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Autore: Ninnibell2001    25/03/2020    0 recensioni
In un mondo cambiato a causa del coronavirus, in cui convivono a fatica persone comuni e portatori sani del COVID19, Claudia e Pietro, P.S., profondamente diversi e incredibilmente simili, si incontrano e si scontrano, nella zona franca delle Dolomiti del Brenta.
L’amore ai tempi del virus, un racconto breve che vuole esorcizzare la paura e l’isolamento forzato in punta di tastiera, attraverso l’amata scrittura.
Rating verde, i personaggi mi appartengono.
25 marzo 2020
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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2 30 gennaio 2023 pranzo

Canali chiuse la porta della camera, per iniziare ad apparecchiare il tavolo del soggiorno...per due!

Da quando viveva nella baita, era la prima volta! Si emozionò, a sistemare i piatti piani dell’Ikea Dinera, i bicchieri da acqua e i calici da vino, e, in ultimo, le posate d’acciaio, sopra le tovagliette artigianali rotonde realizzate in juta naturale, con spirali scure che rievocano la figura di un fiore.

Accese la tv, su Rai News 24, per ascoltare le ultime notizie: le solite comunicazioni sul virus e sul poco di politica rimasta.

Mescolò lo spezzatino ancora caldo e scelse una bottiglia dalla cantinetta della cucina. Investendo nell’acquisto dello chalet, aveva optato per il massimo del comfort.

La cucina si identificava con una lunga base a penisola, con vani che ospitavano sofisticati elettrodomestici, e una struttura ricoperta esternamente da sottili lastre dell’amata pietra di Luserna.

Era un bilocale curatissimo, non mancava nulla. Unicamente una piacevole compagnia...che vide uscire dalla stanza da letto. Claudia, in calzini di spugna, tuta nera, camicia azzurra: un incanto per gli occhi. I capelli lavati - leggermente umidi e ben pettinati - le incorniciavano il viso dai tratti delicati.

'Caspita, sei un milanese raffinato!' indicò la tavola 'comunque Canali è un cognome romano'.

'Vero. Testaccino. Mio padre è...era romano da diverse generazioni, originario del Quartiere di Testaccio. Si è trasferito a Milano, per motivi di lavoro, ed è rimasto lì, dopo aver conosciuto mia madre. Sono morti, entrambi'. Omise di dire li ho infettati io, Claudia lo sapeva già.

'Io sono di Roma Nord. Quartiere Trieste' controbatté.

'Una mezza pariolina’. Pariolina era un termine derivato dalla zona chic dei Parioli, limitrofa a quella segnalata; una pariolina era ricercata, colta, ricca, esclusiva, lontana dalla massa…se la tirava, insomma!

'Più o meno. Versi il vino, per favore o continui a insultarmi velatamente?’ lo rimbrottò, simpatica.

‘Ecco a te’ dalla bottiglia senza etichetta, mescette due dita di rosso per lei, in un calice di cristallo.

La De Angelis si soffermò sulla descrizione olfattiva, rigirando il liquido scuro, color rubino intenso, e ne assaggiò un sorsetto. Al palato era secco, corposo, sapido.

‘Assomiglia a un Merlot tipico del Friuli, dei Colli Orientali! Fatto in casa, però’ affermò, con un sorrisetto, e le guance già calde ‘passabile…scherzo, è squisito’. Era un sorso di vero paradiso!

‘Diamine, sì, sono stupito’ Pietro la fissava ‘Te ne intendi?’.

‘Ho frequentato un corso per sommelier all’Hotel Cavalieri Hilton di Roma…’ confessò.

‘Pranzerò con un’esperta! Siediti’ la invitò, portando a tavola il tegame di terracotta con un sottopentola e aprendo il coperchio ‘E’ coniglio in umido, spero ti piaccia...’.

Claudia scrutò prima lui, poi la pietanza, con gli occhi lucidi ‘E’ da tanto che non pranzo in compagnia e che non mangio un cibo simile, sono sicura sarà buonissimo…’. Si sentì una senzatetto alla mensa della Caritas…altro che pariolina!

‘Sì, certo, scusa, dammi il piatto’ dandosi dell’idiota per il commento, il dentista lo riempì, passandole un tagliere di legno su cui erano poggiati quadrati di pane tostato.

Lei attese, con grande sforzo, che il suo commensale fosse servito, per il primo boccone; la morbidezza e delicatezza del coniglio, miscelata al peculiare aroma di spezie e pomodori, davano alla ricetta un tocco da chef. Era eccezionale, non si trattava della fame atavica che la perseguitava.

Le si riempirono gli occhi di lacrime - per la gioia di quel sapore dimenticato in un cassetto della memoria - che tamponò col tovagliolo di carta, a disagio.

