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Autore: Gatto1967    29/03/2020    2 recensioni
Dopo che è stata adottata dagli Andrew/Ardley che dir si voglia, Candy e i suoi cugini adottivi vengono mandati a studiare in Inghilterra al prestigioso istituto Royal Saint Paul School. La sera di capodanno sul ponte della nave Candy vede un misterioso giovane che guarda il mare nebbioso e piange…
Se, vabbè! Ma questa storia la conosciamo già!
Il giovane è un nobile inglese che Candy ritroverà nel suo istituto e…
Sì lo so, la premessa è quella, ma se non ci fosse qualche differenza rispetto alla storia originale, che fanfiction sarebbe?
E in effetti una differenza c’è, ed è una differenza non da poco che cambierà, anzi stravolgerà le carte in tavola.
Candy sarà chiamata a fare una scelta, quale scelta? E cosa sceglierà?
Quante domande lettrici e lettori! Forse è meglio se leggete questa storia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I giorni passavano e Candy si tenne alla larga da Annie, così come d’altronde voleva lei. Soffriva per quella situazione ma fece buon viso a cattivo gioco.

La sua amicizia con Patty andava consolidandosi e la ragazza aveva di che consolarsi, solo le dispiaceva per Annie. La sapeva sola nelle grinfie di Iriza Legan, e di Iriza non ci si poteva certo fidare.

Venne a sapere che Annie già da diverso tempo scriveva ad Archie che aveva conosciuto in America nel periodo in cui lei lavorava dai Legan. E capì anche che Archie non apprezzava granché questa corrispondenza, ma poi li vide chiacchierare insieme appena fuori dalla chiesa una domenica mattina.

Quanto avrebbe voluto andare da Annie ad abbracciarla e chiederle come stava! Ma sapeva che lei voleva a tutti i costi nascondere le sue origini di orfana.

 

Una notte Candy dormiva tranquillamente nel suo letto, quando la porta della sua stanza si aprì cigolando.

La ragazza si svegliò di soprassalto.

-Chi… chi è la?-

Accese un lume che teneva sul comodino vicino al letto e riconobbe la persona che stava davanti a lei.

-Signor Grandchester! Cosa fa qui?-

Come la vide Terence ebbe un sussulto, ma fece anche cenno alla ragazza di fare silenzio. Se le suore lo avessero trovato lì, avrebbero avuto grossi problemi.

Rapidamente chiuse la porta mentre Candy indossava una vestaglia che teneva su una sedia e si avvicinò al ragazzo che vedeva barcollare.

-Signor Grandchester! Perché è venuto nella mia stanza?-

-È stato un errore! Una persona mi ha aiutato a entrare di nascosto nel collegio ma ha sbagliato ala. La tua stanza poi è nella posizione della mia nell’altro edificio e così non mi sono reso conto dello sbaglio finché non ti ho vista.-

-Che ha fatto signor Grandchester? È ferito?-

-Oh senti! Chiamami Terence, sennò non finiamo più!-

-D’accordo, ma cosa ti è successo?-

-Stasera sono uscito dal collegio di nascosto dalle suore, e sono andato a bere in un locale-

-Si sente!- il ragazzo infatti emanava un forte odore di alcool

-Lì ho litigato con alcune persone e ci ho fatto a botte, ma erano in tre e uno di loro aveva un coltello. Potevano uccidermi ma un uomo è giunto in mio aiuto e mi ha salvato. Poi mi ha accompagnato fin qui, ma ha sbagliato lato, o forse mi sono sbagliato io nel dargli le indicazioni.-

-Fammi vedere questa ferita… non è un taglio profondo ma sarebbe bene disinfettarlo.-

-Non puoi certo chiamare le suore! Avresti dei seri problemi se mi trovassero qui!-

-Intanto fasciamo questa ferita con un fazzoletto, e poi uscirò dal collegio per andare a cercare una farmacia.-

-Cosa? Ma non puoi! Con me Suor Gray chiude un occhio per via delle donazioni che mio padre fa’ a questo istituto, ma con te…-

-Non preoccuparti.- rispose lei mentre si vestiva davanti allo stupefatto ragazzo -Farò in fretta e nessuno si accorgerà di niente.- 

E prima che Terence potesse fermarla Candy uscì dal balconcino per sparire in un lampo.

 

Camminando per le strade di Londra Candy si rese conto di essere una straniera in una città a lei assolutamente sconosciuta e di non sapere minimamente dove dirigersi senza perdersi. Ebbe anche paura a chiedere informazioni ai passanti: le persone che vedeva per strada non le sembravano per niente rassicuranti. Ubriaconi, gente che sembrava uscita di galera.

Poi all’improvviso qualcuno la chiamò.

-Candy! Fermati!-

Lei si fermò ma si chiese anche chi potesse essere a chiamarla.

-Io non conosco nessuno a Londra! Chi siete? Fatevi riconoscere!-

Vide alle sue spalle un bel ragazzo biondo e con i capelli lunghi, volto sbarbato e vestito in modo semplice e informale.

-Candy, non mi riconosci? Sono Albert!-

Se non riconosceva il volto sbarbato e pulito del ragazzo davanti a lei, ne riconobbe però la voce, e in men che non si dica corse ad abbracciarlo.

 

Camminando per le strade di Londra Candy e Albert si raccontarono i motivi della loro presenza a Londra.

-Così gli Andrew ti hanno mandata a studiare a Londra. E il tuo amico Anthony come sta?-

-Anthony sta meglio. La gamba gli fa ancora male ma i medici dicono che guarirà del tutto. Non ricorda niente dell’incidente, ma tutto sommato non è neanche un male. Ultimamente è diventato un po’ scontroso e irritabile. Mi ha fatto una scenata solo perché parlavo con un ragazzo del collegio.-

-Candy, state crescendo. Sono cose normali…-

-Oh mio dio Albert! Stavo dimenticando: mi serve una farmacia!-

-Una farmacia? Per quale motivo?-

-Un mio amico è stato ferito e gli serve una medicina per disinfettare la ferita!-

-Vieni con me! Conosco una farmacia aperta tutta la notte.-

 

In men che non si dica Candy rientrava al collegio aiutata dal suo amico Albert. Ma nel rientrare in stanza si accorse che Terence era sparito. Probabilmente si era sentito meglio ed era tornato nella sua stanza.

Lei si infuriò: era uscita di notte dal collegio rischiando severe punizioni e lui non l’aveva nemmeno aspettata!

Per poco Suor Margaret non la scoprì che era vestita di tutto punto a quell’ora della notte, e lei riuscì a salvarsi infilandosi a letto e simulando di parlare nel sonno.

 

Solo dopo qualche giorno rivide Terence. Stava decisamente meglio, ma non ci pensò nemmeno a ringraziarla per quello che aveva fatto quella notte.

 
   
 
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