Canali chiuse la porta della camera, per iniziare ad apparecchiare il
tavolo del soggiorno...per due!
Da quando viveva nella baita, era la prima volta! Si emozionò, a
sistemare i piatti piani dell’Ikea Dinera, i bicchieri da acqua e i
calici da vino, e, in ultimo, le posate d’acciaio, sopra le tovagliette artigianali
rotonde realizzate in juta naturale, con spirali scure che rievocano la figura
di un fiore.
Accese la tv, su Rai News 24, per ascoltare le ultime notizie: le
solite comunicazioni sul virus e sul poco di politica rimasta.
Mescolò lo spezzatino ancora caldo e scelse una bottiglia dalla
cantinetta della cucina. Investendo nell’acquisto dello chalet,
aveva optato per il massimo del comfort.
La cucina si identificava con una lunga base a penisola, con vani che ospitavano sofisticati
elettrodomestici, e una struttura ricoperta esternamente da sottili lastre dell’amata pietra di Luserna.
Era un bilocale curatissimo, non mancava nulla. Unicamente una
piacevole compagnia...che vide uscire dalla stanza da letto. Claudia, in
calzini di spugna, tuta nera, camicia azzurra: un incanto per gli occhi. I capelli lavati
- leggermente umidi e ben pettinati - le incorniciavano il viso dai
tratti delicati.
'Caspita, sei un milanese raffinato!' indicò la tavola 'comunque
Canali è un cognome romano'.
'Vero. Testaccino. Mio padre è...era romano da diverse generazioni,
originario del Quartiere di Testaccio. Si è trasferito a Milano, per motivi di lavoro, ed
è rimasto lì, dopo aver conosciuto mia madre. Sono morti, entrambi'. Omise di
dire li ho infettati io, Claudia lo
sapeva già.
'Io sono di Roma Nord. Quartiere Trieste' controbatté.
'Una mezza pariolina’. Pariolina era un termine derivato dalla zona chic
dei Parioli, limitrofa a quella segnalata; una pariolina era ricercata, colta,
ricca, esclusiva, lontana dalla massa…se la tirava, insomma!
'Più o meno. Versi il vino, per favore o continui a insultarmi
velatamente?’ lo rimbrottò, simpatica.
‘Ecco a te’ dalla bottiglia senza etichetta, mescette due dita di
rosso per lei, in un calice di cristallo.
La De Angelis si soffermò sulla descrizione olfattiva, rigirando il
liquido scuro, color rubino intenso, e ne assaggiò un sorsetto. Al palato era
secco, corposo, sapido.
‘Assomiglia a un Merlot tipico del Friuli, dei Colli Orientali! Fatto
in casa, però’ affermò, con un sorrisetto, e le guance già calde ‘passabile…scherzo,
è squisito’. Era un sorso di vero paradiso!
‘Diamine, sì, sono stupito’ Pietro la fissava ‘Te ne intendi?’.
‘Ho frequentato un corso per sommelier all’Hotel Cavalieri Hilton di
Roma…’ confessò.
‘Pranzerò con un’esperta! Siediti’ la invitò, portando a tavola il
tegame di terracotta con un sottopentola e aprendo il coperchio ‘E’ coniglio in
umido, spero ti piaccia...’.
Claudia scrutò prima lui, poi la pietanza, con gli occhi lucidi ‘E’ da
tanto che non pranzo in compagnia e che non mangio un cibo simile, sono sicura
sarà buonissimo…’. Si sentì una senzatetto alla mensa della Caritas…altro che
pariolina!
‘Sì, certo, scusa, dammi il piatto’ dandosi dell’idiota per il
commento, il dentista lo riempì, passandole un tagliere di legno su cui erano
poggiati quadrati di pane tostato.
Lei attese, con grande sforzo, che il suo commensale fosse servito,
per il primo boccone; la morbidezza e delicatezza del coniglio, miscelata al peculiare
aroma di spezie e pomodori, davano alla ricetta un tocco da chef. Era
eccezionale, non si trattava della fame atavica che la perseguitava.
Le si riempirono gli occhi di lacrime - per la gioia di quel sapore dimenticato
in un cassetto della memoria - che tamponò col tovagliolo di carta, a disagio.
‘Sei della Lazio, quindi…come tutti gli abitanti di Roma Nord?’ il
moro tentò di alleggerire la conversazione, posto che il campionato di calcio -
così come ogni altra attività sportiva, agonistica o amatoriale - era stato
vietato, alla stregua di qualsiasi tipo di manifestazione aggregante.
Claudia soffiò il naso e ribatté ‘Fossi matta, assolutamente no. Sono
romanista, fino al midollo…Roma, Roma,
Roma, core de sta città…’ intonò, divertita, la strofa di una nota canzone di
Antonello Venditti, che era anche l’inno della squadra giallorossa. Era stato,
almeno.
