Capitolo 3
Il
campanello dell’ascensore della Catco, diede
l’annuncio a tutti gli impiegati, che Cat Grant era
in arrivo.
Kara si alzò dalla sua
scrivania e le andò incontro allungandole il suo caffè.
“Buongiorno
signora Grant! Ecco il suo latte macchiato!”
Cat afferrò il
bicchiere e togliendosi gli occhiali da sole, osservò la sua assistente dalla
testa ai piedi “Kera, vedo che il tuo aspetto è
migliorato!”
Kara con il suo solito
gesto di sistemarsi la montatura degli occhiali disse “Si signora Grant! Ho
dormito praticamente per 15 ore di fila, credo
di aver riposato abbastanza per svolgere il mio lavoro al meglio!”
“Bene,
vieni nel mio ufficio allora!” disse Cat avviandosi
nel suo ufficio, chiedendo successivamente a Kara di
chiudere la porta, in modo tale che nessuno potesse origliare la loro
conversazione.
“Così….
Se tu stai bene, immagino che anche Supergirl sia tornata in piena forma!”
disse la donna, non distogliendo lo sguardo da Kara.
“Non
lo so. Perché? Anche Supergirl aveva qualche problema? Pensavo non potesse
ammalarsi!” disse la ragazza, cercando di essere il più convincente possibile.
“Oh
andiamo! Ho già fatto questo gioco con tua sorella ieri. Ho varie prove che
dimostrano che tu, Kera, sei Supergirl!”
Kara scoppiò a ridere
“Molto divertente signora Grant. Io? Supergirl? Sarebbe meraviglioso avere dei poteri, ma io una
eroina…io non…non potrei mai esserlo. Ho paura anche della mia ombra!”
Cat sospirò “Lo so che
ti sei dovuta costruire una seconda identità per mescolarti con gli esseri
umani, lo fanno tutti gli eroi e mi chiedo a quale scopo!”
Kara osservò il suo
capo confusa.
“Insomma
ogni minuto che passano come esseri umani, è un minuto in meno che usano per
non salvare le vite!”
Kara sussultò, sapendo
che la conversazione stava andando verso una direzione che non le sarebbe
piaciuto.
“Che
cosa vuol dire con questo?” chiese la ragazza.
“Perché
lavori per me, Kera?” chiese Cat.
“P-perché mi
piace il mio lavoro e perché posso apprendere molte cosa da lei e…”
cominciò Kara, per spiegare le sue ragioni, ma Cat la interruppe “Mentre io e te stiamo qui a parlare,
delle persone stanno morendo!”
Kara sentì un senso di colpa crescere dentro di
lei e con voce tremante, tentò nuovamente col dire “Le ripeto che io non sono Supergirl.
Cat la guardò scettica
“Allora cosa è quello sguardo colpevole come se ti avessi appena colto con la
mano dentro il barattolo delle caramelle? Andiamo Kera,
anche mio figlio che non sa mentire,
riuscirebbe a essere più convincente di quanto tu abbia fatto adesso!”
Kara si toccò
nuovamente gli occhiali e cercò di trovare una via di uscita a quella
situazione, ma Cat continuò col dire “Se lavori per
me, non hai tempo per salvare vite e non voglio nessuno coinvolgimento in
questo!” concluse la donna, incrociando le braccia.
Kara rimase senza
parole fin quando vide dietro le spalle
di Cat un
notiziario che riprendeva Supergirl in azione. “Se io sono Supergirl, mi spiega
come faccio ad essere lì?” chiese Kara, indicando a Cat di guardare lo schermo tv.
La
donna si girò a guardare, ma sorrise invece di rimanere incredula come sperava Kara.
“Per
quanto ne so può essere una registrazione di un salvataggio compiuto prima di
giungere in ufficio. Non mi
sorprenderebbe se fosse un trucco ideato per convincermi che non sei Supergirl.
Ora o ammetti di essere Supergirl o sei licenziata!” disse Cat
con un tono che non permise a Kara di pensare che si
trattasse di uno scherzo.
“Dunque
è così! Se dico di essere Supergirl, sono licenziata e se non lo sono pure?
Questo non è giusto!”
Cat alzò le spalle “La
vita non è giusta sotto molti punti di vista! Ora vai, hai due giorni di tempo
per decidere cosa fare!”
Kara strinse i pugni e
arrabbiata tornò verso la sua scrivania, ma il suo malumore non potè che essere evidente a chiunque.
