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Autore: Babbo Dark    22/03/2020    2 recensioni
Cross-Over "La Bella e la Bestia/Teen Wolf", ovviamente Sterek!
Mieczyslaw Stilinski non è un Omega tutti gli altri, sogna una vita di avventure lontano dalla piccola cittadina di Beacon Hills; etichettato come strambo, Mieczyslaw vive le sue giornate nella più odiosa quotidianità tra il fornaio che vende il pane, la sua amata libreria e le attenzioni non richieste di Theo. La sua vita, però, cambia drasticamente quando si ritrova costretto a barattare la sua libertà in cambio di quella del padre; il ragazzo, quindi, si ritroverà ospite in un castello incantato con la compagnia dei servi, trasformati in oggetti, e di un mostro. Ma se da tutto ciò, andando oltre le apparenze, la Bestia si rivelasse ben diversa da quello che si vede?
Genere: Avventura, Erotico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski, Theo Raeken
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sterek in Disney... '
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Note: come promesso ecco a voi il primo vero capitolo di questa storia; dopo le note chilometriche del prologo credo di dover fare un appunto su Theo. Ora, la nostra chimera preferita è uno dei miei villain preferiti ma per questioni di trama sono stato costretto a stronzificarlo ulteriormente, rendendolo più simile a Gaston; più avanti si capirà cosa voglio dire, per il momento vi avviso solamente che il personaggio sarà molto OOC.
Qui sotto, prima dell’inizio del capitolo, ho inserito i vari “partecipanti” della canzone e non credo che ci sia altro da aggiungere, quindi vi saluto e ci vediamo sotto!
 
Babbo Dark
 



 
Paesani
Stiles
Theo
Trio di Omega




 
Little Red Riding Hood and the Cursed Wolf
Capitolo II – Bounjour!
 


 

 
Tutto qui, è un bel paesino…
Ogni dì, qui non cambia mai
È così, che la gente vive, con semplicità…
 



Il Sole si sollevò pigramente dall’orizzonte, illuminando il piccolo villaggio con i suoi tiepidi raggi e svegliando la popolazione da quel sonno ristoratore che li aveva accompagnati per fin troppo ore; stiracchiandosi come un gatto, e sorridendo nell’udire i borbottii di suo padre, un giovane Omega aprì gli occhi e fissò sconsolato il soffitto in legno. Il ragazzo si ritrovò nuovamente a maledire quello stupido paesello rurale, popolato da Alpha villici la cui unica aspirazione nella vita era quella di accoppiarsi il più possibile prima di legarsi a qualche disgraziato e da Beta completamente succubi di quest’ultimi e incapaci di farsi valere. Se poi a tutto ciò si aggiungevano gli Omega, che con i loro comportamenti frivoli e stupidi volevano solamente attirare le attenzioni di qualche Alpha, il quadro era completo; l’Omega sbuffò nuovamente e si alzò dal letto prima di dirigersi verso la cucina, incontrando la figura del padre intenta a riparare nuovamente uno dei cassetti della credenza.
 


«Buongiorno papà…» sbadigliò l’Omega stiracchiandosi nuovamente e baciando dolcemente la guancia paterna.

«Buongiorno Mieczyslaw!» rispose immediatamente suo padre «Dormito bene?» chiese ricominciando a martellare il cassetto.

«Mah…» mugugnò Mieczyslaw mentre si preparava il suo latte e avena «Papà, mi ripeti perché dobbiamo restare qui?» chiese il ragazzo tornando nel salotto.

«Ma qui l’aria è pulita! Non senti?» chiese annusando a pieni polmoni e facendo sbuffare il giovane «So che ti manca Varsavia e la tua vecchia vita ma l’Inghilterra sta fornendo così tanto a moltissime persone, sarebbe da sciocchi non addentare un pezzo di questa torta!» esclamò osservando il lavoro ultimato prima di puntare il suo sguardo in quello del figlio «Andrà meglio, fidati.» disse sorridendogli.

«È passato un anno già e le cose non sono migliorate più di tanto…» sbuffò il ragazzo finendo la sua colazione.

«Ah… I giovani…» borbottò suo padre mentre rimontava il cassetto e si recava nel suo laboratorio, parlottando tra sé e sé riguardo l’impazienza dei giovani e la loro incapacità di accettare i cambiamenti.
 
