Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: V4l3    27/03/2020    3 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

29.

Per tutto il viaggio di ritorno, Alex aveva tenuto lo sguardo fisso fuori, osservando il tempo mutare ancora una volta, con il vento che spingeva via le nuvole e la pioggia, per permettere alla luce di un tiepido sole, di illuminare quel tratto di costa; l'oceano era gonfio e scuro come la notte che di lì a breve avrebbe colorato il paesaggio.

Si sentiva tesa e sfinita allo stesso tempo, dopo quello che Mike e Liz avevano tirato fuori al pub. Di sottecchi aveva osservato l'uomo che sedeva e guidava al suo fianco, il cui sguardo  concentrato era puntato sulla strada, ma quell'espressione leggermente corrucciata e la mascella tesa le avevano fatto capire che anche lui era assorto in pensieri che lo stavano turbando e, molto probabilmente, entrambi riflettevano su quanto era stato detto.

Quando riconobbe la strada di casa, si ritrovò a sospirare di sollievo, aveva bisogno di tenere la mente impegnata per non incartarsi con i suoi stessi pensieri e quello che avrebbero dovuto affrontare, così si ripromise che messo un piede dentro casa, avrebbe preparato un ciambellone, proprio come glielo faceva la madre quando lei era piccola e, appena il motore si spense, scese quasi di corsa avviandosi sul portico,  ma venne richiamata dalla voce di Jason.

Lo vide prendere la sua cartellina, chiudere l'auto e avviarsi verso di lei

-Tutto bene?- le chiese non smettendo mai di fissarla, mentre saliva lentamente i gradini che li separava, Alex gli sorrise cercando di rimanere il più naturale possibile

-Certo, mi è venuta voglia di cucinare un dolce, che ne dici?- e senza dargli modo di rispondere entrò levandosi la giacca per poi dirigersi come un fulmine in cucina.

Jason alzò un sopracciglio vedendola, ma non disse nulla, la lasciò fare, sapeva e aveva capito che quei discorsi l'avevano turbata; sospirando si levò anche lui la giacca e preparò il fuoco che in pochi minuti si sarebbe acceso riscaldando l'intera casa.

Si perse ad osservare quelle fiamme, sentendola trafficare in cucina e si rese conto che dovevano per forza prendere in mano il discorso, aspettare non avrebbe portato a nulla di buono, anche se lo avesse voluto più di ogni altra cosa: voleva darle tempo, darsi tempo, dopo tutto quello che avevano passato in quei giorni, avevano bisogno di stare tranquilli, così da poter affrontare il matrimonio con un po'più di calma, ma la lettera che aveva ricevuto quella mattina, lo aveva spinto a recarsi al comune a ritirare i documenti; inoltre i discorsi fatti con Mike e Liz, gli avevano solo confermato il fatto che dovevano andare avanti con più velocità, se volevano davvero liberarsi da quell'ombra che li seguiva.

Alex era intenta a sbattere le uova con lo zucchero, quando lo vide coprire l'uscio della cucina, ma cercò di non distrarsi e continuò il suo lavoro mentre lo vide posare alcuni fogli sul tavolo e  prepararsi un caffè

Non sapeva spiegarsi il motivo, ma si sentiva tremendamente agitata, non avrebbe dovuto, ma tutte quelle chiacchiere, l'avevano resa vulnerabile e aveva paura che la sua inesperienza con le relazioni e il rapporto delicato che c'era tra lei e Jason, potesse in qualche modo rovinare tutto.

-Mi costa molto dirlo- iniziò lui sedendosi –ma credo che abbiano ragione, quei due- quella frase spiazzò Alex, intenta ad inserire la farina nell'impasto, alzò il viso e incrociò quello sguardo serio che la fissava sorseggiando piano dalla tazza fumante che teneva in mano

-Avevo pensato di parlarne con te, magari nei giorni a venire, ma visto che loro hanno aperto il discorso, direi che è il caso di provare a parlarne- aggiunse –ma, soprattutto, vorrei che tu mi dicessi cosa pensi- lei lo guardò sentendo il viso arrossire senza riuscire a rispondere; Jason sospirò portandosi con il busto in avanti, posando le mani intrecciate sul tavolo

-Alex, questa mattina sono stato in comune e, questi, sono i documenti- le disse dopo alcuni minuti di silenzio, indicando la busta gialla che aveva portato con sè 

-I documenti?- lo stupore le colorì il viso sgranando leggermente lo sguardo -Ma.. adesso..che sorpresa - rise un po' istericamente tornando ad occuparsi del dolce, riempiendo lo stampo e mettendolo in forno  - Al pub sembrava non sapessi nulla- disse