‘Sei della Lazio, quindi…come tutti gli abitanti di Roma Nord?’ il moro tentò di alleggerire la conversazione, posto che il campionato di calcio - così come ogni altra attività sportiva, agonistica o amatoriale - era stato vietato, alla stregua di qualsiasi tipo di manifestazione aggregante.

Claudia soffiò il naso e ribatté ‘Fossi matta, assolutamente no. Sono romanista, fino al midollo…Roma, Roma, Roma, core de sta città…’ intonò, divertita, la strofa di una nota canzone di Antonello Venditti, che era anche l’inno della squadra giallorossa. Era stato, almeno.

‘Basta, ho capito’ la fermò, con il palmo della mano aperta ‘Mi piace Venditti, i suoi pezzi, i testi; ti ha dedicato una canzone, se ben ricordo. Notte prima degli esami…Ma questa notte è ancora nostra, Claudia non tremare, non ti posso far male, se l'amore è amore…’ stonato come una campana, controbatté.

‘In effetti, è la mia preferita’ si immalinconì e lui se ne accorse, immediatamente; fu come se un’ombra scura le avesse coperto il viso.

‘Che c’è?’.

‘Non potrò più tornare indietro…a Roma, intendo’ lo affermò, triste come mai ‘E’ vero, lì non ho quasi più nessuno, ma era la mia città, invivibile, caotica, sporca e magnifica. Roma è unica…ciò che ne rimane…’.

‘Mi spiace, temo di no; lo sai meglio di me, siamo stati banditi dalla vita civile, ci è permesso solo risiedere in luoghi sperduti come questo, lontani dai centri abitati, isolati dal resto dell’umanità. Anni addietro Andalo aveva una minima densità di popolazione, che aumentava con il flusso dei turisti delle settimane bianche e durante i mesi estivi; invece, da quando è diventata zona franca, i residenti sono fuggiti via quasi al completo. Ci siamo noi portatori sani, i disgraziati che ti hanno inseguito e sette anime sparse. Mesi fa ha chiuso anche l’unico emporio che ci riforniva, ovviamente a domicilio; per cui, comperiamo on line, oppure ci arrangiamo…io, per lo meno…’.

‘Ti sei adattato, poiché l’essere umano si adatta a qualunque situazione, per sopravvivere. Sei qui da tanto?' chiese, inforcando un pezzetto di petto coniglio.

'Due anni e mezzo...'.

'Quasi dall'inizio della pandemia, più o meno da quando il Governo ha emesso la prima ordinanza sui portatori sani. Avevi avuto l'occhio lungo!'.

'Non esattamente' prima di continuare, versò per sé un altro bicchiere colmo di vino, per placare il proprio nervosismo 'A Milano ero titolare di uno studio odontoiatrico di altissimo livello. Pazienti ricchi e famosi, gente normale. Avevo una lista d'attesa per gli appuntamenti lunga da Piazza San Babila allo Stretto di Messina. Guadagnavo, investivo in azioni, immobili. Mi piaceva la bella vita, aperitivi, feste e locali' ridacchiò 'le donne, le auto, i Rolex…ne avevo una collezione...le cazzate. Ero il re delle cazzate...e ne ho fatta una grossa. La mia attività - considerata servizio essenziale - restò aperta, nonostante le limitazioni delle prime ordinanze. Lavoravo con lo stesso ritmo e mi chiudevo a casa, non vedevo nessuno e mi annoiavo, senza sfoghi sociali.

Possedevo un attico in zona centrale, con terrazza...enorme, lussuoso. Ho mandato un messaggio ad un amico, quasi per scherzo, un pomeriggio, chiedendo se volesse partecipare a una festa e poi a un altro e così via. La situazione mi è sfuggita di mano, in buona fede. In men che non si dica, trenta persone ballavano, bevevano, ridevano nel mio salotto...zero mascherine, e vai con baci e abbracci, sigarette e bicchieri passati da uno all'altro' abbassò lo sguardo sul calice vuoto.

'Sei quello della festa...oddio!' Claudia portò una mano alla bocca.

Il portatore sano di Milano era finito su tutti i giornali, balzato agli onori della cronaca come gli altri untori che avevano mietuto il maggior numero di vittime.

Il party era stato interrotto dalla Polizia, che - avvisata dai vicini del palazzo - aveva messo il proprietario agli arresti domiciliari e sgomberato l'appartamento. I partecipanti erano finiti in quarantena e, in seguito, in una bara di legno chiaro, senza nome e senza estrema unzione, tutti! Perfino alcuni agenti intervenuti sul posto! Il caso aveva fatto scuola, chiarendo il ruolo dei portatori sani stessi.

Canali era stato il portatore sano numero zero!