 

Roteando gli occhi, Mieczyslaw si alzò da tavola e iniziò a rassettare la cucina; dopo la morte di sua madre, lui e suo padre si erano inizialmente stretti nel dolore della perdita ma poi, costretti dalla situazione e dai numerosi cambiamenti che stavano sconvolgendo la loro vecchia e cara casa, i due decisero d’imbarcarsi per l’Inghilterra. Sfruttando le ricchezze accumulate dalla famiglia, suo padre decise di abbandonare il suo ruolo di mercante per mettere a frutto la sua inventiva mentre lui, povero Omega diciassettenne, fu costretto ad abbandonare la sua vecchia vita per seguire l’Alpha di famiglia in quest’avventura; l’arrivo in Britannia non fu propriamente un sogno, viste le difficoltà incontrate, ma alla fine avevano acquistato una casa in quel paesino dimenticato da Dio che rispondeva al nome di Beacon Hills.

Certo! Vivere in luogo rustico, dove a pochi passi si trovava una foresta incontaminata, era un netto miglioramento rispetto alla città polacca ma a Mieczyslaw mancava quel mondo… Gli mancava dialogare con altri Omega dell’alta società, camminare per strada senza che nessuno lo importunasse e, soprattutto, gli mancava avere a che fare con persone istruite.
Beacon Hills era più selvaggia ma anche più ignorante…
Mieczyslaw era visto come un Omega particolare, uno di quelli strani a causa della sua passione per la letteratura, e non c’era stato un singolo giorno in cui qualsiasi Alpha da strapazzo non avesse provato a portarselo a letto.

Sospirando, il ragazzo si premurò di nutrire il bestiame e innaffiare le coltivazioni presenti nel piccolo orto prima di affacciarsi nel laboratorio, sorridendo nel vedere il padre intento a lavorare alla sua nuova invenzione.
 

 
«Papà, vado in biblioteca!» disse Mieczyslaw prima di allontanarsi non appena suo padre gli rispose.
 
 

 
Ecco il fornaio con il suo vassoio,
lo stesso pane venderà!
È dal giorno che arrivai che non è cambiato mai,
ma che vita è questa qua?
 
 


Gli occhi dell’Omega osservarono attentamente i vari cittadini, impiegati a correre a destra e sinistra; sorrise appena nel notare il signor Harris, il panettiere, intento a urlare contro la moglie a causa delle pagnotte appena sfornate. Salutò la signora Frigg, occupata a valutare pentole e padelle vendute alla bancarella del signor Denvers, e infine fece un cenno del capo al vecchio signor Carver, il quale osservava annoiato tutta la movida del paese.

Mieczyslaw sbuffò sonoramente, rendendosi conto che anche quella giornata era iniziata come la precedente, e scosse violentemente il capo prima di aumentare il passo verso il suo piccolo pezzo di paradiso: la biblioteca. Quell’edificio in legno e un po’ malconcio fu una boccata d’aria fresca per il ragazzo, unico luogo in cui si sentiva un po’ a casa visto che poteva tranquillamente parlare con il proprietario, il signor Dayamon, ed essendo quest’ultimo un Beta di quasi cinquant’anni Mieczyslaw si sentiva al sicuro, sapendo perfettamente che l’uomo non avrebbe mai fatto nulla per infastidirlo e corteggiarlo.
 


 
Quel ragazzo è proprio originale, con che aria sempre se ne va!
Lui non assomiglia a noi, pensa sempre ai fatti suoi!
La sua bella testolina non è qua…
 
 


«Hai visto? C’è il figlio dell’inventore!»

«Ma chi si crede di essere ogni volta?!»

«Che aspetta a trovarsi un Alpha decente e accasarsi? Il suo utero sta marcendo e lui pensa sempre ai libri!»

«Se non mette la testa a posto finirà per fare una fine molto brutta!»

«Potrebbe lavorare e invece fa fare tutto a quel vecchio pazzo del padre! Ah… Ai miei tempi…»
 
 

Mieczyslaw deglutì e indurì lo sguardo, infastidito come non mai da quelle frasi; ecco un altro problema di Beacon Hills: nessuno lo aveva ancora accettato. Se suo padre era stato introdotto nella vita cittadina, pur essendo stato etichettato come “strano”, per lui una cosa simile non era mai successa… Mieczyslaw era l’Omega difettoso, che pensava più ai suoi sogni che alla realtà; era l’Omega che si credeva al di sopra degli altri, perché camminava a testa alta e non fissava mai il pavimento come gli altri come lui. Era l’Omega che tutti volevano perché di bell’aspetto ma nessuno osava prendersi la responsabilità di piegare il suo animo con il legale, sarebbe stato troppo sfiancante e alla fine non ne sarebbe valsa la pena.

