Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |       
Autore: Mahlerlucia    23/03/2020    3 recensioni
C’è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore.
Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta. Così come non credo che si viaggi per tornare.
L’uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perché, nel frattempo, lui stesso è cambiato.
Da sé stessi non si può fuggire.
(Andrej Tarkovskij)
[BokuAka || AkaUda]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Manga/Anime: Haikyū!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life
Rating: arancione
Personaggi: Keiji Akaashi, Koutarou Bokuto, Tenma Udai
Pairing: #BokuAka, #AkaUda
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo

 
 
 
Secret smile
 
 
 
Nobody knows it but you've got a secret smile
And you use it only for me
So use it and prove it
Remove this whirling sadness
I'm losing I'm bluesing
But you can't save me from madness...
 
 
 
Meno uno a al fatidico martedì, il giorno della scadenza.
La matita scorreva sul foglio con meno convinzione del solito, ancor prima della seconda mano definitiva. Tenma non era convinto del finale che aveva attribuito a quel capitolo e stava seriamente pensando di sostituirlo con uno di quei cliffhanger capaci di lasciare i suoi lettori con il fiato sospeso e che – soprattutto! – lo avrebbero salvato dalla nevrosi generata dalla necessità di creare qualcosa di alternativo nel giro di poche ore.
Sì, non avrebbe potuto procedere in altro modo, visto e considerato l’inesistente lasso di tempo che sarebbe trascorso da lì al prossimo sollecito del suo adorato editore. Doveva però ammettere che nel corso degli ultimi due giorni si era fatto sentire meno del solito, nonostante avesse notato che la sua prestanza in ufficio fosse quella di sempre.
Passò oltre mezzora prima di ricevere un unico messaggino su WhatsApp, un semplice ‘Udai-san, come procede il lavoro?’ che non era certo da lui. Keiji Akaashi solitamente tendeva ad alzare il telefono per poi passare quindici minuti buoni a domandargli anticipazioni di trama ed eventuali novità nello stile. Sosteneva che negli ultimi volumi il tratto del collega fosse migliorato, così come la capacità di andare a fondo alle caratterizzazioni e all’introspezione.


“In alcuni sketch sembra quasi che i personaggi prendano vita, che abbiano altro da dire oltre quello che si può leggere nelle vignette. E il tratto... sì, è molto maturato.”

“Ma che dici, Akaashi-san?”

“Sono obiettivo. Sei molto bravo. Per questo non devi perderti dietro a dei normali momenti di stanchezza. È dura lo so, ma sei abbastanza forte.”

“Solo ‘abbastanza’?”


“C’è sempre un margine di miglioramento per tutti. Altrimenti ci si annoierebbe, non credi?!”


Udai ripensava spesso a quelle parole pronunciate dal suo editore. Avrebbe voluto comprendere fino in fondo cosa volessero stare veramente a significare, cosa i suoi personaggi avessero da dire oltre i kanji che potevano essere tranquillamente letti da chiunque scorrendo le diverse pagine. A tal proposito, leggeva spesso i commenti che i suoi lettori lasciavano sul suo blog e sul suo profilo Twitter. Non era una novità per lui ricevere suggerimenti sul proseguimento di una vicenda, su quali soggetti fare accoppiare o meno o su come sviluppare al meglio il punto di vista di un particolare personaggio. Ma nessuno si era mai spinto tanto in profondità senza neanche strafare. Akaashi-san era così: non interveniva mai inutilmente con parole che sapevano posarsi sulle falle dei dubbi altrui come un lenzuolo fresco in piena primavera. Una terapia d’urto della quale usufruivano tutti a discapito suo, refrattario ad aprirsi persino con coloro che sembravano essergli più vicini. Una personalità misteriosa che, a lungo andare, aveva cominciato a destare curiosità tra i pensieri del giovane sensei.
‘Mi sto impelagando sul finale del capitolo, ma penso che non ci sarà.’, fu tutto quello che riuscì a riportare nella rapida risposta che non si curò di rileggere. Non era la prima volta che i messaggi e le chiamate del suo editore lo mandavano in ansia... e non solo per meri aspetti lavorativi. Qualcosa in quel ragazzo lo metteva costantemente in soggezione, come se la quiete da cui era avvolto lo portasse a provare un senso d’inferiorità apparentemente ingiustificato. Eppure Keiji era più giovane di lui di ben quattro anni!
Già, sembrava impossibile. Avere ventisei anni e credere in un sogno che a lungo andare ne ha sostituito un altro. Talvolta non poteva fare a meno di paragonare la propria vita ad un’unica – enorme – seconda possibilità alla quale non poteva sottrarsi se voleva mantenere il proprio equilibrio mentale. Meno sovente appariva come una lunga rincorsa da dover affrontare in salita e con pochi mezzi a disposizione; un’impresa titanica non esente da momenti bui e di sconforto. Un’unica – magra – consolazione lo aiutava ad andare comunque avanti: da qualche tempo si sentiva meno solo in mezzo a questa battaglia senza esclusione di colpi.
‘Ottimo. Ricordati solamente che l’effetto sorpresa va centellinato a dovere. Un abuso potrebbe renderlo meno avvincente, dovresti saperlo’.