-Lo so, non mi andava di dirlo- ammise lui -già parlarne mi ha dato piuttosto fastidio- ammise e lei si ritrovò a guardare ovunque senza riuscire ad incrociare il suo sguardo  

-Magari domani- ipotizzò, cercando di restare il più disinvolta possibile, nonostante sentisse il peso di quei fogli che stavano in bella mostra sul piano –non c'è bisogno di fare tutto oggi, no?-affermò e stava per andarsene magari in camera sua, quando lui la fermò per una mano;

Alex si girò verso di lui che si era alzato di scatto per fermarla

-Ho paura anch'io – le disse alzando le labbra il un leggero sorriso –ma forse se lo affrontiamo insieme, sembrerà meno spaventoso- le disse e lei si ritrovò di nuovo a perdendosi in quell'infinito che erano i suoi occhi, ma quel tono divertito con cui pronunciò quelle parole le fecero formare un leggero sorriso

-Aiutami- continuò lui, addolcendo l'espressione –non abbiamo poi così tanto tempo, Alex- lei rivolse l'attenzione di nuovo verso quei fogli, sapendo bene che in realtà era lui a doverla aiutare, non certo il contrario, ma quell' "aiutami" le aveva scaldato il cuore, proprio come quando le aveva detto "andiamo a casa" al pub, avevano un significato intenso, profondo, qualcosa che li univa e forse li avrebbe uniti ancora di più, affrontando insieme le conseguenze di quella pazzia. 

Si lasciò trascinare verso il tavolo e si sedette al suo fianco con un profondo sospiro

-Il funzionario con cui ho parlato mi ha detto che una volta consegnati i moduli, in 30 giorni, dovremmo ricevere una comunicazione per un primo appuntamento con chi si occuperà della nostra pratica- Alex ascoltò in silenzio, prendendo in mano il primo foglio e iniziando a leggere le varie leggi che sarebbero state applicate in merito, ritrovandosi a scorrere un elenco considerevole di regole, scoprendo che c'erano pene molto severe per chi mentiva su quel tipo di relazioni, se il governo avesse scoperto qualcosa, sia lei che Jason rischiavano il carcere.

-Inoltre ho ricevuto una lettera da parte di Francesca – si voltò verso di lui sorpresa, vedendolo prendere una piccola busta che subito le passò; Alex la prese con mani tremanti e dopo uno sguardo d'intesa con Jason, l'aprì:

Ciao ragazzi!

Come state? Spero abbiate iniziato ad informarvi sulla questione che vi ho detto, non abbiamo molto tempo, purtroppo.

Con Dario, siamo sempre più convinti che sia la scelta giusta, anche se posso solo immaginare quanto vi costi, ma so per certo che troverete un modo per affrontare anche questa!

"Lui" in questo momento, sta per occupare un posto rilevante in politica, la sua visibilità aumenterà notevolmente e questo, forse, è per noi un vantaggio; non potrà più muoversi come suo solito, avrà sempre i riflettori puntati addosso, soprattutto la stampa.

Ho alcuni amici che lo seguono da una vita e sanno che tipo sia e i suoi loschi affari, per cui stanno pronti per poter far uscire uno scandalo e sbatterlo in galera.

Credo che questo possa essere sfruttato a nostro favore, ma non possiamo perdere tempo, anzi, dobbiamo giocare d'anticipo.

Fatemi sapere come procede, se avete bisogno di aiuto, scrivetemi all'indirizzo che vi indico sotto, è di una mia amica che lavora con me e sa parte della storia, ma per favore usate un altro nome e indirizzo di spedizione.

Vi abbraccio e vi mando un grande bacio.

Vi voglio bene!

F.

Alex posò la lettera sul tavolo rimanendo con lo sguardo basso ad osservare quelle piccole lettere scritte a penna, in quel modo ordinato, tipico di Francesca e avvertì di nuovo crescere una profonda tristezza nel saperla così lontano, così preoccupata e in qualche modo così coinvolta; aveva paura che tutto questo sacrificio che si richiedeva a Jason, a Francesca, a lei stessa, non portasse comunque a nulla e, lei,  fosse costretta a scappare, sempre.

Si chiese se fosse stato possibile liberarsi di quell'uomo dandogli il denaro che teneva sul conto, dono della madre; a volte le era balenata l'idea di ridargli tutto, pur di strappare quella libertà che sembrava non riuscire ad avere mai, levandosi una volta per tutte quel manto nero che sembrava perseguitarla.