Fu con un sospiro di sollievo che Mieczyslaw entrò nella biblioteca, sorridendo nel sentire il rumore prodotto dalla campanella sopra la sua testa; sistemandosi meglio la casacca rossa che indossava, l’Omega sorrise all’entrata del signor Dayamon il quale sgranò gli occhi e gli corse in contro, stringendogli subito dopo la mano con un poco di forza in più.
 

«Law!» esclamò euforico il bibliotecario «Il mio cliente preferito! Cosa ti porta qui?» l’Omega sorrise ancor di più e sollevò il libro che stringeva tra le mani, facendolo ondeggiare appena a destra e sinistra «L’hai già finito?» chiese il Beta riprendendo il volume.

«Non potevo non divorarlo!» esclamo Mieczyslaw mentre iniziava a curiosare in giro, posando gli occhi sui vari tomi esposti «Un protagonista curioso, una pianta di fagioli magici, un castello nel cielo, il gigante!» elencò con aria sognante, un timido sorriso sul volto e gli occhi persi a immaginarsi tutte le scene lette tra quelle pagine «C’è qualcosa di nuovo?» domandò poco dopo tornando ad analizzare gli scaffali.

«Ma sei venuto soltanto ieri!» gli ricordò il signor Dayamon mentre riponeva il libro su una mensola «Non è arrivato nessuno a consegnarmi nuovi romanzi, mi spiace.» disse prima di levarsi gli occhiali per poi pulirli con la casacca giallognola che indossava.

«Allora…» sussurrò il ragazzo mentre si allungava per recuperare un libro posto in un alto scaffale «Prenderò questo!» esclamò recuperando il bottino e mostrando al bibliotecario la copertina.

«Il Castello di Otranto?» domandò con aria curiosa Dayamon «L’hai già letto tre volte questo mese!» esclamò riconsegnando il libro al ragazzo che ridacchiò sommessamente e si grattò la nuca con fare nervoso.

«Lo so ma è il mio preferito…» disse come se nulla fosse «Un luogo meraviglioso, un mistero che avvolge le vite dei protagonisti e poi è così scorrevole che non mi rendo mai conto di star finendo la storia!» elencò nuovamente per poi sospirare rumorosamente.

«Se ti piace così tanto allora te lo regalo.» sorrise il Beta, facendo sgranare gli occhi al ragazzo «E non voglio sentire scuse o giustificazioni, Law, mi offendo se non accetti!» l’Omega, se possibile, allargò il proprio sorriso e abbracciò di slancio Dayamon prima di iniziare a saltellare sul posto, sussurrando una sequela di “Grazie!” da far scoppiare a ridere l’uomo.

«Grazie, grazie! Mille volte grazie!» urlò Mieczyslaw mentre usciva dal locale e si rimetteva in strada, desideroso soltanto di tornare a casa per immergersi finalmente nella lettura.
 
 


 
È un ragazzo assai particolare, lui legge sempre che virtù!
Chissà cosa sognerà?
Dove va neanche lo sa!
Certamente un altro non ce n’è quaggiù…
 
 


La tentazione fu troppa e alla fine, cedendo a quella vocina fastidiosa che gli urlava di aprire quel dannatissimo libro e divorarne le pagine, Mieczyslaw aprì il volume e iniziò a leggerne il prologo, eclissandosi dal mondo e da tutto ciò che gli accadeva attorno; improvvisamente non sentì più le malelingue delle Omega, né i commenti indesiderati che i vari Alpha gli urlavano contro, e senza che se ne rendesse conto si ritrovò a inciampare in tutti gli ostacoli presenti sulla strada. Stanco di doversi sempre scusare a causa della sua sbadataggine, senza contare le riposte colorite che riceveva da tutti coloro contro cui impattava, Mieczyslaw si decise a chiudere il libro e camminare rapidamente verso una panchina libera; sedendosi, e sorridendo a un ragazzino Alpha che stava portando il gregge di pecore verso il pascolo, aprì nuovamente il libro e sospirò prima di immergersi nuovamente nella lettura.
 
