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Autore: Harry Fine    25/03/2020    3 recensioni
Una guerra terrificante si svolgerà presto sulla Terra. Ma i nemici da combattere sono tutto fuorchè convenzionali. Non sono esseri umane, ma macchine provenienti dallo spazio capaci solo di distruggere tutto quello che trovano sulla propria strada. E per sconfiggerle sarà necessario un esercito altrettanto nuovo, letale e pronto a tutto. L'esercito degli androidi Yorha, composto da valorosi volontari. Ma davvero ne varrà la pena?
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Threesome
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Nelle grandi stanze bianche del suo nascondiglio, la figura ammantata di rosso stava camminando lentamente attorno a quello che pareva un lungo tavolo. C'erano dodici sedie oltre alla sua, tutte occupate da individui dall’aspetto alquanto singolare, ma una di esse era vuota, cosa che non gli aveva portato altro che irritazione.

Una dei suoi sottoposti era stata distrutta; l'aveva mandata per portargli quegli androidi e invece si era fatta uccidere come una sprovveduta.

Con un profondo sospiro, si sedette, osservando gli altri presenti. 《Spiegatemi esattamente, dove ho sbagliato?》 Disse grave.

Le altre persone sedute sentirono un brivido correre lungo le loro schiene, la tensione era palpabile nell'aria.

《Mio signore, voi non avete sbagliato in nulla.》 Si affrettò a rispondere uno di loro, un uomo lungo e cadaverico, dall'aria viscida tanto quanto i corti capelli viola e con addosso quello che sembrava una tunica dalla foggia greca ornata da complicati disegni viola e verdi. Aveva due inquietanti occhi smeraldini dalla pupilla lunga e un viso lungo dalle labbra livide: sembrava tanto un serpente.

L'altro gli rivolse un cenno e quello sentì subito il collo venire stretto in una morsa terrificante che gli tolse il fiato. 《E allora spiegatemi. Com'è possibile che tutti voi vi stiate rivelando dei tali fallimenti? Kurama avrebbe dovuto distruggere quella base di androidi, ma ha fallito clamorosamente.》

L'altro emise un gorgoglio strozzato. Sentiva la sua gola venire stretta con  una forza terrificante; gli avrebbe distrutto la testa se avesse continuato.

Davanti a quello spettacolo, un'altra dei presenti si buttò quasi a terra in preghiera. 《Vi prego padrone, abbiate pietà! Possiamo fare meglio! Faremo meglio! Vi prego! Ci dia un’altra possibilità!》

Lei era una donna minuta e ben fatta, con dei lunghissimi capelli bianchi e lisci, come la pelle, e due occhi celesti senza pupilla. Sul viso, braccia e gambe portava dei segni arabescati verde acqua simili a tatuaggi e un kimono bianco lungo fino al ginocchio.

La figura si volse verso di lei, spostando anche la presa sulla sua gola e sollevandola in aria. 《Perché dovrei? Perché risparmiare fallimenti?》

《Ho… ho un piano! Posso attirare tantissimi androidi e toglierli di mezzo  in un colpo solo con una trappola. Vi prego, non mi uccida!》 Urlò lei terrorizzata. Il loro padrone era il solo che potesse terrorizzarla tanto: quella forza spaventosa, la freddezza e la tensione che emanava la facevano tremare come una foglia!

Ma di colpo si ritrovò per terra, la gola libera. 《Vai allora. Se hai davvero un piano, allora mettilo in atto. Se riuscirai a catturare quegli androidi e uccidere gli altri verrai ricompensata di conseguenza.》

Lei sbarrò gli occhi lacrimanti per la sorpresa, per poi prostrarsi grata e scappare fuori dalla stanza, le guance umide. Non poteva fallire, non poteva, altrimenti l’avrebbe fatta sprofondare nella più terribile agonia!

 

 

*****

 

 

King e il resto della squadra tornarono agli Hangar con un sospiro di sollievo; erano mesi ormai che stavano combattendo ogni giorno, volando da una parte all'altra dell'America settentrionale per distruggere biomacchine.

Stavano aiutando a riprendersi i territori di Seattle e difendere quello di Washington, e nel mentre avevano anche distrutto un altro server con i loro alleati, ma era un processo estremamente lungo ed estenuante.

《Ok. A me serve un bagno.》 Commentò Becky, ricoperta come loro di olio giallastro e con gli abiti a brandelli.