“Kara, cosa succede?” chiese Winn,
alzandosi dalla sua scrivania per affiancare
la ragazza “ Ti senti male?”
“No,
no Winn…non sto male…sono arrabbiata…così arrabbiata
che…” Kara non terminò la frase. Cominciò ad aprire e
stringere i pugno e respirare profondamente, cercando di calmarsi, prima di
rompere qualcosa anche solo accidentalmente e darla vinta a Cat
Grant.
“Ehi…tranquilla!
Kara, mi stai spaventando. Non ti ho mai vista in
questo stato e nemmeno come quello di ieri.
Non so come posso esserti di aiuto!” disse Winn
dispiaciuto.
Kara guardò l’uomo e
gli regalò un sorriso “Sei gentile Winn, ma non puoi aiutarmi. Cat
sa che sono Supergirl!”
“Cosa?”
chiese Winn spalancando gli occhi.
“Ho
cercato di dissuaderla, ma se non le dico la verità, sono licenziata, se lo
faccio anche!”
“Non
è leale. Perché non ti licenzia e basta, se vuole sbarazzarsi di te!”
“è
quello che mi chiedo anche io!” disse Kara per poi
abbandonarsi sulla sedia “Cosa posso fare Winn, non
vorrei proprio perdere questo lavoro!”
L’interpellano
non rispose. Non aveva una soluzione a quel problema. Conoscevano Cat Grant e sapevano quanto testarda e ostinata potesse
essere.
Improvvisamente
Kara si alzò e prese una scatola.
“C-cosa
stai facendo?” chiese Winn confuso.
“Non
resterò a farmi licenziare. Dato che è quello che accadrà comunque, mi licenzio
io, almeno non le darò la soddisfazione di farlo personalmente!” disse mentre
poneva le sue cose nella scatola.
Winn la fermò,
prendendole l’oggetto che aveva in mano e che stava per andare a fare compagnia
agli altri.
“Aspetta
Kara! Magari cambierà idea. Forse è solo il suo modo
di metterti alle strette per farti confessare!”
“è
stata molto chiara al riguardo Winn. Almeno che non
riesca seriamente a convincerla che non sono Supergirl, non c’è soluzione!”
disse Kara.
“Ma…ma
io cosa farò qui senza la mia migliore amica?” chiese dispiaciuto l’uomo.
“Oh
Winn!” disse Kara, prima di
abbracciarlo “Io e te saremo sempre amici!” disse, per poi afferrare la scatola
e dirigersi verso l’ufficio di Cat.
“Signora
Grant!”
“Oh
Kera…sei venuta a dirmi che sei Supergirl? Avanti, ti
ascolto!” disse Cat,
non mancando di notare la scatola che Kara
aveva in mano.
“No!
Come le ho già detto non sono Supergirl, ma dato che qualsiasi sia la mia
risposta sono licenziata, le renderò le cose più facili!” disse Kara, per poi fare un respiro profondo “Mi licenzio!”
Cat rimase sorpresa
dell’audacia che stava dimostrando la ragazza, ma non lo diede a vedere. Fece
invece spallucce e disse “Finisci almeno
la giornata!”
“No!”
disse Kara secca.
“No?”
chiese Cat, sta volta non nascondendo la sua
sorpresa.
“Le
mie dimissioni sono con effetto immediato. Mi è piaciuto molto lavorare per
lei. Ho appreso molto e non posso dire che me ne vado senza alcun rammarico, ma
si vede che il destino ha in serbo per
me altre strade!” disse Kara, cercando di trattenere
le lacrime. Si girò e si incamminò verso la porta.
“Kara aspetta!” disse Cat,
alzandosi dalla sua scrivania, ma proprio in quel momento sentì una voce a lei
familiare provenire dal suo balcone
“Signora Grant!”
Sia
Cat che Kara si girarono e
videro Supergirl entrare nella stanza.
Cat rimase sorpresa e
passò il suo sguardo da Kara a Supergirl.
“Scusate,
ho interrotto qualcosa?” chiese Supergirl, avvertendo una certa tensione
nell’aria.
“N-no…noi
stavamo solo…” cominciò Cat, mentre il suo cervello
cercava di trovare una spiegazione a quanto stesse avvenendo.
“Piacere,
io sono Supergirl!” disse l’eroina allungando la mano verso Kara,
la quale, stringendola, disse “Kara Danvers! Carino il tuo costume!”