 

 
Oh, io sto sognando…
È il momento che amo più, perché lei si sta innamorando…
E fra poco scoprirà che lui è il suo re…

 


 
Il cinguettare degli uccellini, unito al fruscio delle pagine girate, accompagnò il giovane Omega nella lettura del suo romanzo preferito, facendolo sospirare più e più volte; quella era la vita che Mieczyslaw desiderava: un castello da esplorare, misteri da risolvere, improbabili compagni di viaggio… Lui voleva una vita avventurosa, vivere situazioni al cardiopalma con affianco degli amici fidati con cui condividere idee e teorie; non era interessato agli Alpha, né alle relazioni in generale, e nonostante suo padre gli fornisse costantemente carta bianca affinché riuscisse a essere felice per la maggior parte del tempo, da qualche tempo il vecchio Noah aveva iniziato a parlare un po’ più spesso di legame, calori passati con gli Alpha e questo Mieczyslaw non poteva sopportarlo. Non aveva mai odiato la sua natura ma non si sentiva pronto per tutto quello che una relazione con un Alpha avrebbe comportato, né era intenzionato a scoprirlo a breve se per questo, ma in cuor suo sapeva che l’orologio della libertà stava scoccando gli ultimi rintocchi mortali e alla loro fine, quando quel dannato pendolo si sarebbe fermato, Mieczyslaw sarebbe stato costretto a mettere da parte i suoi sogni e le sue speranze per poter guardare al futuro, con uno stupido Alpha ad accompagnarlo…

Sospirando rumorosamente a causa di una pecora che aveva ben pensato di usare il suo nuovo regalo come spuntino, Mieczyslaw si alzò dalla panchina e chiuse di scatto il libro prima di folgorare con lo sguardo animale e pastore prima di allontanarsi a passo spedito verso la propria abitazione; sorrise timidamente quando qualche donna Beta lodò il suo aspetto alle sue amiche e l’Omega fu costretto a mordersi le labbra per evitare di ridere visto che la signora si era lamentata del suo nome impronunciabile. Mieczyslaw lo sapeva, quel nome polacco era praticamente incomprensibile per gli inglesi, i quali preferivano chiamarlo Law con suo sommo disappunto; quando viveva a Varsavia si presentava con il soprannome di Stiles ma, una piccola parte di lui, continuava a ripetergli che solamente una persona importante potesse usare quello stesso nomignolo per rivolgersi a lui e finora non aveva mai incontrato nessuno che ne fosse degno.

D’altronde, lui è l’Omega “diverso” che non assomigliava a nessun abitante di quella cittadina sperduta nel nulla e nonostante tutte le malelingue e i pettegolezzi, questa sua peculiarità non gli dispiaceva.
 


 
Anche il suo nome esprime la dolcezza!
Più dolce di un crême-caramel…
Ha una personalità un po’ strana in verità!
È diverso Law da tutti noi…
Non è per niente come noi…
Non assomiglia affatto a noi…
È Law
 
 


Il rumore provocato dallo scoppio di un fucile lesionò l’aria, facendo sussultare i vari passanti indaffarati, e quasi nessuno prestò attenzione all’oca che era precipitata a terra; una piccola nube di polvere, alzatasi a seguito dell’impatto, ricadde placidamente sul corpo ancora caldo dell’animale mentre una mano rovinata dall’incuria si stringeva attorno alle zampe e sollevava quel cadavere per poi gettarlo in un sacco di iuta.

Nell’aria riecheggiò una risatina divertita mentre il sacco veniva sollevato da un Beta dall’aria stupida, i cui capelli neri risaltavano particolarmente sulla pelle chiara; il ragazzo si schiarì la gola e sputò a terra un grumo di catarro prima di voltarsi e dirigersi rapidamente tra le abitazioni dove, nascosto nell’ombra, si trovava un Alpha comodamente appoggiato al muro, nella mano destra stringeva ancora il moschetto con cui aveva sparato.
 
 

«Non sbagli un colpo eh, Theo?» domandò il Beta con sguardo adorante, non perdendosi il sorrisetto soddisfatto che tirò le labbra dell’Alpha «Sia di caccia che di Omega, vai sempre a segno!» esclamò dandogli delle gomitate al fianco con aria allusiva; Theo, però, corrucciò le sopracciglia e si passò la mano libera tra i capelli biondi prima di sbuffare una risata.

«Sei geloso, Donovan?» chiese con fare ovvio prima di sollevare lo sguardo verso Mieczyslaw che, incurante di tutto, stava camminando tranquillamente in mezzo alla strada.

