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Autore: Babbo Dark    28/03/2020    4 recensioni
Cross-Over "La Bella e la Bestia/Teen Wolf", ovviamente Sterek!
Mieczyslaw Stilinski non è un Omega tutti gli altri, sogna una vita di avventure lontano dalla piccola cittadina di Beacon Hills; etichettato come strambo, Mieczyslaw vive le sue giornate nella più odiosa quotidianità tra il fornaio che vende il pane, la sua amata libreria e le attenzioni non richieste di Theo. La sua vita, però, cambia drasticamente quando si ritrova costretto a barattare la sua libertà in cambio di quella del padre; il ragazzo, quindi, si ritroverà ospite in un castello incantato con la compagnia dei servi, trasformati in oggetti, e di un mostro. Ma se da tutto ciò, andando oltre le apparenze, la Bestia si rivelasse ben diversa da quello che si vede?
Genere: Avventura, Erotico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski, Theo Raeken
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sterek in Disney... '
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Note: salve a tutti lettori e bentornati su questa piccola storiella! Ammetto che non ha avuto l’accoglienza che mi aspettavo, forse a causa della tematica un po’ da cliché, ma continuerò a pubblicarla anche senza recensioni; una piccola parte di me dice che se nessuno ha niente da comunicare, allora la storia va bene. Spero solamente di non star pubblicando un enorme stronzata ^^”
 

Ma passiamo ai fatti: finalmente entrerà in gioco il nostro Sourwolf preferito, l’unico e il solo, ma un piccolo avvertimento riguardante il suo aspetto: nel Classico Disney la Bestia ha un aspetto peculiare, un incrocio tra un leone e un lupo a mio avviso, ma nella fanfiction ho deciso di ispirarmi completamente alla figura del licantropo classica, completamente differente rispetto al canon di Teen Wolf; motivo per cui, proprio sotto inserirò una foto che vi permetterà di capire, più o meno, quale soggetto mi ha ispirato. La descrizione dettagliata di Derek, però, avverrà nel prossimo capitolo.
 
Buona lettura!
 
Babbo Dark
 
 
Stiles
 


 
Little Red Riding Hood and the Cursed Wolf
Capitolo III – La Bestia di Beacon Hills
 
 


Per tutta la sua vita, Noah Stilinski poté vantare tre pregi principali: la fortuna di aver avuto una Compagna e un figlio straordinari, la sua capacità di orientarsi ovunque si trovasse e l’acume negli affari eppure in quel momento, seduto comodamente sul cavallo di famiglia e con in mano la mappa per raggiungere la fiera, l’Alpha era pronto a ricredersi sulle sue capacità di orientamento; l’uomo, infatti, aveva intrapreso la via più breve per raggiungere il luogo in cui si sarebbe tenuta la Fiera delle Invenzioni e questa, sfortunatamente, prevedeva una piccola deviazione nella foresta che circondava Beacon Hills e nonostante inizialmente non si fosse curato molto dei dettagli, ricordando abbastanza bene il percorso da intraprendere, con il passare del tempo la preoccupazione iniziò a farsi largo nel suo petto.

Fu con un sospiro di sollievo che l’uomo si avvicinò a dei cartelli stradali malmessi, sorridendo quando notò che non aveva perso la strada, ma non ci volle molto prima che l’inquietudine tornasse prepotentemente a farlo sudare freddo; alla fine, benedicendo la cocciutaggine del figlio che aveva insistito affinché si portasse dietro la mappa, l’Alpha afferrò il pezzo di carta e lo spiegò per poi cominciare a valutare il percorso. Deglutendo rumorosamente, Noah si rese conto che la strada intrapresa non era segnata da nessuna parte e con un sospiro ammise la sconfitta: si era perso; naturalmente avrebbe desiderato ardentemente fare dietrofront e tornare sui suoi passi ma sfortunatamente la strada era troppo stretta e costeggiata da rovi di spine, i quali davano l’idea di essere tremendamente dolorosi qualora ci fosse finito contro, senza contare la possibilità di sbilanciarsi a causa del peso eccessivo del macchinario e quindi di finire in qualche burrone. Con un nuovo sospiro, Noah si decise a proseguire nella speranza di poter incontrare un allargamento della via affinché potesse svoltare e tornare indietro.

