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Autore: Koa__    25/03/2020    8 recensioni
Questa che vi propongo sarà una raccolta di brevi storie incentrate su sei coppie diverse, la propria NOTP, l’OTP, una coppia Crack-Paring, una coppia Slash/FemSlash, una coppia Canon e infine una coppia Het.
Storia partecipante alla “Challenge delle sei coppie” indetta da GiuniaPalma/LadyPalma sul Forum di Efp.
1.Coppia NOTP: Sherlock/Molly “Balla sulla tua tomba, Molly Hooper”
2.Coppia HET: James Moriarty/Irene Adler "Pour l'Amour"
3.Coppia SLASH/FEMSLASH: Sherlock Holmes/Victor Trevor "Canto d'Autunno"
4.Coppia CANON: Mr Holmes/Mrs Holmes "Il libraio di Edgware Road"
5.Coppia OTP: John Watson/Sherlock Holmes "Una lunga storia d'amore"
6.Coppia CRACK: Mycroft Holmes/James Moriarty "L'arte metafisica del ragno"
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Coppia OTP: John Watson/Sherlock Holmes
Ambientazione: The Six Thatcher
Genere: Romantico, Introspettivo, Fluff
Nota: La storia è ambientata prima della morte di Mary (lei è già andata via ed è tornata), ma dopo la nascita della bambina. Dà a intendere inoltre che i messaggi notturni che John scambia con Eurus, li abbia in realtà mandati a Sherlock. Come vedrete i messaggi notturni sono leggerissimamente diversi rispetto agli originali, pur mantenendo il senso generale.




 
 
 
 
 
Una lunga
storia d’amore
 
 
 
 
 
 
 

 
 
Sveglio a quest’ora? È molto tardi.

Punti di vista, per qualcuno è già presto.
 
Nottambulo?

Vampiro.


Mi manchi.
 
 
 
 
 
A ricordarsi di come è iniziata, Sherlock si è convinto che quello è stato il momento in cui, tra lui e John, le cose sono cambiate. Incredibile come un innocuo scambio di messaggi abbia portato un consolidato rapporto d’amicizia a mutare in un qualcosa di profondamente diverso. Anche se, probabilmente, se fosse stato per quegli stupidi sentimenti che da anni nutre, ci sarebbe andato a letto appena dopo il primo incontro, o almeno ci avrebbe potuto provare. Non che sia il genere di attività che è solito fare, al contrario prima di quest’ultima notte era drammaticamente vergine. Per John Watson però avrebbe volentieri fatto un’eccezione, in effetti ci si sarebbe buttato anima e corpo su quell’eccitante soldato dagli occhi blu. Il cuore in pace se l’era messo da tempo, convinto che avrebbe amato in silenzio il proprio migliore amico e che lo avrebbe adorato da lontano, non visto da nessuno. O quasi, si ritrova a pensare ricordando Mycroft e certe sue sarcastiche frecciatine.
 

Eppure lui e John adesso sono a letto insieme. Cominciata è cominciata come in uno stupido film sentimentale, flirtando via sms. Sembrava un gioco innocente, anzi sulle prime lo era, ma inaspettatamente le cose sono cambiate. Mi manchi, due parole banali che Sherlock ha digitato in fretta e senza neppure pensarci. Anche tu, si è visto rispondere. Per poco non gli cadeva il telefono di mano dall’emozione. Poi, un caso, come sempre del resto. L’adrenalina a pompare nelle vene e quel bacio, scambiato sulla porta del 221b di Baker Street. Spogliarsi alla svelta e scapicollarsi in camera da letto, ormai nudi. Increduli che stesse succedendo davvero. L’ha amato con disperazione, Sherlock Holmes, come se già sapesse che sarebbe stata l’ultima volta. L’inizio e la fine di ogni cosa. La sua sola occasione per far vivere quella fantasia nascosta in un cassetto del suo palazzo mentale, che mai avrebbe creduto potesse diventare realtà. Lasciarsi sfiorare come se si trovassero in un sogno e poi farsi possedere anima e corpo, farsi baciare a occhi chiusi da un John folle d’amore per lui e farlo sino al mattino, ebbri di una passione sporca. Perché che è sbagliato e impossibile, entrambi ne sono più che certi. Eppure, ciechi, ci si sono buttati senza ragionare. Estraniando il mondo esterno, vivendo di loro stessi e nient’altro.

