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Autore: lady lina 77    30/03/2020    3 recensioni
La storia dei Romelza riscritta in modo del tutto nuovo, partendo da zero...
Lui è un giovane disilluso dall'amore che dopo aver trascorso tre anni a combattere in Virginia, torna in Cornovaglia e scopre che tutto il mondo che aveva lasciato è in distruzione, suo padre è morto lasciandolo pieno di debiti e il suo grande amore, Elizabeth, è in procinto di sposare suo cugino Francis.
Lei è una giovane ragazza povera di Illugan che viene presa per caso alle dipendenze dei Boscawen e finisce per sposare il nipote di Lord Falmouth, Hugh Armitage, un giovane dalla salute malferma che ha perso la testa per lei...
Ross e Demelza, anime sconosciute, lontane, le cui strade si incrocieranno in modo del tutto imprevisto scardinando ogni loro convinzione sull'amore, sulla vita e sul futuro...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Francis Poldark, Ross Poldark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando giunse nel salone, Demelza trovò suo marito ad accoglierla sotto le scale, in compagnia di un uomo non più giovanissimo e dai tratti del viso piuttosto marcati e duri.

Demelza si guardò attorno un pò smarrita notando che ormai gli ospiti erano arrivati tutti e avevano riempito il salone e poi lo salutò con un leggero inchino, mentre Hugh le prendeva la mano. "Capitano Blamey, ho il piacere, finalmente, di presentarvi mia moglie Demelza. Demelza, mia cara, questo è l'uomo che mi ha fatto da mentore nella mia breve vita di cadetto di marina, il mio mentore e buon amico, capitano Andrew Blamey".

Demelza sorrise all'uomo. "E' un piacere conoscervi, capitano Blamey. Hugh mi ha parlato spesso di voi e vi ringrazio per esservi preso cura di lui quando era più giovane".

"E assolutamente inesperto" – aggiunse Hugh, ridendo.

Blamey, impacciato e decisamente più a disagio di quanto non fosse Demelza nel trovarsi in quel genere di festa a cui evidentemente non era abituato, sorrise di rimando. "Inesperto ma promettente. Mi auguro che le tue condizioni, al più presto, possano permetterti di tornare fra noi, Hugh".

Demelza tremò davanti a quelle parole. Sarebbe stato bello che Hugh tornasse talmente tanto in forze da rimettersi attivamente al servizio della marina ma di contro era anche consapevole che qualora fosse successo, sarebbe ricaduto interamente su di lei l'onere di rappresentare i Boscawen nell'alta società. Desiderava ardentemente che le forti emicranie di Hugh e i problemi di vista cessassero, che tornasse sano e forte, avrebbe dato un pezzo di cuore per lui se fosse servito, ma ancora non si sentiva pronta a fare senza suo marito. Forse era egoista e capricciosa ma avrebbe preferito avere entrambe le cose, un marito in salute e accanto a lei. E la consapevolezza che questo non avrebbe potuto accadere la lasciava sempre nello sconforto. "Tutti noi ci auguriamo che Hugh si senta presto meglio" – disse infine, prendendo un profondo respiro.

Blamey le prese la mano, baciandola con galanteria. "Con una moglie deliziosa come voi, sono sicuro che succederà presto" – disse, congedandosi.

Hugh indicò all'uomo il tavolo dei vini e del buffet e poi prese la moglie sotto braccio. "E' un uomo dal passato difficile e purtroppo sua moglie è morta durante un furente litigio con lui" – le disse mentre raggiungevano gli altri ospiti in sala – "Ma fu un tragico incidente, una fatalità per cui ha pagato e ora vorrebbe solo ricostruirsi una vita. E' un uomo onesto e spero che possa avere una seconda possibilità".

Demelza sentì venirle la pelle d'oca. Un uomo che aveva provocato la morte della moglie non poteva che essere stato un mostro, ma Blamey le era sembrato gentile e per nulla pericoloso ed inoltre non poteva dire di conoscere la dinamica di quanto successo. Forse era davvero stato uno sfortunato incidente e sicuramente Blamey era una persona tormentata per quanto successo... Ed inoltre non voleva giudicare chi si era preso cura di Hugh e se suo marito lo aveva tenuto nella sua stretta cerchia di amici fidati, lei non poteva che supportarlo.

Falmouth, circondato da alcuni giovani, li raggiunse. "Nipote, finalmente".

