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Autore: FreddyOllow    31/03/2020    0 recensioni
Tyrell ha conosciuto una ragazza di nome Jasmine su un sito d'incontri. Le cose sembrano andare bene fra loro, finché un brutto incubo fin troppo reale sconvolgerà tutto...
Genere: Dark, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tyrell entrò in bagno e raggiunse il lavandino, guardandosi allo specchio. Rimase a fissarsi negli occhi per un lungo momento. 
D'un tratto un uomo corpulento entrò nel bagno, lanciando uno sguardo a Tyrell che fece finta di lavarsi le mani. L'uomo sparì nel gabbiotto del wc, mentre Tyrell si sciacquò la faccia diverse volte. Quando alzò lo sguardo, si vide nudo. Sussultò incredulo. E subito dopo si rivide vestito.
Udì lo sciacquone.
Un istante dopo l'uomo corpulento uscì dal gabbiotto, andando a lavarsi le mani affianco a Tyrell. Lo guardò perplesso dallo specchio e Tyrell uscì dal bagno.

Quando tornò a tavola, notò che Jasmine era accigliata e scrollava freneticamente instagram. 
Tyrell fece per parlare, ma lei alzò lo sguardo. "Voglio tornare a casa."
Tyrell la guardò per un attimo. Poi si alzò e andò a pagare la cena, senza aspettare Jasmine. Lei lo raggiunse stizzita. 
"Buona serata." Sorrise il cassiere.
"Buona serata un corno..." Bisbigliò Jasmine fra i denti.
Il cassiere la guardò e face finta di non aver capito.

Tyrell uscì dal ristorante, mentre Jasmine  faticava a mantenere il passo. Sembravano due estranei. Da quando si era seduto a tavola, Tyrell era del tutto assente. Aveva lo sguardo vacuo e spento, come fosse un altra persona.
Entrò nella berlina e attese che lo facesse anche Jasmine. 
Quando la donna fu dentro, gli disse. "Potevi anche aspettarmi!"
Tyrell la fissò senza sbattere le palpebre. Non disse nulla.
Si guardarono negli occhi per un po'.
Poi Tyrell si voltò, accese il motore e partì, mentre Jasmine si accigliava perplessa.

Durante il tragitto Jasmine continuò a lanciargli occhiatacce. Quando furono a quattro isolati dal suo appartamento, afferrò il cellulare di Tyrell. 
Jasmine si aspettava che lui si lamentasse come al solito.
Ma Tyrell non parlò. Non la degnò nemmeno di uno sguardo. Teneva gli occhi fissi davanti a sé, come se la macchina si stesse guidando da sola.
Jasmine sospirò irritata. Poi sbloccò il cellulare di lui e andò a controllare i social. 
Non trovò nulla.
Su Facebook non c'era nessuna traccia di chat, di mi piace o di nuove amicizie. Su Instagram e LoveMeet lo stesso. 
Lanciò uno sguardo a Tyrell. Stava per dirgli perché non aveva trovato nulla, quando si ricordò che era stata lei a eliminare tutto sei mesi fa, come aveva eliminato anche dagli amici le amiche di Tyrell. Questo di per sé non valeva molto, in quanto Tyrell poteva cancellare lui stesso le Chat. Ma quella volta lei l'aveva fatto in preda alla gelosia legata a sospetti. Sospetti che non era mai riuscita a dimostrare. Gelosia che Tyrell aveva sempre cercato di non innescare. Spesso era lei che cercava di farlo ingelosire, ma con Tyrell avevano funzionato solo le prime due volte. Litigavano per questa cosa che lui definiva "immatura."
Litigavano così ferocemente che alla fine finivano per far sesso spinto sul tavolo, sul letto o sul bancone della cucina. Ormai sistemavano ogni situazione spiacevole in questo modo.
Jasmine era sessualmente dipendente da Tyrell. Lui sapeva con perfezione quali fantasie punzecchiare, ma sopratutto dove toccare. Riusciva a farla venire anche in meno di un minuto, ma non aveva mai capito come far venire lui. Ma di una cosa era certa; lui veniva nello stesso istante in cui lei aveva l'orgasmo.
Tyrell si fermò al semaforo.
Jasmine posò il cellulare sopra il cruscotto e incrociò le braccia con fare infantile, guardando fuori dal finestrino.
Cominciò a piovere.

