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Autore: EleAB98    23/03/2020    5 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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Di ritorno dalla caffetteria, Addison venne a conoscenza di una notizia sconcertante. L’indomani avrebbe dovuto presentarsi nella classe del professor Jin Moriyama per dare inizio allo svolgimento dell’arduo compito che la professoressa Singh le aveva affibbiato: disegnare un outfit che si addicesse ai servizi segreti.
Ciò avrebbe voluto dire soltanto una cosa: la studentessa avrebbe visto nuovamente Ethan, il ragazzo di colore che aveva conosciuto solo pochi giorni prima. E come se non bastasse, avrebbe dovuto supervisionare nel dettaglio la lezione del professore, curando di non lasciare al caso alcun particolare.

I suoi colleghi di corso, al contrario, avevano ricevuto incarichi differenti che la ragazza aveva però giudicato decisamente più appetibili, nonché più semplici dal punto di vista realizzativo.
Insomma, un domani lei sarebbe diventata senz’altro una stilista, ma... Possibile che Priya le avesse affidato un incarico così difficoltoso? La professoressa aveva esagerato. In fondo, lei e i suoi stretti collaboratori erano studenti del primo anno, cosa poteva mai aspettarsi da loro?

Chissà, magari Addison stava enfatizzando eccessivamente la situazione. In fin dei conti, la giovane avrebbe dovuto solamente presenziare alla lezione di Moriyama e prendere nota riguardo l’ambiente particolare che la circondava, per poi realizzare un bozzetto che avrebbe dovuto consegnare alla sua insegnante tra una settimana.
Solamente?
Per la prima volta, la giovane sentiva che non sarebbe riuscita nell’impresa, nonostante la mail che aveva appena ricevuto fosse piena di sorprendenti complimenti. Infatti, il testo della stessa recitava così:
 
Gentile signorina Sinclair,
confesso di aver pensato a lungo riguardo l’incarico da affidarle questa settimana. Sono certa che non mi deluderà, dato che la sua prova d’ingresso ha certificato il fatto che lei è indubbiamente dotata di una certa dose di talento. Ovviamente, non conosco ancora del tutto - né tantomeno con adeguata precisione - le sue abilità, ma la mia esperienza mi suggerisce che la sua serietà e, presumo, la sua forte passione, saranno gli elementi costituenti che le permetteranno di svolgere un buon lavoro.

Domani dovrà recarsi nella classe del professor Moriyama - fautore del corso destinato ai servizi segreti - e ispezionare il sistema interagente con il mondo dell’intelligence. Non dovrà sfuggirle alcuna singolarità, poiché le assicuro che l’aula del docente è ricchissima di spunti interessanti, nonché ‘gustosissimi ingredienti’ che potranno fornirle la giusta ispirazione per realizzare ciò che le scriverò fra breve.

Si prenda buona parte del tempo affidatole per elaborare ciò che ha raccolto, dopodiché provi a creare un bozzetto preparatorio correlato all’attività di spionaggio. Sì, mi rendo conto della difficoltà del compito affibbiatole ma si ricordi che il più delle volte, anche dietro l’apparente semplicità può nascondersi un qualcosa di indubbiamente prezioso.
Cordialmente, Priya Singh.

“Più che una mail, mi sembra una specie di poema.” aveva detto Addison a se stessa, appena terminata la lettura.
Priya, però, era fatta così. Soleva scrivere delle lunghe mail ai suoi studenti: a volte, sembrava quasi di trovarsi al liceo, o almeno così dichiaravano i suoi ex alunni.
Ebbene sì: Addison aveva avuto modo di informarsi meglio riguardo la donna e le abitudini caratteriali da lei mostrate nei confronti degli studenti. Poteva essere gentile e disponibile quanto spietata, in determinate situazioni.