La De Angelis tese la propria mano sul tavolo, tra la saliera e il tagliere, per carezzare quella del dirimpettaio, che rimase immobile, e proseguì 'Ho ucciso anche i miei genitori e mio fratello, se non bastassero i molti pazienti che ho curato; i primi giorni lavoravo con la mascherina e i guanti, come d'abitudine per la mia professione, ma al momento di saldare il conto gli stringevo la mano...loro, in seguito, si toccavano gli occhi, la bocca, non erano attenti ai moniti ricevuti su materiali sterili, distanza di sicurezza. Ma io ero...sono un medico. Avrei dovuto essere più accorto. Insomma, hai davanti il genio delle cazzate!'. 

Lei sospirò, un fardello sostanzioso nel petto 'Mettiti in fila! Io sono...la terapista!'.

'La terapista?' il moro sgranò gli occhi, turbato. A demoni non la batteva nessuno! E sapeva, dai media, che fosse in fuga…era una ribelle!

'In persona'. Claudia era il portatore sano più famoso della penisola. In negativo, ovvio. La sua storia aveva colpito l'opinione pubblica, soprattutto per l'età e la condizione dei deceduti. Il suo volto non era mai stato rivelato, quanto accaduto sì.

'Sono psicologa, specializzata in terapia cognitivo-comportamentale per bambini disabili. Lavoravo in un centro pubblico al mattino e al domicilio dei miei pazienti, nel resto della giornata. I bambini, chiusi in casa, soffrivano particolarmente dell'isolamento. Nonostante le misure severe imposte, alcuni genitori mi hanno pregato di continuare a seguire i figli, di non interrompere le mie sedute. Mi sono fatta convincere, i piccolini ne avevano bisogno. La terapia consisteva, principalmente, in lavoro a tavolino, uno ad uno, e senza mascherina, i pazienti dovevano osservare la mia mimica facciale...'

'Non sapevi di essere portatrice sana; il motto dell’epoca era…andrà tutto bene' lui si oppose, era un alibi che valeva per entrambi.

'Pietro, i miei bambini - perché erano più di figli, per me - e le loro famiglie hanno contratto il virus, così i bimbi che incontravo al centro e mio padre...molti amici e amiche, che hanno, a loro volta, contagiato i loro cari e conoscenti. Sono morti quasi tutti, compreso mio papà. I piccoli erano disabili, con meno di sei anni...e sono trapassati da soli, intubati, in una stanza d'ospedale o peggio a casa, chiusi in una camera, coi genitori disperati fuori della porta. Dovrò convivere col mio senso di colpa, comunque, fino alla fine dei miei giorni...come te' la voce tremò, incerta. 

Non sarebbe mai riuscita a perdonarsi tanta leggerezza...mai.

Era arrivata all'ultimo boccone, e fece una sorta di scarpetta con un crostino di pane ed il sughetto dello spezzatino, rimandando anche il dolore al mittente 'Temo di essere al capolinea, sono piena!'.

In scia alle loro confessioni, l'ennesimo servizio sul virus passato in tv infastidì il padrone di casa, che si alzò di scatto ed utilizzò il telecomando, per spegnere l'apparecchio. Tornò sui propri passi, più quieto.

'Uhm, dici? Ti stupirò' dal piano della cucina prese un piatto da portata rotondo, coperto da un tovagliolo di stoffa, che sollevò, mostrando una crostata farcita con marmellata scura.

'L'hai fatta tu?'.

'Sì, in notturna. Dormo poco e male. Non sapevo nemmeno friggere un uovo al tegamino, mi sono arrangiato e ho imparato addirittura a cucinare, tra tutorial e ricette varie. Per pasta frolla uso una parte di farina semi integrale, e la confettura è di more dei boschi di Andalo...raccolte con le mie manine sante, la scorsa estate' alzò le mani, muovendo le dita. 

'Marmellata made in Canali? Credo di avere un posticino per un assaggio' comparve un coltello davanti a lei.

'Taglia...'.

'È un onore...' distribuì le fette in due piattini da dessert, a cui l'uomo aggiunse le relative forchettine.

'E ho un’ultima sorpresa!' si era esaltato, Pietro, alla presenza femminile. Volle dare alla giornata - molto speciale per più di un motivo - un tono di leggerezza.

Claudia era come lui e non lo aveva giudicato, nemmeno per un minuto, stante il biglietto da visita da burbero Yeti. Si sentiva normale nel parlare con lei, nel mangiare con lei. Erano cose semplici...eppure tanto importanti, basilari.

'Sarebbe?'. Non era male, il milanese. Sotto la scorza del freddo e distante, si nascondeva un altro portatore sano, solitario, sensibile, scoraggiato. Si era sciolto un pochino ed erano entrambi più a proprio agio.

'Sarebbe questo!' fece volare fra le mani il filtro metallico a forma di imbuto di una macchinetta del caffè da due tazze, la classica moka Bialetti. Un novello giocoliere, abile!