Proseguendo in quella foresta scura e spaventosa, l’uomo iniziò a guardarsi attorno con più insistenza a causa della spiacevole sensazione di essere osservato da qualcuno e qualcosa; Roscoe, inoltre, sembrava agitarsi sempre di più a ogni passo fatto e la cosa non lo aiutava a tranquillizzarsi.

Un brivido di puro terrore gli accapponò la pelle quando un ululato spaccò l’aria e in preda alla paura si ritrovò a far schioccare le redini, costringendo il cavallo ad aumentare il trotto; ringhi e ululati gli riecheggiarono nelle orecchie e ben presto l’animale si ritrovò a galoppare furiosamente per quella strada buia e stretta mentre il cuore dell’uomo, salitogli alla gola, non smetteva un attimo di pompargli il sangue nelle orecchie. L’aria si saturò di umidità e Noah si ritrovò a deglutire nuovamente ma poi, alle sue spalle, giunse un suono inaspettato che lo fece urlare dal terrore.

Un lupo, silenzioso come non mai, lo aveva rincorso prima di saltare e provare ad azzannargli una spalla ma ritrovandosi, per puro caso, a mordere l’aria; il secco suono provocato dalle mascelle dell’animale che si serravano a pochi centimetri dal suo corpo fecero saltare un paio di battiti all’Alpha che, terrorizzato più che mai, si ritrovò a frustare Roscoe nel tentativo di fargli aumentare la velocità. Guardandosi alle spalle, Noah sgranò gli occhi quando notò un intero branco di lupi affamati intento a inseguirli; quella distrazione venne pagata cara dell’Alpha il quale non si rese conto del piccolo dirupo a cui stavano andando incontro, con l’ovvio risultato di venire disarcionato dal cavallo per poi cadere contro il terreno duro.

Con la coda dell’occhio l’uomo notò come il suo cavallo, ancora appesantito del macchinario, fosse riuscito a cambiare direzione e tornare indietro, nonostante i lupi che lo inseguivano; un ringhio ferino costrinse Noah ad abbassare lo sguardo, scontrandosi con una piccola parte del branco che, nonostante tutto, lo aveva raggiunto e si preparava ad attaccarlo. L’Alpha chiuse gli occhi, pregando con tutto sé stesso di poter rivedere nuovamente il volto del suo amato figlio, e con un coraggio che non si aspettava di tirar fuori in una situazione simile si ritrovò a lanciare la sacca contenente gli alimenti verso i lupi; sorridendo per la sua trovata, Noah si rialzò e fuggì a gambe levate mentre gli animali strappavano e laceravano i tessuti per poter raggiungere le leccornie preparate poche ore prima da Mieczyslaw.

Sbuffando per la corsa e combattendo contro i tremori che non lo volevano abbandonare, l’Alpha si ritrovò a svoltare causalmente a destra e sinistra mentre, dietro di lui, percepiva i lupi inseguirlo; fu con un sospiro di sollievo che davanti agli occhi dell’uomo si stagliò un alto cancello in ferro battuto che, a causa dell’incuria e delle intemperie, si era arrugginito e ricoperto di edera.
 
 

«FATEMI ENTRARE! PER PIETÀ FATEMI ENTRARE!» sbraitò Noah smuovendo il cancello, facendolo cigolare sinistramente «SONO INSEGUITO DAI LUPI! PIETÀ FATEMI ENTRARE!» il cancello, forse a causa degli strattoni o del destino, si spalancò e l’Alpha ne approfittò per sgusciare dentro prima di richiuderlo con un calcio ben assestato un attimo prima i lupi gli saltassero addosso.
 
 

Pregando che quel vecchio pezzo di metallo arrugginito resistesse all’assalto degli animali, Noah si rialzò e si avvicinò con passo rapido all’enorme portone in mogano che si stagliava a pochi metri da lui; mentre si avvicinava, un tuonò spaccò l’aria, facendo sussultare vigorosamente l’uomo, e nel giro di qualche secondo un acquazzone si riversò su quel castello apparentemente abbandonato da anni. Deglutendo e completamente fradicio, l’Alpha si sbrigò a raggiungere il portone per poi bussare violentemente contro la superficie scrostata; l’uscio si aprì in un piccolo spiraglio, permettendo all’uomo di essere investito da una folata d’aria calda che lo fece sospirare di sollievo.
 
