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Autore: MrVik    25/03/2020    0 recensioni
Adam, un giovane ragazzo delle strade di Chicago si troverà nel bel mezzo di un conflitto millenario tra due fazioni divise tra ombre e luci. Sono gli anni 30, gli anni della Jazz Age, del Proibizionismo e della malavita.
Genere: Avventura, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Chicago, 11 febbraio 1929, così riportava il giornale quella mattina, notizie sulle tasse governative, gente che moriva, rapine qua e là, la criminalità faceva il suo corso quotidiano. Ero sul ciglio della strada aspettando Smith, il mio caro Mentore.


L'uomo che mi ha insegnato tutto ciò che so, mi conosce da quando avevo 6 anni, e dopo la morte di mio padre, ha come preso il suo posto nella mia vita.


Stavo finendo di leggere il giornale e sentii delle grida dal vicoletto di fronte alla mia posizione. Erano grida femminili. Non ci pensai nemmeno una volta e corsi verso quel vicoletto. Scorsi nascosto dietro una cassa, due uomini che aggredivano una indifesa ragazza. 
"Prendete pure la mia borsa ma basta.. Lasciatemi andare.. Vi prego..basta!", 
"Non credere che finisce qui così facilmente brutta sgualdrina" disse uno degli aggressori.


Dovevo intervenire a tutti i costi prima che le facessero del male. Presi così dalla tasca il mio coltello a serramanico, quello che mi aveva regalato Smith al mio diciottesimo compleanno. Mi intrufolai dietro le spalle del tizio alla mia destra e con la massima prontezza gli infilai il coltello lacerando la sua gola. La donna urlò per lo spavento e la sorpresa del mio attacco.

Fui distratto dalla sua caduta, e l'altro criminale mi colpì con un pugno, non caddi, ma fui nuovamente colpito con una una mazza di legno che a quanto pare era lì per terra e non avevo notato nella foga dell'attacco. 
"Brutto topo di fogna, come hai osato uccidere Jackie, te la farò pagare, prima a te, e poi a questa donnaccia da quattro so.." uno sparo. 
La donna urlò di nuovo.


Un foro nel petto dell'uomo si era fatto, e si accasciò subito dopo.
"Devi ancora ampliare la tua vista da chi e cosa ti circonda, Miles" era Smith. Il suo intervento mi aveva, anzi ci, a me e alla donna, salvato dal criminale.

"Smith, scusami ma sono corso in aiuto di questa signorina." spiegai mentre lui aiutava la donna. 
"Vi ringrazio, vi devo la vita.", disse scossa.
"Non si preoccupi signorina, le strade sono pericolose come ben sa, ma il mio amico Miles vi ha saputo ben aiutare." continuò Smith, ricambiai con un sorriso.
Ce ne andammo dal posto e arrivammo sul tetto della palazzina dell'Hotel Johnson.


"Miles, ho parlato con i Maestri, presto prenderanno in considerazione la tua candidatura." disse Smith guardando il traffico sottostante "Davvero? Era ora, mi hai insegnato tutto quello che potevi e ho fatto del mio meglio per farmi notare." gli dissi tutto soddisfatto.

"Non si è mai abbastanza bravi per affrontare la vita Miles, sei bravo e hai talento, ma devi affinare i sensi, diventare un tutt'uno con l'ambiente circostante, dovrai muoverti come un fantasma." spiegò Smith, me lo ripeteva spesso, diventare un fantasma, 
"Hai usato ancora il mio coltello?" mi chiese.
"Si, lo sai che ci tengo a mantenere la tradizione del suo uso" gli spiegai.
"Mi fa piacere, sarà un ottimo compagno per te in futuro, presto farai un salto di qualità Miles, ma prima di ciò abbiamo un compito, infiltrarci in un incontro tra dei criminali di Chicago molto pericolosi tra 3 giorni, compiuta la missione, sarai degno di iniziarti nella Confraternita"
Pensai, tre giorni.
"Ma è a San Valentino..." 
iniziai a pensare, mentre il frastuono delle auto e delle persone che tornavano da lavoro si affievoliva, 
"Non vorresti mandare tutto all'aria per la tua ragazza spero." iniziò a sgridarmi, ma aveva ragione, dovevo vedermi con Holly quella mattina, una giornata all'insegna dell'amore, del nostro amore, ma non potevo rifiutare la mia più grande occasione, non ora.