Certo che lo so, saputello dei miei stivali!
Preso dai suoi tormenti, Tenma non aveva realizzato di aver terminato l’inchiostro nel calamaio. Decise di approfittarne per andare a prepararsi del tè verde. La notte sarebbe stata lunga ed intensa, perfetta per trovare quel dannato finale che qualcuno avrebbe sicuramente prediletto ad un banale passaggio al capitolo successivo.
 
***

I raggi del sole picchiavano con una certa violenza contro il vetro serrato della finestra del suo modesto ufficio. Faceva già discretamente caldo per essere solamente la fine di marzo. L’inizio della primavera avrebbe portato grandi novità per il giovanissimo Keiji, ancora alle prese con i suoi studi universitari correlati da una carriera editoriale già brillantemente avviata. La sua meticolosità, così come la sua disponibilità, lo avevano reso totalmente affidabile ed efficiente agli occhi dei colleghi e dei vertici della casa editrice presso cui lavorava.
Nell’ultimo periodo gli era stato affidato l’arduo compito di ‘controllare’ ed editare il lavoro di Tenma Udai, un giovane mangaka che stava riscuotendo un invidiabile successo in termini di vendite e visualizzazioni on-line. Il ragazzo aveva solamente qualche anno in più di lui, ma possedeva un talento che per sua stessa insicurezza non era ancora riuscito ad addebitarsi. Difatti, Keiji aveva perso il conto di tutte le volte che lo aveva sentito dare in escandescenza al telefono o di persona. L’avvicinarsi di ogni scadenza di rito generava in lui un senso di frustrazione misto ad ansia che lo portava spesso a consegnare lavori inconclusi o ‘nebulosi’, in rappresentanza delle sue emozioni contrastanti e della sua paura di deludere il suo pubblico. Questo il buon Akaashi lo sapeva bene e dunque preferiva non calcare troppo la mano su qualcosa che già generava sofferenza. Non erano mancate le occasioni in cui si era occupato lui stesso di sistemare alcune tavole senza mai intromettersi realmente nel lavoro del suo ‘protetto’. Fortunatamente nessuno lo aveva mai notato, nemmeno il diretto interessato.

Una nuova notifica ad indicare l’arrivo dell’ennesima e-mail proveniente dall’ufficio stampa. Una comunicazione da inoltrare a Yashimoto sulla trattativa riguardante la creazione di un anime tratto da un manga di successo. Una questione di diritti d’autore e ‘licenze poetiche’ fin troppo evidenti che si stava dilungando già da diversi mesi. Un’offerta che ogni giorno veniva stravolta per andare incontro alle esigenze di pubblico e, soprattutto, di marketing. Nulla che volesse veramente valorizzare il prodotto in sé, che tutto sommato non era affatto male.
Tra le altre seccature della mattinata, non poteva mancare la telefonata del commercialista utile solo a ricordare gli ultimi adempimenti del mese. Non era ancora ben chiaro perché toccasse sempre a lui doversi sorbire quella chiamata. Probabilmente in redazione avranno notato che era l’unico capace di resistere più di cinque minuti a stretto contatto con quel pusillanime in cerca di pecunia facile senza incombere nella tentazione d’indicargli orizzonti lontani in maniera colorita. Beh, sì: anche per questo il giovane Keiji era ben voluto da chi sedeva alle scrivanie limitrofe pur avendo molti più anni di esperienza alle spalle.