Hugh la indicò. "Colpa di mia moglie, ci ha messo un sacco a prepararsi".

Lord Falmouth scoppiò in una fragorosa risata. "Le donne, sempre uguali! Hugh, Demelza, vi presento alcuni dei nostri graditissimi ospiti: Ruth Treneglos, Constanze Bodrugan e la parte femminile del clan Poldark formata da Miss Verity e Miss Elizabeth, figlia e nuora del compianto Charles Poldark".

Hugh salutò con gentilezza mentre Demelza accennò un lieve ma impacciato inchino davanti agli sguardi non certo benevoli delle giovani dame che Lord Falmouth le aveva presentato. Ruth Treneglos, dallo sguardo da civetta incattivita, aveva esibito uno sguardo di biasimo verso Hugh, lady Constanze sembrava principalmente annoiata mentre le due Poldark beh... Una aveva un'espressione gentile e un pò spersa come lei ma l'altra, dalla bellezza eterea e perfetta, si era limitata a riservarle uno sguardo glaciale pieno di altezzosa superiorità. Ma erano sue ospiti e doveva essere gentile nonostante tutto, per il bene di Hugh, di Falmouth e di quel casato che l'aveva accolta a braccia quasi-aperte. Non poteva sfigurare, non per amor loro, anche se la sua indole più selvaggia le gridava che avrebbe fatto bene a prendere un vassoio pieno di calici ricolmi di vino per rovesciarlo in testa a quelle oche ben agghindate che si ritenevano superiori a lei e al mondo. Anzi, del brodo bollente da rovesciar loro in testa sarebbe andato persino meglio, ma purtroppo non si poteva. Uno dei limiti a cui una inferiore che si elevava di rango doveva adattarsi... Una cosa, sopra tutte, le dava fastidio... Sicuramente quelle erano donne più istruite ed educate di lei, erano lady di nascita e lei lo era diventata per caso e nemmeno le riusciva troppo bene esserlo, ma in fondo era maleducato ostentare quella differenza fra loro. Deglutì, cercando di far del suo meglio per essere o sembrare accomodante. "Spero vi troverete bene nella nostra casa. Benvenute".

Elizabeth Poldark abbozzò un sorriso tirato, puramente di cortesia. "E' un piacere essere quì, mia cara".

Era gentile, una gentilezza finta che Demelza colse subito, ma apprezzò comunque l'impegno. "Il piacere è tutto mio".

Falmouth e Hugh non colsero quelle sottigliezze e quelle battaglie silenziose fra donne, come spesso succedeva agli uomini che di certo sapevano essere esperti di tattiche belliche di sfondamento ma erano in difetto su tattiche più... sottili.

Falmouth rise, compiaciuto dal fatto di essere circondato da giovani donne e di essere al centro dell'attenzione. "Bene, vado a dare il benvenuto agli altri ospiti. Ho visto anche quella vecchia volpe di Basset con sua moglie e benché mi siano indigesti come il mal di denti, suppongo di dover andare a salutarli. E nel mentre potrò cercare i vostri due adorabili accompagnatori che al momento sfuggono alla mia vista" – disse con aria furba, rivolto alle due donne Poldark.

Elizabeth sospirò, guardandosi attorno. "Mio marito è laggiù, al tavolo dei buffet" – osservò, sconsolata, indicandolo.

Demelza e Hugh guardarono nella direzione indicata dalla donna. Un uomo dai capelli chiari, dallo sguardo pulito e dal viso simpatico stava gustando dei gamberetti mentre scambiava convenevoli con un altro ospite. Aveva un modo di fare più gioviale di sua moglie, pensò Demelza, e di certo doveva essere più gentile ed affabile di lei. Non li conosceva ma a prima vista le sembrò la coppia più scombinata e mal assortita del mondo.

Falmouth prese Elizabeth Poldark sotto braccio per avvicinarsi al marito di lei e Constanze e Ruth si spostarono in un altro lato della sala, desiderose di non darle troppa confidenza. Rimase solo Verity Poldark, impacciata e incapace di fare alcunché, da sola.

Demelza provò istintiva simpatia per lei. In fondo non dovevano essere troppo simili i loro sentimenti, in quel momento. Solo che lei aveva accanto Hugh mentre Verity era sola e senza nessuno a cui appoggiarsi. "Fa paura, vero?" - le chiese.

Verity sussultò. "Cosa?".