«Tutti sono gelosi del grande Theo!» esclamò euforico il Beta, incurante del fatto che l’amico fosse più interessato alla propria immagine riflessa dal vetro di una finestra rispetto a lui.

«Fanno bene.» disse l’Alha con un ghigno sul volto «E sai chi sarà la mia prossima preda?» domandò afferrando Donovan per un braccio e puntando Mieczyslaw con il moschetto, facendo spalancare la bocca al Beta che lo fissò come se fosse impazzito.

«Lo strambo?» domandò dopo qualche attimo.

«È l’Omega più bello che io abbia mai visto e non merito il meglio io?!» urlò irritato mentre stringeva la presa sull’arma da fuoco.

«C… C… Certo! Ma io credo che…» Donovan, però, venne spinto malamente al suolo da un Theo piuttosto furioso il quale, subito dopo, annusò l’aria e si massaggiò la patta dei pantaloni per alleviare quell’accenno di erezione provocata dai ferormoni di quel piccolo e sexy Omega presuntuoso.
 
 

L’ho detto subito dal primo istante!
Non è possibile sbagliar…
Così belli non ce n’è!
È avvenente quanto me, sono certo lo desidero sposar!
 
 


Con un colpo di reni, Theo si scostò dal muro e si sistemò il moschetto alla schiena prima di camminare verso la strada per poi iniziare l’inseguimento di Mieczyslaw il quale, ignorante di tutto, stava cercando di evitare la calca di gente per raggiungere la propria abitazione; a nulla servirono le urla di Theo, visto che il vociare riusciva perfettamente a impedire all’Omega di udirlo, e sbuffando infastidito l’Alpha afferrò rudemente il suo amico e lo spinse contro la gente, creandosi un piccolo varco in quel muro di persone e ormoni.

La marcia dell’Alpha, però, venne bloccata da un gruppetto di Omega che iniziò a spandere nell’aria i propri ferormoni nel disperato tentativo di attirare l’attenzione di Theo; il ragazzo, infatti, sorrise affabile e iniziò a carezzargli il collo prima di annusare a fondo quegli odori che gli provocarono immediatamente un’erezione marmorea. In altre circostanze, come d’abitudine, avrebbe portato gli Omega nella taverna in cui abitava e si sarebbe sfogato con loro ma in quel momento la sua mente era incentrata su Mieczyslaw il quale si era finalmente liberato dalla calca e stava proseguendo spedito verso la propria abitazione, fatto che spinse Theo a districarsi da quel mare di libido per riprendere la sua marcia.
 
 

 
È lui! Mio Dio! No, non tremare!
Lord Theo è proprio chic!
Orsù, cuor mio, non impazzire…
Non c’è un altro Alpha forte come lui!
 
 


«Fatemi passare! Permesso! Toglietevi di mezzo! Fatemi passare! Dannazione, levati dai piedi!» sbraitava Theo ma, oltre a ricevere numerose occhiate infastidite, non ottenne molti risultati; perfino Donovan provò ad aiutarlo nel districarsi nella folla ma gli inglesi parevano sordi alle loro richieste e alla fine, sbuffando sonoramente, l’Alpha si decise a proseguire tra spallate e spintoni, benedicendo nuovamente la sua mole per facilitargli il compito.
 
 

 
La vita deve darmi un po’ di più!
Vedrai che il mio sposo sarai tu!
 
 


«Law! Ehi, Law! LAW!» Mieczyslaw sbuffò sonoramente nel riconoscere la voce dell’Alpha e si fermò, ben consapevole che quell’idiota l’avrebbe seguito fin dentro casa se l’avrebbe ignorato «Finalmente posso specchiarmi in queste splendide pozze color fango!» l’Omega roteò gli occhi e sospirò rumorosamente prima di tornare a guardare l’altro che, nel frattempo, aveva iniziato a sorridere come l’idiota che era, affiancato da quell’altro imbecille di Donovan.

«Ciao Theo…» sbuffò solamente Mieczyslaw, facendo sorridere ancor di più l’Alpha.

«Dove se ne va un Omega carino come te? Tutto solo per giunta!» esclamò Theo iniziando a camminargli attorno, come un lupo con la sua preda, facendo innervosire Mieczyslaw sempre di più.

«Non sono fatti tuoi.» rispose il ragazzo fra i denti.

«Ma in biblioteca!» rise sguaiatamente Donovan, venendo accompagnato dalle risate dell’Alpha.