Una mano calda sul viso, la sorprese ritrovandosi a guardare Jason accanto a lei che le sorrise 

-Vedrai che andrà tutto bene Alex, ce la faremo a superare tutto – lei si sforzò di sorridergli per nulla convinta

–E se tutto questo non servisse a niente?- chiese sentendo la paura insinuarsi nella carne, lui le si avvicinò a un soffio dal viso –Hai letto che si rischia addirittura il carcere?- balbettò

–Non succederà perché non lo permetterei, già te l'ho detto - le sussurrò, mentre quello sguardo la catturò e lei si lasciò immergere in quel mare che sapeva tranquillizzarla, portarla in un luogo dove davvero non sarebbe dovuta scappare come sua madre, dove poteva fermarsi e riposare; gli si avvicinò lentamente, posando la fronte a quella dell'uomo chiudendo gli occhi per respirare il suo profumo e sentirsi avvolgere da qualcosa simile ad una pace che mai aveva provato; averlo così vicino, la calmarono e allo stesso tempo ebbe la sensazione di sentirsi più forte, la sua vicinanza la rendevano più forte; ma quando lo sentì deglutire e staccarsi leggermente, aprì gli occhi avendo come l'impressione che quel ritrarsi di Jason, l'avesse strappata da un sogno dolce, lo vide sorridergli appena e sospirare prima di prendere in mano i fogli

–Se lo compiliamo oggi, domani o al massimo il giorno seguente possiamo consegnarlo- esordì prendendo una penna dal cassetto posto sotto al tavolo; Alex lo scrutò in silenzio, sembrava improvvisamente distaccato, come scottato e la cosa la intristì, ma cercò di non darlo a vedere, forse non doveva lasciarsi andare così con lui.

-Allora, vanno prima di tutto inseriti i dati anagrafici- e lo vide iniziare a scrivere, osservando la sua calligrafia precisa, ma spigolosa, per poi posare gli occhi sulla mano ben tesa nel tenere la penna, risalì il polso con quelle venature in rilievo e poi più su, sul braccio, fasciato nei suoi muscoli dalla maglia scura che indossava, risalì con lo sguardo verso la spalla, verso il collo e poi lambì la sua mandibola leggermente ombrata da una sottile barba, la sua mascella ben delineata, le sue labbra leggermente aperte, osservò le linee che gli contornavano gli occhi quando osservava qualcosa con attenzione, il suo sguardo attento, i capelli che gli ricadevano davanti

-E' giusto?- quando lui si girò a guardarla, saltò sul posto diventando rossa come una ciliegia

-Cosa?- chiese tossendo morendo di vergogna per come l'avesse sicuramente beccata ad osservarlo come un laser, lui assottigliò lo sguardo come a voler capire cosa le fosse preso, per poi farle vedere il foglio

-Ho scritto bene i tuoi dati?- chiese e lei fece un cenno con il capo

-Sì- soffiò sorpresa osservando come avesse inserito la sua data di nascita

-Come fai a saperlo?- lo vide sorridere e abbassare lo sguardo su quei numeri

-Me lo disse tua madre, sei nata a un mese esatto dal mio compleanno- precisò, ricordando quel giorno, come se fosse successo poche ore prima

-Pronto?- era appena rientrato da una partita di pallavolo, sudato, stanchissimo e affamato, organizzata quella domenica mattina da alcuni ragazzi della scuola; ancora si chiedeva come mai continuasse a frequentarli, nonostante non riuscisse a legare con nessuno; l'unica sua consolazione era stata quella di sapere che la sua partenza per Londra si stava avvicinando e, con quella, sperava di poter finalmente troncare con il dolore che da mesi oramai gli aveva ombrato l'anima

-Ciao, straniero- la voce che sentì dall'altro capo del telefono lo lasciarono completamente di stucco, la borsa che teneva in mano gli scivolò a terra con un leggero tonfo, rimase immobile nel centro della sua camera che per un attimo percepì come girare su sé stessa

-Em?- soffiò sperando che fosse davvero lei, erano più di due mesi che non aveva sue notizie

-Jas?- rispose lei con tono scherzoso, lui si lasciò andare ad un sospiro, ridendo, aveva trattenuto il fiato e improvvisamente si rese conto che sentirla era tutto ciò che chiedeva

-Ciao, come stai?- si sedette sul letto, avvertendo le gambe tremanti, aveva sollievo e paura insieme –E' tanto che non ti fai sentire, mi stavo preoccupando- ammise e la sentì ridacchiare piano

-Hai ragione, scusami, ma sai..-rise di nuovo –è nata- gli annunciò

Quelle ultime due parole lo trafissero come se qualcuno avesse scagliato un pugnale dritto al centro del suo petto; rimase così, di nuovo senza fiato, senza parole, cercando di dare un senso a quanto gli avesse detto