 
È con l’alba che la consapevolezza di quanto hanno fatto fa capolino assieme alle prime luci del mattino. È stato un errore, si ripete massaggiandosi gli occhi stanchi. È stato un meraviglioso, orribile sbaglio. John è sposato con Mary e hanno una figlia nata da poco. Loro sono una famiglia, lui e John non saranno mai niente se non buoni amici. Non ci crede, ovviamente, dentro di sé sa che potrebbero essere quell’ogni cosa che anela disperatamente. Eppure non fa che pensare alla piccola Watson e a Mary, a quella famiglia che John s’è costruito faticosamente. Sherlock ha giurato di proteggerli e ora sta fallendo miseramente. Ha sbagliato, lo hanno fatto tutti e due ma in un impeto di autolesionismo non fa che ripetersi che la responsabilità maggiore è la sua. Lui s’è consacrato alla logica e al rigore mentale, ha estraniato i sentimenti dal pensiero cosciente, relegandoli a un oscuro segreto. Ci sono sempre stati, al suo fianco le emozioni gli hanno nutrito l’anima per tutta la vita, però erano celate allo sguardo della gente. Ora vi ha soltanto ceduto rovinosamente, si è mostrato per quello che è e farlo ha avuto un prezzo altissimo. E ora, in quel primo mattino di marzo, comprende di dover mettere un freno al disastro prima che questo si compia. Non avrebbero mai dovuto fare l’amore si ripete per l’ennesima volta, intanto che volge lo sguardo in sua direzione. John, baciato da un raggio di sole che filtra attraverso le persiane e che pare non voler far altro che esaltare la sua solare bellezza, non dorme. Sherlock è convinto che non l’abbia mai fatto, non quella notte almeno. Però gli è sempre stato accanto, una mano a cingergli la vita e l’altra sotto al cuscino. Sino a che l’alba non ha accennato a voler sorgere sono rimasti stretti a quel modo, cullando la sciocca speranza che l’infinito non fosse un concetto meramente matematico, ma che quella notte durasse per sempre. Loro e nessun altro al mondo, senza responsabilità né sensi di colpa. L’incanto s’è spezzato con l’avanzare del mattino, quando John accenna a volersi alzare. Sherlock trema quando lo vede scostare le coperta e mille e più domande prendono a vorticargli nella mente. Una volta cominciata la giornata cosa potrebbe succedere? Verrebbero divorati dall’imbarazzo e dalla vergogna? Riuscirebbero a guardarsi ancora negli occhi? Per la prima volta in tutta la vita sente di non avere idea di che cosa potrebbe succedere, è una spiacevole sensazione che lo prende alle pareti dello stomaco, provocandogli una forte nausea e un leggero mal di testa che parte dalla nuca e arriva diretto al cuore. Nel petto, una sola certezza che sussurra con forza, lui restando indietro di un palmo per non gravargli addosso. Pur senza smettere un singolo istante di fissare la schiena di un John che s’è bloccato a metà delle intenzioni e che ora siede, lui nudo, sul bordo del letto.


«Non ho la pretesa di sapere quello che ti passa per la testa» esordisce, squarciando il silenzio come la tela d’un pittore spazialista.
«Davvero? Sarebbe la prima volta» sorride, il suo bellissimo Dio greco, con un tono che ricorda vagamente quell’ironia graffiante con cui lo redarguisce di solito. È quel modo ironico con cui gli parla da quando lo conosce, tuttavia c’è una nota di amarezza che ferisce Sherlock sin nel profondo.
«In passato lo avrei fatto senza batter ciglio» replica senza indugi, facendosi appena più avanti così da rimarcare le sue buone intenzioni. Non vuole sembrargli freddo e distante, ma sinceramente innamorato. «E tu lo sai perché conosci i miei difetti come nessuno, ma dopo stanotte non voglio avere la pretesa di sapere ciò che stai passando. Voglio darti il tempo e lo spazio di cui hai bisogno.»
«E allora siamo nei guai» ammette John, pacato. L’ombra di divertimento che poco prima gli aveva tinto la voce, è del tutto sparita. «Speravo facessi quello che fai sempre: dirmi cosa devo fare. Ho tradito Mary, eppure non è questo a dilaniarmi. Il solo pensiero che il mio tradimento non mi faccia star male, mi fa stare male. Capisci quanto è contorto ciò che sto provando? Ti rendi conto di quanto è orrida la sensazione di aver invece ferito e tradito te per tutti questi anni? Dovrei stare male perché sono andato a letto col mio migliore amico, perché a casa ho una moglie una figlia e perché sono a un passo dal distruggere la mia famiglia e invece non faccio che pensare a te e a questa notte che, Cristo santissimo, è stata la più bella di tutta la mia vita.»
«Io…»
«Cosa devo fare, Sherlock?» Ancora non lo guarda, John Watson, al contrario fissa il vuoto avanti a sé come se potesse dargli tutte le risposte di cui ha bisogno. Il volto è affondato tra le mani, la disperazione s’è mescolata allo schifo che ha di se stesso e che s’intuisce dal tono della voce. Poi un singhiozzo ed è quanto gli serve per comprendere che deve dargli un’opzione. Ne ha bisogno, ma forse è un qualcosa che servirà a tutti e due. John vuole che qualcuno gli dica cosa deve fare, perché è il soldato di sempre, pensa stirando un sorriso che fa male. Ed è quasi assurdo che ora sia lui quello forte. In un istante il drogato insicuro che affondava la propria esistenza nella cocaina, piangendo su una solitudine che lo dilaniava fin dentro le ossa, è del tutto sparito. Adesso è un uomo, forte delle proprie decisioni.