“Akaashi-san, oggi mi sembri un po’ sovrappensiero. Sbaglio forse?”

Iyoko, traduttrice spesso contesa in territorio edochiano per la sua familiarità con le lingue europee – tanto da aver persino sposato un francese di ben cinque anni più giovane –, aveva più volte buttato l’occhio in direzione del giovane collega. Non le era sfuggito un solo sospiro, così come quel ticchettio della matita sulla superficie di compensato, interrotto a più riprese seguendo il ritmo dei momenti in cui si sforzava di prestare attenzione a quello che aveva da offrirgli lo schermo del sul laptop.

“Oh, non si preoccupi. Mi sono semplicemente svegliato molto presto e ora sto cominciando a risentirne. Mi rimetto subito all’opera. Gomen nasai.”

La donna posò la sua biro sul plico di fogli al quale si stava dedicando per la successiva mansione che le era stata affidata. Si tolse gli occhiali per poi recuperare la sua lattina di caffè macchiato. L’insieme di quei piccoli gesti attuati in perfetta successione non lasciava presagire altro che desiderio di interloquire e necessità di mettere il naso nelle questioni altrui. La simpatia che provava per quel ragazzo riservato quanto taciturno non era di certo un mistero per nessuno dei colleghi presenti. Ma non si trattava di mera attrazione fisica, quanto piuttosto di approfittare della possibilità di potersi confrontare con un ragazzo che aveva all’incirca la stessa età di quel figlio che non vedeva da tempo, dal giorno in cui aveva deciso di lasciare il padre di ritorno da un viaggio in Europa durato molto più a lungo dei tempi inizialmente previsti.

“Non ti devi scusare, Akaashi-kun. Sai che per me sei quasi come un figlio e che puoi confidarti... quando te la senti. Sai, ho come l’impressione che c’entri la convocazione straordinaria che hai avuto ieri da parte di Yashimoto-san. Spero non fosse nulla di ‘compromettente’.”

Keiji non apprezzò di buon grado l’uso di quel termine facilmente fraintendibile. Cercò di rimanere impassibile, per quanto, in realtà, si sentisse punto sul vivo. La verità stava nel mezzo e, in un certo qual modo, risultava essere davvero ‘compromettente’ per il suo futuro lavorativo e generale.
Il labbro inferiore compresso tra i denti fu il segnale che confermò i pensieri di Iyoko. Non era dato sapere in che misura, ma di sicuro aveva intuito di aver colto nel segno e non avrebbe desistito dall’approfondire a dovere la questione. 

“Eppure stai svolgendo un ottimo lavoro, non capisco...”

“Non si preoccupi, non si tratta di questo. Con permesso.”

Akaashi si limitò ad alzarsi e ad allontanarsi dalla sua postazione lavorativa. Un breve inchino di cortesia prima di dirigersi verso il bagno; ma si sarebbe diretto in qualunque posto pur di non dover più sottostare a quell’inutile interrogatorio che aveva tutta l’aria di potersi trasformare un becero pettegolezzo tra colleghi. Qualcosa da dire giusto per passare qualche minuto in compagnia e null’altro.
No, non sono e non vorrò mai essere un argomento usato come passatempo nel logorio della vostra routine quotidiana.
 
***
 
“Keiji! Vieni qui a farmi compagnia? Da solo mi annoio!”

