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Autore: LittleRed_    27/03/2020    1 recensioni
"Quello che mi avevano raccontato nelle favole della buonanotte sui samurai era riguardo l’orgoglio e la testardaggine. E pensai subito allora che dovevano assomigliarmi. "
McCree e Hanzo si sono ritirati prima di tornare ancora a Overwatch a combattere, assieme questa volta. Cosa è successo per farli andare via? Come si sono conosciuti? E cosa sta succedendo ora a offuscare l'orizzonte della vita dei nostri eroi?
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Hanzo Shimada, Jesse Mccree
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il jet planava come se non avesse peso tra le nuvole, al mio contrario sentivo i pensieri pressanti come macigni nella mia testa. Ero davvero pronto a tornare? Mi avevano perdonato, o meglio mi ero perdonato?  

Mi ritrovai a fissare l’unica certezza che avessi al mondo. Hanzo mi guardava placido, leggermente nervoso.  Non sapevo come provare a iniziare quella conversazione. Eravamo rimasti in silenzio per buona parte del volo avendo viaggiato di notte. E ovviamente avevo dormito pochissimo, alternando la veglia tra incubi e orribili ricordi.  

Sweetheart...” accennai scherzoso “Avresti voglia di versarmi un bicchierino?” 

“Dovresti restare lucido, mancano poche ore all’arrivo. E sai che la smaltisci male la sbornia.” 

Aveva maledettamente ragione, grugnii un dissenso silenzioso, ma aveva ancora ragione. Non avrei dovuto bere in quella circostanza. 

“C’è qualcosa che ti senti di dirmi Jesse?”. Appoggiò una mano sul tavolino che divideva le nostre poltrone, una di fronte all’altra. E io presi al volo l’occasione di stringerla.  

“Non saprei, sento tanto risentimento. Per me, loro non hanno colpe. Ma come potrebbero prendere un ritorno così?” 

“Beh ce l’hanno chiesto loro.” Di nuovo ragione. Cominciavo a non sopportalo.  

“Beh poteva farlo prima allora!”  

“Jesse, non usare quel tono con me. Che ti ho fatto? Se vuoi startene nel tuo lasciami in pace. Cosa credi che io sia pronto a riaffrontare mio fratello? Dopo tutte le lettere mai aperte che mi ha mandato?” 

“Dovresti leggerle... Non sono male.” Cosa cazzo avevo appena detto. Mi morsi la lingua ma era troppo tardi. 

“Le hai lette? Tu le hai lette!”  

Oddio, perché l’avevo detto ad alta voce. Avrei solo voluto aiutare quella riappacificazione. Sicuramente parlarne ora così a bruciapelo durante uno stupido litigio sotto pressione non avrebbe mai potuto servire a niente di buono.  

Ritrasse di scatto la mano dalla mia, tirandosi indietro sulla poltrona. Chiuso in un mutismo dal quale non potevo scappare. Dovevo risolvere la cosa. Dovevo parlargli ora che eravamo bloccati su questo maledetto aereo. 

“Le ho lette... e dovresti farlo anche tu.”  

“Adesso sei in grado di dirmi quello che devo fare?”  

“No ... Io non sono nessuno, non ho autorità. L’ho persa quando ho iniziato ad amarti.”  

“Non funziona così, non dici una cosa carina e passa tutto. Tu hai violato la mia privacy. Io ti ho seguito nel bel mezzo del nulla e tu mi fai questo!” 

Stavamo urlando, ed eravamo sul punto di piangere in preda alla rabbia. Gesticolando in aria la nostra frustrazione.  

“Benissimo” Risposi di nuovo incazzato “allora tu hai invaso la mia privacy seguendomi nel più lontano buco del mondo”  

“Tu davvero pensi questo? Che non avrei dovuto farlo...?” Il tono si abbassò, passando da infuriato a malinconico. 

Ero alle strette. Qualunque cosa avessi detto ora rischiavo di perderlo, c’era in gioco molto più del mio orgoglio. C’era in gioco la nostra relazione per quella puttanata che avevo combinato. No, non l’averlo detto, peggio l’averlo fatto davvero.  

“No, ovviamente sono felice che tu l’abbia fatto... io... scusami”  

E non riuscii più a trattenermi mentre la prima lacrima scorreva bruciante sulla mia guancia. Non fece molta strada prima di essere raccolta dalle dita tremanti dello Shimada.  

Poi venni travolto da un abbraccio che rimise un po’ a posto i pezzi nei quali mi stavo frantumando.  

“Ecco, è che ho paura. Ho solo paura. E ho girato questa paura contro di te.” 

“Parlamene, non era il momento certo, ma parliamoci delle cose che accadono, che pensiamo. E anche degli errori che commettiamo. Te ne prego.” Disse in aggiunta a quello che già pensavo io.  

“Adesso...” prese un respiro profondo prima di continuare. “Parlami di quelle lettere.”  

  
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