«Quanto ti sei sposato mi si è spezzato il cuore.»


Esordisce in questo modo, Sherlock Holmes, a voce sussurrata. Parla sulla nuca di un John Watson che vibra sotto il giogo della sua baritonale voce. Un moto d’orgoglio gli accende il cuore di palpiti quando si rende conto che tanta vicinanza crea in entrambi effetti indesiderati. La pelle nuda di John s’increspa, un brivido d’eccitazione lo scuote e Sherlock capisce che se non avessero le vite di tutti tra le mani, qui e ora, farebbero di nuovo l’amore. Perché la sola idea di non possedersi a vicenda sembra la più dolorosa delle opzioni possibili.
«Ma non m’importa perché a me basta avere la certezza che tu sia nella mia vita, in un modo o nell’altro. È stato il terrore di perderti a portarmi più in basso di quanto non sia mai stato, ma se tu ci sei, anche come amico, io starò bene. Io ti amo» ammette e quella dichiarazione fa sussultare tutti e due. Di nuovo, John vibra sotto la pesante verità che gli è caduta addosso e che pare non riuscire a gestire a dovere. Il respiro è gonfio, le dita tremano in uno sguardo che non affonda più tra di esse, ma che ora è vivo e attento.
«Ho fatto di tutto pur di seppellire ciò che provavo, ma non ci sono riuscito e quando sono tornato a Londra ho capito che avrei fallito ancora. Tu sembravi felice con Mary e allora mi sono fatto da parte. Se è l’amicizia che vuoi da me, allora mi farò da parte perché io…» aggiunge, ma subito ferma il proprio parlare. John sta piangendo, lo fa sommessamente e in silenzio, scrollando la testa. Forse incolpando addirittura se stesso o magari assecondando l’assurda idea di non meritarsi l’amore di nessuno. Sherlock non può dirsene certo, ha detto che non pretenderà più di conoscere i suoi pensieri e ci credeva davvero. E quindi procede a tentoni, perché lo conosce e della maniera in cui ragiona ci ha fatto uno studio scientifico. Quindi sa che le parole che seguiranno faranno ancora più male, eppure è un passaggio doveroso.
«So che è brutto sentirsi dire queste cose, ma devo continuare o non ci guarderemo mai più in faccia e questa è l’ultima cosa che voglio. Io… ecco, io non mi sono mai sentito in questo modo in tutta la vita. Una parte di me si farà bastare d’essere tuo amico e collega, non pretenderà mai d’essere ricambiata.»
«E l’altra?» chiede John, voltandosi inaspettatamente verso di lui in uno scatto repentino che quasi lo spaventa. Gli occhi sono ancora arrossati di pianto, le dita non hanno smesso di tremare, ma lo sguardo è bruciante di sentimento. «L’altra parte di te cosa vuole, Sherlock?»
«Tutto» ammette in un sussurro che si piega in un’emozione vibrante. Lo sguardo gli si abbassa, la vergogna gli arrossa le guance e corre giù lungo le vene del collo, le stesse che John ha leccato e baciato mentre facevano l’amore e di cui è rimasta un’impronta. Se la sente ancora addosso, la sua lingua, la sua bocca esplorarlo di baci, è come una memoria tattile che resta addosso. Sente di voler immagazzinare questa sensazione e ricordarsela per quando lui e John non saranno più niente. Le dita infatti fremono d’aspettativa, stringendosi poi in due pugni stretti. Ora sa di non poterlo fare, e quindi spera che la memoria non se ne vada e che resti lì ancora un altro po’.
«Voglio tutto.» Ha tanto altro da dire, ma il suo parlare s’interrompe, balbetta e lo sguardo gli si perde tra le pieghe sfatte delle lenzuola. Come può fare per continuare a parlare? Con la voce morta e la paura a divorargli il cervello, come? Come si fa a metter fine a un qualcosa di così sensato? Fare l’amore con John è stata la cosa più logica e ovvia che abbia mai fatto in tutta la vita, e ora dovrebbe mettervi un punto fermo? Al contrario sente che dovrebbero stare insieme per sempre, sarebbe giusto così. Vivere a Baker Street e poi ritirarsi in Cornovaglia, coronando una lunga storia d’amore con un secondo matrimonio all’età di ottant’anni, sotto a un gazebo di glicine fiorito in anticipo. Con Rosie che li festeggia e una casetta con un giardino fiorito. Tè sul fuoco, basilico che marcisce sul davanzale della finestra e fiori di calendula sparsi ovunque. Eppure deve farlo, lo deve a John e a Mary e persino alla piccola Rosie, ma soprattutto lo deve a se stesso e alla propria sanità mentale. Non potrà corrergli dietro in eterno, non può pensare di vivere per sempre col cuore a pezzi. Se John tornasse da Mary, Sherlock potrebbe anche ipotizzare di rifarsi una vita, ma prima deve mettere le cose in chiaro. E quindi solleva lo sguardo e lo fronteggia. John, ancora voltato in sua direzione, lo fissa con dolorosa dolcezza. Essere guardati in quel modo fa quasi male.


