James... a casa
A casa Potter
“James,
è pronta la cena! Vieni subito o ti si raffredda tutto! Ho preparato il tuo
piatto preferito!” una donna strepitava sui gradini di una casetta graziosa nel
bel mezzo della campagna verdeggiante nei dintorni di Londra. “Ma dove si sarà
cacciato quel benedetto ragazzo.” e detto questo rientrò in casa. “James non è
ancora tornato. Spero che non si sia messo in qualche pasticcio.” “Non ti
preoccupare cara, James sa badare a se stesso. Sarà andato a provare la sua
nuova scopa e poi…” aggiunse ghignando “…quando la morsa della fame si farà
sentire, vedrai come correrà a casa svelto.”
In
quel momento la porta di casa si spalancò. Un James tutto trafelato con in
spalla il suo prezioso manico di scopa ( una comet 280) e con un sorriso a
trentadue denti entrò in cucina.
“Mamma,
papà! Questa scopa è eccezionale!! Grazie, grazie!!! È il più bel regalo di
inizio scuola che potevate farmi!” abbracciò prima il padre e poi la madre che
gli sorrise teneramente. Poi però
aggiunse: “James, fila subito a lavarti le mani che è pronto in tavola. E
lascia in camera il tuo manico di scopa.” “Ok mamma” il ragazzo uscì
velocemente dalla cucina. “Forse non avremmo dovuto regalargli quel manico di
scopa. Dopotutto ai ragazzini del primo anno non è permesso di possederne di
personali. Quando gli arriverà la lettera rimarrà deluso.” La madre sospirò.
“Suvvia, cara. In fondo gliel’avevamo promesso. È come acquistare la sua prima
bacchetta. Un manico di scopa ti fa entrare nel mondo dei maghi ad ogni effetto.
Sarà bravissimo a Quidditch. Non mi stupirei se gli proponessero di entrare in
squadra già quest’anno.” “Non lo dire neanche per scherzo, caro! Già James è
spericolato di suo, figuriamoci se giocasse una vera partita a Quidditch!” la donna sembrava preoccupata.
“Coraggio cara, stavo solo scherzando. Silente è molto severo per quanto
riguarda certe regole. Non lo farebbe mai entrare in squadra nemmeno se James
piagnucolasse per tutto l’intero trimestre. E sai che sarebbe in grado di
farlo.” Il padre si figurava l’immagine del figlio che, in ginocchio,
protestava contro Silente per quell’assurda regola di non far portare agli
studenti del primo anno i loro manici di scopa personali. Un sorrisino
compiaciuto gli comparve sul volto. “Che hai da ridere, papà?” disse James che
in quel momento era appena rientrato in cucina. “Niente, niente.” La famiglia
si sedette al tavolo e insieme iniziò a gustare la meravigliosa cena che la
signora Potter aveva preparato.
“Mamma,
per prima cosa voglio andare da scherzi
da mago per prendere qualche bello gioco da fare non appena sarò a scuola,
poi all’emporio
del gufo così magari troverò un bel gufo postino e poi…” James stava
letteralmente trascinando sua madre nella strada affollata di Diagon Alley.
C’era già stato altre volte ovviamente. E la prima volta era rimasto
impressionato dalla moltitudine di maghi che facevano compere. “… no, mi ero
quasi scordato! Prima voglio la mia bacchetta! Dobbiamo andare da Olivander,
mamma! Su, vieni dai.” La madre lo seguì senza opporre resistenza. Era abituata
all’ entusiasmo di James. A volte si domandava se suo figlio non fosse un po’
viziato. Ma dopotutto era il suo unico figlio che lei e suo marito avevano
desiderato tanto. Come si faceva a negargli qualcosa?
“È la bacchetta che sceglie il mago. Se lo ricordi sempre
signor Potter. Ecco, proviamo questa.” Il signor Olivander tolse una scatolina
dal mucchio che aveva già preparato per i suoi clienti di quella mattina.
James, emozionato come non lo era mai stato, prese in mano quello che a prima
vista e ad un occhio poco esperto poteva sembrare un semplice bastoncino. James
agitò la bacchetta in direzione della madre e questa sprizzò scintille dorate.
“Oh, complimenti signor Potter. È stato un cliente molto facile.” Il vecchio
commerciante si profuse in un inchino ossequioso verso James e la madre che lo
ricambiò con un sorriso. “Mogano, undici pollici, flessibile. Abbastanza potente e ottima per
la trasfigurazione.” Aggiunse il mago mentre impacchettava la bacchetta. “
Penso che sarà un ottimo allievo per la professoressa McGranitt.” E detto
questo porse la scatoletta allungata al giovane James che la prese con mani
tremanti. Gli occhi gli scintillarono per l’emozione. Aveva appena acquistato
la sua prima bacchetta magica.
