Videogiochi > Overwatch
Segui la storia  |       
Autore: LittleRed_    26/03/2020    1 recensioni
"Quello che mi avevano raccontato nelle favole della buonanotte sui samurai era riguardo l’orgoglio e la testardaggine. E pensai subito allora che dovevano assomigliarmi. "
McCree e Hanzo si sono ritirati prima di tornare ancora a Overwatch a combattere, assieme questa volta. Cosa è successo per farli andare via? Come si sono conosciuti? E cosa sta succedendo ora a offuscare l'orizzonte della vita dei nostri eroi?
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Hanzo Shimada, Jesse Mccree
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prima sentii lo schiaffo, poi il bruciare della vergogna.  

Cosa avevo fatto! Mi tirai indietro di scatto. Solo dopo aver ripreso fiato trovai il coraggio di guardare di nuovo in quegli occhi, scuri e indecifrabili. Era rosso paonazzo, respirava faticosamente, e aveva un’espressione comica a metà tra l’imbarazzo e l’incazzato, con una punta in fondo di non fermarti ora. O me la stavo solo immaginando? 

Non sapevo bene cosa dire per scusarmi del mio gesto, l’alcol mi rendeva impacciato e fragile. Datti un contegno Jesse, non puoi piangere dopo aver baciato un mezzo sconosciuto in un vicolo da ubriaco. E nemmeno metterti a ridere. 

Questo pensavo fissandolo, incapace di fare un singolo movimento, quando mi si riavvicinò chiudendo gli occhi.  

Mi baciò, prima uno schiocco leggero, poi sempre più appassionatamente. Ricambiai stordito, aprendo le labbra al tocco leggero delle sue sulle mie. La sua mano, che prima mi aveva colpito, mi stava ora carezzando la guancia sulla barba rada. Affondai le mie senza pensare tra i suoi capelli, sciogliendo il nastro che li teneva legati. Un profumo nuovo proveniva da essi, misto al nostro fiato alcolico, mi inebriava e pensavo non mi sarei più fermato. 

Non so quanto tempo passammo in quel vicolo a mischiare le nostre paure e speranze tra un bacio e l’altro. Fu lui a scostarsi per primo, tornando subito serio e cercando di riprendere un contegno. Gli porsi il nastro blu per legarsi i capelli. Non avevo idea di cosa dirgli. A rompere il silenzio solo qualche sporadico passante e le auto passare sulla via principale.  

“Ecco, tieni” provai, ancora con il nastro in mano. Lo prese ringraziandomi sottovoce e in giapponese. “Arigatou”  

“Eh?”  

“Vuol dire, grazie. Ma è un grazie profondo e sincero. Non come il vostro inglese ingannevole.” 

Mi ero finora abituato a lasciarmi scortare in giro per Tokyo affidandomi esclusivamente al suo parlarne la lingua madre. Forse era tempo di provare a imparare qualcosa di nuovo. 

“Come si dice prego?” Azzardai, sorridendo, ignorando il mezzo insulto. 

Si riscosse un momento dalla sorpresa, mentre si stava ancora legando i capelli, interrompendo il gesto a metà. 

“Si dice shite kudasai... come mai ti interessa?” 

“Mi interessi tu... ecco non l’ho lasciato molto trasparire, ma anche te ecco sei così silenzioso e introverso.” 

“Ti devo delle scuse, e delle spiegazioni. Come me le devi tu per quel... quello che era...” 

Tornò ad arrossire, mentre una ciocca sfuggiva ribelle al laccio. Gliela risistemai prontamente dietro l’orecchio. Ancora una volta senza pensare alle conseguenze delle mie azioni. 

Si tirò indietro di scatto andando a sbattere da solo contro il muro dietro di lui. “C...Cosa stai facendo.”  

“Non sei abituato a essere trattato in un modo gentile vero? Beh nemmeno io.” 

Ma quello era diverso dall’essere gentili e lo sapevamo entrambi. 

“Forse è meglio tornare al motel. Sarebbe meglio dormire almeno un po’.” 

Suonava così triste la sua voce, così malinconica e solitaria. Non avrei permesso di trasformare questa avventura di una notte in un fiasco. Fosse anche solo per provare a renderlo su di morale.  

Avevamo parlato del più e del meno mentre camminavamo lungo la strada del rientro, senza ovviamente citare nulla di quanto successo tra di noi. Così appena arrivati davanti alle nostre rispettive porte ci salutammo, con un cenno della mano e un piccolo inchino alla perfetta maniera giapponese. Ero pronto ad attuare il mio piano senza sospetti, quando andai ad aprire la porta per sgattaiolare nella sua stanza. E me lo trovai davanti. In piedi in mezzo al corridoio, la vestaglia, aperta leggermente sul petto nudo.  

Deglutii pesantemente. Sgamato, pensai.  

“È permesso?” disse solo in maniera molto compita. 

Non riuscii a trattenermi nemmeno per un secondo trascinandolo dentro la stanza e sbattendo la porta dietro di lui con un calcio. 

“Era ora, ti aspettavo.” mentii sogghignando.  

Lui disse solo, sussurrando al mio orecchio: “Fammi tuo”.  

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Overwatch / Vai alla pagina dell'autore: LittleRed_