare un messaggero. Dobbiamo immediatamente creare un rapporto con quest’uomo in modo da guadagnarne la fiducia e capire noi stessi se lui ne è degno.
Merlin sospirò e si portò una mano alla tempia.
-Hai visto cosa ha fatto una dei possibili oracoli?
-Sì…
-Secondo te è stato un caso?
Il biondo serrò la mascella.
-Tu pensi che non lo sia?
Il mago scosse la testa.
-Non lo so, io…
Sbuffò, poi si avvicinò ad Arthur e gli mise una mano sul braccio.
-Io ho bisogno di pensare. Ci rivediamo a cena, va bene?
Il biondo ghignò.
-Ti assicuro che riesco a sopravvivere per qualche ora senza il tuo costante e vigile sguardo su di me.
Merlin sbuffò una risata e assunse un’espressione scettica.
-Non so, voglio dire, se è così ti sei impegnato molto per farmi pensare il contrario.
Arthur fece una risata molto finta per tornare immediatamente serissimo e il mago scoppiò a ridere al vedere un cambio di espressione così repentino; si sporse verso l’altro per baciargli l’angolo della bocca, ma stava ancora ridendo e tutto ciò che avvenne fu più un semplice strofinio di labbra. Il biondo ruotò gli occhi al cielo.
-Ridi, ridi. Tanto prima o poi ricapiterai ad aiutarmi durante l’allenamento e allora vediamo chi sarà a ridere.
Merlin impallidì e Arthur alzò furbescamente le sopracciglia prima che sentissero qualcuno chiamare il capo. Il biondo sbuffò.
-Io sono morto e questi si lamentano se mi assento per mezzo secondo.
Il mago scoppiò a ridere quasi istericamente, un po' perché non si aspettava quella considerazione, un po' perché, per quanto divertente, faceva anche male, e osservò l'altro uscire dalla loro camera per dirigersi ai propri doveri.
 
Edward corse più veloce, seguendo il rumore delle urla fino al luogo dello scontro. La folla era radunata in cerchio intorno ai due lottatori e, fuori da essa, c’era Betty ad attendere rinforzi.
L’uomo si avvicinò alla ragazza, riprendendo fiato.
-Il capo? Lo avete chiamato?
Lei scosse la testa.
-Sta nella foreste con i cacciatori, non so quando tornerà.
-E lo sciamano? È già partito?
-Due ore fa, pare che la situazione dai Lamont sia urgente dopo la notizia su quei lupi che è arrivata ieri.
Edward sbuffò e chiese ancora, impaziente.
-E Frederick? Dov’è?
Betty abbassò lo sguardo.
-Non lo so, l’abbiamo mandato a chiamare, ma…
La folla sussultò un “Ooooh” ed Edward capì che non c’era più tempo. Lasciò la fanciulla prima che ella potesse terminare la frase e si avventurò fra la gente, intimando alle persone di spostarsi. Al centro dei cerchio, due uomini si stavano affrontando a mani nude.
Edward urlò di separarsi, sperando che almeno uno dei due lo sentisse, anche se ben sapeva che avrebbe dovuto intervenire in maniera più drastica. Quando vide che la sua chiamata non aveva sortito alcun effetto, sbuffò e andò verso uno dei lottatori, prendendolo e cercando di allontanarlo. Quello iniziò a divincolarsi finché non riuscì a sfuggirgli e si rigettò sopra l’altro, il quale, nel frattempo, non aveva smesso di colpirlo. Edward prese un respiro profondo e, con tutta la forza che aveva in corpo, si mise in mezzo ai due, separandoli a forza a suon di spallate.
-Allontanatevi! Ora!
I litiganti continuarono ad allungare le mani per agguantarsi e graffiarsi anche con lui in mezzo ed Edward si guardò intorno, sperando che una guardia fosse arrivata a intervenire. L’uomo, allora, sbottò, spintonando uno dei due lontano, facendolo cadere a terra, poi si gettò sull’altro, bloccandolo.
-Si può sapere cosa vi è saltato in testa?
-Edward!
L’uomo si girò a guardare chi l’aveva chiamato e in quel momento il contendente provò a liberarsi, colpendolo in viso, ma Edward riuscì a tenerlo fermo e gridò, dolorante.
-Tieni l’altro!
Frederick, appena arrivato, corse verso il rissante rimasto libero; quando lo vide, per un attimo esitò, infine lo prese proprio mentre quello si stava alzando e gli costrinse le mani dietro la schiena.
Intanto quello che Edward aveva bloccato si era calmato e l’uomo alzò lo sguardo alla folla, gridando.
-Che avete da guardare? Aria!