Athal annuì, osservando seccata il proprio stato pietoso: quella sostanza era seriamente disgustosa e si infilava ovunque. 《Io più che altro dormirei per giorni a questo punto.》

King non poteva darle torto, erano passate settimane dall'ultima volta in cui avevano potuto rilassarsi decentemente.

《Io propongo di riposare ora che non sembrano esserci ulteriori problemi.》 Disse Rahl.

《Perfetto. Allora adesso andiamo a farci una doccia e poi andiamo nella mensa per passare finalmente una serata decente. E mi raccomando dolcezza, voi tre fatevi solo una doccia.》 Rise la corvina rivolta a Kyran e i suoi compagni.

 

L'arciere sospirò, mentre gli altri due arrossivano di botto; quella ragazza, da quando aveva scoperto chissà come che si erano fatti un bagno tutti insieme, non aveva smesso un attimo di stuzzicarli!

Ishley ridacchiò davanti alle loro facce. 《Penso che mi unirò a voi. Ho seriamente bisogno di rilassarmi e bere un the.》

Il loro chiacchiericcio aveva invaso il corridoio del bunker, attirando l'attenzione dei vari androidi, sempre sbalorditi nel vederli. Quel gruppo era talmente eterogeneo da risultare ridicolo; avevano gusti diversi, caratteri diversi, convinzioni diverse, eppure avevano collezionato tantissimi successi combattendo insieme.

《Potreste abbassare la voce?》 Chiese di colpo una voce femminile dietro di loro, facendoli voltare.

Avevano davanti a loro una donna armata di guantoni d'arme dai corti capelli ramati e ricci, dritta e magra come un manico di scopa e dell’espressione seccata: era il capitano 16D, la nuova leader di Momoko, Ivan ed Ivar.

Accanto a lei c'erano proprio i loro amici, insieme ad un altro quartetto di androidi: un biondino alto e abbronzato armato di mazza, una ragazza piccolina con un fucile a pompa in braccio, un uomo oltre i trenta con un falcetto e un giovanotto un po' tarchiato provvisto di balestra.

Tutti guardarono male la donna, Natasha in particolare: era risaputo che tra quelle due ci fosse un'antipatia reciproca e alquanto ardente. Persino Athal era rimasta senza parole quando il francese gli aveva presentato la loro nuova squadra e le due avevano iniziato a guardarsi in cagnesco e a tirarsi frecciate senza sosta.

《Sempre bello vederti Emily.》 Commentò la russa acre.

《Immagino che lo sarebbe, se fossi capace di tenere i tuoi compagni in riga.》

 

Kyran si mise in mezzo appena in tempo, nessuno aveva l'energia di sorbirsi un altro litigio. 《Ascoltate, siamo tutti molto stanchi, stiamo combattendo continuamente da giorni e abbiamo tutti bisogno di riposo, perciò non ricominciate a litigare.》

Le due donne si guardarono male di nuovo, ma annuirono e rimasero in silenzio mentre si avviavano tutti verso le rispettive camere.

Un silenzio alquanto pesante aleggiava tra di loro, sia per la stanchezza che per tutto il resto: la generale aveva continuato a spremere al massimo ogni unità a sua disposizione pur di trovare una traccia di quelle biomacchine senzienti, ma non avevano trovato nulla e questo non era un buon presagio.

Ishley aveva continuato a vagliare ogni possibilità, analizzare i dati ricavati dal cadavere dell'altra che avevano ucciso, però anche quello era stato infruttuoso. Cosa poteva fare? Qual era il loro segreto? Come poteva prevedere le loro mosse?

《Riesco a sentire le rotelle della tua testa da qui.》 Gli disse King di colpo.

《Chiedo scusa signor Evans, stavo solo cercando di capire se qualcosa ci è sfuggito in questa ricerca. Non abbiamo trovato nulla anche se abbiamo indagato più a fondo possibile.》

Non aveva ancora idea di che rapporto ci fosse tra loro due; era chiaro che il ragazzo non si fidasse di lui, ma doveva ammettere di trovarlo comunque simpatico, oltre che interessante: un ragazzo del ghetto che diventava uno dei migliori Yorha che avesse mai visto, e progettato.

Continuò a pensarci anche mentre ripuliva tutto quell'olio di dosso: ognuno di quei ragazzi era molto più interessanti. Erano forti, determinati, intelligenti e scaltri ognuno a proprio modo.