«E te lo devo dire, non sarò mai “L’altra donna”» sputa fuori in un fiato spezzato dall’agitazione, intanto che gli occhi si tingono di determinazione. «Non sarò l’amante da cui vai quando hai voglia. Devi scegliere, John: o me o lei. Io voglio bene a Mary, anche se quello che le ho fatto è terribile, ma adesso ho bisogno di pensare a me stesso. Se sceglierai lei, io sarò il tuo amico e collega di sempre e nient’altro, ci lasceremo alle spalle questa notte e la riterremo un errore e io potrò pensare di rifarmi una vita, magari, in un futuro.»
«E se non lo facessi? Se volessi questo per sempre? A quel punto cosa mi daresti?»

 
Guardarsi e farlo in quel modo, Sherlock non l’ha mai fatto con nessuno prima. Perdersi nel blu eterno dei suoi occhi è così facile, che dover rispondere a vive parole fa un male del diavolo. Un sospiro d’agitazione scuote l’aria e il silenzio. Sono neppure le sei del mattino e già a Baker Street si decide per le vite degli altri. Mary, Rosie… è come se ci fossero anche loro in piedi a guardarli, in attesa di una scelta che cambierebbe per sempre il corso delle loro esistenze. Ma Sherlock, che avvinghiate all’anima ha ancora troppe cose da dire, tace e prima lo bacia. Un tocco fugace, mille promesse nascoste dentro a una carezza. Forse l’ultimo bacio che gli darà mai, pensa accentuando il tocco.
«Tutto me stesso, John» mormora in un fremito, ancora sulla sua bocca «ti darei parti di me che non hai mai visto, neppure stanotte.»
«Oh, Cristo!»
«Se fossi egoista t’implorerei d’amarmi» lo interrompe senza smettere di far proprie quelle labbra sottili. «Ti supplicherei di scegliere me, ma non sarebbe giusto. Mary non è qui a far valere le proprie ragioni e poco importa che lo farebbe con una pistola in mano» dice, facendo ridere entrambi anche se la tensione non si alleggerisce. «Però sappi che qualsiasi cosa deciderai non mi perderai e che non verrò meno alla promessa di proteggervi.»