La gente iniziò a fluire e anche i giovani più curiosi si affrettarono ad andarsene dopo il perentorio “Via” di Edward. Egli si alzò, portandosi il litigante su con sé e vide due guardie arrivare e tendergli le braccia per prendere in custodia i due lottatori.
Frederick si avvicinò, lasciando ai colleghi anche quello che stava tenendo fermo lui. Era un volto che conoscevano poco e le narici del giovane rissoso si gonfiavano a ogni respiro. Edward gettò un’occhiata a entrambi i litiganti, mettendosi le mani sui fianchi.
-Che è successo?
Il più giovane quasi sputò mentre rispose.
-Quello mi ha accusato di aver usato suo fratello per…
-Tu hai usato mio fratello! Lo hai sedotto per farti due risate!
-Non è vero!
L’altro riprese, rabbioso, quasi piangente.
-Hai pensato di potertelo sbattere e poi abbandonarlo, ma non avevi ancora fatto i conti con me, animale!
I due saltarono per picchiarsi di nuovo, ma furono prontamente trattenuti. Edward si mise di fronte al più grande, mettendogli le mani sulle spalle.
-Cosa è successo?
-Quella bestia ha approfittato di mio fratello.
-Te l’ha detto tuo fratello?
L’uomo sbuffò.
-Figurarsi se riusciva a dirmi che gli era accaduta una schifezza del genere! No, l’ho dovuto scoprire da solo.
Frederick lasciò andare un sospiro pesante ed Edward si girò a guardarlo. Il giovane abbassò gli occhi, senza incontrare quelli dell’uomo. Edward schioccò la lingua e disse, severamente.
-Ne discuterete di fronte al capo non appena tornerà.
Si rivolse alle guardie.
-Portateli entrambi alla tenda centrale.
La coppia di litiganti fu trascinata via ed Edward respirò a fondo, toccandosi delicatamente il punto sul viso dove era stato colpito. Trattenne un gemito, poi si voltò verso Frederick. La sua voce era grave e irata.
-Dov’eri?
Il ragazzo rispose velocemente.
-A casa, stavo risistemando la impermeabilizzazione della mia tenda, vista la tempesta di qualche giorno fa.
-Perché non eri al tuo posto?
Frederick rimase un attimo interdetto prima di replicare.
-Que-Questo è il mio giorno libero.
Edward chiuse gli occhi e scosse la testa. Regolò il respiro prima di rispondere.
-Sì... Sì, scusami.
Gli posò una mano sulla spalla.
-Sono solo nervoso perché i tuoi colleghi hanno difficoltà a eseguire il loro lavoro, ma non è colpa tua. Ne parlerò con Arthur. Però…
Frederick alzò un sopracciglio, attendendo che l’uomo continuasse, ma quello mormorò un “No” e scosse la testa.
-Non fa niente, ragazzo. Torna a casa, ci penso io ad accogliere il capo dalla caccia e a spiegargli tutto. Vedo che c’è qualcuno che ti aspetta.
Il giovane si girò a guardare Elisa, che li stava fissando diversi passi più in là, fece un sorriso spento e annuì, osservando l’uomo dirigersi verso la tenda centrale.
La ragazza gli si avvicinò.
-Che è successo?
-Una rissa.
-Era… Era arrabbiato?
-…No, ma mi ha chiesto perché non ero al mio posto. Gli ho detto che stavo sistemando casa.
Elisa spalancò gli occhi ed esclamò un “Ah” sorpreso. Frederick sorrise.
-Che c’è?
-È la prima volta che ti sento mentire.
-Non gli potevo certo dire cosa stavo facendo sul serio, no?
La voce di lui aveva un tono malizioso e la ragazza arrossì, guardandosi intorno.
-Ehm… Quindi stavi sistemando la tua tenda? Ma non mi dire!
Frederick scoppiò a ridere e scosse la testa, iniziando a camminare e controllando che lei lo seguisse.
 
Merlin girò un’altra pagina e mormorò, sovrappensiero.
-Una donna armata... Una donna… armata…
Il mago non era sicuro fosse chiara quella parte della profezia dell’oracolo Niall. Arthur gliel’aveva raccontata esattamente come Ati gliel’aveva trasposta e il significato, per Merlin che aveva tutti gli elementi, era ben evidente. Il falco era lui e le acque che avrebbe dovuto solcare erano quelle di Avalon. Avrebbe dovuto aprire un passaggio per ritrovare Excalibur in modo che Arthur, ossia l’orso, potesse sconfiggere i cani del crepuscolo.
Le ricerche su come entrare ad Avalon, quando, evidentemente, i Sidhe non volevano aprire la città, erano già state effettuate quando Lamont era morto e Bwbach aveva dato un’indicazione precisa, all’epoca, che né Merlin né Arthur si erano dimenticati: “Solo alla fine di questo ciclo”, aveva detto, e avevano già deciso che intendesse la fine dell’anno, anche se l’elfo non gliel’aveva mai esplicitamente confermato. Ebbene, era novembre, ormai, e il momento si sarebbe fatto sempre più vicino.
