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Autore: Cdegel    30/03/2020    0 recensioni
Era mattina, probabilmente già mattina inoltrata, l’influenza lo aveva reso sonnacchioso. Così lo aveva definito lei, poche ore prima, alzandosi e rimboccandogli le coperte mentre lui la salutava con gli occhi socchiusi.
Era domenica? Era comunque fine settimana, di questo era certo. O era lunedì? Lo studio era chiuso il lunedì. Lui con quel febbrone che gli era venuto, non avrebbe comunque potuto recarsi al Tempio, aveva avvisato Shion già da un paio di giorni.
Ma, se era lunedì, di chi era l’altra voce che sentiva?
I personaggi di Saint Seiya appartengono al loro autore, M. Kurumada. Il solo personaggio qui inventato è Elessar, già presente nelle mie ff. questa ff è scritta senza scopo di lucro.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Kraken Isaac, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo sentì scendere le scale con solita foga, sembrava dovesse abbattere il muro, aprì l'ingresso ed entrò nel soggiorno portando tra le mani quella scatola, come avesse avuto un tesoro. 
Viveva con loro da qualche mese, ormai.
Sebbene Elessar, conscia del fatto che un ventenne desiderasse i propri spazi, avesse ricavato un piccolo appartamento al piano superiore, questo veniva utilizzato praticamente solo per dormire, mentre il tempo era trascorso per lo più insieme, come ora, cosa che era certo, rendeva felice lei quanto lui.
Si incuriosì, ma subito non disse nulla. Non sia mai che potesse sembrare curioso davvero. 
Continuò a leggere il nuovo trattato sui buchi neri che aveva appena acquistato. Una nuova argomentazione molto interessante. Seguì le sue mosse pur senza farsi notare. Credeva di averlo fatto, almeno.
All'improvviso lui piombò sul divano sedendosi dalla parte opposta.
Non te la darò vinta. Sorrise tra sé. Continuò imperterrito a leggere
"Lo so che ti stai chiedendo cosa è questo" lo provocò
"..." Non gli rispose
"Smettila di fare finta di leggere" continuò "ti stai chiedendo cosa è" insistette ridendo, stavolta.
"E che cosa sarebbe?" Chiese continuando a fissare ostinatamente il libro
"Guarda!" Rispose trionfante, felice che i suoi occhi finalmente posassero su quell'oggetto impolverato
"Te lo ricordi?" Annuì, e Isaac lesse lo stupore e un chiaro lampo di gioia nei suoi occhi
"Questo fu un regalo di Milo, Mu e Shura. Per noi, perché avevo detto loro che... avrei voluto costruire qualcosa con voi"
"E noi non abbiamo mai voluto farlo..." ammise Isaac. Credevo fosse noioso e anche che fosse inutile per un futuro Saint dedicare del tempo a questo. Credevo che avremmo avuto tempo per farlo una volta terminato l’addestramento. Continuò "L'ho portato con me. Quando Milo venne a riprendermi all'isba. Dove mi avevi riportato tu. Era ancora dove l'avevamo posata... Quel giorno... Io... Mi mancava così tanto. Casa. Volevo qualcosa. Di noi. Di. Ciò. Che. ERAVAMO"
Lui fissava ancora quella scatola, assorto, forse lo aveva rattristato, gli aveva ricordato qualcosa che ancora gli faceva male?
"Camus? Stai bene?" gli chiese il ragazzo, con un poco di esitazione
"Certo che sto bene. Adesso sto bene davvero. E. Isaac. Noi. SIAMO." gli rispose guardandolo finalmente negli occhi.
Sorrise felice Isaac "Stavolta lo facciamo! Ti va Camus?" Gli chiese con entusiasmo
"Sei sicuro?" Lui lo guardò un po' perplesso
"Certo che sono sicuro!" rispose Isaac con convinzione
"Sono sempre 9000 pezzi, come allora" incrociò le braccia
"Si sono ancora 9000, credo, spero, ma adesso... Adesso possiamo provarci. Se TU vuoi"
Annuì. "Sì"
Si alzarono entrambi. Il libro restò lì, sul bracciolo del divano. Avrebbe potuto attendere.
Isaac posò la scatola sul tavolo, passando una mano sul coperchio coperto di polvere per poter rivedere l'immagine del loro tesoro
"Avresti potuto spolverarla" lo riprese
"Anche la polvere ha il suo perché" rispose. Si avrei potuto spolverarla ma non sarebbe stato lo stesso. Questa polvere ha ricoperto quello che eravamo e io lo rivoglio indietro. Il tempo con la mia famiglia. Quel passato mi manca ancora. Non mi basta essere qui. Voglio il presente, il futuro. Ma anche il passato. Il nostro.
"Questo era il ... Giardino delle bellezze" azzardò. Sicuro che Camus avrebbe puntualizzato, se si fosse sbagliato. Non avrò mai la tua conoscenza, e ho ancora bisogno della tua guida. Ho bisogno di te.