“Mamma,
papà, ma perché non posso portare il mio manico di scopa ad Hogwarts?” James
piagnucolava come fosse stato un bambino di tre anni e per quella che doveva
essere la ventesima volta, rivolse questa domanda ai genitori “Caro, non è
permesso. Ci sono delle regole ben precise ad Hogwarts e spero che tu le
rispetterai.” La donna lanciò uno sguardo storto al marito che le stava a
fianco nella stazione affollata di Babbani e spingeva il carrello con il baule
del figlio. Era tutta colpa di suo marito se ora James era scontento perché non
aveva potuto portare il suo prezioso manico di scopa. Era stato lui ad
insistere perché glielo comprasse. “Suvvia, James. Smettila di piagnucolare. Sei
grande! Stai per andare a Hogwarts. Vuoi che i tuoi futuri compagni ti vedano
tutto arrossato a fare i capricci?” “Io
non sto facendo i capricci!” rispose piccato il ragazzino. Il padre sapeva di
averlo punto sul vivo. Mai dire al proprio figlio che stava facendo i capricci
anche se effettivamente era ciò che stava facendo. James era orgoglioso come
sua madre. Non accettava che gli si facesse notare quando si comportava da
bambino piccolo. Lui odiava essere definito piccolo. Voleva essere indipendente
ma spesso e volentieri, quando voleva terribilmente qualcosa, andava dalla
mamma. Secondo il padre del ragazzo, James era stato viziato un po’ troppo, ma
la permanenza ad Hogwarts l’avrebbe fatto crescere, insomma, gli avrebbe fatto
solo che bene. Dopotutto si ricordò che
anche lui da piccolo era terribilmente simile al figlio ma poi, quando era nato
suo fratello Michael, aveva cominciato a cambiare, a cavarsela da solo e ad
essere meno ricercatore di attenzione. Questo ricordo lo fece sorridere. Passata
la barriera tra i binari nove e dieci, la famigliola si ritrovò di fronte ad
una locomotiva scarlatta sul binario 9 e 3/4 .
Vide
James che era salito sulla carrozza dell’espresso per Hogwarts. Il figlio aveva
ancora gli occhi un po’ arrossati ma ora che era insieme a tanti altri maghetti
come lui, stava cercando di fare di tutto per darsi un contegno da grande. Sua
madre lo abbracciò un’ultima volta. Il padre si apprestò a caricargli il baule
sul treno. “Trovati uno scompartimento e stai buono, me lo prometti James?” la
madre era in apprensione e gli stampò un caloroso bacio sulla guancia.“Non ti
preoccupare cara. James starà benissimo. Non è forse così, figliolo?” il padre
gli scompigliò ancora di più i capelli castani già arruffati. “Certo, papà.
Sono grande ormai. Vado a Hogwarts, mica all’asilo!” disse convinto il
ragazzino. Il padre rise. “Ben detto ragazzo. Buon trimestre. Ci vediamo a
Natale e scrivi ogni tanto così farai piacere a tua madre.” “Ok, papà.” Anche
se non voleva darlo a vedere James era preoccupato a lasciare da soli i
genitori. Come figlio unico gli avevano sempre detto che allietava le loro
giornate quando non erano in servizio come Auror. Il loro era un mestiere
pericoloso specialmente ora che un certo mago Oscuro stava prendendo il
sopravvento. Tuttavia James si impose di stare tranquillo. I suoi genitori
erano degli ottimi Auror.
Uno
sbuffò e un forte fischio. Il treno iniziò a muoversi. Da uno dei tanti
finestrini del treno, James mise fuori la testa e salutò i genitori con la
mano. Sua mamma sventolava un fazzolettino rosso mentre il padre lo salutava
con il cappello in mano.
Il
ragazzino rimase a guardarli finché dopo la prima curva non li vide sparire. Sospirò
e prese il suo baule andando a cercare uno scompartimento libero. Quel giorno
sarebbe iniziata la sua vera vita nel mondo dei maghi.
Angolo Mirty_92:
Ciao a tutti! In contemporanea con la longfic “White and Black”
ho deciso di scrivere questa storia su James Potter. Una piccola raccolta sulla
sua vita. È solo un esperimento perciò fatemi sapere che ne pensate. Se non
dovessi avere più idee su come svilupparla, la cancellerò. Spero però di
riuscire a portare a termine anche questo piccolo lavoro.
…ciaociao… Mirty_92…