“Begli
occhiali!” disse Supergirl di rimando, per poi rivolgersi a Cat
“Sono venuta per ringraziarla signora Grant. Ho seguito il suo consiglio di
prendermi più cura di me stessa e …”cominciò l’eroina, per poi mettere le mani
sui fianchi e dire “e mi sento decisamente più in forma!”
“N-non
c’è di chè!” rispose Cat
ancora sorpresa.
“Scusate,
ma ora devo andare, il lavoro chiama!” disse Supergirl infine, per poi
dileguarsi prendendo il volo.
Kara guardò Cat per qualche istante prima di riprendere il suo cammino
verso l’uscita, ancora con la scatola in mano.
“Kera!” la chiamò Cat.
“Si,
signora Grant?” chiese l’interpellata.
“Puoi
riavere il tuo lavoro se ti fa piacere!”
Kara sorrise e uscì
dalla stanza, sorridendo a Winn che aveva osservato
la scena con apprensione.
“Ha
funzionato? Non…non sei licenziata vero?” chiese l’uomo.
“No!
Centri tu su quanto appena accaduto?” chiese Kara
curiosa.
“Ho
chiamato Alex, le ho detto quanto stava succedendo e mi ha risposto che avrebbe
chiamato la Supergirl n°2 che sta prendendo il tuo posto!” disse Winn, indicando lo schermo di un televisore, dove si vedeva
chiaramente l’eroina di National City, spegnere un auto in fiamme.
“Cat pensava che si trattava di una registrazione, come hai
capito che avevo un gemello?” domandò Kara curiosa.
“Chiamalo
intelletto superiore o…capacità di leggere. C’è scritto in diretta!” disse Winn sorridendo e per la seconda volta in poco tempo
ricevette un altro abbraccio da Kara.
Passarono
un paio di giorni e con grande sollievo di Kara, Cat sembrava aver lasciato cadere l’argomento Supergirl.
La
messa in scena di J’onn aveva funzionato alla grande.
Quello
che però non funzionava era il suo periodo di riposo da Supergirl.
Le
mancava volare e aiutare le persone, ma i suoi flashback la paralizzavano
ancora.
A
volte quando si trovava nel suo loft provava a togliere gli orecchini per migliorare la sua resistenza e per allenarsi
a superare le sue paura, ma nonostante partisse fiduciosa di poterci riuscire,
appena avvertiva un pericolo in città e le urla e le richieste d’aiuto
cominciavano a rimbombare nella sua testa, doveva mettersi immediatamente gli
orecchini, per bloccare tutto il caos
che si veniva a creare nella sua mente.
Appena tutto taceva sentiva il suo respiro e
il suo cuore tornare alla normalità, ma cresceva il senso di colpa per il fatto
che lei non era fuori ad aiutare. Sapeva
che c’era J’onn, ma sapeva anche che non era giusto
che qualcun altro svolgesse il suo lavoro, quindi provò e riprovò ad affrontare
le urla. Non poteva rimanere in quelle condizione per sempre, ma non pensava
che sarebbe stato così difficile affrontare i suoi demoni interiori.
Col
passare dei giorni aveva notato qualche miglioramento, ma non resisteva mai
abbastanza a lungo e tutto dipendeva anche dalla quantità di persone in
pericolo. Più voci c’erano, più veniva colta dal panico e per questa ragione,
gli orecchini tornavano sempre al loro posto, soprattutto quando usciva.
“Buongiorno
Kara!” disse Winn quando
vide la ragazza entrare nell’ufficio, ma notò immediatamente che qualcosa non
andava.
“Kara, cosa c’è? Ti vedo piuttosto agitata!”
“Io…io
ho perso un orecchino!” disse la ragazza, cominciando a camminare avanti e
indietro vicino alla sua scrivania.
“Quelli
che bloccano il tuo super-udito?” chiese Winn
preoccupato.
“Si,
la clip che lo teneva deve essersi allentato e senza accorgermene è caduto.
Cioè me ne sono accorta subito dato che tutto è diventato rumoroso, ma trovalo
un orecchino per strada…no… cioè…sì…so dove è finito grazie alla mia visione
raggi x, ma come potevo recuperarlo dentro a un tombino nell’ora di punta senza
destare sospetti?”
“In
effetti…cosa hai intenzione di fare ora?” chiese Winn.
