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Autore: DestinyIsland    26/03/2020    0 recensioni
Un universo alternativo dove la storia che tutti conosciamo è distorta e cambiata. Appartiene all’epoca dei Malandrini, giovani dapprima superficiali e giocherelloni, ma che si troveranno ad affrontare un cambiamento interiore, chi in bene, chi in male. Voldemort è sempre più forte e in cerca di potere. Il mondo magico è alla completa mercé del mago oscuro. Ma nonostante queste distorsioni, sarà sempre un Potter a dare filo da torcere a Riddle. Questa è un’altra storia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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CAPITOLO 8: LA TANA




«Che cosa orribile. Quando James e Sirius lo scopriranno saranno distrutti.»
«Già…sarà un duro colpo.»
«Silente ha detto che si occuperà del funerale. Ho notato che si sentiva quasi in colpa, forse pensa che sia colpa sua ma…ragazzi si sta svegliando!»
Sirius Black cominciò ad aprire gli occhi, ma li richiuse subito dopo a causa di una fitta alla testa. Mugolò di dolore e gradualmente riprovò ad aprirli mettendo a fuoco le figure dei suoi amici. Tutti e tre lo fissavano come se stessero aspettando un evento unico ed irrepetibile o come se dovesse svenire da un momento all’altro. Si accorse di trovarsi in una stanza di medie proporzioni, adagiato su un soffice letto con una coperta a fiori dall’aria un po’ malandata. Cercò di tirarsi su per mettersi seduto, con non poca fatica, e venne aiutato da Marlene.
«Ragazzi…ma dove siamo?» chiese spaesato il ragazzo.
«Ci troviamo alla Tana. La casa di Arthur e Molly Weasley. Silente ci ha detto di venire qui dopo la battaglia perché riteneva fosse il posto più sicuro al momento.» rispose Marlene.
Il Black improvvisamente venne investito da una brutale consapevolezza. Fleamont ed Euphemia erano morti. Pensava che anche lui e James avrebbero fatto la loro stessa fine, ma a quanto pare lui era ancora vivo. Cos’era accaduto? Dov’era James?
«Dov’è James? Cos’è successo? Da quanto siamo qui?» cominciò a chiedere frettolosamente.
«Una cosa alla volta Sirius. James è qui, sta riposando in un’altra stanza e ancora non dà cenni di volersi risvegliare.» spiegò la bionda.
«Si ma cos’è successo per farci arrivare qui? L’ultima cosa che ricordo è…Voldemort che mi schianta contro il muro.»
«Vedi Sirius il fatto è che nemmeno noi sappiamo cosa sia successo dopo che ci siamo separati. Sappiamo solo che vi siamo venuti a cercare con Silente, a Villa Potter, e abbiamo trovato te e James svenuti sul pavimento, mentre…beh…» parlò Lily titubante.
«Fleamont ed Euphemia sono morti. Lo so.» grugnì il Black.
Coloro che lo avevano accolto nella propria casa come un figlio, senza chiedere nulla in cambio, trattandolo come se fosse realmente il reale fratello del loro unico figlio. Fleamont con quell’aria sbarazzina metteva sempre di buon umore tutti, non si poteva essere tristi se passavi del tempo con lui. Euphemia con il suo sorriso radioso, una donna dal carattere mite e gentile, che però, a volte lasciava posto alla sua personalità forte e decisa con cui metteva paura persino al marito. Morti. Strappati alla vita da quello stesso genocida che i suoi reali genitori appoggiavano e sostenevano. Digrignò i denti con rabbia.
«Sirius…»mormorò Marlene vedendolo così in pena.
«E’colpa mia.»
«Cosa?» chiese la bionda strabuzzando gli occhi.
«Hanno attaccato i Potter per arrivare a me. I miei genitori sono grandi sostenitori di Tu-Sai-Chi, così, quando li ho mandati al diavolo avranno pensato di vendicarsi. Saranno venuti a spere che mi ero trasferito dai Potter e hanno lasciato che il loro adorato signore sistemasse le cose. Quindi è colpa mia se sono morti.» spiegò Sirius.
«Non dire assurdità!» esclamò Marlene.
«Già. Il tuo ragionamento sembra non fare una piega ma…» parlò Frank.
«…Ma hai dimenticato una cosa. Tu-Sai-Chi non starebbe mai ai capricci di nessuno, tantomeno a quelli di due genitori che hanno smarrito il proprio figlio ribelle. Al massimo avrebbe lasciato che se fosse occupato qualche suo tirapiedi, ma lui non avrebbe mai perso tempo per queste sciocchezze.» concluse Lily.