"Non preoccuparti Smith, ci sarò!" dissi sicuro di me.


"Bene Miles" disse Smith guardandomi soddisfatto, mentre il sole iniziava a diventare di color arancio 
"finita quella giornata, tu diventerai un Assassino!"


"È un po presto per vederti già qui" disse Smith girandosi verso di me.
"Ho un impegno stasera, mi sono anticipato" gli spiegai.
"Miles, domani abbiamo un importante missione, i Maestri confidano molto non solo su di me, ma anche su di te, sperano tu sia alquanto pronto a intraprendere questo cammino" iniziò Smith accendendosi una sigaretta, "Dimmi, ti ricordi della vicenda dei fratelli Callaghan?"


I Fratelli Callaghan. Due criminali a capo di una piccola banda di teppisti che terrorizzavano il mio quartiere sin da quando ero piccolo.


"Si, perché?" gli chiesi a riguardo, "Quando li ho uccisi, ricordi quale fu il movente?", la mia mente iniziò a ricordare. 
Sangue ovunque, un mio amico, Vincent, fu la loro vittima quel giorno, "Si, ero corso in aiuto di Vincent, quelli dei Callaghan lo stavano massacrando." mi ero mosso dalla voglia di aiutare una persona in difficoltà, un amico. "Bene, Vincent non ce la fece. Tu riusciti a buttare a terra un paio di loro ma stavi per soccombere anche tu, e solo per cosa?", "Perché non avevo aspettato il tuo segnale per attaccare" dissi a Smith. Ero scattato con il solo scopo di salvare Vincent, accecato dalla rabbia. 

"Bene, se io non fossi arrivato ad aiutarti, saresti morto. E lo stesso vale per l'altro giorno. Hai fatto una cosa giusta aiutando quella donna, te lo concedo, ma Miles, devi saper scegliere bene il tuo obiettivo, focalizzando la preda come fa un'aquila" spiegò Smith, continuando a fumare.
"Tu ci credi, vero?" dissi al mio maestro "L'occhio dell'Aquila, questo sesto senso che l'uomo può ottenere".

Smith mandò fuori del fumo e mi guardò, "Non un semplice sesto senso e non chiunque lo può avere. Miles ti conosco da anni, ti ho visto crescere, combattere, cadere e rialzare. Te ne ho parlato perché credo molto in te, e credo che tu possa svilupparlo un giorno. Ogni Assassino che si rispetti lo dovrebbe avere." finì facendo uscire altro fumo dalla sua bocca gettando via la sigaretta.

"Ed è per questo che oggi voglio darti una cosa" Smith estrasse dalla sua giacca una pistola.

"Smith ma questa è la tua pistola",
"La mia 38. Special mi ha accompagnato in molte avventure, da domani accompagnerà te, Miles"


Era un revolver abbastanza piccolo ma molto elegante, l'avevo più volte visto in azione ma non ho mai avuto la possibilità di toccarlo. 
"Non ho parole, grazie Smith" dissi mentre la guardavo con gli occhi di un bambino davanti ad un nuovo giocattolo. 
"Ma dimmi Smith, l'hai lucidata apposta prima di darmela?" gli chiesi, già sapendo la sua risposta 
"Beh si, non potevo farci brutta figura!" scoppiammo a ridere.


La luna stava comparendo in cielo.

"Ora vai Miles e goditi questa serata con la tua ragazza", mi disse sorridendo.
"Ma come fai a saperlo?" gli risposi un po imbarazzato.
"Ti conosco bene, Miles."


Ci salutammo e andai verso il locale dove un momento dopo vidi quella ragazza che mi aveva fatto innamorare a prima vista tempo addietro.


I suoi capelli rossi spiccavano nello scuro centro di Chicago. Aveva un cappotto chiaro che gli scendeva fino alle gambe. Il suo volto era ben coperto da una sciarpa, chiara anch'essa. Era un mio regalo di quando ci siamo messi insieme, gli era affezionata.


"Ci hai messo meno tempo con Smith questa volta o é una mia impressione?" mi disse appena visto.
"Non potevo ritardare questa volta amore mio." le dissi abbracciandola.
L'aria circostante era addolcita dal suo profumo dolce e delicato di vaniglia.
"Sei stupenda stasera Holly" mi complimentai con lei. 
"Anche tu, biondino" mi disse Holly, che mi chiamava sempre volentieri con questo nomignolo.