"La festa... Le feste in generale... Ci si sente sempre un pò spersi".

Verity arrossì. "Non sono abituata a partecipare a delle feste e sì, mi sento un pò il brutto anatroccolo della situazione".

Demelza prese una coppa di vino che portava un servitore, porgendogliela. "Questo aiuta, quando ci si sente dei brutti anatroccoli".

Verity la osservò incuriosita. "Oh, dubito che voi possiate sentirvi così. Siete talmente bella".

Demelza arrossì perché le parole di Verity erano di certo più sincere e vere di quelle di Elizabeth di poco prima. "Credo di sentirmi la più inadatta padrona di casa del mondo. Ma poi la festa finirà e passerà".

Hugh le cinse la vita. "Mia moglie è modesta e vi assicuro che non mente quando parla così. Le feste la terrorizzano, è un dato di fatto. Che non comprendo ma a cui mi adeguo...".

Verity sorrise loro, sentendosi forse meno a disagio. "Siete davvero due padroni di casa meravigliosi. Sapete come far mettere a proprio agio un ospite e la casa e il party sono degni del vostro nome".

Demelza fece per risponderle ma vedendo Blamey che si avvicinava, un pesce fuor d'acqua quanto Verity, decise che forse forse... A suo marito piaceva, sembravano entrambi spersi come pesciolini fuor d'acqua e magari potevano farsi compagnia. Lanciò un'occhiata a Hugh che però il marito non captò. "Tesoro, che ne diresti di presentare il tuo amico a Miss Verity? Credo che potrebbero tenersi compagnia a vicenda stasera".

Verity avvampò ma non ebbe tempo di battere in ritirata.

Hugh, completamente all'oscuro delle manovre della moglie, introdusse l'amico. "Miss Verity, vi presento uno dei miei amici più cari, il capitano Andrew Blamey. Capitano, vi presento Miss Verity Poldark".

L'uomo, impacciato, si tolse il cappello. "E' un onore, signorina".

"E' un onore mio".

"Posso avere l'onore di offrirvi qualcosa da bere o siete impegnata?".

Verity avvampò, impacciata e goffa, dimostrando di non essere molto esperta in questo genere di cose. "Ma no, nessun impegno. Mi farà piacere la vostra compagnia".

Blamey la prese sottobraccio, salutò e con lei si avvicinò al tavolo dei buffet dove già stava Falmouth che teneva banco in una lunga e filosofica discussione con Basset e Francis Poldark.

Gli occhi di Demelza brillavano, aveva sistemato per la serata due anime sperse e si sentiva davvero un pò meno impacciata come padrona di casa. Ma la sua gioia non durò a lungo. Falmouth, accanto a Francis Poldark, chiamò a se Hugh e lui, pur a malincuore, dovette allontanarsi da lei e lasciarla sola.

Ed ora arrivava la parte che più odiava dove era era lei a sentirsi spersa. Nella sua stessa casa! "Giuda..." - borbottò, prendendo a sua volta una coppa di vino. Era arrivato il momento di averne bisogno!

Si guardò attorno e vide che tutti, più o meno, conversavano e brindavano tranquilli, in una atmosfera elegante ma rilassata ed informale. E quindi poteva anche battere in ritirata sul grande balcone che dava sul giardino per stare un pò in pace a bersi il suo vino e ritrovare in lui il coraggio per tornare dentro a fare la padrona di casa.

Uscì di soppiatto, temendo che Falmouth la vedesse e la richiamasse dentro, e appena fuori una leggera e fresca brezza serale la fece rabbrividire.

Si avvicinò al davanzale, sorseggiò un pò di vino e poi vi appoggiò il bicchiere mezzo pieno.

E mentre osservava il suo splendido giardino, di cui si prendeva personalmente cura, mentre in quei fiori cercava di ritrovare pace e coraggio, avvertì un movimento furtivo accanto a lei, nell'oscurità.

Demelza sussultò, imprecando fra se e se. Giuda, pensava di essere sola!

Si voltò lentamente, osservò meglio e nell'oscurità, nell'angolo più buio della balconata, notò un giovane uomo dai capelli scuri e dal fisico prestante che se ne stava rintanato come lei, lontano da tutto e tutti. Era un tizio strano, ben vestito e dotato di uno strano e selvaggio fascino, pensò, acuito dal buio che lo circondava. Ma soprattutto, fascino a parte, si chiese... "E voi chi diavolo siete?" - domandò di getto, dimenticandosi per un attimo le buone maniere, piccata di non poter godere nemmeno un attimo di solitudine.