“Kara sbuffò “è da qualche giorno che sto provando a stare
senza e ad affrontare le mie paura. Non posso permettere che J’onn mi impersonifichi per
sempre, ma sono ancora lontana dallo stare bene e comunque, quado mi sentivo
sopraffare, li rimettevo immediatamente , invece ora…cosa faccio se mi viene un
altro attacco di panico davanti alla signora Grant?” chiese Kara
impanicata.
Winn l’afferrò per le
braccia per farla fermare quando la vide continuare a muoversi come un ossessa
“Adesso calmati o ti verrà un attacco di panico per un possibile attacco di
panico futuro. Se parti con l’idea che qualcosa andrà storto, puoi stare cerca
che accadrà. Sii positiva, in genere questo non ti viene difficile, quindi
convinciti che tutto andrà bene!”
“Tutto
andrà bene!” disse Kara a bassa voce, “Tutto
andrà…bene… si, si, hai ragione. Tutto filerà liscio come l’olio!” disse Kara rilassandosi e girandosi per andare alla sua
scrivania, ma non si accorse che qualcuno si stava avvicinando e lo urtò.
Ci
fu un gemito di dolore e Kara immediatamente si
apprestò a dire “Oh, scusami…mi...mi dispiace tanto…io…io non ti ho visto
e…sono così desolata…”
“Ehi,
va tutto bene!” disse un ragazzo che poteva avere all’incirca l’età di Kara, che si stava strofinando il petto “Però sei forte?”
Kara sorrise e cominciò
a balbettare “Si…bhe…cioè…no…io…”
“Kara, respira!” disse Winn,
divertito dalla goffaggine della ragazza.
“Kara, bel nome. Io sono Adam. Piacere di conoscerti!” le
disse il ragazzo sorridendole.
Kara sorrise di
rimando, ma non spiccicò parola.
“Sto
cercando Cat Grant!” disse Adam.
“Cat Grant…si certo…lei è… lei è…” cominciò Kara, ma Winn venne nuovamente in
suo soccorso, dicendo “Nel suo
ufficio!”.
“Si,
nel suo ufficio, ti…ti porto da lei! chi devo annunciare?” chiese Kara.
“Oh
quindi sei la sua assistente. Ti ho già detto il mio nome mi pare!” disse divertito.
“Si…si…ecco…mi
servirebbe anche il cognome!” disse Kara imbarazzata,
pensando di aver fatto la figura della cretina dall’arrivo del ragazzo.
“Oh
certo, scusa. Foster, Adam Foster!”
Kara spalancò gli
occhi “Sei il figlio di Cat!”
“Quindi
ti ha parlato di me? Non me lo sarei mai aspettato. Sarei curioso di sapere che
cosa ti ha detto dato che non mi conosce” disse Adam con una punta di
risentimento nella sua voce.
“Ecco
lei…”cominciò Kara, ma la voce della signora Grant la
interruppe “Kera!”
La
ragazza sussultò e si precipitò nell’ufficio del suo capo, facendosi seguire da
Adam.
“Signora
Grant, c’è qualcuno che vuole incontrarla!” disse Kara,
notando che la donna non aveva ancora staccato gli occhi dal suo computer.
“Non
avevo un appuntamento. Chiunque sia conosci la procedura Kera.
Niente appuntamento, niente incontro!” disse Cat,
continuando imperterrita a scrivere sulla tastiera.
“Ma
signora Grant…” provò Kara.
“Non
voglio ripetermi!”
“Ciao
Mamma!” disse infine Adam, venendo in soccorso di Kara,
Cat si paralizzò per
qualche istante, per poi alzare la testa.
“Adam…ma…ma che sorpresa. Cosa ci fai qui?” chiese la
donna.
“Ehm…io
torno al mio lavoro!” disse Kara, volendo scappare da
quella situazione.
“Kera, non hai dimenticavo qualcosa?” chiese Cat.
L’interpellata dovette pensarci un attimo, poi
quando venne colpita da un’illuminazione
disse “Il suo latte macchiato….mi scusi signora Grant, vado a
prenderglielo subito!” disse, prima di uscire di corsa dall’ufficio, per poi
rientrarvi pochi secondi dopo.
“Adam,
posso portati qualcosa?”
“No,
grazie. Sono apposto così!” disse Adam sorridendo, per poi non staccare gli
occhi da Kara, finché non era più visibile.
“Adam…che
bella sorpresa. Io…io non ti aspettavo e…come mai sei qui? Stai bene? Perché
ora?” domandò Cat.
“Per
la lettere che mi hai scritto! “ disse Adam.