-Jas? Ci sei?- dopo attimi di silenzio, lei lo chiamò di nuovo e lui si ritrovò a raddrizzare la schiena, si era involontariamente incurvato su sé stesso

-Sì, sono qui, sono..- sospirò e si chiese perché non avesse fiato –mi hai sorpreso- aggiunse passandosi una mano tra i capelli, cercò di sistemarsi meglio sul letto, sembrava fosse diventato troppo scomodo, lei ridacchiò

-E' per questo che parli così piano?- chiese cercando di sforzarsi per tornare il Jason che lei conosceva e voleva sentire

-Sì, la mia piccolina è qui con me, ha passato una nottataccia- rise ancora piano –beh l'abbiamo passata in due, ma ora si è addormentata finalmente- ascoltandola parlare in quel modo, si sentì tremendamente a disagio 

-Non mi chiedi come si chiama?- si ritrovò a sorridere, voltando lo sguardo verso la finestra, alla giornata di sole che risplendeva

-Sei sempre stata innamorata di due nomi, quindi credo che ho il 50 per cento di possibilità di indovinare- le disse strappandole una risatina

-Dai allora, prova- lo incitò lei

-Vediamo..- iniziò – ti sono sempre piaciuti due nomi che possono essere dati sia al maschile che al femminile- continuò ad osservare il cielo quasi per infondersi la forza che gli permettesse di continuare quella conversazione, per non deluderla, per non farle pesare il dolore che stava sentendo rispetto alla gioia che invece lei provava –se non ricordo male, ti piaceva Andrea e quell'altro nome assurdo..- le disse allusivo

-Non è assurdo- lo interruppe facendogli capire subito quale dei due nomi avesse scelto

-Beh si, Em, lo è- ribadì facendosi fintamente serio –è un nome assurdo- aggiunse facendola ridere di gusto e anche lui si ritrovò a sorridere nel sentirla

- Sei davvero cattivo, sai Jas? E' un bellissimo nome invece!- lui scosse la testa ripensando a una delle tante discussioni che avevano fatto sui nomi quando ancora lei era lì con lui, quando ancora sognavano del loro futuro, quando ancora lui credeva che tutto si sarebbe sistemato e forse avrebbe davvero conquistato il suo cuore, non sapendo che lei aveva già tracciato il suo futuro, ma non con lui.

-Ah se lo dici tu, povera piccola- disse facendola ridere

-Smettila che me la fai svegliare- lo rimproverò non smettendo di ridacchiare

-Se hai paura di svegliarla, allontanati un po', no?- chiese

-Non ci riesco, è così piccola e indifesa Jas, dovresti vederla- l'emozione nella voce di Emma era palpabile e Jason si portò una mano tra i capelli, alzandosi dal letto di scatto andando vicino alla finestra, gli sembrava un incubo

-E' nata il 16 marzo alle 23.08 e pesava 3 chili e cento, una piccoletta- rise ancora non sapendo come il cuore di Jason stesse piangendo in silenzio – è così bella, Jas, non riesco a non guardarla, mi sembra impossibile che sia riuscita a fare una cosa tanto perfetta- Jason posò una mano alla finestra come a cercare sostegno

-Non ha sicuramente preso da te, allora- cercò di scherzare facendola ridere ancora, mentre lui si sentì spezzato nell'anima –come mai non ti sei fatta più sentire? Hai avuto problemi?- chiese cercando di cambiare discorso: quella bambina, per lui, era solo il simbolo di come Emma avesse amato qualcun altro.

-Mi sono dovuta spostare ancora, per sicurezza- gli disse tornando seria –mi dispiace, non volevo rischiare- lui sospirò sentendosi dire la solita frase, quella che come ogni volta incideva nella carne

-Jas?- lo chiamò

-Si Em?- e chiuse gli occhi stringendo le labbra per cercare di non urlarle come lo stesse facendo impazzire

-Grazie, perché so che posso sempre contare su di te- quella frase lo destabilizzò, sorrise ad occhi chiusi, sentendosi fremere dalla voglia di poterla rivedere, poter sentire il suono della sua voce dal vivo, poterla guardare e ammirare, ma niente di quello che sognava poteva avverarsi

-Sempre Em, lo sai- rispose stringendo a pugno la mano ancora posata sul vetro –Ci sarò sempre per te- aggiunse sapendo che non avrebbe mai potuto rinunciare a lei 

-So quello che provi, Jas, so che forse non dovrei più farmi sentire, ma sono troppo egoista e non ce la faccio a pensare di chiudere con te, come se non ci fosse mai stato nulla tra noi- il suo tono si era intristito

-Perché Em, cosa c'è stato?- si ritrovò a chiedere quasi in automatico, a volte si domandava se davvero ci fosse stato qualcosa tra loro, perchè si era reso conto di non conoscerla poi così bene, se aveva amato qualcuno con cui aveva avuto una figlia.