L'uomo la osservò, stupito, come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza. "Uno che è quì per caso, contro la sua volontà, dopo aver ricevuto un invito di cui avrebbe fatto volentieri a meno".

Demelza avvampò. Giuda, era un suo ospite! Aveva dimenticato che la sua casa ne era piena in quel momento!!! "Ohhh, scusate i miei modi... Mi avete spaventata" – balbettò, rossa in viso come un pomodoro maturo.

Lui, non muovendosi di un passo, si poggiò al muro. "Oh, non sentitevi in imbarazzo! Potete tornare ai vostri pensieri e al vostro vino, non ho intenzione né di disturbarvi né altro. Sto solo cercando una via di fuga a tutto questo, in attesa di poter tornare a casa".

Lei si sentì in un certo senso risentita. "La festa non è di vostro gradimento?".

"Nessuna festa lo è".

Beh, quanto meno avevano qualcosa in comune... "Posso sapere il vostro nome?".

"Perché volete saperlo?".

"Perché sono Demelza Armitage, la padrona di casa, e questo è il mio balcone". Al diavolo le buone maniere, quel tizio non sembrava esserne particolarmente avvezzo e quindi non lo sarebbe stata nemmeno lei.

L'uomo spalancò gli occhi, come se non avesse nemmeno preso in considerazione quella eventualità. "Oh... La moglie di... Del nipote di Falmouth?".

Lei sorrise, sarcastica. "Sì, in persona. Scommetto che ora direte che avete sentito già parlare di me e immagino anche in quali termini".

L'uomo, fino a quel momento sprezzante, sembrò in imbarazzo e difficoltà. "Ha importanza?".

"Suppongo di no. Ma non mi avete ancora detto chi siete" – gli fece notare lei.

L'uomo sospirò, rendendosi conto che non poteva fare a meno di presentarsi. "Mi chiamo Ross Poldark e sono certo che anche voi avrete sentito già parlare di me in termini poco lusinghieri".

Demelza spalancò gli occhi, ecco chi era! E così era lui l'uomo su cui puntava il capofamiglia del Boscawen? Cosa si diceva...? Impossibile, uno spirito ribelle ed indomabile, uno che non conosce le buone maniere... Decisamente non erano solo voci, pensò ironicamente ma in fondo divertita da quello strano battibecco fra di loro. "Ha importanza, come vi descrivono?" - chiese, ripetendo quanto da lui detto poco prima.

Stranamente, Ross Poldark parve sorridere davanti alla sua irriverenza. "Assolutamente no!".

Demelza gli si avvicinò di alcuni passi. "In effetti sì, ho sentito parlare di voi. In realtà è un pò una moda pronunciare il vostro nome in questa casa, di questi tempi. Siete l'ossessione politica di Lord Falmouth".

Ross alzò la testa al cielo, guardando distrattamente le stelle. "Spero che questa moda sia passeggera e che Falmouth volga presto altrove le sue mire".

"Non credo che lo farà. E' testardo".

Ross allargò le braccia. "Io più di lui. Dicono che sia furbo come una volpe in politica, ma onestamente, scegliendo ME, sta dimostrandosi folle".

Demelza lo fissò, considerando che probabilmente aveva anche ragione e Falmouth doveva essere impazzito. Eppure qualcosa in lei le suggeriva che quell'uomo tanto fuori dagli schemi era unico e che sotto quell'apparenza di persona sgradevole e diretta, si nascondeva un personaggio dall'intelligenza acuta e singolare. "Falmouth non è folle. Ed è una brava persona".

"Ma io no!" - rispose lui, sicuro.

"Ne sembrate compiaciuto...".

Ross sorrise ancora. "Un pò".

Santo cielo, come rispondere a uno così?! Era un uomo davvero impossibile questo Ross Poldark! "Siete alla sua festa e Falmouth vi scoverà comunque, non gli sfuggirete rifugiandovi su questa balconata".

Ross le si avvicinò di alcuni passi, fino ad arrivare viso a viso. E da vicino, a Demelza sembrò ancora più selvaggio ed affascinante, tanto da sentirsi le guance andare a fuoco e lo stomaco gorgogliare.

"E voi? Da cosa vi nascondete, mia signora?".

