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Autore: _Eclipse    29/03/2020    1 recensioni
Dal capitolo 8:
-Ci sono venti di tempesta che si avvicinano, ormai salpo molto più di frequente, le esercitazioni sono più durature e in maggior numero. Questo addestramento vuol dire solo una cosa, il conflitto si estenderà, dove non lo so, ma ci sarà qualcuno di potente- Hiroto sospirò.
-Se vi è tempesta, all’orizzonte, non importa quanto forte soffierà il vento, quanta pioggia cadrà a terra, quanta sofferenza e distruzione causerà. Alla fine tornerà a splendere il sole e sarà allora il momento di ricostruire ciò che è caduto e preservare ciò che è rimasto. Imparare dai nostri errori e prevenire un nuovo disastro- rispose Shirou.
****
-Possiamo agire come una piovra e allungare i nostri tentacoli sul continente e sulle isole del Pacifico. Per i primi sei o dodici mesi di guerra potremo conseguire una vittoria dopo l'altra, ma se il conflitto dovesse prolungarsi, non ho fiducia nel successo- parole dure, pronunciate davanti al governo, ai generali, ammiragli e all'imperatore in persona, come se fosse un ultimo tentativo per rigettare un conflitto.
-Allora sarà vostro compito assicurarvi la vittoria assoluta il prima possibile- replicò il primo ministro.
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Jordan/Ryuuji, Shawn/Shirou, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: Nuove opportunità

 

Non era passato molto tempo, che Atsuya poté finalmente finire gli studi. Si stava preparando per dire ufficialmente addio al proprio dormitorio e ai suoi compagni di stanza, tra cui Iwao nonostante i grandi scontri che ebbe con quest’ultimo.

Finalmente sarebbe potuto tornare a casa per un po’ prima di trovare un lavoro, tuttavia uno dei suoi professori lo richiamò nel suo ufficio.

Il professore era un uomo di mezza età, capelli che si stavano ingrigendo, un paio di occhiali dalla sottile montatura dorata che stavano davanti a degli occhi scuri socchiusi ma attenti a tutto ciò che li circondavano.

Ben vestito con un completo scuro, sedeva dietro una scrivania di legno scuro.

Atsuya invece era dall’altra parte, anch’egli seduto.

-Volevate vedermi professore?- domandò il rosa rompendo quel silenzio imbarazzante.

-Certamente, non sareste qui se così non fosse- il professore era quasi una celebrità tra gli studenti per il suo modo di parlare intricato, quasi come se volesse farsi vanto della sua conoscenza della lingua, oltre che dell’anatomia e della patologia.

Nuovamente cadde il silenzio. Atsuya era palesemente a disagio, non sapeva cosa dire o chiedere o fare. Se ne stava seduto comodo sulla sua sedia spostando di tanto in tanto lo sguardo da un punto all’altro della stanza. Dalla fornita libreria alle spalle del professore alla finestra a lato, alla pianta nel vaso dell’angolo.

L’uomo finì di fumare il sigaro che si stava godendo da quasi un’ora e lasciò il mozzicone finale nel posacenere della scrivania affinché potesse spegnersi da solo poi con un colpo di tosse prese parola.

-Ora possiamo concentrarci sul perché sei qui nel mio ufficio-

Atsuya annuì.

-Atsuya Fubuki, fresco di laurea e quindi giudicato idoneo all’esercizio dell’arte medica, è corretto?-

-Sì è corretto-

Il professore iniziò sistemare alcune carte davanti a sé.

-Lei è anche uno dei migliori studenti del suo corso, i suoi risultati sono impeccabili-

-La ringrazio-

-Per favore non mi interrompa-

Il ragazzo abbassò la testa.

-Il nostro ateneo è noto per l’alta qualità sia dei percorsi di studi che degli studenti stessi, tuttavia non è sempre sufficiente poter accedere ai nostri corsi per essere persone di successo. Vi è sempre margine di miglioramento, sia della persona che del corso. Lei è stato valutato da me e da una commissione di miei colleghi. Noi tutti abbiamo pensato che lei è un candidato idoneo e in possesso delle competenze per poter accedere ad un percorso di tirocinio e studio presso gli Stati Uniti in modo da poter comprendere e apprendere le nuove conoscenze di ambito medico e chirurgico-

Atsuya non credeva alle sue orecchie.

