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Autore: Vittoria94    26/03/2020    2 recensioni
Questa storia è ambientata nella Londra vittoriana di fine Ottocento. Essa narra le avventure della famiglia Crafthole tra intrighi, misteri, amori e amicizie. Tutto condito da un pizzico di ironia.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Età vittoriana/Inghilterra, Il Novecento
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                                                                    CAPITOLO V
                                                            "Le bugie continuano"
Qualche sera più tardi, la famiglia Berry al completo venne invitata a casa dei Crafthole per firmare il contratto di matrimonio.
-Sì, chi è?- chiese Flora.
-Siamo i Berry.-
-Prego, signori Berry. Accomodatevi. I signori Crafthole vi stanno aspettando in salotto.-
Flora annunciò l'arrivo dei Berry ai padroni, e li fece accomodare.
-Buonasera signori Berry.- disse Horace.
-Buonasera a voi, signori Crathole e grazie dell'invito. Siamo molto lieti del fatto che mio figlio e vostra nipote si uniranno in matrimonio.- disse il signor Berry.
-Anche noi ne siamo lieti. Ora vogliate seguirmi nel mio studio, cosicché possiamo firmare il contratto.-
-Bene! Ho con me anche le carte per far cambiare il cognome di Emily con quello della nostra famiglia.- disse il signor Berry, mentre seguiva Horace.
Una volta che tutti erano riuniti nello studio, Louise cercò di smorzare l'entusiasmo delle due famiglie e fece passare Emily per un’arrampicatrice sociale. Mentre il signor Berry si stava accingendo a firmare, Louise disse:-Emily! Ma allora è vero che ti stai sposando solo per soldi.-
-Come, prego?- disse il signor Berry, voltandosi verso Louise.
-Sì! Me lo ha detto lei qualche giorno fa, quando siamo uscite a fare una passeggiata.-
-Cosa? Signor Crafthole, spero che quello che sta dicendo questa ragazza non sia vero! Altrimenti qui salta tutto e i ragazzi non si sposano!-
-Emily. E' vero quello che sta dicendo Louise?- domandò Horace.
-No, certo che no! Io non ho mai detto, né tantomeno pensato, una cosa del genere!-
-Emily, non sentirti in imbarazzo. Dì la verità.- disse Louise.
-Ma cosa stai dicendo, Louise? Io non ti ho mai detto una cosa del genere!-
-Non negare. Lo hai detto, eccome!-
-Cosa? Ma io...-
-Emily, davvero hai detto quelle cose?- chiese Austin, incredulo.
-No! Non direi mai una cosa simile!-
-Basta così! Io e la mia famiglia non vogliamo essere imparentati con degli arrampicatori sociali! Ce ne andiamo! Addio signori Crafthole!- disse adirato il signor Berry, dirigendosi verso il portone d’ingresso.
Appena i Berry se ne andarono, Emily corse piangendo in camera sua e si buttò sul letto. Nel frattempo John e Louise stavano parlando nello studio.
-Davvero Emily ti ha detto quelle cose?-
-Certo! Mica me le invento!-
-Non capisco proprio cosa le stia succedendo. Non la riconosco più.-
-Sai, forse tua sorella dovrebbe essere rinchiusa in un manicomio.- disse la ragazza.
-Non dirlo neanche per scherzo, Louise! Lei sta bene. Solo non riesco a capire i suoi comportamenti in quest’ultimo periodo...-
-Chissà Austin cosa ci vede in lei.-
-È una bravissima ragazza, ma questo suo comportamento...proprio non lo capisco. Comunque, vieni. Ti accompagno a casa.- disse John e uscirono dalla stanza.
Il giorno successivo arrivò una lettera per Emily.
-Emily. C'è una lettera per te.- disse Flora, correndo in camera della ragazza, svegliandola.
-Eh? Che c'è? Che ora è?- disse Emily, stordita dal sonno.
-C'è posta per te.-
-Da parte di chi?-
-Non lo so.-
-Va bene. Lasciala sul comodino, la leggerò dopo.- disse Emily, con voce triste.