Deglutì, santo cielo, improvvisamente sentì di andare a fuoco e il tono caldo della voce di quel tizio sembrò avere uno strano effetto su di lei, superiore persino a quello del vino. "Non sto scappando" – rispose, risentita come se fosse stata una bambina beccata con le mani nel barattolo di marmellata.

"Siete la padrona di casa" – la rimbeccò lui – "Il vostro posto è la dentro e non qua fuori a bere vino".

Lei riprese forza e coraggio, restituendogli lo strano sguardo di sfida che lui le aveva lanciato. "Vi ha mai detto nessuno che siete arrogante?".

"Mi hanno detto di peggio".

"Lo immagino" – ribadì lei, più divertita che risentita, da quella strana disputa.

Lui sorrise, di nuovo, forse divertito quanto lei.

E in quel momento la voce di Hugh raggiunse entrambi. "Tesoro, finalmente ti ho trovata. E ho trovato anche...?" - chiese, osservando il suo ospite.

Demelza si affrettò a presentare il nuovo venuto, un pò scossa dall'arrivo di suo marito che, si rendeva conto, in un certo senso aveva spezzato inopportunamente quella strana disputa che si stava divertendo a portare avanti. "Ross Poldark! L'uomo su cui punta tuo zio. Signor Poldark, vi presento mio marito Hugh Armitage".

Hugh, felice e all'oscuro dei sentimenti della moglie, porse la mano al nuovo arrivato. "Oh, finalmente ho il piacere di conoscervi. L'uomo che mio zio vorrebbe al suo fianco in Parlamento dev'essere una gran persona. Ero curioso di incontrarvi dopo aver tanto sentito parlare delle vostre gesta".

Ross le lanciò una breve occhiata che Demelza non seppe interpretare, poi tornò a parlare con Hugh. "L'uomo che Falmouth vorrebbe al seggio che dovrebbe spettare a VOI" – disse, rimarcandolo senza farsi problema. "L'uomo sbagliato, senza ombra di dubbio" – concluse.

Hugh rise. "Mio zio non sbaglia mai il cavallo su cui puntare. Io valgo poco, non sono adatto a Westminster, ma voi mi sembrate battagliero e promettente. E dicono grandi cose sulle vostre gesta".

Ross alzò il sopracciglio, incuriosito. "Vediamo! Che dicono? Ho rischiato il cappio più di una volta, fatto a botte e pugni nelle peggiori locande di Cornovaglia, sono pieno di debiti e pare di aver avuto anche qualche guaio con la guardia costiera per dei problemi di contrabbando" – concluse, ironicamente.

Hugh spalancò gli occhi e Demelza dovette trattenersi dall'esclamare un 'GIUDA' che avrebbero sentito fino a Illugan. Ma al contrario suo, suo marito sembrò riprendersi più in fretta da queste esternazioni. "In realtà, pare che siate una brava persona e un amico fidato per i vostri minatori, con cui lavorate fianco a fianco instancabilmente. Potreste fare grandi cose per loro a Londra".

Ross gli batté irrispettosamente la mano sul braccio. "Non conosco le buone maniere per chiedere ed ottenere con educazione, il mio problema è quello".

"Siete un filantropo" – insistette Hugh. "Con qualche piccolo accordo e della sana mediazione...".

Ross lo interruppe. "Non so mediare e non intendo farlo. Mi tengo le mie idee, i miei fallimenti e i miei eventuali successi".

Hugh, deciso a combattere almeno quella battaglia per suo zio, insistette. Osservò Demelza e poi Ross e poi ancora Demelza. E gli venne un'idea. "Anche mia moglie ha un animo caritatevole quanto voi, sapete?".

Demelza sussultò e lo guardò come se fosse impazzito. Che diavolo aveva in mente? "Hugh...".

Ma Hugh, fingendo di non sentirla, proseguì. "Sì, proprio stasera mi ha parlato di un progetto finalizzato ad aiutare i bimbi poveri di Truro. Vorrebbe costruire una scuola in città e sono sicuro che da politico, potreste gettarvi con noi in questa impresa che di certo ai vostri occhi, per la vostra gente, sarà gradita".

Ross osservò di nuovo Demelza, stavolta con meno arroganza e con più curiosità. "Una scuola? Che farete, feste di beneficenza in cui raccogliere fondi? Una lady di solito fa così...".