“Lettera?
Chiese Cat sorpresa, per poi comprendere “Giusto…io
….volevo scriverti da tanto tempo e…”
“Grazie
per averlo fatto!” disse Adam.
“Ma…ma
guardati…sei …sei diventato così grande. Come stai?” chiese Cat
se, sentendosi parecchio impacciata “Raccontami un po’ di te!”
“Ecco
io, non credo che questo sia il momento e il luogo adatto. Immagino che tu sia
parecchio impegnata. D'altronde mi sono presentato senza avvisare!” disse Ada,
“Si,
in effetti avrei diverse cose da fare e…” cominciò Cat,
venendo poi interrotta dal figlio “ Cosa
ne dici di cenare insieme e parlare?”
“Oh
si, sarebbe fantastico!” disse Cat.
“Sta
sera?” chiese Adam.
“D’accordo.
Hai un posto che preferisci o…”
“Puoi
sentirti libera di scegliere. Chiamami quando decidi ora e luogo!” disse Adam,
dirigendosi verso l’uscita con Cat che lo
accompagnava.
Non
avevano ancora varcato la soglia quando videro Kara,
appena rientrata da Noona, far cadere il bicchiere di
latte, per poi coprirsi le orecchie.
Winn si alzò
immediatamente dalla sua postazione quando comprese cosa stesse succedendo.
Fece
sedere Kara e cercò di parlarle.
“Oh
no! Di nuovo!” disse Cat,
che nel frattempo si era avvicinata a Kara insieme ad
Adam.
Quest’ultimo
comprese he la ragazza stava avendo un attacco di panico dal suo atteggiamento.
Si
teneva alla scrivania e il suo respiro era diventato superficiale.
Adam
affiancò Winn per aiutarlo nel calmare Kara dicendo “Ehi, Kara, va tutto
bene. Passerà presto. Concentrati su di noi e fai dei respiri profondi!”
“Troppo
rumore!” disse Kara che a malapena aveva percepito
Adam e Winn “Fatelo smettere” disse la ragazza,
strizzando gli occhi.
Adam
a quel punto ebbe un’idea. Tirò fuori dalla sua tasca dei pantaloni, un Mp3 e srotolò
le cuffie che vi erano intorno.
“Kara, conosci gli Nsynk?” domandò
Adam, che ricevette un leggero accenno del capo.
“Bene,
ora voglio che tu li ascolti, ti concentri su
una canzone e se la conosci, la canti!” disse Adam, mettendo le cuffie
alla ragazza e accendendo la musica.
“Adam,
non credo che la musica la possa aiutare, se
è il troppo rumore a infastidirla!” disse Cat,
quando vide Kara sussultare quando la musica venne
accesa.
“Appunto
per questo credo possa funzionare. Se ascolta la musica, può isolare gli altri
rumori e se canta, dovrà concentrarsi sul respiro per poterlo fare!” rispose
Adam, ma la sua sicurezza vacillò, quando vide Kara
non reagire e chiudere gli occhi con forza.
Poi
ad un tratto cominciò a canticchiare. Era un sussurrò, ma ci stava provando
“Dai Kara, stai andando benissimo!” disse Winn, quando vide che stava funzionando “Amico, sei un
genio!” disse poi ad Adam.
Kara lentamente si
rilassò e si lasciò andare sulla sedia con un sospiro di sollievo.
“Visto?
Tutto passato!” disse Adam, che ricevette un debole sorriso da Kara, che teneva saldamente l’MP3 in mano.
“Quello
te lo lascio. Me lo ridarai quando non ne sentirai più il bisogno. Ok?” chiese
Adam, per poi rivolgersi a Cat “Io adesso vado. Ci
vediamo sta sera!”. Detto questo, si allontanò.
Questa
volta fu Kara a seguire il ragazzo con lo sguardo finchè non fu più visibile.
Winn le porse un
bicchiere d’acqua e mente Kara beveva , le domandò se
stesse bene.
“Si
grazie Winn!” disse per poi togliersi le cuffie. Lo
fece lentamente, timorosa che se ci fossero state ancora delle urla, tutto
sarebbe ricominciato.
“Prenditi
il tempo che ti serve, ma quando starai meglio, ti aspetto nel mio ufficio” disse
Cat, prima di allontanarsi. Kara
sospirò, poi studiò gli schermi dell’ufficio per vedere cosa fosse successo a
National City di tanto grave per provocare quelle grida di terrore.