-Sei stata una delle persone più importanti della mia vita e lo sarai per sempre. Sei Jason Parker, il ragazzo nuovo che è venuto da Londra e che tutte le ragazze della scuola hanno ammirato e sognato; sei il ragazzo che non sapeva dire neanche "Ciao" in italiano, ma che ora lo parla alla perfezione; sei colui che ha visto oltre la Emma che tutti conoscono, sei colui che ha visto fino in fondo il marcio che mi porto dietro e non è scappato; sei il ragazzo che si è innamorato della persona sbagliata, ma che ha continuato a mantenere al suo fianco sostenendola sempre, nonostante tutto; sei la persona che comunque vada starà al mio fianco, perché crede ancora che una promessa fatta ad un'amica, valga nonostante tutto, anche se la vita ha deciso per noi strade diverse- Jason cercò di mandare giù il groppo in gola

-Non è stata la vita a decidere strade diverse per noi, Em- e sapeva che così l'avrebbe ferita, ma non riuscì a trattenersi –tu hai deciso per tutti- aggiunse; seguirono attimi di silenzio carichi di un peso fatto di delusione, di tristezza, di paura e di quel contatto che entrambi cercavano, ma che poteva essere solo immaginato

-Devo andare- la sentì dire e si ritrovò ad annaspare maledicendosi

-Mi dispiace, scusami, sono stato uno stronzo- le disse- perdonami, non son perchè l'ho detto- ammise  –Vorrei poter vedere che bella mamma sei diventata-sapeva che l'aveva fatta sorridere 

-Ho paura Jas, ho paura per la mia piccola- gli confidò –ho paura di non essere all'altezza, di diventare un punto di riferimento sbagliato per lei- le tremava leggermente la voce

-Se sei arrivata fino a questo punto, puoi solo andare avanti Em, sappiamo entrambi che hai la forza per fare questo ed altro e puoi stare tranquilla, perché sarai una madre eccezionale ed Alex ti amerà come lo hanno fatto le persone che ti hanno conosciuto davvero- la sentì tiare su con il naso

-Oh Jas, non hai idea di quanto ti vorrei qui con me a sostenermi- lui si ritrovò con gli occhi lucidi a immaginarla seduta su un letto con accanto un piccolo esserino di cui prendersi cura, quando era lei la prima a dover essere aiutata

–Mi dà forza sapere che tu ci sei e che posso romperti le scatole chiamandoti- aggiunse Emma

-Si, ma cerca di farlo in orari decenti!- cercò di sdrammatizzare lui, lasciando che le lacrime gli rigassero il viso mentre di nuovo l'aveva fatta sorridere

-Ti voglio bene, Jas, sempre, per sempre-

-Anche io Em, per sempre-

Alex distolse lo sguardo da Jason per puntarlo di nuovo sul foglio, poco sopra,  vedendo che la data di nascita di Jason fosse il 16 febbraio, mentre lei era nata il 16 marzo; sorrise anche se vedere le due date di nascita la fecero subito rattristare, c'erano esattamente 19 anni a separarli, un'eternità che messa nero su bianco sembrava ancora più abissale

-Tieni, compila la tua parte, mi è arrivato un messaggio- le disse dopo aver sentito squillare il cellulare, così lo vide alzarsi e allontanarsi in salone.

Ritornò con lo sguardo a quei fogli, mentre un leggero odore di vaniglia, proveniente dal forno, iniziava ad inondare la cucina, appoggiò il mento su una mano ricalcando leggermente la data di Jason e poi la sua, mentre un vuoto profondo le fece emettere un sospiro: era impossibile; forse sarebbero riusciti per qualche miracolo ad ingannare i funzionari, forse avrebbero avuto un po' di fortuna e sarebbero capitati con qualcuno che non avrebbe fatto troppe domande, accontentandosi di qualche informazione, ma lei doveva aprire gli occhi e capire che quello che sentiva per lui, non poteva in alcun modo essere ricambiato.