Demelza strinse i pugni, irritata da quella strana aria di superiorità che lui esternava e che svegliava in lei una forte voglia di competere che mai le era appartenuta. "Non ho bisogno di feste di beneficenza per raccogliere fondi, abbiamo abbastanza denaro per fare da soli".

Ross annuì. "Vero, e questo accrescerà la fama di Falmouth verso i suoi elettori. Siete scaltra, mia signora".

"Non lo faccio per questo!" - sbottò lei, irritata, maledicendosi per essere andata su quella balconata.

"Lo fate perché siete annoiata?" - insistette ancora lui, squadrandola come se non aspettasse altro che una sua risposta.

Lei sospirò, intraprendere una guerra di nervi non era nelle sue intenzioni e in fondo, che importava? Non doveva dimostrare nulla a quel Ross Poldark e l'unica cosa importante era dare un futuro a bambini che non lo avevano. "Lo faccio perché quei poveri innocenti possano avere una vita meno disperata di quella dei loro genitori. Se sapessero leggere e scrivere, forse potrebbero scegliere altro nella vita, che non sia il duro lavoro in miniera".

Ross rimase per un attimo in silenzio, poi annuì e per la prima volta usò un tono più gentile, come se nonostante tutto le avesse creduto. "Vi auguro che possiate riuscire in questo intento" – disse, avviandosi vero l'ingresso in sala.

Hugh lo richiamò. "La aiuterete?".

Ross scosse la testa. "Come vi ho detto, ho la mia miniera a cui pensare. E poi non vi siete accorto che vostra moglie è una donna che sa cavarsela da sola e che non ha bisogno di nessuno?" - disse, guardando prima lui e poi, intensamente, lei.

Hugh rimase senza parole e forse avrebbe voluto chiedere di più. Ma era Demelza che non si sentiva in grado di parlare e, si rese conto, si sentiva anche un pò strana. C'era stata una strana energia nell'aria, non del tutto piacevole a tratti, ma ora che tutto era tornato calmo e Ross Poldark se n'era andato, si accorse che avrebbe desiderato portare avanti quel battibecco ancora un pò. "Vuoi concedermi l'onore di un ballo?" - domandò al marito, per chiudere ogni discorso e portare i suoi pensieri altrove.

Hugh annuì e la accontentò, come sempre. Ma anche lui aveva percepito qualcosa di strano che, come sua moglie, non riuscì ad identificare.

Entrarono in sala, le cinse la vita e quando l'orchestra prese a suonare, diedero il via alle danze.


...


Nella carrozza che li riportava a Trenwith e Nampara, Verity chiacchierava allegramente dell'esito della festa. "E' stato così piacevole. E la padrona di casa, Lady Boscawen, è la dimostrazione vivente che non si dovrebbe mai credere alle voci su qualcuno prima di averlo conosciuto di persona. E' una ragazza talmente dolce e gentile...".

Elizabeth sventolò il suo ventaglio, irritata, mentre Francis che ne comprendeva gli umori, sbuffò.

"L'hanno addestrata bene ma si vede che è una campagnola. Quella pettinatura e quel vestito tanto semplici non si addicono a una lady che organizza in casa sua una festa del genere. Non trovate?".

Annoiato, Francis sbuffò di nuovo. "Io Elizabeth a dire il vero, come Verity, l'ho trovata deliziosa... Soprattutto in confronto a molte delle altezzose dame presenti...".

Elizabeth, a quelle allusioni, lo fulminò con lo sguardo e poi cercò l'attenzione di Ross. "E tu? Non dici nulla?".

Lui sospirò, appoggiandosi con la testa al finestrino. "Sono sfuggito agli agguati di Falmouth, giudico la serata un successo".

"Dipende dai punti di vista..." - borbottò sardonico Francis.

"E che ne dici del resto?" - insistette Elizabeth.

Il resto... Ross sapeva bene a cosa lei si riferisse ma non trovò le parole per risponderle. Ripensò a quel viso pulito, a quella strana disputa avuta sul balcone, a come dopo molto si fosse sentito vivo nel provocarla e nel provocare le sue reazioni, all'interesse che lei aveva suscitato in lui e che non riusciva a spiegarsi. E soprattutto pensò a quei lunghi, meravigliosi capelli rossi che sarebbe stato un delitto racchiudere in una qualche acconciatura ricercata. Non aveva mai visto capelli rossi tanto belli... Ecco, se proprio avesse dovuto dire qualcosa, quella era l'unica che gli veniva in mente.

  
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