-Mi dispiace che sia finita così.- la compianse Flora.
-Louise si è inventata tutto. Io non ho mai detto quelle cose su Austin.-
-Lo so, cara...ti conosco e so che non sei quel genere di persona.-
-Mi stanno tutti trattando come se fossi una pazza bugiarda.-
-Non preoccuparti, vedrai che prima o poi la verità verrà a galla.-
-Lo spero tanto, Flora...-
Intanto Wilhelmina stava chiamando Flora dal piano di sotto.
-Flora! Flora! Dove sei?-
-Arrivo! Sono di sopra!- .
-Vieni, devi aiutarmi a piegare le lenzuola. Da sola non ce la faccio!- disse Wilhelmina.
-Se hai bisogno di qualcosa, chiamami.- disse Flora ad Emily, sorridendo prima di scendere al piano di sotto.
-Certo.-
Dopo un po' Emily si alzò dal letto e aprì la lettera, incuriosita.
-Chissà da parte di chi è.- pensò fra sè e sè.
Nella lettera c'era scritto:
"Emily, so che non hai detto quelle cose. Incontriamoci alla Grande Quercia, a mezzanotte e ti dirò di più."
La lettera non era firmata e ciò incuriosì ancor di più la ragazza.
Così Emily aspettò impazientemente la mezzanotte e, quando scoccó, si mise il mantello, uscì di nascosto di casa e si recò alla Grande Quercia: c’era molta nebbia quella sera.
Arrivata, intravide una figura all'apparenza femminile, avvolta in un grande mantello scuro che la copriva dalla testa ai piedi.
Questa persona era in piedi vicino al tronco dell'albero. Allora Emily si avvicinò un po’ e le chiese:-Chi sei?-
-Non posso dirtelo, ma posso dirti che Louise ha intenzione di continuare con le sue angherie perchè ti odia e perchè sarebbe dovuta essere lei a sposare Austin, tempo fa.-
-Ma, allora, è invidiosa di me!-
-Non solo. Lei non ama John, ma vuole sposarlo solo per i suoi soldi e per la posizione sociale che ricopre.-
-Cosa? Quindi oltre ad odiarmi, sta anche prendendo in giro mio fratello. Ma, dimmi, tu come fai a sapere tutte queste cose su di lei?-
-Diciamo che sono una persona che la conosce molto bene.-
-Chi va là?-gridò la guardia notturna.
-Ora devo andare.- disse il personaggio misterioso, dileguandosi nel buio della notte.
-Aspetta!- esclamò Emily.
-Ehi tu! Che ci fai qui?- gridó la guardia notturna alla ragazza.
Non appena la riconobbe esclamò:-Oh, signorina Crafthole! Mi perdoni. Non l'avevo riconosciuta.-
-Non si preoccupi...- disse  Emily, un po' frastornata.
-Permettetemi di accompagnarvi a casa. Di notte è pericoloso andare in giro da sola.- e si avviarono verso casa.
Il giorno dopo, Emily raccontò a Flora quello che era successo:-...e questo è quello che mi ha detto.-
-Quindi sta prendendo in giro tutti?- domandò Flora.
-Sì! Solo che se lo raccontassi, nessuno mi crederebbe.-
-Perchè?-
-Perchè la persona che me l'ha detto, non si è rivelata e quindi potrebbero pensare che me lo sia inventata.- disse Emily, con aria triste.
Poco dopo suonò il campanello e Wilhelmina andò ad aprire: era Austin.
-Signorino Berry! Prego, accomodatevi! Vi stanno aspettando?- chiese la cameriera.
-In realtà no, ma devo parlare con Emily e i signori Crafthole.-
-Certo. Allora ve li chiamo subito. Signori Crafthole! Signorina Crafthole! C'è un ospite per voi!-
Emily si recò in salotto, accompagnata da Flora, mentre dal piano superiore stavano scendendo Horace e Margaret. Poco dopo arrivarono anche John e Louise.
-Chi è, Wilhelmina?- chiese Horace, incuriosito.