 

Gli sarebbe davvero piaciuto avere più tempo da passare con loro per capire meglio le varie sfaccettature, solo che un bussare contro la porta lo distrasse. 《Ishley, sono Becky. Ti stiamo tutti aspettando per andare nella mensa.》

《Arrivo.》 Rispose lui, chiudendo l'acqua e vestendosi in fretta, seguendola velocemente fino alla sala.

Anche lei era una che aveva attirato la sua attenzione. Era stata la prima ad offrirsi volontaria in tutta quella folla di detenuti e agenti, tanti mesi prima, eppure non si Era lasciata indurire, era sempre gentile con tutti, anche se insicura.

Ma i suoi pensieri furono interrotti quando entrarono nella mensa, una stanza ampissima, costellata di tavoli e sedie e con un bancone simile a quello di un bar. Molti androidi erano seduti ai tavoli a bere o a parlare, inclusa la squadra di Momoko e la sua.

 

《Ciao ragazzi, unitevi a noi.》 Li salutò allegramente Athal, decisamente più a suo agio ora che si era ripulita.

《Vi va di fare un gioco?》 I due si guardarono, scambiando uno sguardo preoccupato col resto della squadra: conoscendo la loro alleata, bisognava stare in guardia.

《Che… Gioco sarebbe?》 Chiese cautamente Rahl, conoscendo ormai troppo bene l'indole della ragazza.

《Oh, un semplice obbligo e verità. Niente di pericoloso… solo un modo divertente di passare la serata.》 Rispose la corvina convinta.

Gli altri si scambiarono un altro sguardo preoccupato, ma annuirono. 《Va bene.》 Fu la risposta collettiva.

《Perfetto!》 Disse lei soddisfatta. 《Momoko, Ivan, Ivar, volete giocare con noi?》 Chiese poi ai tre, che si avvicinarono al tavolo, mentre la ragazza prendeva una bottiglia vuota.

 

Emily emise un suono seccato, non poteva seriamente credere che dei soldati Yorha perdessero tempo con giochetti tanto sciocchi, ma la ignorarono tutti quanti senza farsi troppi problemi.

《Perfetto. Inizio io va bene?》 Chiese Athal, facendola girare fino a quando quella non si fermò rivolta verso Ivan. La ragazza ghignò. 《Obbligo o verità, tesoro?》

《Ehm… verità.》 Rispose lui.

《Quei pettorali da sogno e tutto il resto dell'assetto sono delle protesi?》

Ivar per poco si strozzò e il francese arrossì. 《No! Sono miei! Io e mio fratello stavamo tantissimo tempo insieme in palestra prima dell’arrivo delle biomacchine! Ci allenavamo per ore e per questo abbiamo sviluppato questo tipo di fisico!》

L'altra ridacchiò soddisfatta, mentre il francese girava a sua volta è la bottiglia puntò King. 《Obbligo o verità?》

《Obbligo.》 Rispose lui.

《Ok… ti obbligo a rispondere sempre in rima quando parlerai. Potrai smettere solo se sbaglierai la rima o quando tutti ti avremo chiesto qualcosa.》 L'altro sbarrò gli occhi, mentre Becky e Momoko iniziavano a ridacchiare.《E va bene… ma se toccherà a te ti punirò con grandi pene!》

Persino Rahl si fece scappare una risatina nel sentirlo parlare in quel modo, però smise subito quando la bottiglia si fermò su Natasha. 《Obbligo.》 Rispose lei, volendoli assecondare.

King sorrise malefico. 《All’ufficio della generale devi andare, alla sua porta bussare, dopodiché scappare e questa cosa per tre volte rifare.》

 

La rossa rimase a bocca aperta: questa non se la sarebbe mai aspettata! Avrebbero potuto punirla in cento modi diversi! Ma, forse in un moto di orgoglio infantile che non voleva perdere quel gioco, si alzò e si diresse verso la camera della donna e bussò.

Corse subito via appena la sentì affacciarsi, il cuore che batteva di paura ed eccitazione: le avrebbe fatto pulire le sale per due settimane se l'avesse scoperta, però… non faceva una cosa simile da quando era una bambina!

Tornò lì e lo fece di nuovo, già sentendo il tono più seccato della donna quando tornò ad aprire, ma se la diede proprio a gambe solo quando la tedesca venne fuori furiosa dopo la terza volta. 《Chiunque stia facendo questi stupidi scherzi dovrà pulire i corridoi per le prossime tre settimane!》

La russa corse via, fino al tavolo, un sorriso tra il nervoso e l'eccitato in faccia. 《Mai più. Mai più.》 Disse, tra le risate generali. Nessuno si sarebbe mai aspettato che quella ragazza tanto composta e silenziosa lo facesse sul serio!