 

«Permesso…» sussurrò Noah mentre entrava nel maniero e si richiudeva la porta alle spalle; guardandosi attorno, l’uomo notò numerose statue di gargoyle circondare l’ingresso ma, a causa del buio presente, i suoi occhi fecero fatica a riconoscere altri dettagli «Chiedo perdono al signore del castello…» disse nuovamente l’Alpha, tremando da capo a piedi a causa del freddo «Mi sono perso e sono stato attaccato dai lupi, il mio cavallo è fuggito e mi chiedevo se fosse possibile essere ospitato per la notte…» Noah avanzò nel grande salone d’ingresso, deglutendo alla vista di tutti quei quadri mostruosi che facevano mostra di sé contro le pareti crepate e incrinate; un nuovo brivido gli percorse il corpo mentre, sopra di lui, una serie di scricchiolii lo costrinsero a sollevare il capo per incontrare i numerosi piani del maniero e la volta a cupola «Mi accontento anche delle stalle e sono disposto a pagare per il disturbo, vi prego! Non rispeditemi nelle fauci dei lupi…» disse disperato mentre continuava a muoversi, sorridendo appena nell’osservare la fioca luce provocata da un piccolo caminetto posto all’interno di quello che sembrava il salone «Signore, non rifiuti l’aiuto a un povero disgraziato…» sussurrò Noah per poi starnutire rumorosamente.

«Ehi! Ehi!» l’uomo sollevò di scatto il capo non appena udì quel bisbiglio ma, guardandosi attorno, non vide nessuno e si strinse meglio le braccia contro il busto, temendo di esser stato ingannato dalla sua stessa mente.

«Sta. Zitto.» un altro sussurro fece bloccare Noah sul posto e, cercando di calmarsi, aguzzò le orecchie e attese speranzoso di poter udire nuovamente quei bisbigli misteriosi.

«Ma guarda in che condizioni si trova! Ed è stato attaccato dai lupi!» questa volta il sussurro fu leggermente più forte e, incuriosito, Noah si avvicinò a un mobile malmesso ma non c’era nessuno che potesse aver parlato visto che gli unici oggetti presenti erano un candelabro e un orologio.

«Peter, guai a te! Il Padrone è stato chiaro!» l’Alpha si guardò attorno, spaesato, e starnutì nuovamente prima di tremare vistosamente dal freddo.

«Vi prego, non vi chiedo cibo o acqua ma solo un riparo per la nottata e un cavallo che vi pagherò! Alle prime luci dell’alba me ne andrò…» disse tornando a osservarsi attorno, sforzandosi per poter trovare in quel fitto buio il famoso Peter che aveva parlato.

«Ma certamente!» Noah sobbalzò quando sentì qualcuno urlare alla sua sinistra ma, voltandosi di scatto e sgranando gli occhi per la paura, non trovò nessuno «Sono Peter, al suo servizio!» l’Alpha indietreggiò di qualche passo per poi cadere pesantemente al suolo quando, proprio sotto i suoi occhi, quel candelabro si era mosso verso di lui e aveva parlato!

«Posseduto dal demonio!» urlò Noah continuando a indietreggiare e portandosi un braccio davanti al volto ma quel coso continuava a muoversi e parlare come se nulla fosse.
«Ma non dica sciocchezze!» lo riprese il candelabro «Sono solamente stato maledetto.» lo corresse con nonchalance.

«Peter! Dannazione!» l’Alpha spalancò la bocca quando l’orologio si mosse a sua volta, producendo un legnoso tik-tok contro la superficie in marmo del pavimento «Qual è il tuo problema?!» sbraitò l’orologio gesticolando animatamente; Noah, vinto dalla curiosità che l’aveva sempre contraddistinto, avvicinò cautamente una mano e afferrò quell’oggetto vivo prima di sollevarlo e studiarlo con attenzione, incurante delle lamentele di quest’ultimo «Mi metta giù! MI METTA GIÙ!» sbraitò quello ma l’Alpha, invece, aprì il piccolo sportellino in legno e prese a giocare con il pendolo d’ottone nascosto all’interno, facendo ridacchiare per il solletico l’oggetto.

«Che strano macchingegno…» sussurrò incuriosito l’uomo, sorridendo appena mentre iniziava a muovere le lancette poste sul volto dell’orologio.
«Non sono un macchingeno!» sbraitò dopo qualche attimo l’oggetto prima di chiudere con un gesto secco lo sportello, rischiando d’intrappolare le dita dell’Alpha «Sono Alan.» disse con tono austero.