Il suo cuore, a quel pensiero, le fece male; lo aveva sempre saputo, in realtà, ma non era riuscita a non innamorarsi, perché ne era più che certa, era innamorata di Jason e questo sentimento la stava lacerando piano piano, pur sapendo che non avrebbe portato alcun futuro, lui era un uomo e lei, ai suoi occhi, una ragazzina, oltretutto figlia del suo grande amore; e lo aveva visto in quegli occhi pochi istanti prima, ritornare di nuovo a quel passato che senza preavviso gli bussava dentro; lo aveva visto, come i suoi pensieri lo avessero riportato a quel giorno, quando evidentemente sua madre lo aveva informato della sua nascita; un sorriso triste le colorì il volto, lei pensava di essere una sconosciuta agli occhi di Jason, ma non era così, non lo era mai stata.

I suoi pensieri vennero però interrotti da Jason al telefono e la curiosità ebbe la meglio, così si avvicinò sul corridoio –Si, ho ricevuto il messaggio- lo sentì dire, il tono era duro 

–Perché non me lo avete detto prima?- altro silenzio –Certo è sempre così!- Alex si ritrovò a fremere sul posto per il tono alto e duro che Jason aveva usato, così tornò in cucina e approfittò per controllare il dolce che era ormai quasi pronto.

Quando capì che la telefonata fosse finita, si fece forza e andò da lui, trovandolo appoggiato al camino ad osservare il fuoco

–Tutto bene?- chiese titubante, lui sembrò trasalire, buttò con stizza un pò di legna nel fuoco che subito scoppiettò

–Devo andare a Londra - disse con tono distaccato, sembrava arrabbiato, Alex deglutì a disagio 

–Qualche cliente?- chiese accennando un sorriso per cercare di alleggerire quell'aria pesante che si era formata intorno a Jason, lui si girò a guardarla accendendosi una sigaretta

–Anche- disse solamente aspirando un pò di fumo per poi lasciarlo uscire con uno sbuffo

–Devo risolvere alcuni problemi dai miei, ma niente di grave – le spiegò vedendola preoccupata  

–Quando devi partire?- gli chiese e il suo sguardo si addolcì subito, osservandola

-Partirò domani mattina- l'avvertì mentre le si avvicinò con aria triste 

–Sarei dovuto andarci comunque per un mio cliente, ma vista la situazione, mi dovrò fermare alcuni giorni- lei si sforzò di sorridere, pur avvertendo un certo disagio alla notizia

–Non preoccuparti -lo vide avvicinarsi e accarezzarle una guancia sorprendendola

–Alex- sussurrò facendole andare lo stomaco in subbuglio –i documenti sono compilati, domani mattina se vuoi li andiamo a consegnare - le disse accennando un leggero sorriso, mentre lei si ritrovò a scuotere leggermente la testa

-Non c'è fretta possiamo farlo quando torni- rispose sentendosi improvvisamente troppo agitata, mentre il sorriso di Jason si fece provocatorio

-Questo tuo modo di fare, mi fa pensare che stai cercando di evitare in tutti i modi di sposarmi, Alex- lei avvampò all'istante –Se li consegniamo quando torno, perderemo altri giorni e non possiamo, hai letto anche cosa dice Francesca – poi assottigliò ancora di più lo sguardo preso da un pensiero

-Per caso stai pensando davvero a Mike?- e nel dirlo si fece ancora un po' più vicino, Alex si ritrovò ad indietreggiare, sentendosi in soggezione sotto quegli occhi

-Ma cosa dici? Mike? Ma no!- lui rise sommessamente senza mai staccare gli occhi da lei, si abbassò vicino al suo orecchio, proprio come aveva fatto quella sera, passando una sua mano a cingerle la schiena, mentre con l'altra si appoggiò alla parete delle scale, dove Alex era arrivata indietreggiando

-Io ti sposerò, puoi giurarci, Alex- le sussurrò facendole fermare il respiro mentre quella vicinanza le fece scoppiare il cuore dall'emozione, avvertì il profumo di Jason invaderla come ogni volta e il respiro caldo dell'uomo solleticarle il collo; quando si staccò da lei un sorriso furbo gli coloriva il volto -Approfitta per andare a parlare con la signora Davis, così quando torno mi dici tutto- le disse sorridendole -ora, vado a prepararmi la borsa- e lo vide salire velocemente le scale lasciandola nel silenzio più totale.

Si portò una mano sul cuore, sicura di rischiare un infarto da un momento all'altro, sospirando per cercare di calmarsi e tornò in cucina dove sfornò la torna e si sedette su una sedia bevendo un po' d'acqua.