Qualunque
cosa fosse, J’onn doveva essersene occupato con grandi
risultati in quanto sullo schermo comparve la scritta “Supergirl salva la
giornata!” accanto a una sua fotografia.
Sorrise,
poi facendosi coraggio, andò ad affrontare la Grant.
Bussò
alla porta e Cat la invitò ad entrare.
“Come
ti senti Kera?” chiese Cat,
facendo il giro della scrivania per poi mettersi davanti alla ragazza.
“Sto
meglio, grazie signora Grant. È tutto merito di Adam. Lo ringrazi davvero
molto!”
“Si,
si lo farò, ma ora c’è una questione molto importatene di cui vorrei parlare
con te e ti pregherei di evitare di andare nuovamente nel panico!”
Kara la guardò confusa,
poi si preoccupò quando vide un cambio repentino dello sguardo di Cat “Cosa diavolo pensavi di fare? Hai scritto una lettere
ad Adam, firmandola col mio nome?” chiese Cat con un
tono di accusa.
Kara aprì la bocca per
parlare, ma non sapeva cosa rispondere.
“Come
ti sei permessa? Non era una cosa che ti riguardava!” la rimproverò Cat.
“Lo
so…io…io…è che lei ha iniziato così tante lettere senza finirne mai una e
quando ha gettato una palla di carta nella mia direzione, non ho potuto fare a
meno di leggere!” si giustificò Kara.
“Era
una questione privata!” disse Cat infastidita.
“Dovrai
licenziarti per questo. Hai oltrepassato il limite!”
“Lo
so, e mi dispiace, ma…lo sa che sono orfana e non sa cosa darei per ricevere
una lettera di mia madre che mi spieghi il perché di certe sue scelte e lei una
volta mi ha detto che lasciare Adam è stato il più grosso sbaglio della sua
vita. La conosco signora Grant, lei non avrebbe mai mandato quelle lettere e…ho
voluto darle una piccola spinta. A volte è più facile affrontare il proprio
passato con un piccolo aiuto!” disse Kara mettendo il
cuore nelle sue parole.
Cat dovette
accorgersene perché si calmò.
“Bhe…lui è venuto. È qui!! Oh mamma è qui!”! disse Cat, chiudendo gli occhi al pensiero, poi aggiunse.
“Sta
sera mangiamo insieme e io…non sono pronta. Avresti dovuto prepararmi Kera! Cosa gli
dirò?” Chiese Cat cercando di contener il suo
nervosismo.
“Gli
chieda quello che vuole sapere di lui! Non lo vede da quando era bambino, ci
sarà qualche che domanda che vorrà fargli!” disse Kara.
Come
minimo un milione. Voglio sapere tutto di lui. Come è stata la sua infanzia,
cosa fa ora per vivere, se ha degli amici e se…se potrà mai perdonarmi!” Disse Cat sincera.
“Non
avrà problemi signora Grant. Gli parli con il cuore!” le disse Kara sorridendole.
Cat annuì, per poi
cominciare a mordicchiare nervosamente l’asta dei suoi occhiali.
“Allora…”
cominciò Kara un po’ esitante “Le prenoto un tavolo
per la cena o sono licenziata?”
Cat la guardò un
attimo pensandoci su, poi sospirando disse “Prenota la cena, ma Kera...mi vendicherò!”
Kera sorrise e disse
“Tutto per la famiglia!”
Cat ed Adam erano
seduti ad un tavolo e mentre finivano il loro dessert, Adam chiese “Abbiamo
parlato quasi tutta la sera di me, ma avrei una domanda. Sei una donna ricca,
famosa e da come dicono le voci, mangia bambini. Mi stupisce la scelta del
ristorante. Credevo fossi una tipa più da locali eleganti e sfarzosi.
Cat alzò le spalle “A
volte il troppo lusso stanza. Qui è carino. Non è sciatto, ma nemmeno troppo
elegante. Diciamo che è una via di mezzo tra il decente e ottimo. Ma ad
essere sincera, non sono stata io a scegliere. È stata la mia assistente Kera. Credo che abbia cercato un compromesso per non far
sentire nessuno dei due a disagio!”
“è
un tipo particolare. Da quanto lavora per te?” chiese Adam curioso.