L’idea di proseguire con la correzione delle ultime bozze che gli erano arrivate a scaglioni da Udai non era di certo catalogabile tra le migliori che potesse ipotizzare per l’occasione, specie dopo aver promesso al suo compagno di trascorrere l’intera serata assieme senza intoppi. Purtroppo la scadenza era stata ancora una volta anticipata e il povero Tenma aveva dovuto fare i salti mortali per poter consegnare tutto entro i tempi nuovamente imposti.
Il lavoro era buono, con qualche piccola sbavatura grafica dovuta più alla fretta che ad altro. La trama proseguiva in maniera lineare e senza intoppi, riprendendo il tutto esattamente da dove lo aveva lasciato al termine del precedente capitolo e senza mai trascurare nessun elemento di spicco, così come i dettagli più significativi. Ma ciò che maggiormente lo colpiva ad ogni passaggio di consegne era la caratterizzazione dei personaggi. Keiji pensava sempre che avessero qualcosa di speciale, d’implicito, di recondito. Un elemento da dover ricavare tra le righe e nel background, un detto e non-detto che si ripercuoteva tra le vignette come un assordante rumore che avrebbe cessato di esistere solo dopo essere stato interamente compreso. Gli occhi dei due protagonisti principali possedevano un candore e una capacità comunicativa che raramente si poteva denotare in un manga di genere spokon. L’energia e l’ardente desiderio di superare i propri limiti trasudava da ogni schizzo impresso sulla carta. Insomma, un tripudio di elementi sensazionali e difficilmente spiegabili a chi non era del mestiere.

“Koutarou, devo finire di visionare questo lavoro. La consegna è stata anticipata, te l’ho detto.”

“Sì, ma io stasera sono venuto qui per stare con te, non per vedere le tue occhiaie farsi sempre più scure davanti a quello stupido computer!”

Ed in effetti gli occhi del giovane editore dolevano dalla stanchezza. Intere giornate davanti a quell’invadente schermo luminoso non avevano fatto altro che abbassare le sue capacità visive che in passato non avevano mai avuto necessità di essere supportate da un paio di lenti.
Sospirò, colto dall’inevitabile resa a cui avrebbe dovuto sottostare anche solo per onestà intellettuale. Allontanò lo sguardo dallo schermo e con un paio di click salvò il lavoro sulla sua cartella di lavoro; serrò il laptop e finalmente si degnò di dare attenzioni a quel campione della pallavolo che, nonostante i suoi ventitré anni suonati, non aveva perso il vezzo di mostrarsi lamentoso e possessivo quanto bastava per attirare periodicamente l’attenzione su di sé. D’altronde, cosa ci si poteva aspettare dall’ace dei Black Jackals, ovvero da colui che in fase di battuta osava chiedere supporto a tutti i presenti sugli spalti definendoli come il suo personalissimo ‘mondo’?! chissà. forse aveva davvero bisogno dell’incoraggiamento dell’intero pianeta Terra. Keiji se l’era chiesto diverse volte senza mai riuscire a darsi una risposta convincente. Quando si trattava di Koutarou Bokuto, nulla poteva essere dato per scontato.

“Hai ragione. Invierò tutto domani mattina.”

Keiji raggiunse finalmente il compagno sul divano e si tolse gli occhiali per massaggiarsi le palpebre. In quel frangente non riuscì a trattenere un sonoro e sincero sbadiglio per il quale finì addirittura per scusarsi. Bokuto allungò un braccio lungo la sua schiena, sino ad afferrare la spalla e trascinarlo a sé. L’ex setter della Fukurōdani rispose a quell’intimo contatto accoccolandosi al suo petto e portando una gamba sopra al suo ginocchio. L’odore che da sempre emanava Bokuto gli donava conforto e calore, oltre ad un senso di sicurezza del quale aveva iniziato a fidarsi ciecamente sin dai primi tempi in cui militavano nello stesso edificio scolastico.

Hey, non ti devi scusare! Un po’ di riposo non sarebbe male dopo tanto lavoro, non credi?”

“Ma tu non sei venuto fin qui per vedermi dormire.”

Le dita dell’asso dei Jackals iniziarono a muoversi tra i crini scuri del più giovane, generando in lui una piacevole reazione di rilassamento fisico e mentale. Akaashi afferrò a sua volta un lembo della sua felpa, prima di lasciarsi definitivamente andare al relax più totale. Le sue palpebre divennero pesanti, le voci provenienti dalla tv gli sembravano sempre più lontane ed indistinte, mentre i pensieri che affollavano la sua mente sino a pochi minuti prima si dissolsero così come si erano giunti quella stessa mattina.