-E' il signorino Berry, signor Crafthole.-
-Austin? Cosa ci fate qui?- chiese Margaret, incredula.
-Sono venuto a scusarmi con tutti voi a nome della mia famiglia.- e rivolgendosi ad Emily, aggiunse:-So che non hai detto quelle cose e tutto ciò mi è stato confermato da una fonte attendibilissima.-
-Davvero? E chi?- chiesero tutti in coro.
-Mia cugina, Molly Wellington.- e introdusse la ragazza.
-Ma allora la persona che ho incontrato questa notte, era lei!- esclamò Emily.
-Cosa?- esclamarono tutti in coro.
-Sì, ieri mattina mi è arrivata una lettera anonima. In questa lettera c’era scritto che Louise si era inventata tutto e che questa persona misteriosa sapeva che non c'era niente di vero in quello che era stato detto su di me e su tutto il resto.- e, rivolgendosi alla ragazza, disse:-Molly, ti sono molto grata per quello che hai fatto per me.-
-Molly!- esclamò Louise, incredula.
-Sì, esatto! Non potevo starti a guardare mentre tentavi di rovinare il matrimonio di mio cugino e di Emily, solo perchè tu sei invidiosa di lei. Inoltre, lei sta con te, John, solo per i tuoi soldi e per la posizione sociale che ricopri. Si era inventata anche la storia del ballo di primavera: Emily non l’ha minacciata, ma è stata Louise a provocarla e lei si è solamente difesa.- disse Molly.
-Traditrice! Maledetta! Come hai osato farmi una cosa del genere?- la attaccò Louise.
-Calmati Louise! Dimmi: è vero quello che sta dicendo la signorina Wellington?- chiese John, irritato ed incredulo.
-Ehm...ma no, caro! Io ti amo e voglio passare tutta la vita con te, avere dei figli, dei nipoti, abitare in una bella casa, avere tantissimi soldi, frequentare le persone più in voga del Paese, andare alle feste più belle e meravigliose!- disse Louise, mentre rideva istericamente.
-Cosa?-
-Ehm...no, volevo dire che...-
-Basta! Ho capito tutto! Louise, tra noi è tutto finito! Non avvicinarti mai più alla mia famiglia, specialmente a mia sorella. Ah, e un'altra cosa: vergognati!- disse John, voltandosi e andandosene.
-No, John! Ti prego! Non mi lasciare! Voglio stare con te! Devo stare con te! No!!- gridò Louise e aggiunse, rivolgendosi a Molly:-Tu! Per me sei morta! Non rivolgermi mai più la parola!-
-Gente come te è meglio perderla che trovarla.- rispose la ragazza e aggiunse, rivolgendosi ad Emily:-Scusami se mi sono comportata da ragazzina viziata e se non ho parlato prima: tutte le cose brutte che ho detto quando ero con Louise, non le pensavo veramente. Era lei che aveva una brutta influenza su di me. Sei una ragazza meravigliosa e sono contenta che mio cugino abbia scelto te e non quell’arpia smorfiosa.-
Louise, sconvolta dalle parole di Molly, uscì sbattendo la porta e senza salutare nessuno.
Horace disse:-Ma allora vi sposerete?-
-Certo! E mio padre farà in modo che la signorina Beaumont non si avvicini più né a questa famiglia né ad Emily.- disse Austin.
-Benissimo! Allora dobbiamo subito organizzare il matrimonio!- disse Margaret, sorridendo.
La sera stessa Emily e Margaret iniziarono a scrivere gli inviti per gli ospiti. Qualche ora più tardi, terminarono.
-Bene, e questi dovrebbero essere gli ultimi.- disse Emily soddisfatta.
-Forse sarebbe meglio ricontrollare. Sai, per evitare che qualcuno non sia stato invitato.-
-Giusto, nonna! Allora, vediamo un po': zio David e zia Lisa con i figli, il prozio Richard, i Maloney, i Wellington...- Emily si fermò e chiese a Margaret:-Nonna, che ne dici se invitassi anche zia Florence? Dopotutto è mia zia e le voglio bene, anche se l'ho vista una sola volta.-
-Emily, è un’ottima idea! Sono sicura che ne sarà molto felice e che accetterà. Ora, mettiamo questi inviti in una cesta e domani mattina li consegneremo.- e sistemarono tutto.