La berlina si fermò davanti all'appartamento della donna. Jasmine guardò Tyrell, aspettandosi delle scuse. 
Lui continuava a guardare fisso davanti a sé, senza sbattere le palpebre.
Lei attese ancora qualche istante. Poi gli occhi le lacrimarono per la rabbia e uscì, sbattendo la portiera. La pioggia le martellava la testa. Arrivò davanti al portone del palazzo e si girò. Fino all'ultimo momento credette che Tyrell l'avrebbe inseguita. Invece vide che la berlina si stava allontanando.
Scoppiò a piangere e mancò poco che urlasse dalla rabbia.

Tyrell entrò nel suo attico bagnato fradicio e con gli occhi ancora vacui. Rimase sulla soglia per un lungo momento, come se fosse da tutt'altra parte. Poi posò il cellulare sul bancone della cucina e lentamente raggiunse la scrivania. Staccò piano i fili collegati alla cassa del computer, lo afferrò e lo lanciò contro la finestra che andò in frantumi. Il computer si schiantò sul marciapiede, finendo in mille pezzi. Si affacciò alla finestra e osservò un taxi giallo passare in strada. Lo seguì con lo sguardo fin quando svoltò l'angolo. 
La pioggia aumentò d'intensità.
Tyrell rimase affacciato. La pioggia e il vento gelido gli sferzavano il viso.
Gli occhi si erano seccati, arrossati. Non li sbatteva più da quando era entrato nella Berlina.
Udì un trillo.
Voltò lievemente la testa alle sue spalle. 
Un altro trillo, seguito da altri dieci.
Si diresse verso il cellulare, mentre i vetri scricchiolavano sotto le sue suole.
Lo afferrò e vide venti messaggi Whatsapp da parte di Jasmine. Altri continuavano ad arrivare. Sbloccò il cellulare e lesse a saltelli le prime righe.
"Sei uno stronzo, perché..."
"Non voglio più vederti! Stai..."
"Mi hai fatto soffrire e..."
Tyrell saltò tutti gli altri messaggi senza leggerli e quando arrivo alla fine, spense lo schermo del cellulare.
Arrivarono altri trilli. 
Il suo sguardo fu attratto dalla fotocamera frontale. Serrò gli occhi del tutto apatici e inclinò la testa. Andò alla scrivania, prese lo scotch nero da un cassetto e ne staccò un pezzo con i denti, appiccicandolo sulla telecamera.

Improvvisamente si ritrovò seduto sul divano con gli abiti inzuppati di acqua. Sbatté freneticamente le palpebre e si alzò di scattò. Si tastò i vestiti del tutto sconvolto. Sentiva un freddo fin dentro le ossa.
"Cosa è successo..." Disse confuso. 
Vide la finestra in frantumi da cui filtrava il sole. Ci si avvicinò lentamente. 
La pioggia era cessata da diverse ore.
Guardò giù dalla finestra e notò sul marciapiede quello che era rimasto del suo computer. La gente ci passava affianco e lanciava sguardi perplessi dapprima su di esso, poi verso la finestra di Tyrell. 
Preso dal panico, si voltò. Non sapeva cosa fare. Così andò a prendere il cellulare e vide sessantadue messaggi di Jasmine.
Li lesse velocemente. Erano tutti insulti, finché ascoltò la nota vocale.
"Mi visualizzi e basta?" Nella voce di Jasmine, interrotta da sporadici singhiozzi, si percepiva un mix di forte rabbia e odio. "Non vuoi sentirmi più, giusto? E' questa la verità? Per questo eri strano stasera? Sei un fottuto stronzo! Mi hai p-presa in giro... Da quanto è così, eh? Hai un altra, non è vero? Una puttana d-da quattro soldi! Mi fai schifo! ...Sei uscito c-con me solo per scoparmi un ultima volta... Non v-volevi altro da me..." Si sentì piangere per un istante e l'audio finì.
Tyrell percepì una fitta allo stomaco. 
Stava per scriverle un messaggio, quando si accorse di essere stato bloccato. La cercò su Messanger, su Instagram, su Lovemeet, ma era stato bloccato anche lì. Così decise di chiamarla, ma l'esito fu uguale.
Poi notò lo scotch sulla fotocamera frontale, corrugò le sopracciglia confuso. L'ultima cosa che ricordava era di essersi seduto nuovamente a tavola e che Jasmine voleva andarsene.