“In teoria no. Ma non posso nemmeno obbligarti a stare sveglio tutta la notte. Non sarebbe giusto!”

Nessuna risposta, solo il lieve brusio del suo respiro divenuto inevitabilmente più pesante e profondo. La presa sulla sua felpa si era allentata e le sue dita parevano quasi tremare nel sonno.
Koutarou sospirò a sua volta, intento a maledire mentalmente la devozione e la tenacia con cui il sui Keiji s’immergeva in tutto ciò che si prefiggeva nel quotidiano, dalla pallavolo agli studi, dal lavoro alla loro storia che – tra molti alti e pochissimi bassi – proseguiva da ben cinque anni.
 
***
 
Tenma non si aspettava la visita di Akaashi, soprattutto a quell’ora tarda della sera. Nonostante la consapevolezza  della consistente mole di lavoro avviata con l’introduzione al nuovo capitolo, il più giovane e dotato editore mai capitato in squadra si era presentato con scorte di cibo sufficienti a sfamare il suo ansioso sensei per i due giorni successivi. E i suoi onigiri preferiti non potevano di certo mancare, in attesa che i Miya si decidessero a darsi da fare anche nel fertile territorio della capitale.
Per quanto potesse sforzarsi di apparire scocciato da quell’invasione serale, era evidente che apprezzasse il fatto che qualcuno si fosse premurato di portargli la cena, visto e considerato che alle dieci e mezza passate non aveva nemmeno pensato di mettere pentole e padelle sui fornelli per riempirsi un minimo la pancia.

“Immaginavo non avessi mangiato nulla.”

“Immagini troppe cose Akaashi-san.”

“Infatti ora non le immagino più, ne ho la piena certezza.”

L’espressione esasperata di Udai fu più eloquente di qualunque parola che potesse prinunciare per tentare di difendersi. Non sarebbe servito poi a molto dato che, quando era in vena, Akaashi sapeva trasformarsi in un buon oratore capace di controbattere in maniera astuta ed insolita a qualsiasi battuta o provocazione ricevuta. Senza contare che non c’era la benché minima possibilità di passare dalla parte della ragione in una situazione così univoca.
Keiji posò sul tavolo il sacchetto contenete i viveri e si premurò di preparare la tavola per due, a dimostrazione del fatto che nemmeno lui avesse ancora cenato.

“Dovrei finire almeno questa tavola...”

Un’occhiata furtiva anticipò quella che sarebbe stata un’affermazione dalla premonizione piuttosto intuibile, ma necessaria. Le avvisaglie fisiche provenienti direttamente dallo stomaco del mangaka diedero la conferma definitiva che ancora mancava all’appello.

“Hai assoluto bisogno di rimetterti in forze, per cui scegli pure tra le diverse pietanze che ho portato. Io mi accontento anche di un paio di onigiri.”

“Non avevo dubbi! Grazie, mamma!”

Anche l’ultimo tentativo d’imporsi attraverso un esagerato sguardo torvo fallì nel suo intento. Akaashi se la cavò egregiamente rispondendo con un sorriso pregno di comprensione e pazienza, elementi difficilmente rintracciabili tra le parole di chiunque altro. Qualità che lo rendevano ‘diverso’ nell’accezione maggiormente positiva che si potesse attribuire a questo bislacco aggettivo.

“Hinata, Bokuto e gli altri sono in ritiro?”

Keiji ingoiò rapidamente quel boccone di riso che aveva appena messo in bocca, prima di trovare le parole più idonee per poter rispondere. L’argomento ‘Bokuto’ era divenuto per lui un tasto dolente, specie quando si soffermava a ripensare a quanto lo avesse trascurato nel corso delle ultime settimane. Ormai erano divenute più le occasioni in cui riuscivano a vedersi solo per poter cenare insieme che quelle in cui erano riusciti a condividere l’intimità. Il lavoro interminabile, la stanchezza, i ritiri e i piccoli battibecchi quotidiani li avevano impercettibilmente allontanati, per quanto continuassero a sentirsi regolarmente tramite telefono, messaggi e posta elettronica. Entrambi avvertivano come una sorta di raffreddamento emotivo condiviso e Akaashi sapeva bene che era dovuto anche a quella dannata proposta lavorativa della quale non aveva ancora parlato a nessuno, se non ai suoi genitori.