Claudia saltò in piedi! Impossibile, il caffè era come l'oro!

'Non ci credo!'.

'Credici, romana di poca fede!' Aprì un barattolo, rimuovendo il coperchio di plastica rossa, e le mostrò la polvere macinata. Lei infilò il naso e mezza testa dentro, aspirandone l'aroma afrodisiaco. 

Le piantagioni erano state talmente trascurate per l'assenza di contadini, malati o deceduti, che erano scomparse anch'esse...reperire i generi alimentari era diventato complesso, in generale.

'Hai uno spacciatore? Spiegami!'.

'Sono io lo spacciatore. Ho costruito una serra, nel retro dello chalet, ed è suddivisa in zone, a seconda della temperatura che serve per i diversi tipi di frutta e verdura...produco, tosto, macino e… consumo!'.

'È incredibile! Posso?' indicò la moka; quanto le era mancato il gesto abituale di caricarla e metterla sul gas! 

'Certo' rimase accanto a lei, per spiegarle come accendere il fornello a induzione.

'Mi piace quando esce...' gli occhioni marroni erano bloccati sulla parte superiore della macchinetta, a vista, col coperchio del bricco sollevato.

Lo sgorgare del liquido le strappò un gridolino estatico. Senza pensare e spontanea, si voltò verso Pietro e gli scoccò un bacio sulla guancia, a portata di labbra, sonoro e amichevole 'GRAZIE'.

Lui sfiorò una ciocca di capelli, morbidi, setosi e profumati, trattenendoli fra le dita 'Grazie a te...'

Un bacio...un pezzo di cielo e di vita che non esisteva più...un pezzettino di una favola, di normalità assoluta di due esseri umani, che uno come lui non avrebbe avuto mai più e non si sarebbe più potuto permettere.

Un nodo aggrovigliato di dolore intenso si materializzò, alla bocca del suo stomaco.

L'abitudine all’isolamento lo aveva salvato dalla pazzia, lo aveva aiutato ad accettare la propria condizione. Ora che la signorina romana, bella come una mattina d’acqua cristallina - Jovanotti era un pezzo forte della sua giovinezza, altro che Anzio! - stava lì al suo fianco, la sofferenza di non poter avere un contatto con una donna o chicchessia pesava, emergeva. Era un macigno troppo pesante da sollevare. Perché toccare Claudia, parlare con Claudia, essere baciato da Claudia, era...possibile! Ed era stupendo!

'Prendi le tazzine? Genio delle cazzate, ci sei?' si era incantato, a seguito del bacio…lei si intenerì, cercando di dissimularlo.

'Sì, eccole' le reperì e la De Angelis, tenendo la moka per il manico caldo in bakelite nera, versò il caffè fumante in due chicchere Thun dal fondo bianco a cuori rossi, poggiate nei piattini abbinati, accompagnati da due cucchiaini anch'essi a forma di cuore, di Alessi.

'Sei un romantico, non l’avrei immaginato'.

'Non è vero...pratico e razionale, erano in sconto su Amazon…consegnano perfino fra i boschi!' si accomodò per il rito del caffè, consumato in religioso silenzio, col rumore di fondo della legna scoppiettante nel camino, del metallo che sbatteva contro la ceramica, degli assaggi centellinati della bevanda, dei morsi alla crostata; che Claudia portò alla bocca con le mani, dedicandosi prima a mangiare la parte con la marmellata e, successivamente, il bordo, come una ragazzina golosa.

Rimasero occhi negli occhi per tutto il tempo; erano occhi curiosi, occhi sorridenti, occhi appagati, occhi deliziati. 

'Insomma, promosso?'.

'Promosso con lode, Testaccio! Avevi il vino e il dolce, non sembri tipo da fiori. Sono venuta a mani vuote ed è molto maleducato. Posso sparecchiare e lavare i piatti?'.

'Ci mancherebbe! Ho la lavastoviglie! Meriti il divano, riposati. Puoi utilizzare la connessione' segnalò il pc portatile su una piccola ed essenziale scrivania, collocata sotto una delle finestre che affacciavano sulla vallata innevata 'ho la tv a pagamento, la consolle per video giochi, libri a bizzeffe…oppure…come si dice, romana…fatti una pennichella!' fu assertivo e cortese.

Lei sentì, d’improvviso, aumentare la stanchezza e calare l'adrenalina; accettò, di buon grado, infilandosi, pigramente, sotto la coperta di pile rossa, posta sul sofà.

L'ultima immagine prima dell'abbraccio di Morfeo fu Pietro che sparecchiava, tentando di fare meno rumore possibile per non disturbarla, le spalle larghe, i capelli scuri… la osservava, di sottecchi, serio e pensieroso.

   
 
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