Come avrebbe fatto a far finta di niente se lui la prendeva in giro in quel modo? Poi il pensiero che lui sarebbe dovuto andare a Londra per qualche giorno, la fece sentire tremendamente a disagio. Saperlo così distante, le riempiva il cuore di tristezza e avrebbe tanto voluto andare con lui per potergli stare vicino, o forse era lei ad aver bisogno di lui, un bisogno che ogni giorno si faceva più opprimente, ma i suoi pensieri vennero interrotti da Jason rientrato in cucina

– Andrai in treno? – gli chiese, lui scosse la testa avvicinandosi al ciambellone annusandone il profumo

-Preferisco andare in macchina per potermi muovere come voglio- aggiunse non resistendo alla tentazione di tagliarne un pezzetto e assaggiarlo; Alex arricciò le labbra in un sorriso vedendolo gustarsi quel piccolo boccone

- E' buonissimo- ammise sedendosi di nuovo vicino a lei con una tazza di caffè, accendendosi una sigaretta

-Hai compilato il resto dei dati- affermò osservando i fogli, ma quando voltò lo sguardo verso di lei, la trovò pensierosa ad osservare il tavolo

–Torno in un paio di giorni-le sussurrò avvicinandosi leggermente –hai il mio numero, chiamami quando vuoi e poi c'è Mike per qualsiasi emergenza- lei finalmente alzò il viso verso di lui che dovette far fronte a tutto sé stesso per non baciarle quelle labbra rosee leggermente screpolate

-Anche se, ad essere onesto, la cosa non mi tranquillizza per niente- aggiunse facendola finalmente sorridere e arrossire leggermente –cosa c'è?- le chiese ancora e la vide riportare lo sguardo verso quei fogli 

-Non so se stiamo facendo la cosa giusta, Jason- affermò –Francesca e Dario possono essere convinti quanto vogliono, ma è della mia vita che stiamo parlando e non solo, inoltre non rischio solo io- Jason le osservò il profilo delicato, il suo sguardo preoccupato, il leggero rossore delle gote, le labbra che ora teneva tra i denti mordicchiandosele e quel gesto, lo stava facendo impazzire, ogni attimo sembrava far sempre più fatica a starle lontano; prima, quando le loro fronti si erano toccate, se non si fosse staccato, l'avrebbe sicuramente baciata e poco prima, in salone, non aveva fatto differenza; gli era venuto il desiderio di toccarla, di stuzzicarla e l'avrebbe volentieri divorata in quel momento; forse stare lontano da lei qualche giorno, gli avrebbe permesso di ritrovare la calma, ma quel viso, quegli occhi, quel corpo, la sua voce, il suo profumo, la sua presenza, gli sarebbero mancati come l'aria.

-Sei preoccupata perché ci sarebbero delle gravi conseguenze se si scoprisse tutto, vero?- le chiese posando le braccia sul tavolo fissandola, lei si limitò dopo qualche istante a fare un cenno con il capo

-E se noi fossimo davvero innamorati e ci volessimo sposare?- Alex sgranò gli occhi a quella domanda, anche Francesca lo aveva detto, ma sentirlo dire da lui le fece perdere un battito, deglutì a fatica portandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio, non riusciva a guardarlo

-Lasciamo da parte tutto- riprese lui dopo aver buttato fuori un po' di fumo dalla sigaretta che si era acceso –Se ci amassimo, Alex, ti preoccuperesti delle regole o dei funzionari?- la gola di Alex si fece completamente secca, aveva freddo e caldo allo stesso tempo, si sentiva fremere seduta su quella sedia che sembrava essere ricoperta di spilli, in quel momento

-Rispondimi- la voce era calma e lei sentì il cuore battere così forte che per un attimo pensò che anche Jason lo potesse percepire

-Io..no, non lo so- balbettò incerta continuando a tenere lo sguardo basso, seguì qualche attimo di silenzio prima di sentirlo sospirare spegnendo la sigaretta 

-Non ti facevo così pessimista- il tono duro che usò la ferì, mentre rimise i vari fogli compilati dentro la busta gialla nella quale erano stati conservati 

–Pensavo ti fidassi almeno un po' di me- aggiunse e lo vide alzarsi uscendo dalla cucina

Sapeva di averla provocata, ma era proprio quello il suo intento: provocarle una reazione, una qualsiasi reazione; l'aveva vista troppo chiusa in sé stessa, sempre troppo pensierosa, non aveva espresso se non una timida opinione, quando invece lui sapeva che c'era altro, ma che ostinatamente non voleva rivelargli e la cosa era frustrante, voleva che si fidasse, che ci credesse almeno un po' in quel progetto.