Ma le risate si interruppero quando la bottiglia indicò Momoko. 《Io scelgo obbligo.》

《Perfetto. Devi… metterti sulle punte e a braccia aperte e sulle punte. Dovrai resistere senza cadere per dieci secondi mentre noi metteremo degli oggetti sulle tue braccia.》

La giapponese rimase di sasso, mentre persino Ishley si lasciava sfuggire una risatina, ma si mise in posizione, mentre Athal ed Ivar portavano tantissimi bicchieri e bottiglie da metterle addosso.

Lei si mise sulle punte; dopotutto se reggeva quei tacchi vertiginosi quello doveva essere una bazzecola, però le bottiglie e i bicchieri non aiutavano, specie quando il biondino le mise a tradimento una bottiglia sul gomito. Il suo braccio scattò in su, facendo cadere tutto, lei compresa, sul pavimento con un gran baccano tra le risate fragorose di tutti i presenti.

 

《Ok Ivar. Questa me la paghi!》 Disse lei, rialzandosi ridendo, tirandosi su e girando a sua volta la bottiglia. E quando si fermò proprio sul biondo le spuntò sul viso un sorriso malvagio. 《Obbligo o verità?》

《Ehm… verità.》 Disse lui preoccupato. Momoko era dolcissima, ma poteva davvero essere tremenda a volte.

《Sei vergine? E se no, da quanto tempo?》 Chiese lei, godendosi il fischio ammirato di Athal e la faccia sconvolta e rossa di Ivar. 《Ma che razza di… no. Non lo sono più da… quattro anni.》 Rispose lui imbarazzatissimo, mentre Athal e King scoppiavano a ridere insieme a Becky e Kyran. Questa non se l’erano aspettata.

Lui gli tirò un'occhiata di fuoco, girando a sua volta è puntando Rahl. 《Obbligo o verità?》

《Verità.》 Rispose lui tranquillamente. Quella serata gli stava piacendo, lui e Kyran non passavano una serata simile da quando erano reclute!

《Bene. Ti piace qualcuno seduto a questo tavolo? E se si, te lo porti a letto?》 Stavolta fu il suo turno di diventare tutto rosso, mentre gli altri si avvicinavano interessati. 《No… Non mi sono mai portato a letto nessuno di quelli seduti a questo tavolo.》 Disse, una sfumatura quasi violacea in faccia.

Per salvarsi dall'imbarazzo, e cercando di non pensare di non aver effettivamente risposto alla prima domanda, girò la sua bottiglia, puntando Athal. 《Obbligo o verità?》

《Verità. Fai del tuo peggio dolcezza.》 Commentò lei melliflua.

《Ehm… se decidessi di cambiare tipo di unità, cosa vorresti essere?》

L'altra alzò un sopracciglio, un po' sorpresa, ma rispose lo stesso. 《Sicuramente diventerei una tipo E. Sono unità che inducono timore e fatte apposta per farla pagare a chi diserta. Credo mi sentirei molto più forte e non mi dovrei mai sentire insicura delle mie possibilità di difendermi e vincere.》 Disse, stringendo i pugni.

Era forse la prima volta che la sentivano parlare così seriamente o la vedevano così assorta nei propri pensieri; chissà cosa le era successo in passato per farle avere una tale reazione.

 

Comunque si riprese subito e girò la bottiglia, puntandola contro Ishley. 《Bene Dottore, cosa sceglie?》

《Verità.》

《Chi è il più forte tra di noi secondo te?》 Chiese lei. Lui si grattò il mento; era una domanda complicata… e soprattutto a trabocchetto.

《Sono indeciso ad essere sincero. Tutti voi avete punti di forza e debolezza fatti apposta, vi abbiamo progettati così… ma il più forte direi che sarebbe Rahl, solo per il suo essere un modello sperimentale. Le sue braccia sono magnifiche e ha la testa adatta per usarle, oltre al fatto che la sua squadra gli permettere di tirare fuori il suo potenziale. Ma vi assicuro, com.pensate tutti a modo vostro.》 Disse, sempre con quel suo ghigno sghembo, rivolto a King, Rahl e Kyran.

Il primo alzò in sopracciglio e il secondo arrossì, ma Kyran ridacchiò. 《Siamo una squadra ottima, devo ammetterlo.》 Disse tranquillamente, mentre il Dottore faceva girare la bottiglia, che si fermò su Becky.