“Sì, si trovano ad Ōsaka. Domani affronteranno il match decisivo contro i Sakai Blazer.”

“Avversari tosti!”

“Di sicuro tra gli avversari più temibili del girone. Ma sono sicuro che Koutarou saprà mostrare loro il fatto suo.”

“Ti fidi molto delle sue potenzialità. In effetti quando siamo stati a Sendai mi ha sorpreso molto, così come Shōyō!”

“Anche Miya-san ha i suoi dovuti meriti. È un ottimo setter e di sicuro non gli sta troppo con il fiato sul collo.”

Tenma capì al volo a cosa si stesse riferendo il suo editore. Non era il caso d’infierire su di una situazione che portava degli strascichi già da molto tempo. Come era accaduto a lui stesso in passato, dover accettare la superiorità altrui non era stata cosa facile, soprattutto quando si era trattato di farlo in favore di persone pronte a prendere il suo posto di competenza.
Da un punto di vista esterno, tutto sommato, era più semplice poter osservare e valutare il tutto in maniera più oggettiva ed equilibrata. La maturità di decidere di fare un passo indietro stava dando i suoi frutti, seppur si era dovuto far fronte a momenti di forte rammarico e gelosia, specie nel corso del primo periodo di ‘lontananza forzata’. Di contro, nulla impediva ai due ex compagni della Fukurōdani di continuare a frequentarsi nei momenti di rispettiva libertà dai propri impegni. Ma nessuno dei due aveva mai pensato, nemmeno in un attimo di rabbia, di smettere di farlo. Keiji sapeva di essere indispensabile per Koutarou, esattamente quanto quest’ultimo sapeva di essere la ‘stella’ che ogni giorno dava un senso alle giornate dell’ex setter.

“Cambiando discorso...”

Udai tentò di deviare la questione realizzando solo in un secondo momento di star entrando in un territorio altrettanto delicato; probabilmente ancora più arduo di quanto potesse anche solo lontanamente immaginare in quel determinato frangente. Si prese il tempo necessario per ingurgitare l’ultimo involtino, prima di dar voce alla sua curiosità senza risultare troppo invadente o, peggio ancora, debitamente inopportuno.

“... È vero quello che si dice in ufficio? Intendo dire... la proposta che ti avrebbe fatto Yashimoto-san...”

Iyoko aveva indagato fino a scoprire la verità, su questo Keiji non aveva il minimo dubbio. Non sopportava l’idea di dover qualificare qualcuno in modo negativo, ma quella donna si era comportata in maniera davvero subdola e superficiale nei suoi riguardi. Era altamente probabile che Tenma avesse potuto recepire questa informazione sottoforma di infima diceria venuta a galla durante un tranquillo momento di pausa pranzo o caffè; il ché stava a significare che anche gran parte dei colleghi ne era a conoscenza.

“Sì.”

Non serve a nulla negare se oramai tutti sanno.
Una risposta forse eccessivamente lapidaria, ma impossibile da sostituire con titubanze e preamboli che avrebbero solamente elevato i livelli d’agitazione di entrambi. In fondo, non era facile nemmeno per Udai dover prendere in considerazione l’eventualità di perdere nuovamente il punto di riferimento massimo dei suoi lavori. E, nel caso specifico di Keiji Akaashi, si poteva ben dire che lo fosse sul versante pratico che umano. Un ragazzo di soli ventidue anni capace di diventare il suo mentore e il suo sostegno allo stesso tempo, oltre che fonte d’ispirazione e aiuto pratico in qualsivoglia momento.
Il dispiacere che colse il mangaka in quegli istanti si prostrò con invadenza sul suo viso contrito, sui suoi enormi occhi color pece sbarrati in un moto di sorpresa che lasciò presto spazio allo sconforto di un sospiro fragoroso. Puntò lo sguardo verso la portafinestra lasciata libera dagli ingombranti tendaggi. La luna e le stelle brillavano nel cielo come le lacrime che si stavano depositando agli angoli dei suoi occhi. Ma non si sarebbe mostrato debole o avvilito; avrebbe preferito andare a fondo alla questione, anche dentro di sé.