Tyrell uscì dalla doccia, mentre il vapore si elevava dalla sua pelle. Andò in camera da letto, aprì l'armadio e indossò un aderente tuta nera, sotto una maglietta bianca e scarpe sportive dello stesso colore. Prese le chiavi della berlina e uscì dall'appartamento. Quando fece per chiudere la porta, notò una ragazza uscire dal suo appartamento. Vide solo i suoi lunghi capelli neri che cascavano sulle sue esile spalle e una giacca rossa.
La ragazza lo guardò sotto un ciuffo di capelli, ma lui non se ne accorse.
Tyrell non l'aveva mai vista. Poi sentendosi uno stupido a fissarla, chiuse a chiave la porta e s'incamminò lungo il corridoio, facendo finta di nulla.
Una volta in strada, tolse l'antifurto dalla berlina tramite il telecomando. Poi entrò dentro, gettando uno sguardo ai resti del suo computer sparsi sul marciapiede. 
"Gli Hard disk saranno ormai belli che andati." Disse fra sé. "Non posso più recuperare nulla da là."
Così accese il motore e andò via.

Quando arrivò sotto l'appartamento di Jasmine, suonò al citofono. Si mise davanti alla telecamera, così che Jasmine lo vedesse.
Attese.
Citofonò di nuovo. Nessuna risposta. Allora lo pigiò per una dozzina di secondi, finché Jasmine uscì dalla finestra.
"Smettila!" Urlò. "Vattene o chiamo la polizia!"
Tyrell si allontanò dal citofono e s'incamminò nel piccolo giardino, fermandosi sotto la sua finestra. 
Jasmine lo guardava con gli occhi arrossati.
"Possiamo parlare? Posso spiegare tutto." Le disse.
Lei lo fissò per un attimo. "NO!" E richiuse la finestra.
"Jasmine! Ti prego, ascoltami."
Rimase a guardare la finestra per un po'.
"Jasmine!" Gridò più e più volte.
Una donna sulla trentina uscì dalla finestra del secondo piano. "Smettila di urlare!"
Tyrell abbassò gli occhi e tornò al citofono.
La donna rientrò in casa.
Tyrell pigiò il tasto per un minuto, lanciando sguardi alla finestra. Pensava che primo o poi Jasmine l'avrebbe fatto entrare.
Quindi citofonò diverse volte, finché non vide una macchina della polizia in fondo alla strada.
Scese i gradini, guardò per l'ultima volta la finestra di Jasmine e tornò in macchina.
I due poliziotti s'incamminarono verso il portone del palazzo, guardandosi in giro.

Parcheggiò la berlina nel retro del club Maxim ed entrò dalla porta secondaria. Fu avvolto da un forte odore di birra e olive, oltre che dal fumo di numerose sigarette. Le luci illuminavano debolmente i tavoli e la gente sparsa nel locale. Non c'erano molte persone, a parte i soliti ubriaconi che Tyrell conosceva da una vita. Tutti loro erano con i gomiti poggiati sul bancone a tracannare birra come fosse acqua. Borbottavano, ridevano e s'insultavano amichevolmente a vicenda.
Il locale era abbastanza grande con una pista da ballo e una sala da biliardo. Molta gente del quartiere veniva qui per far festa o divertirsi un po'. Era uno strano incrocio tra una discoteca e un club.
"Ehi!" Disse Jason con una birra in mano; già sbronzo alle otto di mattina. "Guardate un po' chi c'è, gente! Il nostro figlio di puttana preferito!" E fece un largo sorriso, mentre altri otto uomini alzarono festosi i boccali nel vederlo.
"Tyrell!" Aggiunse Victor sorpreso. "Dove diavolo eri finito, eh?" Gli diede una pacca sulla spalla. Victor era un uomo robusto, sulla cinquantina, con una pancia enorme simile a un melone. Aveva folte sopracciglia nere, un naso a patata e indossava spesso larghe camice nere o marroni. Inoltre, appariva sempre di buon umore in mezzo alla gente.
Jacky, il barista, prese una boccale, lo riempi di birra alla spina e lo posò davanti a Tyrell.
Victor e Jason si affiancarono a Tyrell. Erano molto più imponenti di lui, sia in altezza che in larghezza.
"Allora, T." Disse Jacky con voce catarrosa e il volto solcato da innumerevoli rughe. "Come va?"
"Non vedi, Jacky?" Jason serrò le spalle di Tyrell con un braccio. "Va tutto bene! Il nostro amico è tornato. Dobbiamo festeggiare!" Gridò con il viso arrossato, facendo presagire che da lì a poco sarebbe crollato sul pavimento o nel magazzino, se non fosse ancora tanto sbronzo.
Gli otto uomini nella stanza urlarono di rimando e si avvicinarono tutti a ridosso di Tyrell. Divenne praticamente invisibile sotto tutti quei corpi, che lo afferravano per abbracciarlo o lo colpivano con pacche sulle spalle che sembravano veri e propri schiaffi.
Jacky scosse la testa con un vago sorriso e si allontanò per servire un nuovo cliente che era appena entrato. Un cliente che non aveva mai visto.