-Quindi volete che io vada in America?-

-La scelta è sua, l’università ha fatto da tramite. Come ho detto in precedenza, c’è margine per migliorare lei ma anche l’ateneo. Se vuole che l’università le dia supporto, deve presentare a noi anche le scoperte scientifiche del mondo Americano ed Europeo. In alternativa può sempre provare a chiedere al governo statunitense il permesso per lavorare e studiare in autonomia, ma in via del tutto confidenziale le posso dire che sarà altamente improbabile-

-E dove andrei? Cosa dovrei fare?-

-Abbiamo dei contatti ad Ohau nelle isole Hawaii. In tale arcipelago vi è una consistente comunità asiatica, giapponese in particolare. Abbiamo i contatti con una clinica del posto e con una persona che può trovarle una sistemazione. Ve la cavate con la lingua inglese?-

-Ho frequentato dei corsi qui all'università, ma è un inglese piuttosto basilare-

-In questo caso se siete d'accordo, credo che potrete avere l'occasione di perfezionare la lingua sull'isola-

-Con tutto rispetto, professore, vorrei chiederle di poter aspettare a darle conferma, vorrei prima parlarne con la mia famiglia- Atsuya era sia amareggiato che eccitato allo stesso tempo. Amareggiato perché si sarebbe dovuto allontanare all'improvviso ma anche eccitato per l'occasione che gli si presentava.

-So bene che non è una scelta semplice… ma badi che non ha molto tempo. Posso venirle incontro, se le sarà più comodo invii un telegramma con la conferma qui all'università. Si ricordi di firmarlo, ma sarebbe meglio se passasse quando è disponibile. Può andare-

-La ringrazio per la fiducia che ha in me- il ragazzo si alzò e si congedò con un profondo inchino.

Potè quindi tornare a finire gli ultimi preparativi e salutare le poche persone rimaste. Decise di non fare parola con loro di ciò che si erano detti lui e il professore.

Entro la tarda mattinata si trovò quindi sulla solita banchina del tram in attesa di quel vagone giallo zeppo di persone ammassate.

Ormai era un passeggero abituale, dopo anni di viaggi, e non gli dava più fastidio il non trovare posto.

Il tragitto era come sempre lento, il mezzo si fermava più volte a far scendere e salire i passeggeri.

Forse quello, sarebbe stato l'ultimo viaggio su quella tratta e con quel tram.

Arrivò alla banchina vicino a casa nel pomeriggio.

Ben vestito, con la valigia in mano e il cappello sulla testa, Atsuya giunse davanti alla porta della casa del fratello. Bussò ed aprì la porta.

-Shirou? Yukimura?- chiamò i loro nomi ad alta voce, ma non arrivava alcuna risposta.

Entrò togliendosi le scarpe. Tutto ciò era strano, lasciare la casa incustodita, sia il cancello che la porta aperti, non era cosa da loro un comportamento del genere. 

Attraversò il disimpegno e il corridoio fino ad arrivare in una sala, una semplice stanza quadrata con pareti bianche e un tatami di bambù e un piccolo tavolo, solitamente utilizzata come sala da pranzo o per il tè.

I due ragazzi erano lì.

-Bentornato dottore!- esclamò Shirou andandogli incontro per abbracciarlo.

-Complimenti Atsuya- esordì Yukimura in modo più sommesso rispetto all'altro.

-Mi avete fatto prendere uno spavento! Vi ho chiamato ma non rispondevate, pensavo vi fosse successo qualcosa!-

-Niente di grave, volevamo solo aspettarti per questo-

L'argenteo si fece da parte per mostrare una serie di piatti sul tavolo.

-Io e Yukimura abbiamo cucinato per tutto il giorno per festeggiare!-

Il volto di Atsuya si dipinse con un'espressione di sorpresa. Sul tavolo vi erano delle specialità di Hokkaido, pesce, carne e anche i dolci come i dango serviti con tè verde.

Il rosa non esitò a sedersi insieme agli altri, mangiando e fare festa fino a sera.

-Ora che farai?- chiese Shirou con fare interessato.

Atsuya rimase in silenzio, non sapeva bene come dirgli dell'offerta ricevuta.

-Qualcosa non va?- continuò il fratello.