«Oh, Law…» sussurrò Theo dopo che si fu ricomposto «Un Omega non dovrebbe leggere!» disse afferrando al volo il libro, incurante dei tentativi di Mieczyslaw di riprendersi il volume «Non ci sono neanche le figure, che li prendi a fare?!» urlò con aria disgustata prima di lanciare lontano il libro, facendolo finire in una pozza di fango «Tutta la città ne parla male, sai?» Mieczyslaw lo fulminò con lo sguardo quando questi decise di bloccarlo afferrandogli le spalle.

«Sai quanto me ne importa?» chiese retoricamente l’Omega tentando di divincolarsi dalla presa, incurante dei segni che sarebbero rimasti sulla sua pelle chiara.

«Oh, oh, oh!» urlò Donovan riprendendo a dare delle gomitate nel costato dell’amico «Che peperino!» disse per poi scoppiare nuovamente a ridere «Nel calore devi essere una bomba!» Mieczyslaw digrignò i denti e gli pestò un piede, facendolo urlare di dolore e costringendolo ad allontanarsi; Theo si morse le labbra, eccitato da quel comportamento così insolito per un Omega, e allentò appena la presa dalle spalle del ragazzo, non desiderando un calcio nelle palle da quest’ultimo.

«Perché non ti concentri su qualche cosa di più bello? Tipo me!» disse Theo sorridendogli maliziosamente; Mieczyslaw, però, assunse un’espressione schifata e riuscì a liberarsi dalla presa prima di correre a recuperare il suo libro per poi ripulirlo con la maglia che indossava, notando come il fango non avesse sporcato l’interno delle pagine ma solamente i bordi «Io sono il tuo sogno, Law! Accettalo e leghiamoci!» esclamò allargando le braccia, facendo sospirare tristemente l’Omega.

«Che ne sai dei miei sogni, Theo?» domandò Mieczyslaw mentre si incamminava nuovamente verso casa.

«So che li popolo!» rispose Theo andandogli dietro «Perché non vieni alla taverna per ammirare i miei muscoli e i miei trofei di caccia?» domandò togliendosi la maglia e mostrando all’Omega gli addominali sviluppati e il petto peloso; Mieczyslaw, però, sospirò nuovamente e scosse il capo, per nulla impressionato dal giovane.

«Bello e senza cervello…» brontolò il ragazzo, incurante di poter essere sentito dall’altro «Non posso, Theo, devo aiutare mio padre.» disse con noncuranza.

«Il vecchio pazzo!» urlò Donovan per poi scoppiare a ridere insieme all’amico; Mieczyslaw si voltò di scatto, infuriato come non mai, e afferrò meglio il libro che aveva in mano prima di lanciarlo contro Theo, colpendolo in piena faccia con la copertina rigida. L’Alpha smise immediatamente di ridere e si allontanò di qualche passo, massaggiandosi la faccia indolenzita.

«Idioti cafoni!» urlò furioso Mieczyslaw mentre recuperava il proprio libro e lo agitava davanti ai due «Mio padre è un genio! Non osate deriderlo!» sbraitò prima di voltarsi e iniziare a correre verso la propria casa, benedicendo il fatto che tra lui e Theo si era frapposta la folla intenta a fare compere.

«Vieni, Don, andiamo da quegli Omega e portiamoli alla taverna. Devo svuotarmi le palle.» borbottò Theo mentre tornava indietro, subito seguito dall’amico.
 


 
Ma guarda che ragazzo stravagante…
Così carini non ce n’è!
Ma la gente che c’è qua vedrai non capirà!
Questa sua originalità…
Lui è bizzarro e atipico, insolito ed eccentrico…
È Law!
 

 

Borbottando tra sé e sé riguardo quell’odiosa situazione che sfortunatamente era costretto a vivere quotidianamente, Mieczyslaw si ritrovò a pensare alla possibilità di rifugiarsi in qualche convento e ricorrere alla clausura visto che le possibilità di tornare nella sua amata Varsavia erano quasi nulle e non voleva neanche prendere in considerazione gli Alpha presenti in quel posto; nonostante Theo fosse l’unico che ci provasse spudoratamente con lui, non dimenticandosi mai di denudarsi ogni volta potesse, ma gli altri babbei non facevano altro che irritarlo oltre ogni limite! I fischi riusciva anche a sopportarli ma purtroppo i trogloditi con cui aveva a che fare preferivano sempre allungare le mani e palparlo poco educatamente, infastidendolo e facendolo sentire sempre come un pezzo di manzo pronto per essere cotto.

