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Autore: Baudelaire    23/03/2020    4 recensioni
Un amico.
Io, 21 anni.
Lui, 22.
Due anime affini che si incontrano e che poi il destino separa.
Un omaggio a questa persona che non ho dimenticato, che mai dimenticherò.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emi.
Così ti chiamavo.
Conosciuti per caso, gioco del destino.
Una poesia ci fece incontrare, un verso, semplice ma Infinito. “…e il naufragar m’è dolce in questo mare.”
Ti conquistò.
Ti conquistai.
Giacomo pose su di noi la mano del destino, che intrecciò le nostre vite così giovani, rendendole splendenti, brillanti, lucide di meraviglia.
Ci incontrammo e fu feeling immediato. L’amore per la letteratura ci univa, i libri, la scrittura.
Passioni condivise, pensieri, parole, dialoghi incredibili.
Una telefonata alle cinque del mattino, che mai dimenticherò. Il tempo non esisteva quando parlavamo, ti stupivi tu stesso.
Pazzesco.
Sconcertante.
Due anime affini, affacciate a questo mondo da poco più di vent’anni.
Non esisteva nulla, se non un telefono, un computer, carta e penna, quei fogli che imbrattavo per scriverti lettere infinite, sulle quali riversavo speranze, angosce, sogni infranti, disillusioni.
Uguali alle mie, le tue.
Perché questo eravamo, due simili tormentati che hanno condiviso un pezzo di strada.
Fu splendido camminarti accanto, anche se per poco.
Fu splendido, e mai dimenticherò.
Hai riempito la mia vita, colmato il vuoto profondo, confortato le lacrime, condiviso le pene.
Tu eri, semplicemente.
E sempre sarai, nel ricordo di quegli anni di incertezza, una luce in fondo al tunnel.
Mi hai preso per mano. “Non avere paura.”
“Non ne avrò, se sarai con me.”
Ma giungemmo ad un bivio.
Era troppo bello per essere vero.
Ci separammo, fu inevitabile.
Macabro gioco del destino che ti affianca anime splendenti e poi le allontana, spietato, beffardo, bastardo.
Te ne andasti, e il gelo calò nel mio cuore.
Mancavi come l’aria. Eri alito di vento, per me.
La fine arrivò.
Forse mi ha dimenticata, pensavo.
Ma poi, mai dimenticherò quel giorno. Una telefonata, al lavoro. Una telefonata inaspettata, sconvolgente, dopo anni bui di silenzio.
Mi hai cercata, mi hai trovata.
La mia voce trema per l’emozione. C’è così tanto da dire, e così poco tempo.
Ma il tuo è un altro addio.
“Volevo parlare un’ultima volta con una persona che mi ha dato tanto, in un momento difficile della mia vita. Una persona speciale.”
Ma io odio gli addii. E non so cosa dire.
Ci salutiamo, e so che sarà l’ultima volta che sentirò la tua voce, che sentirai la mia.
Mando giù a fatica il groppo che ho in gola.
Riaggancio.
Non posso piangere, non adesso.
Sono al lavoro, c’è un gran via vai davanti alla scrivania. Devo darmi un contegno.
Ma non faccio che pensarci, per giorni.
Poi, la vita mi assorbe con il suo frenetico formicolio. Mi lascio travolgere, ancora una volta, e la mente si distrae, il pensiero si fa confuso, annebbiato.
Torni ad occupare un angolino remoto della mente, ti siedi lì, in disparte, silenzioso e assorto, attento a non disturbare.
Ma sei lì.
Anche quando non ti vedo, ti sento.
Ci sei.
Sei.
Ed è per questo che oggi dedico a te questo pensiero.
Ventitre anni fa ti incontrai.
Dove sei, cosa fai, non mi è concesso saperlo.
Mi è impossibile dimenticarti e, ovunque sarai, che questa voce silenziosa possa giungere a te, amico, fratello, e molto di più.
Ovunque sarai, tu sia benedetto per il bene che hai fatto, per tutto quello che mi hai inconsapevolmente donato.
Ovunque sarai, grazie, Emi.
   
 
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