Alzai l'indice "Giusto! Ho una cosa per te" le portai al viso una rosa rossa. 
Lei rispose con un sorriso a trentadue denti, 
"Tu, io.." prese una piccola pausa, ancora presa dal sorridere
"Ti amo idiota." e mi baciò.


Passammo il resto della serata nel ristorante di Jameson, dove cenammo e più tardi l'accompagnai sotto casa dove lei mi salutò con il suo solito 
"A presto mio caro Signor Miles".


Una volta chiusa la sua porta, mi arrampicai fino al tetto del suo palazzo. Avevo un certo timore, forse paura. Cosa sarebbe successo il giorno dopo, in quel giorno di San Valentino. Mi sentivo pronto però, per cambiare me stesso e io mio destino.


Guardai verso la notte e mi gettati nel vuoto. 

"Al Capone oggi dinanzi alla Giuria Federale, Bugs Moran incentiva il mercato degli alcolici nei locali in periferia!"


La voce squillante del ragazzo dei giornali echeggiava per tutto l'isolato, mentre il cingolare delle monete ai suoi piedi continuava come un fiume di montagna.

Era il giorno, quel giorno.

Non avevo dormito molto dall'ansia della prova, ma ero nervoso e pronto allo stesso momento.


Guardai per qualche altro minuto il ragazzo dei giornali riempirsi le tasche con aria soddisfatta per le monete appena guadagnate, quando un'auto si fermò dinanzi a me.


Una stupenda Lincoln nera si era posta sul ciglio della strada, era un'auto molto lussuosa, una chicca di quei tempi. I finestrini scuri mi impedivano di guardare dentro quello splendore su quattro ruote.
Ma proprio in quel momento il finestrino del lato conducente si abbassò rivelandomi uno Smith alquanto elegante alla guida.


"Buongiorno signor Miles, vuoi salire?" mi sorrise mentre il solito fumo di sigaretta usciva dall'auto.
"Cavoli Smith! Sei diventato ricco in una notte?" gli chiesi salendo e chiudendo la portiera dell'auto.
"Beh ho una mia auto, ma non è di certo questa bella puledra, è stata una gentile concessione di un amico per oggi, dobbiamo sembrare il più possibile simili a dei gangster" iniziò a spiegare Smith. Aveva un'aria alquanto seria anche se mi pareva felice, forse era il fatto di trovarsi nell'auto dei suoi sogni.


Ci avviammo verso la nostra destinazione, un parco isolato nel centro della città.

"Dobbiamo infiltrarci in un incontro tra gli uomini di Bugs Moran e un'altra gang, purtroppo non sono venuto a conoscenza di chi saranno gli altri uomini, ma noi saremo sotto falsa copertura e ci crederanno uomini di Moran" mi spiegò Smith, 
"Bugs Moran? L'irlandese! Uno dei capi del giro degli alcolici di tutta Chicago, perché agli Assassini serve questo incontro? Dobbiamo aprire un bar o un ristorante?"
iniziai a riderci su ma fui subito ammonito dal mio maestro, "Frena il tuo sarcasmo ragazzo." un silenzio piombò nell'auto.


L'aria di tabacco mischiato all'essenza di pino dell'auto diventò d'un tratto pesante.
"Bugs Moran e le altre famiglie di Chicago stanno complottando contro la libertà delle persone di tutta la città, noi, gli Assassini, dobbiamo garantire la libertà, la pace, ed eliminare ogni forma di criminalità che ci si presenta davanti, se non conosci nemmeno queste cose, mio caro Miles, non diventarai mai un Assassino."


L'auto si fermò al semaforo. 
I nostri sguardi si incrociarono, fuoriosi, e quindi parlai, "Conosco i pericoli di questo mondo, conosco come affrontarli, sono nato e cresciuto in queste strade, e ho visto morire persone a me care davanti ai miei occhi, se oggi sono qui, Smith, è perche diventerò un Assassino." 
lo guardai negli occhi con tutta la mia rabbia, che si placò quando mi disse
"Questo è il Miles che conosco".


Arrivammo nel posto dell'incontro, due uomini ci stavano aspettando, erano due loschi figuri, alti e minacciosi, avevano due lunghi cappotti scuri, uno di loro aveva una sciarpa a coprire il volto.


