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Autore: Paloma    24/03/2020    0 recensioni
Draco/Nuovo Personaggio (Isobel Victoria Lovett)
"Io e l'amore non siamo compatibili, perché io e Draco lo siamo di più."
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 29: A mali estremi 



“Oggi verrà una persona a parlare con te.”
Isobel alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo e guardò suo marito con espressione accigliata.
Blaise con un sospiro stanco si sedette accanto a lei sul divanetto, preparandosi alla discussione che di lì a poco sarebbe avvenuta.
“Si tratta di Severus Piton, il nostro vecchio professore di Pozioni. Ricordi?”
Lei alzò un sopracciglio e sorrise.
“Certo che me lo ricordo.”
“Bene. Vorrebbe solo vedere come stai” le spiegò cauto.
“Non opporrò resistenza, non ti preoccupare” gli disse lei tuttavia, tornando a leggere.
Blaise ammutolì sorpreso. A quanto pare quella discussione non ci sarebbe stata.
Sorrise sollevato, provando a sfiorarle una mano, ma lei la ritrasse infastidita.
 
“Zabini mi ha detto che non ti opporrai. È una sua decisione o è la tua?” domandò Severus Piton mentre le dava le spalle e frugava dentro una borsa.
“E’ mia. Voglio solo che la cosa finisca più in fretta possibile. Sono stanca” rispose Isobel andandosi a sedere sulla poltrona che era stata sistemata al centro della stanza.
“Posso solo assicurarti che la cosa non ti procurerà più dolore di quanto tu abbia già dovuto sopportare, ma non posso garantirti di uscire da questa stanza prima di stasera, né che questa sarà l’unica volta in cui ci vedremo” le spiegò l’uomo con sincerità.
Lo sguardo di Isobel si fece per un attimo più attento.
“Cosa deve farmi esattamente?” chiese tuttavia con il tono di chi ha già posto questa domanda innumerevoli volte.
“Inizierò con il controllare quali danni hanno procurato i maiali che ti hanno scagliato gli incantesimi di memoria” spiegò.
Isobel accennò un sorriso.
“Posso farle una domanda?”
“Certo.”
Isobel prese un profondo respiro. “Tutto quello che mi è successo è stato a causa di Draco, non è così?” chiese tutto d’un fiato, timorosa di potersi interrompere a metà frase se solo avesse parlato più lentamente.
Severus, che nel frattempo stava volutamente perdendo tempo pulendo la bacchetta con il bordo del mantello, la guardò incuriosito.
“Dipende da cosa ti hanno raccontato” le rispose, avvicinandosi.
“Nessuno mi ha raccontato nulla. Ho solo un caos di pensieri nella testa…” sussurrò Isobel, coprendosi il viso stanco con una mano.
“Signorina Lovett, l’unica cosa che posso dirti è che probabilmente tutti i ricordi e i pensieri prodotti dalla tua mente nell’ultimo anno non sono frutto del tuo vero io. Nulla e tutto di ciò che pensi o ricordi è affidabile.”
“Sì, lei però potrebbe…” provò a dire, ma l’uomo la interruppe.
“Potrei, ma non voglio contribuire a infilare lì dentro nulla di più dell’inferno che c’è già.”
 
*
 
Il ragazzo aggiunse un’ulteriore gradazione di grigio al proprio colorito nel notare lo sguardo esausto del professore.
“Com’è andata?”
“Non è ancora il momento, Draco. Non posso dirti nulla per ora.”
“Per favore, mi dica almeno se c’è una possibilità” riprovò con apprensione.
“Ne parleremo quando sarà tutto finito” rispose brusco Piton, guardandolo dritto negli occhi.
Non poteva dirgli la verità e non poteva dargli speranza. Non poteva fare niente per lui al momento.
Ciò che l’uomo temeva di scoprire, insinuandosi nella mente di Isobel, era che la personalità della ragazza fosse stata alterata e compromessa definitivamente. Eppure, ciò che era accaduto durante la prima seduta, gli aveva fatto credere che non fosse tutto perduto.
 
Se la mente non avesse risposto, lo avrebbero fatto gli altri sensi.
 
E ciò che Piton aveva scorso nella testa e sul viso di Isobel quando lui stesso le aveva messo in mano il cravattino Serpeverde di Draco, non aveva lasciato dubbi.
 