«E io sono Peter!» si presentò il candelabro inchinandosi elegantemente all’uomo ma questi, tremando nuovamente, non riuscì a trattenersi e starnutì contro Alan, facendolo gemere di disgusto «Ma lei è bagnato fradicio!» disse il candelabro portandosi i due bracci metallici contro il volto «Venga vicino al camino, signore, la riscalderemo in un batter d’occhio!» Noah sorrise a quella prospettiva e appoggiò Alan per terra prima di rialzarsi e seguire un gongolante Peter verso uno dei salotti più grandi che avesse mai visto il quale, però, era appesantito da uno spesso strato di polvere e ragnatele che ricopriva delle statue terrificanti e alcuni macabri dipinti.

«La poltrona del Padrone no!» sbraitò Alan non appena notò come l’Alpha venne fatto accomodare davanti al camino ma l’orologio venne bellamente ignorato dall’arrivo di un carrello d’ottone sulla cui superficie si trovavano una teiera e due tazzine.

«Presto, Scott, del tè per il nostro ospite!» Noah fissò incantato quella teiera parlare e versare il liquido ambrato dentro una tazzina che, ridacchiando, iniziò a saltellare verso la sua direzione.

«Faccia piano che scotta.» lo avvisò Scott, incurante del ‘Niente tè!’ praticamente urlato da Alan.

«Suvvia! Io non lascerò morire questo poveretto di freddo!» lo riprese la teiera prima di sorridere al suo ospite per poi rivolgersi all’altra tazzina presente «Isaac, chiederesti a Erica se ci sono dei biscotti? Sono certa che il nostro ospite sia affamato.» l’uomo, dopo aver soffiato sul liquido bollente, si avvicinò la tazzina alla bocca e bevve avidamente il tè, percependo un piacevole torpore scaldargli il petto; improvvisamente un attaccapanni gli posò una calda coperta addosso, cosa che fece sorridere riconoscente Noah.

«Vi prego, basta! Se il Padrone…» Alan però non riuscì mai a finire la frase a causa delle porte del salone che si spalancarono rumorosamente, facendo sussultare i presenti; un pericoloso ringhio fece vibrare il petto di Noah il quale, dopo aver posato Scott sul carrello, si strinse nella coperta e iniziò a guardarsi attorno.

«L… L… Lei è… È…» balbettò l’Alpha, completamente terrorizzato da quel suono così innaturale e mostruoso.

«Il Padrone del castello!» ruggì una voce cavernosa alle sue spalle; l’uomo deglutì, percependo il ringhio farsi più vicino e sempre più furioso.

«I… Io mi sono p… Perso…» prese a spiegare Noah tra un tremore e l’altro «P… Posso ch… Chiederle di… Di pas… Passare la not… Notte qui? S… Se n… Non dis… Turbo trop… Po…» balbettò miseramente ma, non appena la poltrona sulla quale era comodamente seduto venne girata con forza, l’uomo si ritrovò a urlare terrorizzato; lì, davanti a lui, si trovava un mostro.
 
 

La testa enorme da cui spuntavano delle orecchie da lupo e un paio di lunghe corna affusolate, il muso allungato e ricolmo di zanne aguzze e ingiallite dal tempo; due enormi zampe pelose e munite di micidiali artigli vennero posate pesantemente contro i braccioli della poltrona e, mentre Noah si schiacciava contro lo schienale, il mostro si sollevò sulle sue zampe lupine, mostrandosi in tutta la sua potenza micidiale. I muscoli del petto guizzavano pericolosamente, evidenziando l’energia contenuta nelle loro fibre, e Noah si ritrovò a deglutire rumorosamente quando si rese conto che, eccezion fatta per il lungo mantello viola, il mostro era completamente nudo; le cosce s’irrigidirono, evidenziando i muscoli tesi, ma ciò che più terrorizzò l’Alpha furono le zampe posteriori così magre e scheletriche da essere completamente fuori posto rispetto all’aspetto del mostro, i tendini tesi e pulsanti evidenziati dall’assenza di peluria e gli artigli affilati che graffiavano il pavimento in marmo.
 
 

«Hai finito?» ringhiò minacciosamente il mostro, facendo boccheggiare Noah a causa del fetido odore del suo alito «Sei venuto qui per vedere la Bestia, no? Il mostro maledetto che divora i bambini la notte, vero?!» ruggì inzuppando il volto dell’Alpha con la saliva.