" Miles, aspetta qui in auto, aspetta il mio segnale, se succede qualcosa, per scendere dall'auto, solo se ti chiamo esci, intesi?" mi spiegò Smith, 
"intesi, tranquillo" lo rassicurai, "Hai la mia pistola, il mio vecchio coltello e tutta l'esperienza che ho potuto darti e mi aspe...",
" Non sarà come per Vincent, questa volta aspetterò te." 
lo interruppi, sapendo già cosa dire. Infatti Smith mi guardò soddisfatto e deciso, aprì la portiera e mi disse prima di scendere 
"Mi sa che sei davvero cresciuto abbastanza Miles".


Smith si avviò verso gli uomini che stavano appostati davanti una porta, lo accolsero come uno di loro, li conosceva sicuramente dato che era sotto copertura da parecchio tempo.


Passarono diversi minuti quando si aprì la porta, dove ne uscì un uomo molto elegante di mezza età. Lo riconobbi e quasi non ci credevo, era Bugs Moran in persona. Non avevo mai visto un boss criminale da vicino prima d'ora.

Smith lo salutò e iniziarono a parlare. Passarono ancora una decina di minuti, stavo iniziando a pensare che l'incontro non ci sarebbe stato, quando due auto arrivarono all'improvviso sul posto.


Erano poliziotti.

"Fermi che nessuno si muova!" urlò uno degli agenti.
Smith si mise il cappuccio del suo cappotto per cercare di non farsi riconoscere.


Furono controllati e disarmati. Dopo un breve dialogo li portarono in auto. Mi gettai subito al volante della Lincoln, non mi avevano visto dato che ero molto distante da loro.


Accesi l'auto e iniziai a seguire le auto. Smith si trovava nell'auto davanti con Bugs Moran mentre gli altri due nell'auto più vicina a me.


Guidai per oltre 10 minuti, ci eravamo spostati dal centro, andando verso la periferia fuori città. Molto strano pensai, il distretto principale si trovava da tutt'altra parte.


Arrivammo vicino ad un parcheggio, dove si trovavano ben poche auto.
Gli agenti portarono Smith, Moran e gli altri due in un garage.


Dopo pochi secondi accostai e parcheggiai la Lincoln dall'altra parte della strada, sgattaiolando fuori al luogo dove erano tutti riuniti.
Mi arrampicai sul muro, trovando un posto che dava sul garage, da li potevo sorvegliare la situazione.


"E così credevate veramente di avere il monopolio dell'alcool qui a Chicago" uno degli agenti stava parlando davanti a Smith e gli altri, che intanto erano stati messi in ginocchio. 
"Brutto bastardo irlandese, il controllo ora è di Scarface, uccideteli." 
Moran si congelò al suono di quelle parole, dovevo intervenire.


Ma lo fece Smith. Scagliò di lato Moran, buttandosi dietro un ammasso di casse, mentre gli agenti iniziarono a sparare con dei mitragliatori. 
Non persi un attimo e mi gettai dietro uno di loro, presi il coltello di Smith e lo uccisi trattenendogli le urla coprendo la sua bocca, mentre la gola gli era stata aperta.


Ci fu scompiglio mentre entrarono altri due uomini, probabilmente alleati degli agenti. Smith balzò dal nulla facendo scattere la sua lama celata, il suo asso nella manica, che fece subito una vittima.


Ma due agenti lo videro, e iniziarono a sparare, fu colto di sorpresa e venne colpito.


Urlai correndo verso di lui, dove quei due agenti lo stavano per uccidere ma ci fu un crollo di un macchinario appeso al soffitto, caddi a terra svenendo dall'impatto.


Silenzio, mi alzai ancora stordito, mentre il rumore di auto che sgommavano fuori mi fece riprendere. Stavano scappando. Corsi verso la porta quando vidi dei cadaveri davanti a me, erano due agenti, i due uomini di Moran, e Smith, ancora ansimante ma vivo.


"Smith! Cazzo, Smith!" urlai correndo verso di lui. Era pieno di sangue, il suo volto coperto dal cappuccio, che gli tolsi, oltre alla ferita da proiettile era stato colpito da scaglie dopo la caduta del macchinario. Mi accovacciai accanto a lui e lo presi in braccio.


Mi guardò, 
"Miles, figliolo.." disse debolmente  
"Devi... Devi seguirla... Segui la luce... Lei.. Lei ti guiderà sempre" i suoi occhi che un attimo prima mi fissavano, si spensero.


"Smith... Hey Smith, forza non andare! FORZA!" ma non ebbi risposta.


Il mondo mi era crollato addosso.
   
 
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