2.
“Scusa
se son venuto qui questa sera.
Da solo non riuscivo a dormire perché
di notte ho ancor bisogno di te.
Fammi entrare, per favore.”
Non è decisamente facile prendere alla
sprovvista uno come me, ma quando la porta si apre e non è Lisbon che mi
ritrovo di fronte, devo ricomporre in fretta la mia espressione facciale,
nascondendo disappunto e timore (?) dietro alla mia solita maschera spavalda. È
Marcus Pike che mi saluta, restando a sbarrarmi l’ingresso, alquanto stranito
anche lui. Perché poi dovrebbe esserlo, mi chiedo? Sono io che ho il diritto di
stranirmi, caso mai, visto e considerato che, a casa di Lisbon, mi viene aperta
la porta da lui. E lui decisamente non è un bello spettacolo.
Niente capelli lunghi e neri, niente occhi verdi splendenti. Insomma, non è
Lisbon! Ci siamo capiti.
Mi ricompongo e chiedo se lei c’è. Voglio
lei. Lui, sembra reagire al rallentatore, ma quando lo fa, la chiama dicendole
che ci sono io alla porta e poi si allontana, rimanendo in casa sua. Cosa
diavolo ci fa a casa sua? Mi sembrava di essere rimasto alle cenette fuori, non
alla semi convivenza in casa!
“Che cosa succede?” mi interpella lei in
modo apprensivo. Si preoccupa per me. Lo percepisco, lo sento.
Ok, la mia sorpresa è andata a farsi
fottere, letteralmente. Avevo pensato a qualcosa di diverso ma la mia abilità
nell’improvvisare mi permette di salvarmi in calcio d’angolo. “Cannoli. Dal
Tavolo Bianco. Il signor Aurelio li ha fatti per me.” Sorrido, sospiro appena e
le porgo il sacchetto con i cannoli. “Dovrebbero bastare anche per Marcus.”
Lisbon mi osserva. Ha uno sguardo acuto,
penetrante, intenso. Ultimamente l’ho sentita troppo spesso dire che capisce
quando le sto mentendo e la cosa non mi piace affatto.
Accetta il mio regalo ma non mi lascerà
andare così facilmente. Non stasera almeno. Vuole una spiegazione. “Jane, non
sei venuto qui a quest’ora solo per darmi dei cannoli.”
Come faccio a dirle che volevo stare con
lei la sera del mio compleanno, magari seduti semplicemente sul divano di casa
sua a chiacchierare mentre ci abbuffavamo insieme di cannoli ora che ho visto
che lei non solo non sa che è il mio compleanno ma, a quanto pare, ha altri
programmi che non mi includono? Non posso. Non ora.
Mi incalza con lo sguardo, è fiduciosa e
spaventata al tempo stesso. Riesco a vederlo bene in quei suoi occhi verdi. Da
un lato vorrei parlare ma qualcosa mi trattiene. Posso sempre dirle una mezza
verità o una mezza bugia, che dir si voglia.
Così lo faccio.
Le dico che ho
riflettuto sulla sua partenza. (Mezza verità, come avrei potuto non pensarci!)
Scusa se son venuto
qui questa sera, da solo non riuscivo a dormire…
Le dico che desidero
solo la sua felicità. (Mezza bugia, desidererei anche altro!)
… perché di notte ho
ancor bisogno di te.
Le dico
che per me è importante che lei faccia ciò che la rende felice. (Verità!)
Le ho detto tutto quello che potevo dirle mentre la
mia mente pensava ad altro. Lei è ancora davanti a me. Lo so che dovrei
andarmene perché lì ho finito. Non ho più nulla da aggiungere ma non riesco a
muovermi. È un po’ come la sensazione che arriva sempre alla bocca dello
stomaco quando svelo l’assassino. Il caso è chiuso. Vorrei fare dietro front e
correre verso il camper ma qualcosa mi tiene ancora inchiodato lì, di fronte a
lei. Saranno i suoi occhi verdi.
Angolo Mirty_92
Ecco a voi il secondo mini-capitolo.
Ci tengo a precisare che le poche battute
presenti in questa scena sono tratte dall’episodio 6x20 di The Mentalist, per
cui non mi appartengono e non ne detengo alcun diritto, come, ovviamente, per i
protagonisti di questa storia appartenenti a Bruno Heller e usati da me senza
alcuno scopo di lucro.
La canzone iniziale è sempre “Fiori rosa
fiori di pesco” di Battisti.
Sbrigate le formalità vi dico grazie per
essere passati!
Mirty