«N… No!» balbettò terrorizzato Noah per poi spalancare la bocca quando il mostro gli artigliò il collo e lo sollevò rudemente dalla poltrona «La… La prego…» sussurrò afferrando le zampe possenti e tentando inutilmente di liberarsi.

«Hai fatto tanta strada per vedere il mostro e ti accontenterò!» ruggì furiosamente, fissandolo con le sue iridi scarlatte.

«Padrone…» tentò d’intromettersi Alan ma un nuovo ruggito del mostro lo costrinse a tacere e arretrare terrorizzato.

«Vuole avere il piacere di vedermi e così sarà!» sbraitò prima di slanciarsi contro la porta d’ingresso, trascinandosi dietro il corpo urlante e terrorizzato di Noah. ‘Figlio mio…’ pensò l’Alpha poco prima di essere sbattuto rudemente in una cella mentre il mostro, ringhiando, lo abbandonava al suo destino.
 
 

 
***
 


 
Theo osservò divertito la mole di gente che si accalcava davanti casa Stilinski e ghignò maliziosamente, sapeva che quella folle idea nata nel relax post-orgia avrebbe dato i suoi frutti ed era perfettamente a conoscenza della stima che la città provava nei suoi confronti così, subito dopo essersi rivestito, era sceso nella taverna e aveva attirato l’attenzione dei numerosi consumatori prima d’esporre la sua idea geniale; in un attimo Alpha e Beta si era ritrovati ad appoggiarlo e le giro di qualche ora quasi tutta Beacon Hills si mobilitò per aiutarlo. Il ragazzo osservò il rinfresco preparato dal macellaio e dal panettiere, sorrise al parroco locale intento a sfogliare la Bibbia e infine lanciò uno sguardo a Donovan, occupato a preparare la banda del paese affinché suonasse la marcia nuziale; aggiustandosi il suo miglior vestito, e osservandosi attentamente in uno stagno, Theo si avvicinò all’amico e lo prese rudemente per un braccio prima di allontanarsi in disparte.
 
 

«Tutto pronto!» esclamò euforico il Beta «Tu vai dentro, rimorchi l’Omega e poi esci; appena la porta si apre faccio partire la musica e tu ti sposerai!» disse ridacchiando, incurante del fatto che Theo si era nuovamente fissato a osservare la sua immagine riflessa.

«Molto bene.» ghignò in risposta l’Alpha «Gente!» esclamò poco dopo, attirando l’attenzione generale «Grazie per essere venuti qui per festeggiare il mio matrimonio!» Theo roteò gli occhi quando vide i tre Omega che si era portato a letto qualche ora prima scoppiare in un pianto disperato ma poi sorrise nell’udire lo scrosciante applauso della folla «Ora, con permesso, vado a chiedere la mano al fortunato.» ghignò maliziosamente, facendo scoppiare a ridere i numerosi Alpha presenti.
 
 

Ignaro di qualsiasi cosa stesse accadendo fuori dalla propria casa, Mieczyslaw sospirò con aria sognante e svoltò pagina prima di rituffarsi nella lettura, divorando avidamente le parole stampate sulla carta giallognola; dopo la partenza del padre, l’Omega si era concesso un pranzo leggero con uova e lattuga prima di rassettare la cucina e la sala da pranzo per poi occuparsi del bucato e del bestiame. Una volta che i lavori domestici furono ultimati, sorridendo emozionato, il ragazzo afferrò il suo libro preferito e si rinchiuse nella propria stanza con l’intento di isolarsi dal mondo; non ci volle molto prima che la sua mente venisse invasa dalle immagini basate sulle parole che leggeva, e tra un’armatura incantata e una minaccia sussurrata tra le mura del castello, il tempo sembrò volare.

Fu con un sobbalzo fin troppo evidente che Mieczyslaw accolse quel violento bussare alla sua porta di casa e con un sospiro irritato, l’Omega si decise a uscire dalla sua stanza per poi scendere le scale; ringraziando l’idea paterna di posizionare quello strano visore per riconoscere gli ospiti inattesi, Mieczyslaw afferrò lo strumento metallico e lo abbassò prima di posare gli occhi nel visore.