“Ah... chiaro. E tu hai già dato una risposta?”

“No. Vedi, i miei genitori ne sono felici. Mio padre non mi ha mai fatto tante congratulazioni in vita sua... Ma prima di prendere una decisione definitiva, devo assolutamente parlarne con Koutarou.”

“È difficile?”

Le lacrime rigarono le sue guance ancor prima che potesse anche solo schiarirsi la voce per poter contestare a quella domanda a sua volta troppo complessa. Tenma si affrettò a recuperare la confezione di Kleenex posata sul piano della cucina e gliela porse. Avrebbe voluto poterlo consolare in maniera più sincera, quantomeno stringendogli le braccia intorno alle spalle. Ma decise che sarebbe stato meglio per tutti se si fosse contenuto. D’altronde, era per Koutarou Bokuto che stava soffrendo, non di certo per lui.
E questo faceva male, terribilmente male.

“Molto più di quanto si possa pensare.”
 
 
 
… So save me I'm waiting
I'm needing, hear me pleading
And soothe me, improve me
I'm grieving, I'm barely believing it now, now…










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio in anticipo tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia mini-long! :)

Dopo le mie più o meno brevi parentesi SemiShira e IwaOi, torno alle ‘origini’ con i miei BokuAka. Questa sarà una mini-long di 3 (o forse 4) capitoli che vedrà come protagonisti i due ex pallavolisti della Fukurōdani catapultati nel loro contesto ‘futuro’, quello in cui ci ha portato Furudate con gli ultimi capitoli del manga. E così, Bokuto è un giocatore di punta dei Black Jackals, Akaashi è l’editore di una casa editrice che si occupa della pubblicazione settimanale di manga e Tenma Udai – il nostro meraviglioso ‘terzo incomodo’ – è il sensei di cui si occupa Akaashi. Non mancheranno brevi apparizioni degli altri giocatori dei Jackals che conosciamo, di Kenma, Kuroo e cenni alle rispettive famiglie (così come le avevo intese nella precedente raccolta dedicata alla BokuAka dal titolo ‘A mano a mano’). Spero che l’esperimento possa essere di vostro gradimento! :)

Capitolo 1 – Secret Smile
In realtà il titolo ha un significato implicito, in quanto non ci sono stati grossi sorrisi in questo capitolo. Il titolo fa riferimento alla complicità che si è creata tra editore e sensei e si evince soprattutto nella prima e nell’ultima parte della narrazione.
Ho diviso il testo in quattro parti appositamente per introdurre ai lettori le quattro situazioni tipo in cui si ritrovano quotidianamente i nostri tre protagonisti: Udai alle prese con il suo lavoro dalle scadenze micidiali e dalle sue riflessioni solitarie; Akaashi a sua volta alle prese con il suo lavoro in ufficio e la collega impicciona; sempre il nostro editore che finalmente si gode un momento di relax con il suo Bokuto-san (o almeno così dovrebbe); infine, reunion tra colleghi con la fatidica questione lavorativa che rimane in sospeso e verrà svelata nel prossimo capitolo.
Mi sembrava giusto creare un po’ di aspettativa, per cui... Stay tuned! ;)

Il titolo generale della mini-long riprende quello della canzone degli Oasis ‘Don’t go Away’ .
Il titolo del primo capitolo riprende quello della canzone dei Semisonic ‘Secret Smile’ (della quale riporto parte della prima e parte dell’ultima strofa rispettivamente all’inizio e alla fine del testo).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.
Il cambio di font indica i flashback.

Grazie a tutti coloro che passeranno di qua! **

A presto,

Mahlerlucia
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Mahlerlucia