Non mancavano poi i commenti riguardanti il legame, i quali s’incentravano costantemente sul desiderio Alpha di piegarlo e sottometterlo, annullando la sua personalità e assoggettandola a quella del compagno; Mieczyslaw scosse violentemente il capo mentre un paio di calde lacrime iniziavano a bagnargli le guance, sfuggite al suo controllo a causa della frustrazione provata e mischiata al senso d’inutilità che gli permeava l’animo a ogni scontro con gli Alpha. Singhiozzando, giunse davanti la porta di casa e benedì l’assenza del padre – visto che non avrebbe lasciato correre e si sarebbe prodigato nel sommergerlo di domande a cui non si sentiva pronto a rispondere – prima di posare il libro stropicciato sul tavolo della sala da pranzo per poi correre in cucina, lavandosi il volto affinché venissero eliminate tutte le tracce di tristezza e dolore presenti; solamente dopo qualche attimo, l’Omega si rialzò e fissò il proprio riflesso nel vetro della cucina, sospirando subito dopo con aria stanca.

Voleva tornare a casa, alla sua vera casa, ma sapeva benissimo che non poteva farlo; così, indossando il sorriso più sincero che potesse tirar fuori in quella situazione, uscì dalla stanza e si recò nel piccolo laboratorio dove suo padre era ancora immerso nel lavoro. Lo trovò, infatti, intento a maledire la sua nuova macchina taglialegna, il volto sporco di grasso e fuliggine mentre i vestiti erano stappati in più punti; ridacchiando, l’Omega palesò la propria presenza e donò un piccolo bacio sulle guance del padre, strappandogli un sorriso.
 
 

«Problemi?» domandò Mieczyslaw con nonchalance mentre si poggiava contro il tavolo da lavoro ingombro di strumenti.

«Problemi? PROBLEMI?!» sbraitò Noah prima di calciare la sua nuova invenzione «Questa dannatissima macchina non vuole proprio funzionare! Sono settimane che ci lavoro e non sono ancora riuscito a farla funzionare a dovere!» esclamò fissando furentemente la macchina e indicandola con il braccio sinistro «Sarò costretto a spedire una missiva urgente all’ideatore della fiera, comunicandogli che ci sono stati contrattempi e non riuscirò a presentarmi…» Mieczyslaw roteò gli occhi alla teatralità paterna e gli si avvicinò prima di abbracciarlo per poi baciandolo nuovamente, donandogli nuovamente il sorriso.

«Ce la farai…» sussurrò l’Omega prima di sciogliere l’abbraccio «Sei il miglior inventore che conosca e solamente tu puoi far funzionare questa macchina!» lo elogiò con un sorriso compiaciuto, il quale crebbe enormemente quando vide un delicato rossore tingere le guance dell’Alpha.

«Ne… Ne sei sicuro?» chiese Noah, ricevendo un cenno d’assenso da parte del figlio «Allora passami la chiave a molla!» l’uomo si tirò su le maniche e, una volta ottenuto l’oggetto, si sdraiò e scivolò sotto la sua macchina, cominciando a ultimare le ultime modifiche «Com’è andata?» domandò dopo qualche attimo, increspando le sopracciglia quando udì lo sbuffo del figlio.

«Come sempre…» sospirò sconsolato Mieczyslaw, incrociando le braccia al petto e abbassando appena il capo.

«Sai… C’è un Alpha, Theo mi sembra si chiami…» sussurrò con calma Noah, temendo di scatenare una delle solite reazioni esagerate di suo figlio; Mieczyslaw, infatti, nell’udire quel nome s’irrigidì e sollevò di scatto il capo per poi folgorare il padre, temendo dove sarebbe andato a parare il genitore «Mi è parso di capire che sia molto carino e che abbia molti pretendenti…» l’Omega sbuffò di nuovo e roteò il capo, ragionando sul fatto che la bellezza dell’Alpha era completamente oscurata dalla sua stupidità e arroganza le quali, in una combo del tutto orribile, gli facevano morire gli ormoni ogni volta che lo vedeva «E ho sentito che è interessato a te! Sai, potrebbe presentarsi per una cena di legame e…» Mieczyslaw, però, non lo lasciò finire di parlare e si scostò con forza dal tavolo per poi iniziare a camminare nervosamente per il laboratorio, prendendo a calci qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.