In compenso, però, disponeva della straordinaria abilità di comprendere in poco tempo, persino in una sola settimana, la personalità dei suoi discenti. Magari il fatto che nel suo corso fossero in pochi facilitava notevolmente questo suo compito.
Eppure pareva proprio che, in quella prestigiosa università, quasi tutti gli insegnanti fossero perfettamente in grado di interpretare i pensieri più profondi degli studenti comprendendo perfettamente la loro psiche e, talvolta, persino le loro impressioni.

A cagione di ciò, quegli stessi studenti dovevano forse giudicare loro stessi come ragazzi banali e scontati privi di qualsiasi originalità?
Ovviamente no. I professori avevano, purtroppo o per fortuna, questo potere e potevano disporne come meglio credevano, spesso anche strumentalizzando inconsciamente la propria autorità.

Tuttavia, nonostante la professoressa Singh potesse aver agito in buona fede stilando quelle considerazioni nei suoi riguardi, Addison stentava a credere che ella nutrisse realmente quella sconfinata fiducia nei suoi confronti. Quasi immediatamente, una serie di impellenti domande si fecero strada nella sua mente.
 
Che cosa intenderà dire la professoressa con ‘gustosissimi ingredienti?’
Cosa poteva nascondersi dietro la semplicità di cui parlava Priya, quella semplicità che Addison aveva comunque avuto modo di comprendere, almeno in parte?
 
Con il passare dei minuti, ulteriori dubbi attanagliarono la sua mente. Nonostante l’apparente benestare di Priya, la giovane studentessa non intendeva affatto abbassare la guardia.
In effetti, malgrado la donna avesse avuto modo di analizzare meticolosamente uno per uno i suoi studenti durante la prima settimana di lezione, Addison non riusciva ancora a fidarsi del tutto dei suoi giudizi - che potevano essere semplicemente azzardati - sebbene le costasse ammettere che, se la sua insegnante si trovava alla Hollywood U, doveva senz'altro essere una persona davvero in gamba.
Nel bel mezzo di tali pensieri, Addison fu interrotta da un messaggio ricevuto sul cellulare.

“Tutto bene, Addi?”
La ragazza, seppur ansiosamente, rispose alla sua amica confessandole, in parte, i propri timori.
“Beh, non proprio. Sei a conoscenza del fatto che le lezioni del mio corso sono iniziate esattamente una settimana fa, giusto?
“Certamente. Qual è il problema?” rispose Jane di rimando.
“Ecco... Dovrò presentare un progetto particolare alla professoressa Singh esattamente tra una settimana.”
“Beh, non è fantastico? Avrai già modo di dimostrare il tuo valore!”

La risposta di Addison non alimentò affatto l’entusiasmo di Jane.

“Non ne sarei tanto sicura. Senti, ti dispiace se ne parliamo domani? Sono molto stanca e avrei bisogno di andare a dormire.”

Jane lesse la sua breve e coincisa risposta, provando un vago senso di preoccupazione. A ogni modo, decise di rispettare il volere dell’amica e di non insistere ulteriormente sulla questione.

“Certo Addison, tranquilla. A domani!”

Addison chiuse il telefono. Era quasi certa che avrebbe passato una delle notti peggiori della sua vita.
Come avrebbe fatto a superare la prova della professoressa Singh?
Esisteva forse una via alternativa e facilmente percorribile che le avrebbe permesso di evitare ulteriori incontri - nonché scontri - con quel ragazzo dal luccicante sorriso?

 
***

 
Il giorno seguente, le ragazze si incontrarono, come al solito, davanti al cortile dell’università. Non appena Jane giunse a destinazione, ella ebbe modo di notare un certo grado di apprensione che sprigionava la sua amica, la quale le raccontò per filo e per segno la richiesta che aveva ricevuto nella mail inviata da Priya.
Jane rimase di stucco, ma nello stesso tempo provò grande felicità per l’amica, che aveva ricevuto grandi - quanto inaspettati - complimenti. Addison, però, non sembrava dello stesso avviso: la missione che avrebbe dovuto affrontare non sarebbe stata certo una passeggiata.