‘Basta, ho capito’ la fermò, con il palmo della mano aperta ‘Mi piace
Venditti, i suoi pezzi, i testi; ti ha dedicato una canzone, se ben ricordo. Notte
prima degli esami…Ma questa notte è ancora
nostra, Claudia non tremare, non ti posso far male, se l'amore è amore…’
stonato come una campana, controbatté.
‘In effetti, è la mia preferita’ si immalinconì e lui se ne accorse,
immediatamente; fu come se un’ombra scura le avesse coperto il viso.
‘Che c’è?’.
‘Non potrò più tornare indietro…a Roma, intendo’ lo affermò, triste
come mai ‘E’ vero, lì non ho quasi più nessuno, ma era la mia città,
invivibile, caotica, sporca e magnifica. Roma è unica…ciò che ne rimane…’.
‘Mi spiace, temo di no; lo sai meglio di me, siamo stati banditi dalla
vita civile, ci è permesso solo risiedere in luoghi sperduti come questo,
lontani dai centri abitati, isolati dal resto dell’umanità. Anni addietro
Andalo aveva una minima densità di popolazione, che aumentava con il flusso dei
turisti delle settimane bianche e durante i mesi estivi; invece, da quando è
diventata zona franca, i residenti sono fuggiti via quasi al completo. Ci siamo
noi portatori sani, i disgraziati che ti hanno inseguito e sette anime sparse. Mesi
fa ha chiuso anche l’unico emporio che ci riforniva, ovviamente a domicilio; per
cui, comperiamo on line, oppure ci
arrangiamo…io, per lo meno…’.
‘Ti sei adattato, poiché l’essere umano si adatta a qualunque
situazione, per sopravvivere. Sei qui da tanto?' chiese, inforcando un pezzetto
di petto coniglio.
'Due anni e mezzo...'.
'Quasi dall'inizio della pandemia, più o meno da quando il Governo ha
emesso la prima ordinanza sui portatori sani. Avevi avuto l'occhio lungo!'.
'Non esattamente' prima di continuare, versò per sé un altro bicchiere
colmo di vino, per placare il proprio nervosismo 'A Milano ero titolare di uno
studio odontoiatrico di altissimo livello. Pazienti ricchi e famosi, gente
normale. Avevo una lista d'attesa per gli appuntamenti lunga da Piazza San
Babila allo Stretto di Messina. Guadagnavo, investivo in azioni, immobili. Mi
piaceva la bella vita, aperitivi, feste e locali' ridacchiò 'le donne, le auto,
i Rolex…ne avevo una collezione...le cazzate. Ero il re delle cazzate...e ne ho
fatta una grossa. La mia attività - considerata servizio essenziale - restò
aperta, nonostante le limitazioni delle prime ordinanze. Lavoravo con lo stesso
ritmo e mi chiudevo a casa, non vedevo nessuno e mi annoiavo, senza sfoghi
sociali.
Possedevo un attico in zona centrale, con terrazza...enorme, lussuoso.
Ho mandato un messaggio ad un amico, quasi per scherzo, un pomeriggio,
chiedendo se volesse partecipare a una festa e poi a un altro e così via. La
situazione mi è sfuggita di mano, in buona fede. In men che non si dica, trenta
persone ballavano, bevevano, ridevano nel mio salotto...zero mascherine, e vai
con baci e abbracci, sigarette e bicchieri passati da uno all'altro' abbassò lo
sguardo sul calice vuoto.
'Sei quello della festa...oddio!' Claudia portò una mano alla bocca.
Il portatore sano di Milano era finito su tutti i giornali, balzato
agli onori della cronaca come gli altri untori che avevano mietuto il maggior
numero di vittime.
Il party era stato interrotto dalla Polizia, che - avvisata dai vicini
del palazzo - aveva messo il proprietario agli arresti domiciliari e sgomberato
l'appartamento. I partecipanti erano finiti in quarantena e, in seguito, in una
bara di legno chiaro, senza nome e senza estrema unzione, tutti! Perfino alcuni
agenti intervenuti sul posto! Il caso aveva fatto scuola, chiarendo il ruolo
dei portatori sani stessi.
Canali era stato il portatore sano numero zero!
La De Angelis tese la propria mano sul tavolo, tra la saliera e il
tagliere, per carezzare quella del dirimpettaio, che rimase immobile, e
proseguì 'Ho ucciso anche i miei genitori e mio fratello, se non bastassero i
molti pazienti che ho curato; i primi giorni lavoravo con la mascherina e i
guanti, come d'abitudine per la mia professione, ma al momento di saldare il conto
gli stringevo la mano...loro, in seguito, si toccavano gli occhi, la bocca, non
erano attenti ai moniti ricevuti su materiali sterili, distanza di sicurezza. Ma
io ero...sono un medico. Avrei dovuto essere più accorto. Insomma, hai davanti
il genio delle cazzate!'.