Un verso a metà tra lo sconsolato e il disperato abbandonò le sue labbra non appena il volto deformato di Theo gli riempì la visuale e, notando come l’Alpha avesse ripreso a bussare violentemente contro la porta, Mieczyslaw gli aprì e corrucciò le sopracciglia notando l’abito indossato dal disturbatore.
 
 

«Law, oggi tutti i tuoi sogni si avvereranno!» urlò al settimo cielo Theo, ottenendo come risposta uno sbuffo fin troppo scocciato dal padrone di casa.

«Avevamo appurato questa mattina che tu non sai niente dei miei sogni.» gli ricordò Mieczyslaw, ghignando quando notò l’espressione smarrita messa su dal disturbatore «Ora, se non ti dispiace io…» ma l’Omega non finì mai la frase visto che Theo, scuotendo il capo, poggiò i palmi contro la porta e la spinse con tutta la forza che aveva, sbilanciando il padrone di casa e irrompendo nella piccola abitazione in legno «THEO! ESCI IMMEDIATAMENTE DA CASA MIA!» urlò furibondo Mieczyslaw mentre l’Alpha, ignorandolo completamente, si fissò davanti a un piccolo specchio e si sorrise maliziosamente; l’Omega roteò gli occhi e si voltò per andarsene in cucina per recuperare la scopa e cacciare quel fastidioso disturbatore in malo modo ma, non appena fece qualche passo, si ritrovò le braccia di Theo contro i fianchi «THEO!» sbraitò Mieczyslaw tentando di liberarsi inutilmente dalla presa dell’Alpha.

«Immagina…» sussurrò lascivamente il ragazzo contro il suo orecchio, facendo contorcere spiacevolmente lo stomaco al figlio dell’inventore «Una bella casa pulita e calda, la mia nuova preda che cuoce a puntino sul fuoco…» l’Omega si allontanò di scatto non appena Theo provò a mordicchiargli l’orecchio, gesto che fece ridacchiare l’Alpha «I piccoli che giocano con i cani… Naturalmente ne avremmo sei o sette!» esclamò allentando la presa da Mieczyslaw, permettendogli quindi di voltarsi e fronteggiarlo a viso aperto; odiava quel ragazzo, lo detestava con tutto se stesso, e rimpianse di non aver a portata di mano nessun arma con cui ferire gravemente e comunque mutilare quel pezzo d’imbecille intento a sorridergli maliziosamente «Indovina chi sarà il fortunato?» domandò Theo, avvicinandosi all’Omega con fare predatore «Tu, Law… Proprio tu sei il fortunato Omega che sposerò!» disse tentando di acciuffarlo nuovamente con lo scopo di baciarlo e palparlo ma Mieczyslaw, sgusciando come un’anguilla, si allontanò dall’Alpha e lo fissò disgustato; purtroppo la forza con gli Alpha era praticamente inutile, viste le loro doti, e alla fine l’Omega decise di sfruttare la sua arma preferita: la mente.

«Oh, Theo…» sussurrò lascivamente Mieczyslaw mentre indietreggiava lentamente verso la porta d’ingresso, che l’Alpha aveva immediatamente chiuso dopo essersi introdotto nell’abitazione «Sai… Posso diventare fastidioso…» Theo, però, ghignò e spostò grezzamente qualsiasi oggetto ostacolasse il suo percorso e nel giro di pochi istanti si ritrovò a schiacciare il corpo del più piccolo con il proprio, l’accenno di erezione che veniva sfregato lascivamente contro la coscia tesa dell’Omega.

«Ho già deciso.» sussurrò l’Alpha, chiudendo gli occhi e avvicinandosi con lo scopo di rubargli un bacio ma Mieczyslaw, ghignando maleficamente, afferrò la maniglia e la girò rapidamente prima di spingersi all’indietro, facendosi da parte subito dopo, scoppiando a ridere quando notò il capitombolo dell’Alpha all’interno di una pozza di fango.

«Oh, Theo, io non ti merito proprio!» esclamò divertito l’Omega prima di richiudersi la porta alle spalle, incurante della musica che aveva iniziato a riecheggiare nell’aria non appena la porta era stata spalancata.

«Allora?!» domandò euforico Donovan prima di venire afferrato per il colletto da un furioso Theo per poi essere scaraventato nel fango, sporcando ancor di più gli abiti dell’Alpha.