«PAPÀ!» sbraitò infatti il ragazzo «QUEL THEO È UN IDIOTA! NON VOGLIO LEGARMI A LUI, RITROVANDOMI CON CHISSÀ QUALE MALATTIA ADDOSSO E COMPLETAMENTE SUCCUBE DI QUEL… DI QUEL… DI QUEL DEFICIENTE!» sputò inviperito, folgorando con lo sguardo il viso intristito del padre che, terminati i lavori, si era rialzato.

«Stiles, la stagione degli amori si avvicina…» gli ricordò per l’ennesima volta l’Alpha e Mieczyslaw sbuffò prima di annuire seccamente «Ne parleremo dopo, ok?» domandò carezzandogli dolcemente una guancia, facendo rinascere il sorriso sul volto del figlio «Ora incrocia le dita per il tuo vecchio!» l’Omega fece quanto detto e si morse il labbro mentre osservava il padre abbassare una leva e far partire il complesso sistema a vapore che poco a poco iniziò a far vivere la macchina; la struttura vibrò pericolosamente ma alla fine, sorprendendo entrambi, l’ascia posta sulla parte anteriore del veicolo iniziò a schiantarsi sui ciocchi posti appositamente sotto la traiettoria «FUNZIONA!» urlò Noah abbracciando suo figlio e sollevandolo da terra e girando su sé stesso, facendo ridere il ragazzo.

«VINCERAI IL PRIMO PIANO!» urlò euforico Mieczyslaw una volta che venne posato al suolo.

«Lo credi davvero?» chiese Noah con gli occhi lucidi, ricevendo in risposta uno stretto abbraccio da parte dell’Omega.

«Ora papà va a lavarti e poi coricati, ti aspetta un lungo viaggio!» disse Mieczyslaw non smettendo un attimo di sorridere «Io ti preparo le vivande per il viaggio, sello Roscoe e preparo il tutto per il viaggio e prima che tu lo chieda: sì, starò bene.» parlò il ragazzo, gesticolando animatamente per tutto il discorso «Ora va!» disse accompagnandolo alla porta d’ingresso.
 
 

Così, mentre suo padre dormiva beato tra le lenzuola, Mieczyslaw si occupò di preparargli dei panini per il viaggio di andata, stipandoli all’interno di un fazzoletto che pose in una sacca marrone da viaggio; successivamente, per nulla stanco, il ragazzo si recò nella piccola stanza posta a poca distanza dalla casa e si occupò di pulire il recinto degli animali, recuperando nel frattempo delle uova, e infine liberò il loro cavallo, Roscoe, dalla staccionata a cui era legato per poi lavarlo e strigliarlo, preoccupandosi di nutrirlo e dissetarlo prima di stendere la vecchia coperta azzurra sul suo dorso e alla fine, soddisfatto del lavoro, lo sellò e lo legò nuovamente per evitare che l’animale fuggisse.

Tutto quel lavoro gli rubò tre ore di tempo e concluso il tutto trovò il padre intento a spostare il macchinario dal laboratorio e lo aiutò a raggiungere le stalle per poi legarlo saldamente al cavallo, il quale nitrì irritato a causa del trattamento; così, dopo essersi salutati e promettendosi a vicenda di fare attenzione, padre e figlio si separarono mentre il Sole pomeridiano illuminava la piccola casa.
 
 



Note: Eccoci qui! Che ne pensate? Nel Classico non viene detto molto riguardo il passato di Belle, perciò ho pensato d’inventare qualcosa al momento per rendere più realistico il background del nostro Stiles e sì, per i primi capitoli mi riferirò a lui con il suo vero nome ma il tutto è voluto; più avanti spiegherò tutto, non voglio farvi spoiler.

Per la caratterizzazione di Stiles ho tentato di simulare tutto lo schifo che molte donne e ragazze sono costrette a subire nel quotidiano, tra attenzioni non richieste e atteggiamenti da trogloditi, quindi spero di non aver esagerato o sbagliato in qualche modo, inoltre, se dovessi aver offeso qualsiasi lettore o lettrice chiedo subito scusa e, in tal caso, vi invito a contattarmi per spiegarmi il vostro punto di vista per poi cambiare il testo.

 
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia in una delle categorie di EFP e noi ci vediamo sabato 28 per l’aggiornamento.
 
 

Babbo Dark
   
 
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