 
La notte, la loro prima notte finisce allora. Con Sherlock che s’infila dentro la doccia e John che sparisce, via da Baker Street. Prima di perdersi, però, un bacio infuocato li strappa alle consapevolezze che avevano così faticosamente raggiunto. Quella di riflettere adeguatamente e magari anche d’andare a quella convention a Belfast sulle patologie renali. John dice così intanto che si riveste e cerca il cellulare finito chissà dove. Per star da solo e pensare, aggiunge con un tremito nella voce che fa vibrare Sherlock di paura. Perché mai come ora ha bisogno di riflettere sulla propria esistenza, ha detto anche questo, John Watson. Salutarsi lo fanno a fatica e con uno, due, forse dieci baci. Ogni volta il terrore che possa essere l’ultimo.
«Abbiamo commesso un atto così strano? Spiegami, se ti è possibile, il mio turbamento e la mia paura; rabbrividisco quando mi chiami “Angelo mio” e tuttavia tendo la bocca verso di te» mormora tra un tocco e l’altro, sfiorandogli delicatamente il viso sbarbato. Baudelaire, spiega Sherlock divenuto un tutt’uno con la porta del bagno contro la quale John ancora lo preme. Les Fleurs du Mal, il libro preferito dei suoi genitori, aggiunge. Si sono conosciuti in quel modo, lei cercava una rara prima edizione mentre suo padre lavorava in una libreria di Edgware Road, spiega con fare vagamente trasognante, ora non più nascosto per il timore d’apparire troppo sentimentale. John lo bacia ancora, probabilmente incantato dall’emozione che gli legge in volto. Lui coi pantaloni ancora slacciati, lo prende di nuovo lì dove si trovano. L’ennesima scopata, l’ennesima volta che si lascia fottere. No, non è nulla di così triviale. È sesso allo stato puro, ma è anche amore. È un cercarsi devoto, spasmodico. Un amarsi con disperazione, il baciarsi con foga. Fottersi il cervello e anche il cuore, perdere ogni cosa lungo il tragitto sino al piacere, compresa la dignità. Con Sherlock che muore di orgasmo e dolore intanto che, dentro, s’agita la drammatica consapevolezza che niente mai potrebbe spegnere un simile incendio. Sono legati adesso e lo saranno per sempre, è così che tutte le sue ferree intenzioni muoiono. Se dovesse lasciarlo per tornare da Mary, lo sa, sarebbe la sua fine. La fine di tutto. Non ci sarebbe nessuna “altra vita” con chissà chi. Però non può dirglielo, non potrà farlo mai e quindi finge che tutto vada bene. Finge di non avere rimpianti né ripensamenti e, in attesa del suo ritorno, rivivere ogni attimo dentro al suo palazzo mentale. In attesa. Per giorni. Perché John se n’è andato davvero, a Belfast. Un intero, eterno, fine settimana. Sherlock ci è morto durante quei giorni, ha dormito poco e mangiato ancora meno. Suonato il violino con fare distratto, ha composto un brano strappalacrime armonizzato da schifo. Ha ballato da solo a Baker Street, immaginandosi tra le sue braccia. Non ha lavorato e neppure risposto ai messaggi di Mycroft, che è sempre il solito impiccione. Non ha parlato neppure con Mary, questo poi è sempre stato fuori da ogni discussione. Ma ha letto Les Fleurs du Mal e su quel libro ci ha lasciato pezzi inutili di se stesso, morendo a ogni pagina. La sua vita senza John, riflette una sera, è orribile come in certi passaggi descritti da Baudelaire. Il destino beffardo, però, è allora che rompe gli indugi. Il suo messaggio arriva che è già martedì, la mezzanotte è passata da poco. Fuori piove perché il destino è anche un figlio di puttana e una notte serena non gliela regala neanche per sbaglio. Sì, è allora che cambia tutto. Perché è iniziata con un sms di troppo, in una notte non diversa da questa. Messaggi scambiati per noia o forse per follia, per l’insoddisfazione di una vita che a nessuno andava più bene così com’era. E ora, proprio come allora, qui adesso, alla mezza di un martedì di marzo, l’attesa finisce allo stesso modo.
 
 
 
 

Le ho detto di noi.
Stava per spararmi addosso.

 
Che vuol dire, John?
Chi hai scelto?
Me o lei?

 
Ho scelto il più lento coglione dell’universo.
Sto arrivando.
 
 
 
 



Fine
 
 
 
 
 
 
Note: Ci sono due citazioni, quella che recita Sherlock è presa da “Donne Dannate, Delfina e Ippolita” ed è una delle poesie condannate di Baudelaire, che vennero censurate. L’altra è ovviamente il titolo che è invece quello di una canzone di Gino Paoli, Una lunga storia d’amore. La canzone parla proprio di due persone che si amano nonostante il mondo intorno dica che è impossibile.
Avrei voluto postare prima la storia sul Crack Paring, che è già pronta, ma per via di un dubbio sulla coppia scelta dovrò aspettare il responso del giudice, intanto vi beccate l’OTP. Che ovviamente era la Johnlock, una che avevo in mente da tempo ma che non avevo mai scritto perché ritengo tutto questo poco credibile. In pratica non credo che John possa tradire Mary con Sherlock, casomai una Johnlock potrebbe accadere prima o dopo Mary, ma volevo sperimentare qualcosa di nuovo e diverso dal solito e quindi eccoci qua.
Ringrazio MissAdler che ha letto in anteprima la storia, dandomi il suo parere. Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito sino a questo momento.
Koa
   
 
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