《Obbligo o verità?》 Domandò lui.

《Obbligo. Spero di non dovermene pentire.》 Disse lei, sudando freddo. Il sorriso dell'altro si allargò.

《Ti obbligo a fare dieci giri su te stessa, poi Sali sul tavolo e cammina fino alla fine senza inciampare, sennò dovrai fare altri cinque giri.》

La rossa sgranò gli occhi; che razza di obbligo era quello!?

《Questa la dobbiamo assolutamente vedere, quanto scommetti che la vediamo cadere?》 Chiese King sottovoce a Ivar.

La ragazza prese un respiro e cominciò a girare e girare sempre più in fretta, fino a quando non ne fece dieci; per fortuna gli androidi non avevano la facoltà di vomitare.

Si issò sul tavolo e, facendo attenzione a quei maledettissimi tacchi, cominciò a camminare malferma tra gli incitamenti di tutti, ma che razza di capogiro cavoli!

Vide la fine del tavolo, ce l'aveva quasi fatta! Solo che di colpo mise un piede in fallo e crollò giusto sopra il Dottore biondo, ribaltando la sedia e cadendo lunga distesa con lui sotto. 《Oh mamma… che botta…》 Disse rintronata.

《E che atterraggio da maestro.》 Commentò sottovoce Ivar, vedendo la ragazza spalmata a quel modo sull'uomo, che sembrava calmissimo come al solito.

Solo che quando Becky si accorse di avere la sua faccia praticamente immersa nel proprio petto, divenne dello stesso colore dei suoi capelli! 《Mi dispiace! Io non volevo cadere… non volevo fare… è stato l'obbligo!》

《Tranquilla tesoro, mi sembra che il nostro amato dottore fosse perfettamente a suo agio in quella posizione.》 Sorrise Athal, facendo ridere il diretto interessato.

《Ammetto che non era scomoda come posizione, tutt’altro. Comunque non ti preoccupare, Non basta così poco per offendermi.》

 

L'altra gli voleva rispondere qualcosa, qualunque cosa pur di salvare la faccia, ma il suono dell'allarme generale la bloccò. Era lo stesso che avevano sentito prima dell'attacco al Bunker Africano.

《Oh no. Non possono fare sul serio.》 Ringhiò King seccato, recuperando la sua spada stizzito. Era mai possibile Che Non Si Potesse avere un Attimo di Tregua!? 

Gli altri condividevano il suo malumore, ma non ebbero tempo di pensarci; se si fosse trattato di un attacco simile a quello dell'ultima volta, allora la situazione era grave.

《Momoko, Ivan, Ivar, andiamo.》 Chiamò Emily, già armata di tutto punto col resto della squadra, attirando l’attenzione dei tre.

Loro si limitarono ad un cenno di saluto al resto del gruppo prima di seguirla, per poi lanciarsi per i corridoi verso la sala principale, dove il generale e il colonnello stavano osservando il grande schermo con aria nervosa.

La donna si voltò verso la folla di androidi. 《Yorha, la situazione è nuovamente in pericolo.》 Disse grave. 《Abbiamo ricevuto una richiesta di supporto da parte di uno dei Bunker dell’America meridionale, situato nelle profondità della foresta amazzonica. A quanto pare moltissime pattuglie sono svanite nel nulla e il loro generale è preoccupato che possa trattarsi di un attacco come quello in Africa.》

 

Momoko sentì chiaramente un brivido scendere lungo la sua schiena: King e gli altri le avevano raccontato che razza di mostro fosse quella biomacchina senziente e tutta la distruzione che aveva portato senza l'aiuto di nessuno. Lei e il resto della squadra di Emily sarebbero stati in grado di vincere se ne avessero incontrata un'altra?

Guardò Ivan ed Ivar, due ragazzi di appena diciannove anni coinvolti in quella maledetta guerra a cui si era già affezionata tantissimo e che poteva facilmente definire amici. Se fossero morti cosa avrebbe fatto?

Il più alto dovette percepire la sua preoccupazione, perché le sorrise gentilmente e mimò con le labbra un “andrà tutto bene". Lo ringraziò con un cenno, ma il nervosismo non andò via nemmeno quando salirono tutti sugli aereoscheletri e partirono velocemente verso la destinazione.

《Momoko, ti senti bene?》 Le chiese Ivar dal suo mezzo.