Comunque, nonostante un grande senso di insicurezza pervadesse il suo animo, il conforto e il sostegno morale di Jane sembrarono, ancora una volta, rincuorarla e infonderle quel coraggio necessario a fronteggiare la prova.

“Avanti Addi, non ti farai certo spaventare dal compito che la professoressa Singh ti ha attribuito? Sei una ragazza di talento, non puoi arrenderti ancor prima di cominciare!”
“Hai ragione Jane, ma io non ho mai provato a disegnare abiti maschili finora. Sapevo che un giorno sarebbe arrivato il momento, ma... Ho l’impressione che sia decisamente troppo presto! Inoltre, mi sembra che rifinire i dettagli dell’abito risulti estremamente svantaggioso a causa dell’eccessiva semplicità che l’outfit dovrebbe presentare.”

Jane non voleva sentire ragioni. Avrebbe fatto tutto il possibile affinché la sua amica recuperasse, seppur parzialmente, la fiducia nelle sue innate capacità.

“Addi tu ce la farai, hai capito? Adesso vai in classe e dimostra a tutti quanto vali. Fallo per te stessa. Per un attimo non pensare a Priya, pensa al fatto di dover affrontare una sfida per mettere alla prova te stessa. Vedrai che andrà tutto bene.”
“Ti ringrazio Jane, ci proverò. Ma...”
“No, niente ma! Qualcosa non va?” le domandò poi, notando il suo sguardo assente.
“Nulla di grave Jane, tranquilla. È che... non è solo questo il problema.” ribatté lei, sospirando.
“E allora quale sarebbe?”

Addison non rispose: aveva perso istantaneamente il coraggio di parlare riguardo ciò che si celava davvero nel suo animo. Sembrava visibilmente imbarazzata. Jane non comprese immediatamente la ragione della sua reazione eppure, ancora una volta, rispettò il silenzio dell’amica.

“Di qualunque cosa si tratti, non ti farò certo pressioni. Se un giorno vorrai parlarmene, sai dove trovarmi.”

Con un’occhiata di somma gratitudine, Addison annuì, cercò di scacciare le sue preoccupazioni e si avviò nella classe del professor Moriyama, sperando di non essere in ritardo.
Pochi minuti dopo, Addison entrò nell’aula del professor Moriyama: rimase letteralmente senza fiato. Non immaginava che quell’università fosse dotata di un’aula che incarnava alla perfezione un vero e proprio laboratorio di spionaggio. La cattedra dell’insegnante era gremita di microchip di varie dimensioni e di vario spessore, nonché di altri strani - quanto sofisticati - apparecchi.

Numerose telecamere invadevano il soffitto illuminando, di tanto in tanto, ogni angolo della stanza di luci stroboscopiche. A tratti, quel luogo le ricordava una sorta di discoteca. Riguardo le pareti, queste erano decorate da numerosissimi poster inerenti conferenze e tecniche riguardanti lo spionaggio, quali la crittografia e la stenografia. Accanto alle postazioni degli studenti, figurava un’enorme vetrina al cui interno vi erano preziosi manuali di intelligence e altre bizzarre apparecchiature decisamente costose.

Addison non sapeva proprio da dove cominciare la sua ispezione: sembrava che ovunque ci fosse un particolare che lei riusciva a notare soltanto in seguito alla revisione di ciò che aveva appena visto.
A cinque minuti dall’inizio della lezione, gli studenti cominciarono a prendere posto nell’aula. Proprio quando anche Addison stava per andare a sedersi, però, s'imbatté in quel ragazzo che sperava di non dover vedere. Ethan comparve improvvisamente, proprio dietro di lei.