“Da
un paio di anni. È l’unica a essere durata tanto a lungo, ma ammetto che non mi
infastidisce come hanno fatto le altre ragazzine che si sono presentate per
lavorare per me. Non so come faccia, ma
è sempre un passo avanti alle mie esigenze!” disse Cat,
per poi guardare Adam. “Come mai questo interesse per la mia assistente? Una madre
può pensare che nutri un certo interesse per lei!”
Adam
sorrise imbarazzato “Può darsi! Non la conosco, ma la prima impressione è stata
buona. Lei com’è?”
Cat alzò le spalle
“Non la conosco molto nemmeno io, non amo sapere molto dei miei dipendenti.
Posso dirti che ha un buon curriculum, il sorriso facile. È molto ottimista,
ama mangiare cibo spazzatura ed è sempre disposta ad aiutare i suoi colleghi,
anche troppo secondo i mei gusti, perché alcuni potrebbero approfittarne. È una
brava ragazza però…” disse Cat interrompendosi.
“Però?”
le domandò Adam esortandola a continuare.
“Credo,
anzi sono certa che non stia molto bene. Fino a qualche giorno fa era sempre
stanca, poi sono incominciati gli attacchi di panico e…”
“Quindi
quello di oggi non era casuale!” affermò Adam.
Cat scosse la testa
“No, ma credimi, il tuo intervento è stato una manna dal cielo. Io non sono
riuscita a calmarla, mentre tu…”
“Basta
toccare il bottone giusto!” disse Adam. Per poi alzare lo sguardo sulla tv presente
in sala. “Oh guarda, c’è l’eroina a cui hai contribuito a dare un nome!” disse Adam, indicandogliela a sua
madre.
Cat si girò a
guardare, poi sospirò “Sempre se sia realmente lei!”
Adam
alzò un sopracciglio sorpreso dell’uscita di sua madre.
“Non
mi sembra propriamente lei…è diversa!”
“Dici
che si tratta di un impostore?”
“No,
non lo definirei un impostore. Se lo fosse la screditerebbe, invece sta continuando
a fare un buon lavoro. Non ne sono sicura al cento per cento, ma qualcosa mi
mette in allerta. Nemmeno Supergirl era al meglio ultimamente e non mi stupirei
se qualcuno la stesse aiutando!”.
Kara era sull’ascensore
che portava al suo piano di lavoro, quando di nuovo si sentì affollare la testa da immagini di Krypton.
Provò a convincersi che non era reale, non più, e di certo non in quel momento.
Sembrò riuscire a calmarsi, quando il suo udito captò quello che poteva essere
lo scoppio di una bomba. Sussultò e perdette il controllo dei suoi pensieri.
Qualcuno
doveva essersene accorto, perché un uomo in ascensore con lei chiese
“Signorina, si sente bene?” Per un attimo le immagi scomparirono e Kara vide le altre persone accanto a lei, guardarla
preoccupata.
“Si…si
sto bene!” disse, cercando poi l’MP3 che Adam le aveva dato. Lo accese e cercò
di concentrarsi sulla canzone dei Nsynk, che il
ragazzo le aveva messo per calmarla la prima volta. Da quel momento aveva ascoltato
quella canzone diverse volte. Anche quando non ne necessitava. Era diventata la
sua coperta di Linus, che l’aiutava ad allontanare i brutti pensieri.
Le
porte dell’ascensore si aprirono e Kara andò di
fretta alla sua scrivania. Poggiò il caffè della Grant sul tavolo, per poi
sedersi e prendere dei respiri profondi.
Winn sospirò quando
vide nuovamente la ragazza in difficoltà.
James
arrivò con dei layout e guardò Kara preoccupato.
Stava per dirle qualcosa, ma Winn scosse la testa. Kara stava cercando di calmarsi da sola e se ci fosse
riuscita, sarebbe stato più facile affrontare le prossime crisi.
James
comprese e andò dalla signora Grant a portare il materiale per la prossima
uscita del Catco magazine. Le diede anche il caffè
che Kara aveva portato per lei.
Quando
Cat lo notò domandò all’uomo “Dov’è Kera?”
James
e gliela indicò e Cat sospirò “Di nuovo?” detto
questo si alzò e andò davanti alla scrivania di Kara,
la quale era con gli occhi chiusi e
canticchiava a bassa voce.
Dopo
un paio di minuti, Kara aprì gli occhi e sussultò
quando vide la signora Grant, osservarla.
“S-signora
G-Grant…m-mi dispiace, i-io…” Cominciò Kara, ma un
cenno della mano di Cat, la fece tacere.