«Lily ha assolutamente ragione, ci dev’essere qualcos’altro dietro l’attacco ai Potter. Qualcosa che noi non sappiamo.» le diede man forte Alice.
Sirius sospirò. Forse aveva viaggiato troppo con la testa per riflettere un momento sui propri pensieri. In effetti Voldemort non si sarebbe mai sporcato le mani per uno come lui. Che idiota.
«Non buttarti così giù Sir, hai pensato tutto ciò perché volevi davvero bene a Fleamont e ad Euphemia. E sono sicuro che te ne volevano anche loro.» disse il Paciock dandogli una pacca sulla spalla.
Il ragazzo annuì.
«Piuttosto Sir…tu sei svenuto prima di James?» chiese Alice.
«Uhm…si, credo di si.» rispose.
«Capisco, quindi non puoi raccontarci cosa gli sia successo.»
«Perché cosa gli è successo?!» domandò allarmato.
«Nulla. Insomma fisicamente non ha subito danni, a parte qualche contusione e qualche taglio. Ma…hanno provato a curargli una ferita sulla fronte che non accennava a guarire nonostante abbiano tentato qualsiasi rimedio magico. La signora Weasley è molto in gamba, eppure non sono riusciti in alcun modo a farlo sparire. In genere questo tipo di ferite sono quelle da Anatema Che Uccide.» raccontò Alice.
«Si Alice, solo che chi le subisce in genere non ha la facoltà di lamentarsene perché è morto stecchito.» disse Lily in modo sarcastico.
«Lo so Lils, ma…non c’è altra spiegazione.»
«E quindi tu presumi che Potter sia stato colpito da un Anatema Che Uccide e ne sia uscito vivo?»
«In realtà non so cosa pensare…»
Calò il silenzio nella stanza per un momento. Se davvero James fosse sopravvissuto alla più pericolosa delle tre Maledizioni Senza Perdono…sarebbe stato un evento incredibile. Nessuno nella storia, nemmeno i maghi più potenti erano sopravvissuti all’Avada Kedavra. Nessuno! Perché un ragazzo di quindici anni invece si? Era assurdo!
«Quindi…lui sta bene?» chiese Sirius alle ragazze.
«Si Sir, anche se non si è ancora svegliato. La madre di Frank e la signora Weasley hanno detto che potrebbe volerci un po’di più.» rispose Lily ripensando a come aveva trovato il ragazzo nella villa crollata.
Si sentiva male solo a ripensarci. Ormai aveva ammesso di aver iniziato a creare un bel legame con James e che questo aveva messo i paletti per una buona amicizia. Ma quando lo aveva trovato lì a terra, esanime, con gli occhiali distrutti e apparentemente morto…si era sentita persa. Quell’emozione così intensa quanto dolorosa era stata sostituita da un’incredibile felicità quando aveva scoperto che il suo cuore pulsava ancora e che fosse ancora vivo. Avrebbe dovuto fare chiarezza dentro di sé e scoprire cosa comportassero quel turbine di emozioni improvvise che l’avevano travolta.
Alice decise di rompere il silenzio: «Beh ci conviene scendere, Molly aveva detto che il pranzo sarebbe stato pronto a momenti.»
Il gruppo si avviò verso le scale e Sirius poté osservare la casa dei Weasley. Era una casa abbastanza grande, immersa nelle campagne e con un grande orto. Era leggermente stravagante, ma neanche troppo rispetto alle case di alcuni maghi che facevano decisamente di peggio. Aveva l’aria di essere un po’ vecchiotta ma nonostante questo era estremamente accogliente e si percepiva un’atmosfera di calore e famiglia. Scesero in cucina dove la signora Weasley aveva già apparecchiato e appoggiato le pietanze che avrebbero mangiato. Solo a guardarle ai ragazzi venne l’acquolina in bocca.
«Ah finalmente siete arrivati cari. Sedetevi pure, inizieremo non appena mio marito, Augusta ed Alan finiranno di parlare in giardino.» li accolse Molly accorgendosi della loro presenza.