"Il Giardino delle Delizie Terrestri, Isaac. È un'opera di Bosch" puntualizzo Camus
"Quanto è grande una volta finito?" Chiese sorvolando, ben sapendo che poche ore dopo lo avrebbe già dimenticato, il titolo dell'opera
"Parecchio, ma non ricordo quanto" rispose Camus e prese la scatola, passando la mano sopra alla polvere lui stesso per cercare le dimensioni "240 x 136" constatò.
"E dove avresti voluto metterlo all'isba un quadro simile?!" Chiese stupito il ragazzo
"All'isba lo avremmo soltanto iniziato. O finito e lasciato a pezzi. Per poi ricomporlo... Se..." disse Camus, aprendo la scatola con attenzione
"Se?"
Sorrise. Fissando il sacchetto ancora legato con quel pezzo di tessuto logoro "Se avessimo mai avuto un luogo da chiamare casa. In cui... Stare bene. Bene davvero. Senza gli affanni delle lotte” abbassò lo sguardo, e anche il tono della voce divenne un sussurro “Senza dover temere di perdere chi amo" ammise con un filo di voce. Probabilmente non stava parlando con lui, ora ma con sé stesso. Finalmente. Sei riuscito a tirarlo fuori. Ad ammetterlo. Quanto ti pesava. Il timore di vedere le persone a cui tieni rischiare la vita. Proprio tu, che hai sofferto più di tutti noi. Eppure non ti sei mai arreso. Hai dato tutto te stesso, fino in fondo. Io ti ammiro Camus. Vorrei essere come te.
"Qui. Ora. È CASA?" Gli chiese Isaac
"SI" rispose Camus alzando di nuovo nei suoi, gli occhi blu "Allora? Lo costruiamo?" Gli chiese di rimando
"Si. Stavolta si" convenne Isaac "Poi dove lo appenderemo? È enorme"
"Troveremo una parete libera... Forse, o ne libereremo una” rispose lui, aprendo il sacchetto per la prima volta dopo tanti, troppi anni.
"Da dove cominciamo?" Isaac si appoggiò coi gomiti sul tavolo, divaricando le gambe piantandosi bene al suolo, come faceva quando doveva iniziare qualcosa di importante
"Ognuno ha la sua teoria..." Iniziò Camus
"Dalla cornice!" Rispose Hyoga entrando, quasi in punta di piedi.
"Cosa aspettavi ad entrare tu?" Gli chiese Camus, da un po' si era accorto della sua presenza, ma non aveva voluto insistere perché entrasse. Era ancora fragile il loro rapporto, se ne rendevano conto entrambi, nonostante gli sforzi di Elessar e di Isaac.
"Beh.. non sapevo se avresti voluto… farlo..." Ammise
"L'ha tirato fuori lui, ma non sapeva se proporti di costruirlo..." Disse Isaac a Camus 
"Sì è ora di costruirlo" sorrise con calore Camus a Hyoga. Di ricostruire noi. Riprendere ciò che eravamo e farlo diventare ciò che siamo. Siete la mia famiglia. Anche tu.
"Allora iniziamo dalla cornice?" Chiese Hyoga, come quando era bambino
"Si fanno dei pezzi indipendenti... Così si deve fare!" disse Isaac con impeto
"Prima dobbiamo trovare un posto in cui costruirlo in modo da non doverlo continuamente spostare" concluse invece Camus
"Quel tavolo? Non lo usiamo mai" Hyoga indicò il grosso tavolo massiccio in un angolo del soggiorno. 
"Quello della nonna di Elessar?" Chiese Camus
Annuì.
Camus si sorprese di come, anche in piccole cose come queste, in qualche modo, un qualcosa di lei fungesse da sostegno a loro tre, in un modo del tutto silenzioso. 
"Ok" Isaac si stava già dirigendo al tavolo con il sacchetto aperto
"Se perdi i pezzi... Cominciamo bene" Gli corse dietro Hyoga raccogliendoli
Ci saranno davvero ancora tutti? Si chiese Camus, quasi certo di averlo richiuso, un tempo, prima che i due ragazzi, ne facessero uno scempio.
Li raggiunse, mentre erano già intenti a litigare. Come un tempo. Come ora. Come sempre.  
"Finitela o ve lo fate da soli" intimò loro ridendo. Sperare che non litigassero su tutto, era un'utopia. Forse era il loro modo di ricostruirsi dopo quella frattura che li aveva spezzati. Che aveva spezzato anche lui e Hyoga e che entrambi faticavano a risanare. Nonostante lo volessero.
Litigavano per sciocchezze. Spesso. Isaac e Hyoga. 
La sera precedente li aveva sentiti discutere, al piano di sopra
"Che diavolo hanno?" Aveva chiesto ad Elessar
"June... Che neanche li considera..."
"Mh... allora lasciamoli litigare" aveva detto lui baciandole le labbra "Saranno troppo intenti a farlo e non baderanno ad altri rumori". Le aveva detto, a fior di labbra, chiudendo la porta della camera da letto.
   
 
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