Tornando alla tenuta degli Zabini, due giorni dopo, la casa era scura e fredda, come se una Maledizione Senza Perdono l’avesse spenta nella sua interezza. Il vecchio legno di quercia scricchiolava sinistro sotto la suola delle sue scarpe mentre saliva le scale fino alla camera padronale. La porta era socchiusa e non ci fu bisogno di bussare. Sentiva che non avrebbe risposto nessuno. L’ambiente era vuoto. Piton si voltò verso l’elfo domestico che lo aveva preceduto, ma quello era già scomparso al piano inferiore. Si diresse allora verso il piccolo bagno in fondo alla stanza. La porta era chiusa con un incantesimo, come aveva previsto. Bussò leggermente.
“Signorina Lovett, sono il professor Piton. Stai bene?” provò a dire, ma non ottenne risposta.
“Signorina Lovett, apri la porta di tua spontanea volontà o mi vedrò costretto a farlo io” riprovò questa volta tentando di mascherare una leggera tensione nella voce.
Sapeva che qualcosa non andava.
“Isobel, per favore. Qualunque cosa sia successa, sono qui per te. Apri la porta.”
Sentì un lieve cigolio dall’altra parte.
“Qualunque cosa sia successa, sarò dalla tua parte.”
Dopo un attimo di silenzio, la porta si aprì e in un flebile spiraglio, l’uomo poté scorgere solo i lunghi capelli della ragazza che le oscuravano il volto. Infilò un piede in mezzo alla porta per tenerla aperta in caso lei avesse cambiato idea e poi lentamente ne varcò la soglia.
La scena che gli si parò davanti non lo scosse in alcun modo, aveva visto di peggio, eppure un leggero brivido freddo gli colò comunque giù per la schiena.
Blaise Zabini giaceva Pietrificato sul pavimento, la camicia aperta sul petto interamente coperto di sangue. Solo le sue pupille si agitavano fameliche e sofferenti in una disperata richiesta di aiuto.
Isobel era tornata a sedersi sul bordo della vasca, le gambe incrociate, i gomiti puntati sul ginocchio mentre si sorreggeva il viso con i palmi delle mani, un’espressione corrucciata sul volto e la bacchetta di suo marito fra le dita insanguinate.
Piton si concentrò su di lei, ignorando il ragazzo che sicuramente sperava in un suo tempestivo aiuto. Si accovacciò sui talloni davanti alla ragazza e le parlò con tono di voce tranquillo, come se stessero conversando del tempo.
“Isobel, cosa è successo?”
Lei non rispose, si limitò ad un profondo respiro e poi estrasse dalla tasca dei pantaloni un foglio tutto spiegazzato e sporco e glielo porse.
Piton lo aprì e ne lesse il contenuto con espressione piatta. Quando ebbe finito, lo ripiegò con cura e glielo restituì.
“Come l’hai avuto?” le domandò, sbilanciandosi indietro per sedersi meglio sul pavimento.
Lei si picchiettò con l’indice contro la tempia, senza dire nulla. Piton la guardò per qualche istante confuso, poi comprese: lo aveva trascritto lei stessa, estrapolandolo dalla mente di Blaise.
Con qualche forza fosse riuscita a farlo, l’uomo non se lo spiegò, considerando che non aveva utilizzato la sua bacchetta. Quanto ai profondi tagli che aveva scavato nella carne di suo marito invece non aveva dubbi, per quelli non aveva usato la magia.
“Sei un’idiota, Zabini. Se me l’avessi detto, questo si sarebbe potuto evitare” chiosò guardandolo in viso.
Quello, non potendo rispondere, si limitò a chiudere gli occhi in segno di scuse, ma ne frattempo l’uomo si era nuovamente voltato verso la ragazza.
“Se facessimo alla maniera tradizionale, io riuscirei a salvare quella parte, Isobel, ma tu ne usciresti morta e sarebbe tutto inutile” le disse con voce greve.
Lei annuì, coprendosi il volto con le mani.
“Tuttavia, credo che in extremis potremmo provare un’ultima cosa…”
La ragazza alzò la testa e lo guardò attenta.
“Mi servirà tempo, dovremo avere pazienza e naturalmente te ne dovrai andare immediatamente da qui.”
  
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