Quando ebbero finito di festeggiare il suo ritorno, tra fiumi di alcol, Victor prese in disparte Tyrell. Si sedettero su due divanetti beige in fondo al club, in un posto appartato, quasi avvolto dalla penombra. 
Poco dopo, mettendoci un eternità, Jacky li raggiunse strascicando i piedi. Lasciò sul tavolo una gonfia busta di carta e tornò al bancone.
"E' tua." Disse Victor.
"Non posso accettare." Rispose Tyrell.
Victor mise una mano sulla busta e la spinse verso Tyrell. "Prendila!" Aggiunse con fare serio.
Tyrell guardò dapprima Victor, poi la busta. Alla fine l'afferrò e l'appoggiò sul divanetto in cui era seduto.
"Perché sei sparito?" Domandò Victor.
"Avevo molti pensieri per la testa."
Victor lo fissò negli occhi per un momento. "Pensieri? Quali pensieri?"
Tyrell percepì quella domanda come se fosse sospettato di qualcosa. Victor non insisteva mai, ma quando lo faceva voleva dire che c'erano guai in arrivo. "La mia ragazza. Ho avuto dei problemi con lei."
Victor mutò faccia e sorrise. Sapeva riconoscere le menzogne. "Ah, le donne. Poveri noi. Quando entrano nella nostra vita, poi ci tengono per le palle!" Rise, finendo poi per tossire.
Tyrell accennò un sorriso di circostanza.
"Senti, T." Victor tornò serio in un attimo. "Lo so che non vuoi sporcarti le mani. E sai che apprezzo quello che hai fatto per me. Ma non puoi andare e venire come ti pare. Sei sparito per due settimane. 'Due settimane'. Ci sono regole che vanno rispettate." Si schiarì la gola secca. "Le regole servono a questo, T. Se ognuno fa quello che vuole regnerebbe il caos. Mi capisci, vero?"
Tyrell lo guardò per un momento. "Ne abbiamo già parlato, Vic. Voglio allontanarmi da tutto questo, rifarmi una nuova vita. Ho scontato cinque anni per te. Mi sono fatto la galera senza lamentarmi. Ho fatto quello che volevi. Me l'hai promesso, Vic. Un ultima lavoro e poi sarebbe tutto finito. Non voglio..."
D'un tratto la porta principale venne abbattuta. 
Una dozzina di uomini incappucciati e armati di AK-47 si riversarono nel locale. Aprirono il fuoco verso il bancone del bar. Urla e gemiti si levarono dal caos generale, mentre il sangue schizzò sul pavimento, sul bancone e sui muri. Gli uomini di Victor morirono senza aver sparato un colpo con le pistole ancora impugno. Il commando sapeva chi uccidere, perché molta gente era fuggita alle loro spalle.
Victor e Tyrell sgattaiolarono verso la porta nel retro. Quando Tyrell l'aprì, la canna di una pistola gli si appiccicò alla tempia.

   
 
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