«Ho detto che Law sarà il mio Omega e così sarà!» urlò furiosamente Theo, incurante dei cittadini che, notando il fallimento, avevano iniziato a recuperare le varie cose per poi sparire dalla circolazione «Theo Raeken ottiene sempre ciò che vuole e se Theo Raeken ha detto che si legherà con Law, Theo Raeken si legherà con quel fottutissimo Omega!» sbraitò, non dimenticandosi di sballottare a destra e sinistra il suo amico prima di sollevarsi dal fango e sparendo rapidamente dalla vista, l’umore più nero del solito e un’espressione di pura furia a tirargli il volto.
 
 

Non ci volle molto prima che la folla si disperdesse e, dopo che anche l’ultimo cittadino fu sparito dalla circolazione, Mieczyslaw mise il naso fuori casa e osservò attentamente il paesaggio apparentemente calmo che si stagliava all’esterno dell’abitazione; sapeva di aver commesso un enorme errore poco prima ma la situazione non gli aveva permesso di far altro, vista l’assenza del padre o di qualsiasi altro Alpha in grado di bloccare quel Theo e la sua pessima proposta di legame. Sbuffando sonoramente e colpendo con forza la parete in legno, l’Omega uscì di casa e prese a calci un vaso vuoto lasciato incustodito sui gradini del portico, sorridendo quando sentì il rumore provocato dalla ceramica che cadeva in frantumi.
 
 

 
Signor Raeken, le obbedisco!
Signor Raeken, la sua metà!
E no, non io, lo garantisco!
La vita mia di certo cambierà…
 
 


«COS’HA BEVUTO QUEL PEZZO DI DEFICIENTE?!» sbraitò improvvisamente Mieczyslaw, incurante di poter essere ascoltato da qualcuno o dallo Theo «IO! L’OMEGA DI QUEL COGLIONE DEFICIENTE SENZA CERVELLO! IO! GELERÀ L’INFERNO PRIMA CHE MI LEGHI A UN ALPHA DEL GENERE! GIURO SU DIO CHE PREFERISCO CASTRARMI DA SOLO PIUTTOSTO CHE FARMI TOCCARE DA UN VERME COME LUI!» Mieczyslaw affrettò il passo e si recò alle stalle, troppo furioso per riprendere la lettura dove l’aveva interrotta a causa di quel demente dai capelli biondi «CON TUTTI GLI ALPHA PRESENTI IN QUESTO BUCO DI CULO DI CITTÀ DOVEVO NECESSARIAMENTE FARMI NOTARE DAL PEGGIO DEL PEGGIO?!» urlò afferrando malamente un secchio e cominciando a lanciare casualmente il mangime per le galline le quali, spaventate dagli urli e dai movimenti grossolani dell’Omega, preferirono fuggire piuttosto che buttarsi sul cibo.
 
 


 
Io voglio vivere di avventure…
E lo vorrei sempre di più…
Ma non c’è nessuno, ahimè…
Che capisca
 il perché…
Questo è quello che vorrei per me…
 



«Ma perché…» sospirò dopo qualche minuto Mieczyslaw e, per evitare di essere attaccato dalle due vacche presenti nella stalla, decise di camminare per qualche metro verso il confine della proprietà nella speranza di sbollire la rabbia che covava all’interno del suo corpo «Perché nessuno mi capisce?» sussurrò tristemente prima di lasciarsi cadere al suolo, sollevando una nube di denti di leone che gli pizzicarono il naso «Io non voglio legarmi, voglio viaggiare il mondo e scoprire i misteri… Voglio parlare con marinai e sentire le loro storie; voglio fare a braccio di ferro con un soldato e commerciare spezie in Asia… Ma perché per tutti sono solamente un bel corpicino da riempire con lo sperma nel momento più opportuno?» una singola lacrima percorse la sua guancia e l’Omega si ritrovò a singhiozzare a vuoto; la rabbia aveva ceduto il posto alla tristezza e quel senso d’inutilità tornò a sopraffarlo, rischiando di soffocarlo e trascinarlo sul fondale marino «Perché la mia vita non può essere come i libri che leggo? Perché non posso vivere un’avventura? Solo una! Una singola, piccola avventura e poi mi legherò con il primo Alpha che incontro!» disse intristito al cielo mentre le dita correvano a stringere i fili d’erba che poco a poco iniziarono a strapparsi, rubando un nuovo sospiro all’Omega; improvvisamente, però, il nitrito di un cavallo attirò l’attenzione di Mieczyslaw che, sollevando lo sguardo, sgranò gli occhi nell’osservare Roscoe che gli correva incontro «ROSCOE!» urlò il ragazzo, sollevandosi da terra e raggiungendo il cavallo che, ansimante, si lasciò coccolare dall’Omega «Dov’è papà?» domandò terrorizzato notando la presenza dell’invenzione e, mentre liberava l’animale da quel peso ormai inutile, mille e più scenari disastrosi si fecero largo tra la mentre preoccupata dell’Omega che, non perdendo tempo, saltò in sella al cavallo e lo costrinse a tornare nel bosco.
 