O almeno così speravano.
Merlin sbuffò, roteando gli occhi, quando vide il nome delle celebrazioni di Samhain sul libro e chiuse il tomo, prendendone un altro. All’inizio, segretamente, aveva creduto che per “fine del ciclo” Bwbach avesse pensato all’antico calendario e che il 31 ottobre sarebbe stato il giorno in cui Avalon si sarebbe aperta, ma nulla era accaduto. Il mago aveva passato lungo tempo quel giorno, prima di ritornare al villaggio degli ex Grant, a provare a raggiungere il fulcro di Avalon con la magia, a sfiorarlo, anche solo per un momento, per tentare di comprendere lo spirito dei Sidhe, le motivazioni che li spingevano a non permettere loro di – rivedere Freya – riavere la spada. Ma nulla aveva sentito. Nulla era accaduto. Solo una fredda nebbia e il sapere, confusamente, di aver perso tempo, che stava tentando di addentrarsi in una fortezza impenetrabile. Di questo, Arthur non aveva saputo nulla. Il moro aveva pensato che fosse meglio non lasciarlo sulle spine per poi deluderlo, tuttavia persino lui sapeva che la fine dell’anno del calendario nuovo stava arrivando e Merlin aveva capito, dal suo sguardo quando ne avevano parlato prima di separarsi, dal breve sorriso che gli era passato sulle labbra, che  il biondo era convinto ce l’avrebbero fatta, che il momento era giunto.
Tuttavia, Merlin non era sicuro in maniera indubitabile. In fondo, Freya non possedeva Excalibur, non era, perciò, una “donna armata”. L’oracolo dei Niall si era forse confuso?
Il mago scosse la testa e seguì le parole del tomo con il dito.
-“Iniziò durante la Mezza Estate e ogni notte l’uomo tornava al lago per offrire pane, frutto della sua fatica, e formaggio, l’unica cosa che potesse offrire di più, ma, ogni volta, si trovava costretto a tornare a casa insoddisfatto. Tuttavia, il primo dell’anno, ecco che una barca dorata spuntò dalle acque scure del lago”…
Merlin osservò attentamente l’immagine. Una donna bellissima guardava un pover’uomo il quale le tendeva le mani, disperato; il disegno era tanto fine che pareva di poter sentire le canne del lago suonare al vento notturno e, se si avvicinava il viso, quasi si potevano intravedere le linee legnose dei remi.
Il mago si morse il labbro, costringendosi a girare pagina senza terminare il racconto, di cui poteva sospettare la fine – l’addio della fata, lo sconforto del marito mortale, costretto a tornare al lago ancora e ancora nella speranza di ritrovare la dama che avevano perduto – e continuò a leggere.
La più famosa fra tutte le fate d’acqua dolce, tuttavia, è decisamente la arturiana Dama del Lago.”
Il respiro del moro si fece pesante e tentennò prima di continuare. Saltò tutti i discorsi sull’identità incerta della sua figura e giunse al paragrafo sull’ingresso nella sua corte.
Freya se la sarebbe meritata, una corte, avrebbe dovuto avere delle compagne e tutto quello che poteva desiderare con sé ed era triste che la Dama venisse descritta come splendida e potente e nobile solo perché Morgana aveva corrotto la sua immagine.
Merlin lasciò andare un sospiro tremante e girò pagina con difficoltà.
Si dice che Arthur Pendragon dorma ancora ad Avalon, attendendo che il suo popolo abbia nuovamente bisogno di lui. E davvero, il grande re non poteva avere un letto migliore, più fortunato, onorato e glorioso.”
Il moro si mise la mano sulle labbra.
Era vero. Avalon era fortunata, era onorata, era gloriosa… Ed era avvolta dal lusso del silenzio… Come una tomba.
Sembra di poterlo vedere. Lui dorme. Pare morto tanto è il pallore del suo viso e la sua ferita letale paia profonda anche da sopra il prezioso tessuto che copre la sua pelle, ma dorme. Lui dorme: l’oro del sole accarezza il suo cuscino e dolcemente sfiora la mano posata sul suo petto. Il suo cuore, ecco, solo un poco, batte. Batte.”