Molly Weasley era il ritratto della classica mamma casalinga, affettuosa e ben disposta verso i suoi bambini. Come tutti i Weasley che si rispettino aveva dei capelli rossi che le ricadevano morbidi sulle spalle. Fece la sua comparsa poi Arthur Weasley seguito dal signor Prewett e la signora Paciock. Lui era un uomo estremamente buffo, anch’esso con i tipici capelli rossi, un po’ panciuto ma estremamente simpatico. Nonostante fosse un mago Purosangue era enormemente interessato ai Babbani, al loro modo di vivere, alla loro cultura e alla loro tecnologia. Di sicuro non se ne incontravano spesso di tipi come lui. La coppia aveva due figli: Bill e Charlie.
«Salve ragazzi! Oh signor Black si è svegliato finalmente!» esclamò allegro e pimpante.
Sirius si chiese se avesse tutte le rotelle a posto.
«Non si sa niente dell’altro?» chiese rivolgendosi alla moglie.
«Ancora nulla caro. Sta ancora dormendo, povero ragazzo mi dispiace così tanto.» disse dispiaciuta Molly.
«Su su cara, quel ragazzo è forte come i sui genitori. Si rialzerà più forte di prima.»
«Scusate…» s’intromise Sirius «Voi conoscevate i genitori di James?».
«Ma certo. Delle persone veramente squisite e disponibili.» rispose sorridendo Arthur.
«Mi è dispiaciuto così tanto di quello che è successo. Silente ha detto che avrebbe organizzato il funerale tra un paio di giorni. Spero che per quel momento James sia pronto.» parlò Molly.
Il moro annuì.
«Bene,direi di iniziare. Ha detto Silente che ci avrebbe raggiunti nel pomeriggio per parlare di alcune cose molto importanti.» concluse la signora Weasley.
Incominciarono a favorire delle gustose pietanze che la donna aveva preparato, scoprendo con enorme soddisfazione che fossero davvero squisite. Sicuramente avere a che fare con due bambini doveva aver contribuito nel far diventare Molly un’ottima cuoca. Pranzarono in tutta tranquillità, scambiandosi qualche parola tra un boccone e l’altro per fare conversazione. Purtroppo il ricordo di quello che era avvenuto era vivido nelle menti di tutti, e il fatto che James ancora non si svegliasse non faceva che peggiorare la situazione.
«Era tutto buonissimo signora Weasley.» le disse Alice.
«E’ davvero un’ottima cuoca.» si complimentò Lily.
«Oh sciocchezze ragazze, non ho fatto chissà cosa.» minimizzò la donna.
Dopo aver aiutato Molly a sparecchiare, nonostante la protesta di quest’ultima secondo cui agli ospiti non sarebbe toccato, i ragazzi uscirono in giardino per godersi un po’ di sole e per fare quattro chiacchiere con il signor Weasley. L’uomo era molto ben disposto a rispondere a qualsiasi domanda dei cinque e, dopo aver scoperto le origini Babbane di Lily, iniziò a tempestarla di domande sui loro usi.
«Quindi mi stai dicendo che potete comunicare a distanza senza bisogno dei gufi?» domandò l’uomo estasiato.
«Esattamente. Possiamo comunicare velocemente, senza bisogno di dover aspettare ore o addirittura giorni per una risposta.» affermò la ragazza.
«E in che modo?»
«Vede usiamo uno strumento altamente tecnologico. Si chiama telefono.»
«Feleton…tefelon…» provò a dire lui.
«Telefono signor Weasley. Te-le-fo-no.» disse Lily reprimendo una risata e scandendo bene le parole.
«Telefono. Ingegnosi questi Babbani.»
Dopo quel siparietto comico vennero interrotti dal padre di Alice che aveva alcune cose da discutere con l’uomo e decisero così di entrare in casa per chiedere alla signora Weasley se avessero potuto vedere James.
«Va bene ragazzi. Mi raccomando però, non fate confusione e lasciatelo riposare.» acconsentì la donna.
I cinque annuirono e salirono al piano di sopra, nella stanza di fianco a quella dove aveva riposato Sirius. Aprirono la porta con cautela per evitare di fare rumore ed entrarono nella piccola stanzetta dove il Potter stava riposando. Lo osservarono attentamente, il ragazzo era perfettamente immobile e con un’espressione neutra sul volto. Notarono che sulla sua fronte spiccava una cicatrice, con una forma un po’ strana e che ricordava una saetta.
«Chissà perché ancora non si sveglia.» parlò a bassa voce Marlene.
«Non sappiamo cosa sia successo dopo che Sirius è svenuto. Chissà…» rispose Frank.
«Spero solo che non manchi molto, ci vorrebbe un po’ della sua allegria qui.» disse Alice.
