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Autore: Elena 1990    29/03/2020    1 recensioni
L'immortalità è un dono e una maledizione. Shadow e Knuckles lo sanno meglio di chiunque altro, e benchè la vivano in modo diverso, essa li ha uniti come non avrebbero mai immaginato.
In un futuro lontano e con una nuova minaccia alle porte, difenderanno il loro mondo. Devono. Lo hanno promesso.
Ma quanto vale una promessa vecchia un millennio?
E soprattutto, ciò che li attende è davvero un nemico come tanti?
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Knuckles the Echidna, OC, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 11: libri e volti
Alexi si svegliò presto e si guardò intorno: Shadow dormiva, e Knuckles non era ancora tornato.
Sorrise.
Prese carta e penna dal suo zaino, insieme ad un quaderno dove conservava il poco che Silver gli aveva insegnato sulla lingua echidna.
Si avvicinò alla parete con il grande mosaico. Sapeva che si trattava della profezia su Sonic e con l'argomento già noto, era più facile da tradurre.
Avrebbe poi usato le conoscenze acquisite per tradurre le parole sugli altri affreschi. Si sedette a scrivere e dopo qualche ora, ricavò un testo coerente:

Quando il sole concluderà il trentaseiesimo ciclo, una minaccia giungerà dal mare.
Dirà il vero e dirà il falso. Avanzerà celando le intenzioni.
L' ombra si allungherà sulla pietra madre, ma il Figlio dei Venti riporterà la luce.


Alexi sorrise, soddisfatto del suo lavoro, anche se aveva dato un senso solo ad una piccola parte delle iscrizioni intorno al mosaico.
Desiderava mettersi alla prova con qualcosa di ignoto, così camminò fra gli affreschi. Si fermò di fronte ad uno di essi: ritraeva un echidna in un'armatura d'oro e vesti blu, con un'asta in mano e una maschera che ricordava quella di un faraone egizio.
L'energia verde lo avvolgeva facendolo risaltare sul nero dell'eclissi alle sue spalle.
Sotto di lui si stendeva un paesaggio di cenere e rovine, da cui spuntavano quelli che sembravano germogli.
Alexi decise di tradurre le scritte intorno ad esso. Ci mise tutta la sua pazienza e buona volontà ma alla fine, oltre al mal di testa, rimediò solo una parola.

Enerjak

– Che diamine vuol dire? – sussurrò e sollevò lo sguardo sulla figura nell'eclissi – Forse è il nome di quel guerriero. O il termine echidna per Apocalisse, o qualunque cosa rappresenti al paesaggio.
– Ehi che fai?
Alexi balzò stringendo al petto gli appunti, voltandosi e trattenendo un grido.
Si lasciò cadere, prima seduto e poi sdraiato, quando vide Nadia.
Lei lo osservò dall'alto, mentre riprendeva colore.
– Pensavo fossi il maestro Knuckles. – disse il procione, rilassandosi.
Tornarono ai loro zaini e si sedettero a mangiare qualche merendina per colazione.
– Dici che piove ancora? – chiese Nadia.
– Non lo so. Da qui non riesco a sentire i tuoni.
Nadia fece spallucce – Magari ha smesso.
– Non credo. Knuckles non è ancora tornato. Tanto meglio, perchè voglio tradurre altri affreschi. – le mostrò loro gli appunti. – Ero curioso e mi annoiavo, così ho voluto provare.
– Che vuol dire “Enerjak”?
– Non lo so. Forse è un nome. L' ho trovato lì. – indicò l'affresco con l'eclissi.
– Potremmo chiedere al Maestro Knuckles. – disse Nadia ma Alexi scosse subito il capo.
– No. Se glielo chiedo scoprirà che ho tradotto gli affreschi.
– E si arrabbierà – finì Nadia – Si arrabbia per tutto.
– Nah. Lo fa solo se non facciamo quel che dice.
– Il che include non toccare, non guardare, non muoversi, non parlare – Nadia sbuffò – Per fortuna si è scordato che respiriamo.
Alexi rise ed infine si alzò – Non so te, ma io voglio saperne di più su questo posto. Chissà quando ci torneremo.
– Probabilmente mai. – fece Nadia, alzandosi – Sono con te. Esploriamo.

– Questo posto è enorme. – mormorò Nadia
– Già. E guarda questi archivi. – replicò Alexi
I due erano usciti dalla sala principale imboccando il corridoio sulla destra e ritrovandosi in una stanza grande quasi quanto la precedente e su due livelli, dove gli affreschi lasciavano il posto a librerie a muro contenenti libri e pergamene.
– Queste pergamene sembrano antiche – commentò Alexi.
– Ehi guarda. – Nadia indicava i libri. Alexi notò subito che per ogni libro c' erano due copie: una era l' antico tomo echidna mentre quella a fianco era molto più recente e scritta nella lingua comune. Allungò la mano e prese uno dei libri più recenti, aprendolo delicatamente.