-No è solo che…-

-Che…? Non è buona educazione lasciare in sospeso una frase- sorrise.

-L'università, mi ha proposto un periodo di studio negli Stati Uniti per poter apprendere le nuove scoperte scientifiche e… favorire la collaborazione tra le nostre nazioni-

-E' fantastico!- esclamò Shirou.

-Come? Pensavo che ti avrei deluso, starò via per molto tempo-

-La tua felicità prima di tutti, hai faticato tanto per arrivare qui, ora ti viene offerta un'occasione unica-

-Io partirei senza pensarci, anzi se serve un assistente mi offro volontario- si intromise Yukimura.

-Peccato che tu sia un po' troppo giovane per venire con me!- rispose Atsuya.

-Siete proprio sicuri? Non voglio lasciarvi…- continuò.

-Io sono più che sicuro, forze quello che non è sicuro sei tu- disse Shirou con un sorriso.

-Per me va bene se scrivi almeno una lettera a settimana- gli fece eco il blu.

-Una curiosità, dove dovresti andare?- chiese il fratello.

-Ohau, mi hanno detto che vi è una numerosa comunità asiatica e di discendenti di giapponesi-

-Non ho idea di dove sia- mormorò Yukimura.

-E' in un gruppo di bellissime isole nel Pacifico, sono piuttosto vicino a casa, pensando che sarei potuto finire a New York o da quelle parti-

-E quando partirai?-

-Devo dare la conferma al mio professore, ma credo a breve-

-Allora godiamoci al meglio questo tempo prima della partenza!- Shirou alzò il bicchiere come per brindare al fratello.

Continuarono ancora a lungo a parlare dei tempi passati fino all'arrivo della notte.

Il mattino dopo Atsuya di buon ora si svegliò per andare in un ufficio postale. Fece recapitare un telegramma all'università, due semplici righe:

 

"Al professore Ogawa. Accetto vostra proposta. Passo domani per nuove indicazioni. Atsuya Fubuki"

 

Nonostante la breve lunghezza, pagò una somma piuttosto consistente poi tornò a casa per godersi del tempo con la sua famiglia.

 

****

 

Hiroto e Ryuuji raccolsero i loro effetti personali in un sacco e scesero a terra.

La loro nave la Kaga, aveva solcato per l'ultima volte le acque dell'oceano. Il comando della marina aveva deciso che sarebbero state necessarie delle revisioni piuttosto importanti e ordinò che la nave fosse mandata in un cantiere navale per degli importanti lavori di manutenzione. Secondo le stime, sarebbe rimasta in secca per quasi un anno, fino a settembre o ottobre 1940.

-E ora?- domandò Ryuuji mentre rivolgeva un ultimo sguardo alla nave

-Staremo a terra-

-Un anno?-

-Tutte le altre portaerei hanno già un equipaggio, non possiamo sostituirlo noi-

-Giusta osservazione-

-Possiamo fare voli di esercitazione qui alla base navale-

-Potrei spendere questo tempo e prendere il brevetto per aerosiluranti…- osservó Ryuuji portandosi una mano dietro la nuca.

-Vuoi provare l'ebbrezza di affondare delle navi?-

-Penso sia riduttivo usare solo i caccia contro altri aerei e poi con due brevetti posso volare in due squadre a seconda delle necessità. Credo che dovresti provare anche tu-

-Non mi ci vedo a volare a venti metri dal mare per lanciare un siluro contro un battello cinese. Penso che proverò a superare gli esami per pilotare i bombardieri navali-

-Vuoi provare l'ebbrezza di affondare delle navi?- sorrise Ryuuji facendogli il verso.

-Al contrario dei siluri, posso colpire anche a terra- rispose l'altro con una punta di sarcasmo.

-Hai ragione anche tu-

-Potremmo considerarlo come un anno di licenza- continuò Hiroto.

-Un lungo anno di noia…- rispose l'altro.

La nave davanti ai loro occhi cominciò a muoversi lentamente e sbuffi di fumo grigio uscivano dal fumaiolo a lato.

-Ora siamo ufficialmente a terra- commento il rosso.