Lily dubitava fortemente che, al suo risveglio, James sarebbe rimasto quello di sempre. Aveva perso i suoi più grandi punti di riferimento, i suoi mentori e i suoi confidenti. Il ragazzo aveva un ottimo rapporto con i genitori e, con molta probabilità, l’aver assistito alla loro morte l’avrebbe segnato per sempre.
«Avrà bisogno di noi. Di tutti noi.» mormorò Felpato.
E Lily non poté essere più d’accordo.
 
 
 
 
                                                                                                               ***
 Bianco.
L’unica cosa che vedeva era bianco intorno a lui. Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse, era come se fosse sospeso nel nulla. Era confuso e non aveva idea di cosa ci facesse lì.
«James.»
Sentì una voce appena udibile chiamarlo.
«James.»
Ancora la stessa voce.
«James!»
La tonalità era diventata più acuta, quasi spaventata. Si girò intorno, corse senza una meta in quell’infinita distesa bianca non sapendo nemmeno cosa cercasse. Chi lo stava chiamando?
«JAMES!»
Un urlo squarciò il silenzio. Si voltò. Sua madre e suo padre erano davanti a lui con un’espressione spenta sul volto. Non dissero nient’altro, si limitarono a tendere la mano in avanti come a volergli comunicare di raggiungerlo.
«Mamma! Papà!» esclamò.
Corse in avanti verso di loro, desideroso di raggiungerli e stringerli a sé. Ma più correva e tentava di avvicinarglisi, più gli sembrava che si allontanassero. Il ragazzo non si diede per vinto e accelerò ancora. Ma le due figure, ormai, si allontanavano a vista d’occhio e cominciarono a scomparire.
«Mamma! Papà!» urlò disperato. «Non mi lasciate!».
«NOOO!»
James ansimò pesantemente. Notò che era in un letto, in una piccola stanza. Dov’era? E cos’era successo? Aveva appena sognato? Troppe domande affollarono la sua mente che sembrava sul punto di esplodere. Si mise una mano sulla fronte e si rimise sdraiato per calmarsi e regolarizzare il respiro. Sentì una porta aprirsi all’improvviso.
«Ma che diav…James! Sei sveglio!» esclamò la signora Weasley.
«Signora Weasley?» si assicurò il ragazzo che aveva incontrato altre volte la donna.
«Si sono Molly. Oh ringraziando il cielo stai bene.» rispose apprensiva.
«Dove mi trovo?» chiese confuso.
«Sei al sicuro. Questa è la casa mia e di Arthur.» disse accarezzandogli la fronte.
Come era finito lì? Ma soprattutto perché diavolo era ancora vivo? Voldemort lo aveva praticamente ucciso. Ricordava perfettamente il momento in cui, allo stremo delle forze, l’Anatema Che Uccide lo aveva colpito in pieno senza che lui avesse potuto schivarlo.
«E’ tutto così…confuso.» mormorò il giovane.
«Non ti affaticare ora. Cerca di riposare, tra poco potrai rivedere i tuoi amici.» lo confortò Molly.
«Va bene. Grazie.»
Poi gli venne in mente un dettaglio macabro.
«Signora Weasley.» la chiamò.
«Cosa c’è caro?» si giro la donna sulla soglia della porta.
«I…i miei genitori sono…morti. Vero?» domandò come se sapesse già la risposta.
Molly abbassò la testa, abbattuta, in una muta risposta alla legittima domanda del ragazzo. Non aveva il coraggio di dirlo chiaramente.
«Ok…ho capito.»
Dopodiché la donna spense le luci e chiuse la porta. Scese le scale e vide tutti gli altri che la aspettavano ansiosi di sapere cosa fosse successo.
«Allora? Come sta?» chiese Sirius tremendamente in ansia.
«Sembrava stare bene, almeno fisicamente. E’ un po’scosso naturalmente, così l’ho lasciato riposare.» rispose.
«Hai fatto bene cara. Lasciamolo riposare fino all’arrivo di Silente, poi ci penserà lui.» disse Arthur abbracciando la moglie.
«Quando lo potremo vedere?» domandò Lily.
«Solo dopo che Silente ci avrà parlato. E’ meglio levarsi via questo dente e capire cosa sia successo a Godric’s Hollow.»
I ragazzi annuirono, consapevoli che quella fosse la scelta giusta, anche se risultava loro difficile.
«Salve a tutti, sono arrivato il prima possibile.»
Albus Silente era lì.  
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