Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: LeYla_93    28/03/2020    0 recensioni
A volte una coppia a semplicemente bisogno di ritrovarsi, ma sotto forma di sconosciuti.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Levi Ackerman
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sconosciuti per la seconda volta
 

Non sono mai stato un tipo affettuoso e la nostra relazione ne ha risentito pesantemente. Lo sapeva fin dall'inizio che non ero quel tipo di persona ma in quel periodo ero così pieno di lavoro e stressato da aver superato me stesso. Non mi dimenticherò mai di quel giorno. Appena finito il turno di lavoro ero convito di meritarmi una pausa e ho invitato il mio collega Erwin a bere qualcosa e accettò nonostante la faccia sorpresa.

<>

Non capii molto il senso di quella domanda e mi pento ancora di non aver approfondito.

<>

Mi sentivo in colpa per quello che gli facevo passare, non meritava tutto questo. Tornavo a casa sempre più nervoso, iniziavo delle liti inutili e finivamo nel letto dandoci le spalle. Passai una serata più tranquilla ed ero giunto alla conclusione di prendere un week-end solo per noi due. Entrato in casa, mi cambiai e mi infilai nel letto mentre Eren dormiva serenamente. O così pensavo.

<>

Mi ero dimenticato di avvisarlo. Non cenavamo più insieme visto gli orari e tornavo tardi ma, effettivamente, tornare alle 2 di notte dall'ufficio devo averlo fatto preoccupare.

<>

Non feci in tempo a finire la frase che mi diede uno schiaffo in pieno viso.

<>

Accesi la luce e rimasi sconvolto dall'espressione sul suo viso. Dopo un sospiro mi guardò negli occhi e mi disse testuali parole:

<>

A differenza mia Eren era un tipo romantico, teneva alle piccole cose ed ancora di più quando le facevo io perché ne riconosceva lo sforzo, ma non era mai stato un tipo geloso e non era mai arrivato al punto di lasciarmi. Per la prima volta nella mia vita ho avuto paura. Paura di perderlo.

<> dissi in preda all'ansia

<> urlò sull'orlo delle lacrime << Sai almeno che giorno è oggi?>>

<> non riuscivo a capire dovevamo andare da qualche parte? Vidi il suo sguardo passare dall'orologio a me.

<>

Decisi di passare sopra a quell'insulto. Già la situazione stava degenerando.

<> Mi bloccai. Avevo scritto più volte quella data sui vari documenti ma non mi era passato neanche per l'anticamera del cervello che era il giorno dedicato a quella pagliacciata di festa consumistica degli innamorati. Sinceramente non me ne fregava nulla e l'amore non si dimostra regalando fiori e cioccolatini in quella occasione ma per Eren era invece una ricorrenza importante. L'anno scorso l'avevo portato a mangiare fuori come una qualunque serata ma era felice invece stavolta ero uscito a bere con un mio collega come se niente fosse. Ora la domanda di Erwin di uscire con Eren aveva un senso.

<> Aveva le lacrime agli occhi dal nervoso. 

<> Provai a calmarlo ma si infuriò ancora di più e contro ogni aspettativa non disse più nulla e si rimise a letto addormentandosi. La mattina dopo se ne era andato portando via il minimo indispensabile. 

----------------------------------

La casa era diventata fin troppo grande per una sola persona e ci trascorrevo il meno tempo possibile. I miei amici mi avevano consigliato di trasferirmi in un appartamento più piccolo anche se sapevo che la vera ragione era un'altra, non riuscivano più a vedermi così legato a quella casa dove c'erano troppi ricordi che mi facevano soffrire.

<> Erwin si riferiva a dei vestiti e altre cose di poco valore che Eren aveva lasciato qui. Tra queste era compreso anche il nostro anello di fidanzamento.

<> la buttai lì.

<> quella era una coltellata dritta al petto da parte sua.

<>

<> ogni tanto Erwin tira fuori questo discorso che io odiavo. <>

<> Ero allibito. Non ero certo il tipo da fare quel genere di cose.

<> il suo sguardo era supplicante.

<> Speravo con tutto il cuore di non pentirmene.

Ero al bancone, lo sconosciuto che stavo aspettando era in ritardo di almeno un quarto d'ora e questo non faceva che peggiorare il mio già cattivo umore. In quel momento volevo solo andare a casa, ma non quella casa fredda che mi aspettava ogni giorno ma quella dove un moccioso patentato mi aspettava anche solo per litigare.

<> Un suono dolce come il miele per le mie orecchie, una voce che mi riempì il cuore di malinconia e sentii il petto bruciare. La sentivo ancora nei miei sogni mentre gemeva il mio nome nel buio della nostra camera o impastata la mattina. A volte anche quella voce irritante di quando iniziava a parlare a macchinetta.

Si è seduto vicino a me e non osavo muovermi. Avevo paura che se mi fossi girato tutto sarebbe andato in frantumi; solo quando mi mise davanti la tazzina di caffè mi voltai.

<> Volevo dirgli tante cose, volevo chiedergli scusa e volevo urlagli contro contemporaneamente ma questo è tutto ciò che uscì dalla mia bocca facendomi fare la figura del deficiente.

<> disse tranquillamente <

<> Non volevo pensasse male, insomma, dopo tre anni è più che normale uscire con qualcun altro ma continuavo a sentirmi come se lo stessi tradendo.

<>

Rimasi a bocca aperta, non me l'aspettavo e sentivo il mio petto riempirsi di speranza. Quella sera parlammo tanto di cosa avevamo fatto in quei tre anni e ho scoperto che il motivo per il quale mi aveva lasciato andava ben oltre a quello che pensavo. Era andato in Germania per fare un master che desiderava fare da tempo e quando ha deciso di parlarne con me del suo desiderio l'avevo praticamente ignorato. In pratica prima che mi lasciasse non parlavamo più, arrivando a pensare il peggio l'uno dell'altro. Io non ho parlato molto, a parte il lavoro non c'era molto da dire ma ho ricevuto parecchie promozioni. Era bello come sempre con quel suo sguardo così luminoso e volevo che quella serata non finisse mai. Quando mi riaccompagnò a casa dopo una cena al ristorante ho provato un forte senso di malinconia. Andai contro il mio orgoglio, lo presi per il bavero della camicia e lo baciai. Era un bacio di scuse che non riuscivo a dire a parole e da un bacio lento e dolce si trasformo velocemente in un bacio ben più passionale. Ci separammo poco volentieri per mancanza d'aria e in seguito mi diede un bacio dolce sulla fronte. 

<> disse.

Non capivo. Non se ne poteva andare così, anche se ne aveva tutti i motivi e la mia espressione smarrita lo invitò a continuare.

<> disse ironico.

Risi e accettai volentieri un secondo appuntamento, ricominciare da capo era la cosa giusta per entrambi. Ma il pensiero di come l'avevo trattato prima della nostra rottura era un peso non indifferente.

<

<> disse con fare filosofico mentre se ne andava salutandomi con una mano.

Nemmeno una giornata insieme e mi faceva arrabbiare come prima. "Pensaci" che razza di risposta era? Cosa significa "è semplice", nella sua testolina niente era semplice. Era una domanda importante per me visto che alla fine mi ha sempre sopportato nonostante il mio caratteraccio, il mio essere orgoglioso e poco attento ai dettagli al quale teneva. Eppure ha sempre sopportato ed era tornato da me anche se l'avevo deluso perché alla fine mi amava come nessun altro. Mi bloccai, adesso avevo capito e sorrisi tra me e me rientrando in quella casa non più tanto fredda e ricca di dolci ricordi.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: LeYla_93