 

Seguire le tracce fu relativamente facile, visto che gli zoccoli di Roscoe e le scie provocate dal carretto erano perfettamente evidente nel terreno, e poco a poco Mieczyslaw iniziò a deglutire sempre con maggior frequenza notando come il bosco si stesse trasformando sempre di più in una foresta; ogni tanto gli occhi si staccavano dal pavimento per poter osservare la vegetazione intorno, rabbrividendo a causa del freddo che la sera stava portando e pregando di non incontrare nessuna creatura affamata, il ragazzo diede un piccolo calcio al cavallo al fine di aumentarne il trotto.

Quando Mieczyslaw giunse a un bivio ormai il buio stava completamente inondando l’ambiente e questo lo costrinse a velocizzare le ricerche; nonostante quella sera ci sarebbe stata la Luna piena, il ragazzo dubitava che la sua luce potesse filtrare attraverso la spessa coperta di rami che occupava il cielo. Un sospiro abbandonò le labbra dell’Omega quando osservò le impronte del cavallo assumere un aspetto confuso, come se la bestia stesse scappando da qualche cosa, ma oltre quel groviglio di segni non c’era più nulla e deglutendo un fastidioso groppo alla gola, l’Omega smontò da cavallo e si guardò attorno; ci volle qualche minuto affinché gli occhi, abituatosi poco a poco a quell’oscurità opprimente, individuassero il profilo della sacca che solo poche ore prima aveva consegnato al padre e con il cuore in gola, Mieczyslaw scese il piccolo dirupo che lo separava dal suo bottino.

L’Omega raccolse quegli stracci e chiamò il cavallo, il quale sbuffò e nitrì prima di raggiungerlo con un salto, e alla fine i due si misero a seguire le orme lasciate dall’Alpha e da quello che sembrava un piccolo branco di lupi; gli occhi di Mieczyslaw si riempirono di lacrime mentre s’immaginava il corpo senza vita del padre immerso in una pozza del suo stesso sangue, la carne strappata via dalle ossa e un’espressione di terrore a dipingergli il volto. Un singhiozzo abbandonò le labbra del giovane mentre aumentava i passi, coprendo la maggior distanza possibile in quel labirinto di rami, radici e tenebre; fu con un sussulto che il ragazzo venne investito dalla luce lunare, la quale lo costrinse a chiudere di scatto gli occhi a causa del momentaneo accecamento ma alla fine, dopo qualche secondo, Mieczyslaw riuscì a sollevare le palpebre mentre la bocca si spalancava in una o perfetta.

Lì, davanti a lui, si trovava un castello abbandonato.
 
 



Note finali: che ve ne pare? Piaciuto l’ingresso in scena di Derek? Ammetto a malincuore che l’inseguimento di Noah non mi piace granché ma la scena nel Classico è frettolosa e nonostante l’abbia rivista numerose volte non sono riuscito a fare di meglio; piccola precisazione: nella storia le tracce sul terreno assumeranno un ruolo fondamentale, soprattutto verso la fine, e questo perché ho cercato di rendere la storia il più reale possibile; da quello che sappiamo il castello della Bestia è ben nascosto eppure Belle non fatica troppo a trovarlo, così come gli abitanti del villaggio alla fine, perciò ho deciso di inserire l’elemento delle tracce.

Sì, Derek è nudo. Indossa solamente il mantello perché lo rende figo :3
 

Prima di salutarvi vorrei ringraziare tutti voi lettori silenziosi, coloro che hanno inserito le storie in una delle categorie di EFP e coloro che recensiranno.
 

A sabato quattro aprile!
 
 
Babbo Dark




FOTO:
Derek



Peter


Alan


Melissa
   
 
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