-Mi fido con tutto il cuore- la voce della ragazza lo immobilizzò, lì al centro di quel salotto illuminato dal fuoco, si girò lentamente verso di lei vedendola abbassare la testa

-Dico davvero - la sentì aggiungere – mi fido ciecamente di te e non vorrei affrontare questa cosa con nessun altro- lui si mosse di qualche passo, nella sua direzione, vedendola alzare il capo per guardarlo dritto negli occhi – ma non mi fido di me, Jason- la cosa lo colpì, ma rimase in silenzio per permetterle di continuare

–Ho il terrore di commettere qualche errore, di fare qualcosa di sbagliato che ti metta in una situazione di rischio e la cosa mi sta torturando- ammise, cogliendolo di sorpresa per tutta quella preoccupazione, tutto si aspettava tranne che quello

-Hai letto anche tu le regole, confronteranno le dichiarazioni di chi fa richiesta di matrimonio, per verificare la veridicità di tutto e se sbagliassi?- la vide abbassare il capo sconsolata

–Tu sai di me molte cose, ne è un esempio il fatto che sapessi la data della mia nascita, mentre io di te non so nulla- pronunciò quella frase tornando a guardare verso il basso

Seguì il silenzio, interrotto solo dallo scoppiettare incessante del fuoco, mentre la notte aveva ormai colorato il cielo con pennellate scure; il cuore di Jason perse un battito mentre con una mano le alzò il viso, beandosi ancora una volta di quel contatto, le accarezzò con il dito il volto, la guancia leggermente rossa e calda, scese leggero verso il profilo del suo labbro inferiore, che subito lei strinse leggermente con i denti, si mosse leggero verso il mento, assaporando con il tatto la morbidezza della sua pelle, scese ad accarezzarle il collo sentendola deglutire e quando puntò di nuovo i suoi occhi in quelli di lei, li trovò splendidi, sembrava brillassero anche in quella stanza con poca luce e la sentì trattenere il respiro, quando la sua mano si posò sulla sua spalla e accarezzandola scese sul suo braccio; avvertì il fremere di Alex sotto il suo tocco, ringraziando che non potesse sentire la sua pelle, perché avrebbe completamente perso la testa in quel momento; scese giù circondandole il polso in maniera dolce tra le dita, era così esile, fino a toccarle la mano. 

Si ritrovò ad abbassare il capo verso quel gesto che non era riuscito a trattenere, osservando le sue dita sottili, le unghie curate non molto lunghe, facendo infine incrociare le sue dita a quelle di lei che sembrò ricambiare quella presa; le alzò la mano e lentamente se la portò alle labbra sentendola di nuovo respirare con difficoltà mentre puntò i suoi occhi in quel mare cristallino che erano quelli di Alex: arrossata e con le labbra dischiuse, mentre lo fissava con sguardo sorpreso; le sentì vibrare la pelle sotto il tocco della sua bocca che si posò sul quel palmo delicato, senza mai distogliere lo sguardo dal volto di lei, voleva cogliere ogni sfumatura di quel gioiello che aveva davanti.

Non era vero che lui sapesse molto di lei, non era certo una data di nascita, o qualche altro dettaglio che Emma gli aveva raccontato, a fargli conoscere Alex; in realtà la stava ancora conoscendo, stava ancora imparando e tutto quello che aveva capito gli piaceva a tal punto che tutto il resto sembrava sfumare e avrebbe voluto sapere di più, conoscere fino all'ultimo dei suoi pensieri, scoprire ogni dettaglio che la riguardasse, dal più importante a quello più futile, sapendo che si sarebbe innamorato di ogni più piccolo particolare di lei; le sorrise staccandosi appena dalla sua mano

-Ti dirò tutto quello che vuoi- le disse sorridendole, sfiorandole di nuovo la pelle della mano

- Affronteremo insieme ogni cosa, va bene?- le chiese e lei si sforzò di fare un cenno d'assenso con il capo, incantata ad osservare quel volto da uomo, quello sguardo che la stava fissando, tremando sotto il suo tocco, sotto le sue labbra

-Ti affiderei la mia vita,  non ho dubbi su questo, Alex- e avrebbe voluto confidarle che già le aveva donato il suo cuore, per quanto gli riguardava, ma si limitò a sorridergli ricambiando quello luminoso e commosso di Alex

–Ti giuro che farò di tutto perché ogni cosa vada nel verso giusto, lotterò con te- le accarezzò il volto con l'altra mano –ma ho bisogno di sapere che lo facciamo insieme- lei gli sorrise guardandolo con occhi lucidi

-Con te posso farlo, Jas- lui ampliò il sorriso a quelle parole, avvicinandosi a un soffio al viso di Alex, posando con un sospiro trattenuto le labbra sulla sua fronte: l'amore che nutriva per lei, gli aveva inondato l'anima e mai, l'avrebbe richiesta indietro.

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: V4l3