“Ethan mi hai spaventata!”
Il ragazzo sorrise, entusiasta.
“Wow, è la prima volta che mi chiami per nome da quando ci conosciamo.”
“Beh, ti consiglio di non farci l’abitudine.” ribatté lei, seccata.
“Posso chiederti perché ti trovi qui, allora?”
“Posso garantirti che mi trovo qui dentro soltanto per assolvere un compito impartitomi dalla professoressa Singh.”
“Già, avrei dovuto immaginarlo. Quell’insegnante non fa altro che assegnare compiti impossibili ai suoi studenti.”
A quelle parole, Addison assunse un’aria decisamente sorpresa.
“Come fai a saperlo?”
“Beh, si vocifera che i vari studenti siano molto preoccupati riguardo gli incarichi da lei assegnati.”
“Mai quanto me." sospirò tristemente. "Ciò che Priya mi ha assegnato mi sembra a dir poco inverosimile.”
“Non disperare. Sono sicuro che, di qualunque cosa si tratti, ci riuscirai senza troppi problemi.”

Per la prima volta, Addison guardò Ethan con sentita riconoscenza e lui ne sembrò palesemente felice.

“Beh, ti ringrazio molto. Adesso, però... sarà meglio che vada a sedermi.”
Il ragazzo annuì e, pochi secondi dopo, entrò il professor Moriyama.
“Lei deve essere la signorina Sinclair.” esordì l’insegnante, mostrando un sorriso.
“Esattamente.” confermò lei.
“Bene, stia comoda. La mia collega mi ha già spiegato il compito che dovrà assolvere nei prossimi giorni. Le auguro un sonoro in bocca al lupo e spero di non annoiarla troppo con la mia lezione.”

Il sorriso persistente del professor Moriyama non si addiceva certo a un uomo dedito ai servizi segreti. Chissà, magari anche questa volta Addison aveva sbagliato a giudicare preventivamente la sua attitudine. La ragazza si mostrò, comunque, davvero contenta a proposito del modo con cui era stata accolta dal professore, pertanto gli rispose con sentita riconoscenza.

“La ringrazio molto, professore. Sono sicura che la lezione sarà molto interessante.”
“Benissimo. Possiamo cominciare.”

Il professore sistemo la sua valigetta sul tavolo, avendo estrema cura di non far cadere alcun oggetto che si trovava sopra la cattedra.

"Quest'oggi, il mio scopo è quello di mostrarvi alcuni tipici accessori che una spia si troverà spesso a utilizzare durante le sue indagini.”

Jin prese un oggetto che Addison aveva già visto da qualche parte: una ricetrasmittente o, come si usava dire nel linguaggio corrente, un walkie-talkie.

"Come certamente saprete, tale strumentazione permette di comunicare in modo semplice ed efficace ma, soprattutto, in totale discrezione, in contesti apparentemente tranquilli che potrebbero nascondere delle insidie. Tali oggetti hanno radici molto antiche: venivano persino utilizzati durante i combattimenti e le guerre, specialmente in trincea, per avvisare i soldati di eventuali attacchi da parte dei nemici. A oggi, ovviamente, esistono dei modelli che sono dotati persino di altre sofisticatissime funzioni."

Addison, in quel momento, guardò Ethan di sottecchi. In quei suoi grandi occhi marroni, ella riuscì a notare senza ombra di dubbio la luce di quella cieca passione di cui anche lei stessa era testimone. In effetti, il ragazzo non distoglieva nemmeno per un attimo lo sguardo da quell'aggeggio apparentemente insignificante ma di grande utilità.

"Per questa volta” continuò il professore “rimando il funzionamento e le caratteristiche meccaniche dell'oggetto in una delle prossime lezioni. Per il momento, vi basti sapere che la portata - ovvero il segnale di trasmissione che permette di comunicare con un'altra ricetrasmittente a una certa distanza - di questo oggetto deve essere abbastanza forte tanto da sopportare eventuali difficoltà di comunicazione nel caso in cui ci si trovi in luoghi inospitali. Il loro svantaggio appunto, riguarda l'eccessiva distanza tra due oggetti di questo tipo, che potrebbe impedire la comunicazione, e dunque il passaggio, di dati importanti."

Moriyama mostrò la parte posteriore del walkie-talkie:

"Spesso, i modelli più moderni sono dotati di batterie al litio, nonché di una portata di gran lunga superiore rispetto alle versioni antecedenti degli stessi. Ovviamente, per adesso utilizzerete dei prototipi messi a disposizione dall'università per cominciare a familiarizzare con essi."