《Si. Sono solo nervosa, ma non preoccupatevi per me.》

 

Il biondo alzò un sopracciglio, ma rimase in silenzio; la situazione era già abbastanza tesa e lui non voleva aggiungerne altra, sia lei che Ivan sembravano molto nervosi.

Si era accorto da un po' che quei due gli stavano molto più simpatici di quanto pensasse: lei era gentile, calma, protettiva, come una madre, una vera madre, e lui era… adorabile in un certo modo, coraggioso e soprattutto troppo attraente per il suo stesso bene! Lo aveva aiutato tantissimo in vari combattimenti, arrivando persino a prendersi dei colpi tremendi per lui e… questo lo faceva star bene e lo confondeva.

Non era previsto, non era quello che voleva. Lui era entrato tra i ranghi degli Yorha per poter finalmente dimostrare di non essere un fallito o uno scansafatiche e sbatterlo finalmente in faccia a tutti quegli ingrati che lo avevano chiamato così, eppure non riusciva a smettere di pensare a quanto si fosse affezionato ai suoi compagni e quanto Ivan avesse un ascendente incredibile.

 

《Il bersaglio è in vista, prepararsi all'atterraggio.》 La voce di Emily lo distrasse di colpo dai suoi pensieri, facendogli notare che sotto di loro si poteva già veder scorrere la gigantesca volta alberata del Rio delle Amazzoni.

Ormai era notte e la luna splendeva sopra di loro, ma quel panorama non era affatto rassicurante: attorno a loro decine di aereoscheletri stavano atterrando in vari punti, esattamente come i loro, e questo significava che la caccia era aperta.

Calarono di quota rapidamente fino ad atterrare, scendendo già con le armi in pugno. La foresta era scura, gli alberi e le liane sembravano quasi mani pronte ad afferrarli e farli a fette e molto probabilmente celavano biomacchine avrebbero potuto farlo sul serio.

《Ricordate, se sentite o vedete qualcosa di meccanico muoversi, date subito l’allarme.》 Disse Emily, i guantoni già pronti.

Gli altri annuirono, ma Ivar rimase guardingo. C'era qualcosa di strano nella giungla, aveva la sensazione che nascondesse un pericolo più terribile del solito.

Ma non fece in tempo a dare voce ai suoi pensieri, perché una ventina di biomacchine piombarono addosso a tutti loro dal nulla!

Piombarono subito nel caos più assoluto, lame di spade e di lance che provavano a colpirli ovunque e bloccavano i loro colpi. Sentì il capitano urlare ordini per contrattaccare, mentre anche lui sguainava la spada, solo che la battaglia stava volgendo a loro svantaggio! Quei nemici erano diversi: saltavano, schivavano, usavano le liane e la vegetazione per nascondersi e sfuggire.

Era troppo intelligente e rapido come modo di combattere, doveva esserci qualcuno a guidarli, la biomacchina senziente!

Infilzò un nemico con uno slancio, ma di colpo sentì qualcosa, come se qualcuno stesse cercando di forzare i suoi pensieri. Un tremendo dolore minacciò di spaccargli la testa, mentre crollava per terra, cercando di contrastare l'attacco mentale.

Con la vista annebbiata, scorse Momoko e Ivan proprio davanti a lui nella stessa, entrambi piegati in due dal dolore, contorcendosi e urlando in mezzo a quel caos. Con uno sforzo, puntò le mani verso di loro e decine di fili di connessioni si collegarono alle loro fronti e alla sua, mentre innalzava dei firewall nelle loro menti, affinchè l'intruso non trovasse altro.

Era tremendo, non aveva mai creato una simile barriera e nemmeno un simile attacco! Ma non poteva fermarsi! Non avrebbe permesso a nessun virus logico di rubare la sua identità o quella degli altri!

 

Con una scarica di dati tremenda, completò la barriera mentale, scacciando qualsiasi influenza estranea dalle loro testa, trovando finalmente sollievo dal dolore e bloccando temporaneamente le biomacchine attorno a loro. Vide con sollievo i suoi compagni tirarsi su, scossi, ma fortunatamente incolumi.

《Cosa è….?》 Chiese la giapponese confusa.

《Un attacco mentale. Qualcuno ha provato a prendere il controllo delle nostre teste E trasformarci in macchine da guerra. L'ho scacciata in tempo》 spiegò il biondo con un sospiro.

《Grazie Ivar. Ci hai davvero salvati.》 Sorrise Ivan, facendolo arrossire un po', ma il loro sollievo durò poco, appena videro gli occhi ormai rossi di Emily e gli altri.

   
 
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