Poco dopo Margaret disse alla nipote:-Chi se lo aspettava che Louise potesse essere così malvagia?-
-Beh...io l’ho sempre saputo e ve l’ho anche detto. Ma nessuno di voi ha voluto credermi.-
-Hai ragione, tesoro. Ti chiedo scusa. Spero tu possa perdonarmi.-
-Ma certo che ti perdono, nonna.- e detto ciò, le due si abbracciarono sorridendo.
La mattina seguente Emily e Margaret si svegliarono di buon'ora e, insieme a Flora, andarono a consegnare tutti gli inviti.
-Ecco fatto, signora! Manca solo l'invito per la signorina Florence.- disse Flora.
-Nonna? Nonna?- la chiamò Emily.
-Eh? Sì, cara cosa c'è?- rispose confusa Margaret.
-Cos'hai? Non ti senti bene?-
-Ehm...no, no cara sto bene...-
-Allora possiamo ripartire?-
-Sì, certo...andiamo.-
Poco dopo le tre donne arrivarono al convento di Santa Clara, dove viveva Florence.
-Eccoci! Siamo arrivate.-
-Flora, per favore, dammi l'invito per mia figlia: glielo darò io personalmente.-
-Certo signora. Tenete.- disse Flora.
Margaret bussò alla porta del convento e le venne aperto. Emily e Flora aspettarono fuori.
-Buongiorno, signora Crafthole. Siete qui per vedere vostra figlia, immagino.- chiese la madre superiora.
-Buongiorno, madre. Sì, devo consegnarle una cosa importante.-
-Bene. Seguitemi, vi accompagnerò da lei.-
Le due donne si avviarono verso la stanza di Florence; una volta arrivate la madre superiora bussò alla porta.
-Sì, Chi è?- chiese Florence.
-Sono la madre superiora, suor Florence. Aprite: c'è una visita per voi.-
-Una visita per me? E chi può essere?- pensò la suora, fra sé e sé.
Allora aprì la porta e vide entrare la madre superiora e Margaret.
-Mamma!- esclamò Florence.
-Florence...mia cara...-disse Margaret, con le lacrime agli occhi.
-Potete lasciarci sole, per favore?- chiese Florence alla madre superiora, la quale andò via chiudendo la porta.
-Che ci fai qui?- chiese la suora con tono severo.
-Mia cara...sono venuta a portarti un invito.-
-Un invito? Per cosa?- chiese Florence, stupita.
-Emily, tua nipote, sta per sposarsi e ti ha voluta  invitare al suo matrimonio.-
-Emily si sposa? Ma l'ultima volta che l'ho vista era una bambina.-
-Beh, ora è diventata una donna. E sarebbe molto felice se tu partecipassi.-
-Solo lei ne sarebbe felice?- chiese Florence con tono severo.
-No, anche tuo padre ed io. Sai...da quando te ne sei andata, io mi sono sentita sempre più in colpa. Non volevo che tu te ne andassi. Ci manchi tanto...ti prego ritorna a casa: noi ti vogliamo bene.- disse Margaret, piangendo e singhiozzando.
-Però in questi anni vi siete fatti vivi in rarissime occasioni, come questa ad esempio! Non vi siete mai importati di come stessi, di cosa facessi e di dove fossi.- disse Florence, alterata e aggiunse:-Ti fai vedere adesso? E finora dove siete stati? Cosa avete fatto di così importante da non potermi venire a trovare, eh?-
-Hai ragione...ma non sapevamo dove fossi.- rispose Margaret, piangendo.
-E una volta che il reverendo vi ha detto dove vivevo e che cosa facevo, perchè non siete venuti?-
-Avevamo i bambini da crescere. E la vergogna nel farci vedere in giro dopo quello che era successo, ci ha bloccati.-
-Questo non giustifica il vostro comportamento.-
-Hai ragione, figlia mia. Ti chiedo di perdonarmi.- disse l'anziana donna, fissando la figlia.