I ragazzi sembravano elettrizzati all'idea: ben presto, avrebbero scoperto tutti i segreti del ruolo di spia... il loro viaggio attraverso quel misterioso - quanto affascinante - mondo era appena cominciato.

"Il prossimo oggetto che intendo farvi vedere è il seguente."

L'insegnante indicò l'arnese che si trovava sopra la sua testa: un paio di normalissimi occhiali da sole.
O almeno così sembrava.

"Questi sono, come avrete certamente capito, degli stilosissimi occhiali da sole, che non possono certo mancare per chiunque faccia parte dei servizi segreti. Infatti, malgrado sembrino degli occhiali da sole dalla forma e dall'aspetto comuni, ai lati degli stessi è presente un pulsante che permette di vedere ad esempio, dei dati criptati in un computer e, dunque, informazioni apparentemente illeggibili."

Alcuni ragazzi si lasciarono sfuggire un 'wow', e il professore non poté fare a meno di sorridere.
Addison, in particolare, notò una certa somiglianza nell'attitudine di Moriyama e di Ethan. Sembrava che i due, almeno in apparenza, fossero sempre di buon umore.

"E adesso, indossate gli occhiali che si trovano sotto le vostre postazioni, mentre io proietterò sulla lavagna interattiva un messaggio criptato che voi dovrete interpretare. Non preoccupatevi, non sarà difficile... almeno, non stavolta. Addison, lo faccia anche lei, la prego."

La ragazza acconsentì così come gli altri studenti che, una volta indossati gli occhiali, premettero immediatamente il pulsante.

“Bene, vedete cosa c'è scritto?” domandò Moriyama, dopo qualche istante.
I ragazzi annuirono, ed Ethan prese la parola.
"Per essere una buona spia è necessario spiare senza vedere, origliare senza sentire, comunicare senza parlare."
Gli studenti sembravano perplessi.
“Che cosa significa?”
Jin sorrise.
“So che, apparentemente, vi sembra una frase priva di qualsiasi significato logico. Il pensiero, o meglio, l'insegnamento che intendo trasmettere a voi studenti è il seguente: una vera spia dovrebbe andare al di là di ciò che lo circonda, cercando di sviluppare quell'istinto tipico di un agente segreto di alto livello che gli permetterà di risolvere questioni e problemi di non facile soluzione.”
“Intende forse dire che un agente non deve fermarsi all'interpretazione superficiale delle informazioni che potrebbe aver raccolto durante la sua indagine?” domandò Ethan, cercando di cogliere al meglio il concetto esposto dal professore.
“Esattamente. Avere uno spirito critico è senza dubbio fondamentale. Non si può svolgere questo lavoro passivamente, perché nulla, proprio nulla, può essere lasciato al caso. Un domani, quando diverrete delle spie, dovrete anche lavorare in squadra, per cui è importante imparare sin da ora a incastonare le vostre mentalità per interpretare criticamente le vostre eventuali scoperte riguardo un caso di particolare importanza.”
Jin cercò di fissare un concetto chiave nella mente degli studenti.
“Ragionare insieme è fondamentale. Così come non fermarsi alle apparenze. Avete presente il cartone animato 'Totally Spies'?”

La maggior parte dei discenti annuì, e ad Addison le si illuminarono gli occhi. Amava quel cartone animato, tant'è che, quando era piccola, non ne perdeva nemmeno una puntata.

"Allora saprete anche che le tre spie Sam, Alex e Clover lavorano per la Woop, - World Organization Of Human Protection -. Ognuna di loro possiede delle caratteristiche diverse, eppure insieme riescono a svolgere un lavoro perfetto. Vi siete mai chiesti il perché?"

I ragazzi cercarono di rifletterci sopra ma, ancor prima che potessero fornire una risposta, il professore riprese a parlare.