Merlin chiuse improvvisamente il libro e una nuvola di polvere si alzò quando le pagine si riunirono. Si mise una mano sulla fronte e serrò la mascella; non riusciva a fermare il mento o le labbra, che tremavano senza freno, e il mago alzò lo sguardo, guardandosi intorno. Aveva bisogno di vederlo – il ricordo dell’agonia di secoli si era fatto forte, doloroso – e di sentirlo parlare e ridere di fronte alle sue lacrime e delle sue braccia che finalmente poteva avere intorno a sé… Ma non c’era. Merlin era dai Lamont, ad aiutarli, e Arthur al villaggio centrale e, presto sarebbe andato dai Niall per incontrare il nuovo re e dargli il regalo che stavano preparando per lui e i due non si sarebbero visti ancora per qualche giorno.
Il mago iniziò a toccarsi freneticamente le tasche alla ricerca dell’unico cristallo che gli era rimasto. Non l’aveva potuto usare per spiare i Niall poiché era troppo piccolo, ma per vedere Arthur per qualche secondo, solo un po’, per quello andava più che bene.
Merlin afferrò il minerale, stringendolo forte e i suoi occhi divennero luminosi prima che il riflesso dei capelli dorati del re facesse capolino fra gli angoli del cristallo. Il respiro del moro si bloccò mentre guardava l’altro passarsi un dito, perplesso, sulle labbra e girare un foglio, continuando a leggere.
Non si sarebbero visti per altri quattro giorni e quello era il tempo più lungo da quando Arthur aveva fatto ritorno.
Merlin si passò il dorso della mano sugli occhi, asciugandoli, e il battito del suo cuore tornò a farsi regolare. Per Freya – l’unica che, a suo tempo, avrebbe mai potuto dividerlo dal suo re – era troppo tardi, ma per Arthur… Arthur era lì.
Il mago sorrise un poco e si diede dello stupido per essersi fatto prendere dal panico; ridacchiò quando un’idea stupida gli venne alla mente e continuò a ridere basso quando pensò che, in fondo, poteva farlo. Merlin si concentrò su Arthur, sull’immagine che il cristallo gli forniva, e pensò alla sua guancia destra, poi si portò l’oggetto magico vicino alle labbra e posò un piccolissimo bacio sulle sue pareti fredde. Ci guardò dentro. Vide il biondo girarsi intorno con una mano sulla gota, confuso.
Merlin aprì le labbra, lasciando andare un sospiro felice; gli parve che tutto il dolore stesse scemando, stesse lasciando il suo corpo, e tirò su col naso. Arthur scosse piano la testa e si rimise al lavoro e il moro si morse il labbro. Avrebbe voluto averlo con sé per stringerlo e, allo stesso tempo, la sua presa sul cristallo si faceva sempre più delicata – perché la presenza del suo re era qualcosa di prezioso, per Merlin, qualcosa che andava protetto e custodito, ancora dopo tutto quel tempo.
Alla fine, il mago posò il cristallo sul tavolo, osservando malinconicamente la luce dentro di esso scemare; si alzò per svestirsi e prepararsi per la notte. Si sentiva improvvisamente stanco e le dita gli fremevano un poco come se fossero state quelle di un vecchio.
Merlin si concentrò sul proprio respiro e si infilò sotto le coperte, spegnendo le luci. Abbracciò il cuscino.
L’immagine di Arthur che si guardava intorno perplesso lo accompagnò piacevolmente fino al sonno.

Note di Elfin
Eccomi, scusate il ritardo :/ Dovevo aggiornare un'ora e mezzo fa ma ho avuto un contrattempo.
Allora, cosa abbiamo qui... In questo capitolo abbiamo ripreso un paio di cose che non si vedevano da un po', cioè il cristallo che Merlin aveva usato per comunicare con Arthur quando quest'ultimo era andato per la prima volta agli anteposti, non appena era divenuto re, e le parole di Bwbach riguardo l'ingresso ad Avalon (cosa che era stata detta nei capitoli dedicati ai Lamont). Spero che abbiate un ricordo anche solo vago di tutto questo XD
Nei prossimi capitoli avverranno cosucce e vi avverto che ci sarà un altro pezzo Merthur un po' lime, ma non so se domenica prossima o quella dopo ancora. Vedremo :)
Ah! Un'altra cosa: super colpo di scena il fatto che Nicholas non sia divenuto re XD Nelle recensioni ho visto che lo davate tutti per scontato e io ero tipo "Ehm..." XD
E ora, tempo dei ringraziamenti :3 Per prima cosa questa volta ringrazio lilyy che non solo ha recensito lo scorso capitolo, ma anche tutta la mia ff Pensieri sparsi di Arthur Pendragon e una marea di altre storie che ho scritto nel 2012 e anche prima! Evidentemente questa settimana ha deciso che mi doveva rendere una persona felice <3 Inoltre, ringrazio dreamlikeview che ha recensito lo scorso capitolo <3 Mando un abbraccio grosso rigorosamente virtuale a entrambe :3
A domenica prossima ;)
Kiss

 

   
 
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