-Sono una suora. Il perdono fa parte di me.- disse, fissando il crocefisso, appeso sul suo letto e aggiunse:-E comunque, per quanto riguarda l'invito, ci penserò: ho molti impegni qui al convento e dovrei chiedere il permesso alla madre superiora.-
-D'accordo. Fai come meglio credi.- disse Margaret, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto -Ma ricordati che noi ti vogliamo bene e te ne vorremo sempre. Buona giornata.-
Detto ciò, la donna se ne andò, lasciando Florence da sola nella sua stanza.
-Nonna! Finalmente! Ci hai messo molto tempo.- disse Emily.
-Sì, lo so scusatemi se vi ho fatto attendere così tanto.-rispose Margaret.
-Signora, c'è forse qualcosa che non va?- chiese Flora preoccupata:-Vi sentite bene?-
-Sì...cioè non molto, in realtà. Vorrei tornare a casa se non vi dispiace. Sono stanca e vorrei andare a riposare.-
-Va bene, nonna. Ora andiamo, anche perché abbiamo consegnato tutti gli inviti.- disse Emily.
Tornate a casa, Margaret andò nella sua stanza e cominciò a ricordare i bei momenti passati con i suoi figli, specialmente con Florence. -Oh...ma...che mi succede? Vedo tutto appannato...mi gira la testa...- pensò Margaret fra sé e sé, per poi svenire sul pavimento.
Qualche ora dopo Wilhelmina salì di sopra per mettere in ordine le camere da letto. Una volta entrata in quella dei padroni, vide Margaret sdraiata a terra, priva di sensi e gridò:-AAAAAAH!!!-
Impauriti dalle urla, Horace, Emily e Flora salirono di sopra e videro Wilhelmina che cercava di svegliare la signora, ma senza nessun risultato.
-Bisogna chiamare un medico! Subito!- disse Emily preoccupata, al nonno.
-Sì, hai ragione! Wilhelmina, va a chiamare il dottor Schultz presto! E tu, Flora, va ad avvisare mio nipote John! Forza, muovetevi!- ordinò Horace.
-Sissignore!- risposero le due cameriere.
-Vieni, Emily. Aiutami a sdraiarla sul letto.- disse Horace alla nipote.
Flora prese il calesse e si recò immediatamente in piazza a cercare John. Il mezzo sfrecciava per la strada, mentre la ragazza sventolava un grosso fazzolettone bianco per farsi largo tra la folla e farsi notare dal giovane padrone.
-Signorino John! Signorino John!- esclamò Flora.
Il ragazzo si voltó e vide il calesse venire verso di lui: per poco non lo investì! La ragazza lo fermò improvvisamente e scese per avvertirlo.
-Cosa succede, Flora? Perché corri così veloce col calesse? In una zona affollata, per giunta!- esclamò John.
-Perdonatemi signorino Crafthole, ma è successa una cosa grave.
-E cosa?-
-Vostra nonna si è sentita male e vostro nonno mi ha ordinato di venirvi a chiamare, perché dovete tornare immediatamente a casa!-
-Sì è sentita male? Oh, no! Andiamo, presto!- e così salirono sul calesse, John prese il comando e partirono verso casa.
Quando i due ragazzi arrivarono alla villa, il medico era già arrivato e stava visitando Margaret.
-Dottore, come sta mia moglie?- chiese Horace, preoccupato.
-Niente di grave. Solo uno svenimento dovuto a qualche stress molto pesante, ma ce la farà. Ovviamente dovrò tenere la situazione sotto controllo.- disse il dottore sorridendo.
-Menomale.- disse Emily, tirando un sospiro di sollievo.
-Per il momento, però, è meglio che non riceva brutte notizie e che stia tranquilla, altrimenti potrebbe peggiorare.- aggiunse il medico.
-Sì, certo non si preoccupi. Faremo in modo che non subisca nessun altro stress.- disse Horace.
-Bene, allora io vado. Arrivederci.-
   
 
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