Miti e leggende della tribù dell' est
Traduzione a cura di Knuckles the echidna


– E' di Knuckles. – disse il procione e voltò lo sguardo sugli scaffali – Ha tradotto tutti questi libri. Deve aver impiegato decenni. – sfogliò il libro – Ci sono anche le figure. Scommetto che sono fedeli a quelle originali.
– Vuoi dire che ha ricopiato e tradotto tutto? – fece Nadia.
– Sembra di sì. Mi chiedo se – Alexi allungò la mano verso il tomo più antico scritto in echidna e lo aprì.
– Attento.
Alexi girò le pagine con delicatezza – La lingua è diversa ma la mano è la stessa. Deve aver creato delle copie prima che gli originali si deteriorassero. – la guardò – Non ha custodito solo il Master Emerald, ma anche la storia e la cultura del suo popolo. Hai idea del valore storico di questo posto?
Nadia guardò l'archivio e poi la porta spalancata sul corridoio. – Knuckles ci ammazza se ci trova qui.
- Puoi dirlo forte.
L'umana rimise a posto i libri – Torniamo al salone e prendiamo una direzione diversa.
Alexi sembrò riluttante. Volse di nuovo lo sguardo ai libri e notò qualcosa – Aspetta un attimo. – allungò la mano, scorrendo i libri con il dito fino a uno in particolare, con a fianco uno spazio vuoto. – Guarda, questo non ha la copia tradotta.
Il libro a fianco però l' aveva, come i seguenti e quelli attorno.
– Che strano.
– Dici che non l'ha tradotto di proposito? Maestro Shadow dice che ci sono cose che Knuckles non racconta. – un'idea balenò in testa all'umana, tanto folle quanto pericolosa. – Pensi di poterlo tradurre?
Alexi la guardò come se avesse pronunciato una formula proibita. Dopo un attimo di incredulo silenzio rispose – Non lo so. E in ogni caso, Knuckles si accorgerà che manca se lo porto con me. A meno che – prese il libro e si guardò attorno. C'erano diverse pile di libri accatastate contro gli scaffali. Alexi ne prese uno e lo mise al posto di quello non tradotto – Se non ha intenzione di tradurre questo libro, non dovrebbe accorgersi della differenza. Sono tutti rilegati con la stessa pelle. – guardò il libro antico nelle sue mani e rabbrividì. Poteva ancora rimetterlo a posto, tornare sui suoi passi.
Ma la curiosità era troppo forte. L'idea di mettersi alla prova, di leggere e tradurre un autentico tomo echidna, era una tentazione troppo forte.
Mise il libro nello zaino. – Andiamo.

Tornarono nel salone e presero il corridoio che andava nella direzione opposta. Questo sbucava in un secondo tunnel laterale ad arco, immerso nell'oscurità. Nadia prese il suo cellulare e usò la luce per illuminare la via: una fila di piastrelle che si allungava circondata da vasche d'acqua. Agli angoli di ogni vasca, contro le pareti, c'erano colonne di pietra e fra le colonne, un affresco. Su ogni colonna c'era uno specchio.
Nadia notò che tutti gli specchi erano rotti e anche gli affreschi erano danneggiati in molti punti, ma non per il tempo: era come se qualcuno li avesse colpiti con un martello.
Alexi mise i piedi nell'acqua e camminò costeggiando gli affreschi. – Che strano. Di solito in posti come questo vedi scene di vita quotidiana, celebrazioni e rituali. Questi invece sembrano ritratti. E sono tutti rotti all'altezza del volto.
– Alexi, vieni qui!
Nadia aveva raggiunto la fine della passerella di pietra. Lì c' era una stele in pietra nera piena di iscrizioni, così tante che risultava difficile leggerle tanto erano vicine. Ma Nadia puntava il fascio di luce sulla parete, sui volti dell'unico affresco ancora sano.
– Sonic, Tails, e Silver. – fece Alexi.
– Dovremmo davvero uscire da qui. – disse Nadia.
– Un attimo solo. – Alexi guardò la stele. – Quel tuo dispositivo scatta fotografie, vero?
Nadia annuì.
– Me lo presti? Voglio fare una foto.
– Sei impazzito?
– Per favore. Voglio sapere cosa c'è scritto lì sopra. O almeno farmi un' idea.
Nadia riflettè, poi sospirò e porse il cellulare ad Alexi. Il procione mise bene a fuoco le scritte e scattò la foto, poi restituì il telefono – Andiamo, torniamo al salone.
  
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