Lei sospirò, un fardello sostanzioso nel petto 'Mettiti in fila! Io
sono...la terapista!'.
'La terapista?' il moro sgranò gli occhi, turbato. A demoni non la
batteva nessuno! E sapeva, dai media, che fosse in fuga…era una ribelle!
'In persona'. Claudia era il portatore sano più famoso della penisola.
In negativo, ovvio. La sua storia aveva colpito l'opinione pubblica, soprattutto
per l'età e la condizione dei deceduti. Il suo volto non era mai stato
rivelato, quanto accaduto sì.
'Sono psicologa, specializzata in terapia cognitivo-comportamentale
per bambini disabili. Lavoravo in un centro pubblico al mattino e al domicilio
dei miei pazienti, nel resto della giornata. I bambini, chiusi in casa,
soffrivano particolarmente dell'isolamento. Nonostante le misure severe
imposte, alcuni genitori mi hanno pregato di continuare a seguire i figli, di
non interrompere le mie sedute. Mi sono fatta convincere, i piccolini ne
avevano bisogno. La terapia consisteva, principalmente, in lavoro a tavolino,
uno ad uno, e senza mascherina, i pazienti dovevano osservare la mia mimica
facciale...'
'Non sapevi di essere portatrice sana; il motto dell’epoca era…andrà tutto bene' lui si oppose, era un
alibi che valeva per entrambi.
'Pietro, i miei bambini - perché erano più di figli, per me - e le
loro famiglie hanno contratto il virus, così i bimbi che incontravo al centro e
mio padre...molti amici e amiche, che hanno, a loro volta, contagiato i loro
cari e conoscenti. Sono morti quasi tutti, compreso mio papà. I piccoli erano disabili,
con meno di sei anni...e sono trapassati da soli, intubati, in una stanza
d'ospedale o peggio a casa, chiusi in una camera, coi genitori disperati fuori
della porta. Dovrò convivere col mio senso di colpa, comunque, fino alla fine dei
miei giorni...come te' la voce tremò, incerta.
Non sarebbe mai riuscita a perdonarsi tanta leggerezza...mai.
Era arrivata all'ultimo boccone, e fece una sorta di scarpetta con un
crostino di pane ed il sughetto dello spezzatino, rimandando anche il dolore al
mittente 'Temo di essere al capolinea, sono piena!'.
In scia alle loro confessioni, l'ennesimo servizio sul virus passato
in tv infastidì il padrone di casa, che si alzò di scatto ed
utilizzò il telecomando, per spegnere l'apparecchio. Tornò sui propri
passi, più quieto.
'Uhm, dici? Ti stupirò' dal piano della cucina prese un piatto da
portata rotondo, coperto da un tovagliolo di stoffa, che sollevò, mostrando una
crostata farcita con marmellata scura.
'L'hai fatta tu?'.
'Sì, in notturna. Dormo poco e male. Non sapevo nemmeno friggere un
uovo al tegamino, mi sono arrangiato e ho imparato addirittura a cucinare, tra
tutorial e ricette varie. Per pasta frolla uso una parte di farina semi
integrale, e la confettura è di more dei boschi di Andalo...raccolte con le mie
manine sante, la scorsa estate' alzò le mani, muovendo le dita.
'Marmellata made in Canali? Credo di avere un posticino per un
assaggio' comparve un coltello davanti a lei.
'Taglia...'.
'È un onore...' distribuì le fette in due piattini da dessert, a cui
l'uomo aggiunse le relative forchettine.
'E ho un’ultima sorpresa!' si era esaltato, Pietro, alla presenza
femminile. Volle dare alla giornata - molto speciale per più di un motivo
- un tono di leggerezza.
Claudia era come lui e non lo aveva giudicato, nemmeno per un minuto,
stante il biglietto da visita da burbero Yeti. Si sentiva normale nel parlare
con lei, nel mangiare con lei. Erano cose semplici...eppure tanto importanti,
basilari.
'Sarebbe?'. Non era male, il milanese. Sotto la scorza del freddo e
distante, si nascondeva un altro portatore sano, solitario, sensibile,
scoraggiato. Si era sciolto un pochino ed erano entrambi più a proprio agio.
'Sarebbe questo!' fece volare fra le mani il filtro metallico a forma
di imbuto di una macchinetta del caffè da due tazze, la classica moka Bialetti.
Un novello giocoliere, abile!
Claudia saltò in piedi! Impossibile, il caffè era come l'oro!