“Vieni
con me! Tu Witt, prendi le chiamate di Kera!” disse la regina dei media, facendo spalancare gli
occhi di Winn, il quale si era già dimostrato pessimo
nello sostituire la ragazza.
Cat uscì sul balcone e
fece accomodare Kara. Le porse un bicchiere d’acqua,
poi si sedette vicino alla ragazza, la quale era rimasta alquanto sorpresa
dalla gentilezza che la signora Grant le stava dimostrando. “Allora Kera, mi vuoi dire cosa diavolo sta succedendo con te?
“domandò la donna.
Kara sussultò
“Io…io…non è niente, è che…non lo so!” disse abbassando la testa.
“So
come funziona un attacco di panico. Qualcosa lo scatena e la mente viene invasa
da brutti pensieri. Li ho avuti per anni e prima li affronti meglio è!”
“Sto provando ad affrontarli e va già meglio
rispetto a una settimana fa, sia grazie ad Alex, che grazie a suo figlio.
Distrarmi con la musica aiuta, ma ho paura che sia solo un modo per assopire i
sintomi, non per guarire…sempre se posso guarire!” disse Kara, l’ultimo pezzo di frase in un sussurro. Cat
però l’udì comunque e disse “Se i tuoi attacchi di panico sono dovuti a un
evento traumatico, forse ci saranno sempre periodi come questo, ma ci sono
momenti belli della vita a cui aggrapparti e persone che saranno sempre
disposte ad aiutarti. Aggrappati a queste cose e supererai questi momento.
Anche distrarti con qualcosa che ti piace fare può aiutarti. Ti piace leggere?
Quando arrivano quei momenti prendi un libro e leggi finchè
non passa. altrimenti bevi, l’alcol aiuta sempre!” disse Cat.
Kara la guardò
perplessa per l’ultima battuta, ma poi sorrise
e disse “Grazie signora Grant!”
“Di
niente. Ora vai! Il tuo lavoro non si farà da solo….chop
chop!” disse infine Cat.
“Ciao!”
disse Adam, avvicinandosi a Kara nel pomeriggio.
“A-Adam…c-ciao!
È bello rivederti!” disse Kara un po’ impacciata “Io
v-volevo ringraziarti per…per…ieri sai…per avermi aiutato e volevo ridarti
questo!” disse Kara, porgendogli il suo MP3.
“Non
ne hai più bisogno?” chiese il ragazzo.
“Bhe…stamattina mi ha aiutato, ma io mi procurerò uno di
questi, sperando di non averne bisogno
ancor a lungo e…”
“Facciamo
così, te lo presto finchè quegli attacchi di panico
non saranno un solo ricordo e prima che perda il coraggio di chiedertelo, cosa
ne pensi del barbecue coreano? Chiese Adam.
Kara lo guardò un po’
confusa “Non credo che a tua madre piaccia arrostire la carne e…”
“Lo
chiedevo a te Kara!” Disse Adam sorridendo divertito.
“Oh…ehm…io…si…cioè…no….cioè…”
cominciò Kara a farfugliare.
“Sai
che sei carina quando farfugli?” disse Adam , portando Kara
ad arrossire e sorridere imbarazzata.
“Così
non l’aiuti Adam!” disse Cat, che vedendo Adam, si
avvicinò alla soglia della porta dell’ufficio ascoltando la conversazione dei
due ragazzi.
“Ha
già problemi di suo nel parlare, se la metti in imbarazzo non otterrai una
risposta chiara. E tu Kera rilassati…non ti ha chiesto di sposarlo, ma di uscire per una cena!” disse la donna
divertita nel vedere la sua assistente sempre più imbarazzata, tanto che si
coprì il volto con le mani per un attimo.
“Allora…cosa
gli risponderai?” chiese Cat.
“Ehm…Cat, faccio da solo !” disse Adam, comprendendo che la
presenza del suo capo, potesse mettere Kara maggiormente
a disagio.
“V-va
bene!” disse Kara, sorridendo ad Adam, per poi
abbassare la testa quando si sentì osservata da Cat.
“Bene
allora…spero che domani sera vada bene!” disse Adam prima di spingere sua madre
nell’ufficio.
Kara si lasciò cadere
sulla sedia e Winn disse “è stato piuttosto imbarazzante anche per me
che stavo a guardare!”
“Rao, avrei voluto usare la mia vista calorifera,
per creare un buco di chilometri e sprofondarci dentro!” disse Kara sospirando.