"Al di là dell'intuito, le tre hanno sviluppato un sentimento che pur andando al di là del concreto rappresenta, paradossalmente, la più sincera concretezza: il sentimento dell'amicizia. Dunque, è proprio questo ciò che voi dovete sviluppare, ogni qualvolta vi assegnerò un lavoro da svolgere in gruppo. Non dovrà affatto regnare l'invidia o la voglia di prevaricare sull'altro. Dovrete, al contrario, fare gioco di squadra, lavorando insieme e mettendo a disposizione sul campo le vostre personali abilità, facendo affidamento alle competenze da voi acquisite."

Addison non poté fare a meno di riflettere profondamente riguardo l'ottimo consiglio del professore: non poteva non avere ragione.

“Benissimo, è arrivato il momento di mostrarvi l'ultimo oggetto di questa lezione.”

Il docente estrasse qualcosa dalla valigetta e, con fare solenne, lo mostrò alla classe.

“Vi presento un orologio dalle caratteristiche uniche. Questo aggeggio è in grado di emettere raggi laser per oltrepassare e colpire qualsiasi oggetto da una distanza determinata. Non mi sembra il caso di mostrarvene il funzionamento qui, non vorrei certo colpire uno di voi o peggio, la mia amatissima quanto preziosissima vetrina.”

Qualcuno rise alla battuta di Moriyama. Quel professore era veramente molto simpatico. Chissà, magari la sua provenienza dall'Oriente aveva conferito al suo spirito un'aria allegra e solare.

“Si può persino regolare la potenza del laser emittente.” continuò Jin, estasiato. “Pertanto, occorre regolare preliminarmente il grado di potenza da utilizzare al fine di distruggere un dato oggetto da voi supposto pericoloso.”

Non appena Addison terminò di prendere gli appunti in contemporanea alla conclusione della lezione, il professore non manco di assegnare agli studenti un incarico particolare.

“Come compito voglio assegnarvi una ricerca: cercate su internet, o meglio sulle enciclopedie che potete trovare nella biblioteca dell'università al terzo piano, un oggetto che faccia parte dell'attività di spionaggio. Studiatene le caratteristiche cercando di coglierne vantaggi e svantaggi in rapporto al suo utilizzo. Dopodiché, utilizzate un pizzico di intelligenza e di fantasia per modificare a vostro piacimento - senza però scendere nell'impossibile - l'oggetto che avete scelto. La prossima volta valuteremo i risultati.”

Terminata l'assegnazione, il professore si congedò dagli studenti dando un saluto anche ad Addison, la quale ricambiò con un sorriso. Quando stava per uscire anche lei dall'aula, però, il famigerato ragazzo la inseguì.

“Addison, aspetta! Com'è andata? Ti è piaciuta la lezione?”
La ragazza accennò un sorriso.
“A dire il vero, non è andata poi così male, anzi... Questa lezione ha di gran lunga superato le mie aspettative.”
“Sono contento. Spero che almeno ti sia stata utile per raccogliere utili informazioni per il tuo incarico.”
“Decisamente. Ho molti elementi su cui lavorare, contrariamente a quanto mi aspettavo agli esordi.”
“Allora ti auguro buona fortuna per il progetto.”
“Grazie mille, Ethan... Ma adesso scusami, devo proprio andare.”
“Aspetta! Aspetta un momento. Ti andrebbe... di prendere un caffè insieme, oggi pomeriggio?”

Addison colse l'imbarazzo del ragazzo e, dentro di sé, sorrise.

“Ti ringrazio per la proposta Ethan, magari un'altra volta. Oggi dovrò cominciare a raccogliere per bene delle idee al fine di elaborare un outfit degno di nota.”
“Certo certo, non avevo alcuna intenzione di distratti dai tuoi buoni propositi.” replicò lui, palesando l'ennesimo sorriso.

Addison annuì.

“Allora, alla prossima.”
“Ci conto.” sussurrò il ragazzo, mentre continuava a osservare con aria trasognata la giovane allontanarsi dalla classe.
   
 
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