'Non ci credo!'.
'Credici, romana di poca fede!' Aprì un barattolo, rimuovendo il
coperchio di plastica rossa, e le mostrò la polvere macinata. Lei infilò il
naso e mezza testa dentro, aspirandone l'aroma afrodisiaco.
Le piantagioni erano state talmente trascurate per l'assenza di
contadini, malati o deceduti, che erano scomparse anch'esse...reperire i generi
alimentari era diventato complesso, in generale.
'Hai uno spacciatore? Spiegami!'.
'Sono io lo spacciatore. Ho costruito una serra, nel retro dello
chalet, ed è suddivisa in zone, a seconda della temperatura che serve per i
diversi tipi di frutta e verdura...produco, tosto, macino e… consumo!'.
'È incredibile! Posso?' indicò la moka; quanto le era mancato il gesto
abituale di caricarla e metterla sul gas!
'Certo' rimase accanto a lei, per spiegarle come accendere il fornello
a induzione.
'Mi piace quando esce...' gli occhioni marroni erano bloccati sulla
parte superiore della macchinetta, a vista, col coperchio del bricco sollevato.
Lo sgorgare del liquido le strappò un gridolino estatico. Senza
pensare e spontanea, si voltò verso Pietro e gli scoccò un bacio sulla guancia,
a portata di labbra, sonoro e amichevole 'GRAZIE'.
Lui sfiorò una ciocca di capelli, morbidi, setosi e profumati,
trattenendoli fra le dita 'Grazie a te...'
Un bacio...un pezzo di cielo e di vita che non esisteva più...un
pezzettino di una favola, di normalità assoluta di due esseri umani, che uno
come lui non avrebbe avuto mai più e non si sarebbe più potuto permettere.
Un nodo aggrovigliato di dolore intenso si materializzò, alla bocca
del suo stomaco.
L'abitudine all’isolamento lo aveva salvato dalla pazzia, lo aveva
aiutato ad accettare la propria condizione. Ora che la signorina romana, bella
come una mattina d’acqua cristallina - Jovanotti era un pezzo forte della sua
giovinezza, altro che Anzio! - stava lì al suo fianco, la sofferenza di non
poter avere un contatto con una donna o chicchessia pesava, emergeva. Era un
macigno troppo pesante da sollevare. Perché toccare Claudia, parlare con
Claudia, essere baciato da Claudia, era...possibile! Ed era stupendo!
'Prendi le tazzine? Genio delle cazzate, ci sei?' si era incantato, a
seguito del bacio…lei si intenerì, cercando di dissimularlo.
'Sì, eccole' le reperì e la De Angelis, tenendo la moka per il manico
caldo in bakelite nera, versò il caffè fumante in due chicchere Thun dal
fondo bianco a cuori rossi, poggiate nei piattini abbinati, accompagnati da due
cucchiaini anch'essi a forma di cuore, di Alessi.
'Sei un romantico, non l’avrei immaginato'.
'Non è vero...pratico e razionale, erano in sconto su Amazon…consegnano
perfino fra i boschi!' si accomodò per il rito del caffè, consumato in
religioso silenzio, col rumore di fondo della legna scoppiettante nel camino,
del metallo che sbatteva contro la ceramica, degli assaggi centellinati della bevanda,
dei morsi alla crostata; che Claudia portò alla bocca con le mani, dedicandosi
prima a mangiare la parte con la marmellata e, successivamente, il bordo, come
una ragazzina golosa.
Rimasero occhi negli occhi per tutto il tempo; erano occhi curiosi,
occhi sorridenti, occhi appagati, occhi deliziati.
'Insomma, promosso?'.
'Promosso con lode, Testaccio! Avevi il vino e il dolce, non sembri
tipo da fiori. Sono venuta a mani vuote ed è molto maleducato. Posso
sparecchiare e lavare i piatti?'.
'Ci mancherebbe! Ho la lavastoviglie! Meriti il divano, riposati. Puoi
utilizzare la connessione' segnalò il pc portatile su una piccola ed essenziale
scrivania, collocata sotto una delle finestre che affacciavano sulla vallata
innevata 'ho la tv a pagamento, la consolle per video giochi, libri a
bizzeffe…oppure…come si dice, romana…fatti una pennichella!' fu assertivo e
cortese.
Lei sentì, d’improvviso, aumentare la stanchezza e calare l'adrenalina;
accettò, di buon grado, infilandosi, pigramente, sotto la coperta di pile rossa,
posta sul sofà.
L'ultima immagine prima dell'abbraccio di Morfeo fu Pietro che
sparecchiava, tentando di fare meno rumore possibile per non disturbarla, le
spalle larghe, i capelli scuri… la osservava, di sottecchi, serio e pensieroso.