I due rimasero qualche istante ancora sulla banchina guardando il mare, poi si ritirarono verso quelli che sarebbero stati i loro alloggi, una caserma della base di Yokosuka. Una grossa struttura simile a un cubo di cemento e mattoni. Un residuo del secolo precedente, di quando ingegneri ed esperti occidentali offrirono le proprie conoscenze all'imperatore Meiji.

Le stanze di quell’edificio erano tutt’altro che comode. Erano grigie e spente, piuttosto tristi. La camerata aveva le pareti color cemento e una serie di brande metalliche a castello.

-Ovviamente è troppo chiedere un pizzico di comodità- sospirò Ryuuji sedendosi su uno di quei letti.

-Forse lo fanno apposta, così sembra di non essere mai scesi dalla nave- osservò l’altro.

-Preferirei che non fosse così…-

-In questi giorni non abbiamo molto da fare, giusto?- domandò il rosso.

-No, fino a che il comando non ci assegna dei compiti secondari come la manutenzione degli aerei o dei locali!-

-Allora che ne dici di andare in cerca di svago?-

-Da quando proponi di andare a divertirci? Di solito sei sempre ligio alle regole e al lavoro…-

-Preferisco godermi un po' il poco tempo libero qui a terra, dato che passeremo un anno a sistemare i motori e armi- rispose il rosso.

-La cosa non mi convince… non sarà forse per quella ragazza che abbiamo conosciuto all'izakaya-

-Ryuuji!- lo riprese l'altro.

-Lo prendo per un sì- disse l'altro con un sorriso compiaciuto.

-Prendilo per quello che vuoi, semplicemente ho passato una bella serata con lei-

-Faceva il suo lavoro-

-E noi eravamo i suoi clienti-

-Da quello che so non si possono legare a nessun uomo-

-Lo so, e non è per quello, te l'ho detto, mi piacerebbe solo passare un'altra serata tranquilla-

-In questo caso ti accompagno senza alcun dubbio, ma ho delle cose da sistemare prima di tutto-

Il verde si alzò dal letto cigolante e diede una pacca sulla spalla all'amico.

-Un'ora, tra un'ora ci troviamo puntuali qui, la base ci permette l'uscita fino a non oltre le undici di sera- disse il rosso.

I due si separarono. Ryuuji fece domanda per l’addestramento su aerosiluranti, mentre Hiroto cercò di informarsi riguardo i compiti della settimana nella base.

Si ritrovarono esattamente un’ora dopo, ben vestiti con la solita divisa blu scuro. Entrambi s’incamminarono verso l’izakaya dove erano stati l’ultima volta.

Non si sentiva la musica. Entrarono e come la sera precedente vennero accolti dall’anziano proprietario.

Si sedettero nella stanza in cui era già stati ospiti e ordinarono nuovamente yakitori e sakè. 

Hiroto sentiva che qualcosa mancava, forse la musica o i balli o forse proprio la compagnia delle geisha. Ryuuji provò ad attaccare bottone per una conversazione più volte ma con ben poco successo.

Rimasero nell'izakaya, completamente silenziosa, fino a quando non videro che si stava facendo tardi. Se non fossero tornati in orario, avrebbero potuto ricevere una sanzione con i fiocchi.

Hiroto uscì dal locale mentre Ryuuji ringraziava l'anziano proprietario.

Fu allora che potè scorgere una chioma argentata uscire da un edificio a una ventina di metri distante.

Potè riconoscere il ventaglio azzurro e i suoi capelli, non vi erano dubbi era Shirou, ma non potè avvicinarsi neanche per salutarlo. Insieme a lui vi era un'altra geisha e due uomini ben vestiti che ridevano allegramente.

-Hiroto… dobbiamo andare-

Il rosso fissò per qualche secondo le due geisha, poi a malincuore si voltò e con Ryuuji, tornò in base.


****


Piccolo angolo d’autore…

Un capitolo privo di note, quasi mi stupisco!

Comunque, un altro capitoletto tranquillo, i due marinai sono

a terra per almeno un anno, Atsuya invece partirà per gli

States per poter perfezionarsi…. in effetti Ohau non è

mica male come posto per andare a studiare… ma forse no

ci sarebbero troppe distrazioni (almeno per me XD)

Oggi direi che possiamo farla semplice, niente note

e niente lezioncina… così non vi annoiate troppo!

Per ora è tutto, 

un saluto

 

_Eclipse

   
 
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