Film > Rango
Segui la storia  |       
Autore: PaikeApirana    31/03/2020    1 recensioni
Da che se ne ha memoria i serpenti a sonagli, nel deserto del Mojave, sono sempre stati considerati creature demoniache. Jake Sonagli, L'Angelo della Morte, viene persino considerato il Demonio fatto serpente.
Ma in questo inferno in cui le pallottole volano rapide e bruciano più del sole di mezzogiorno, si trova a vagare anche una creatura del paradiso, Beatrice Campbell, giovane femmina di serpente a sonagli cresciuta in una famiglia rispettosa e osservante delle leggi di Dio. Come Dante, pellegrino, lei si ritrova da sola nel pericoloso Vecchio West, in mezzo a tagliagole e pistoleri mercenari.
Rango, lo sceriffo di Polvere, farà inavvertitamente incontrare (di nuovo) l'angelo e il demone, quando un culto sospetto inizia a mietere vittime nei dintorni della città e l'inferno sale in terra per giudicare i peccati dei serpenti.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I’ son Beatrice che ti faccio andare;
vegno del loco ove tornar disio;
amor mi mosse che mi fa parlare.

Appena preso il suo compenso, il serpente a sonagli era uscito dalla Tana in tutta fretta, ansioso di disfarsene. Dentro di sé malediceva Edward per quel suo “slancio di bontà” che lo aveva spinto a dargli un compenso diverso dal solito. Per colpa di quella femmina che gli strisciava alle spalle, a testa bassa come un cane bastonato, non aveva avuto nemmeno il tempo di mangiare qualcosa o divertirsi un po’ con Circe. Maledetto lui e il luogo in cui l’aveva presa.
Già a proposito, come l’aveva ottenuta il mostro di Gila?
Jake le gettò una rapida occhiata, con l’occhio celato sotto il cappello, studiandola alla ricerca di qualche particolare che ne rivelasse la provenienza. Tuttavia, essendo completamente nuda, a parte il nastro e quella sorta di guinzaglio attorno al collo, il suo tentativo si rivelò inutile. L’unica cosa che notò fu il leggero tremito del suo sonaglio, che tradiva il terrore della femmina.
Probabilmente credeva che la stesse portando a casa sua. Anche Moscardo, vedendoli uscire, aveva pensato che il pistolero volesse farsi un giro subito e lo aveva salutato con un sonoro fischio di approvazione. In realtà però, Jake non era proprio il tipo. Gli bastava uno sguardo per capire che quella dietro di lui era una signorina compìta, ammodo, pia e pudica… Tutte cose che a lui facevano venire la nausea. Probabilmente sapeva così poco del sesso che si vergognava solo a pensarci, come tutte le brave donnine di chiesa. Non ci sarebbe stato alcun divertimento. Anche tenerla a casa per fare le faccende sarebbe stato inutile. Come se ci fosse qualcosa da sistemare nella sua grotta, a parte il suo giaciglio di paglia, la pila di cibo inscatolato e la scatola delle cartucce…
Quando a est i primi raggi infuocati del mattino illuminarono la landa desolata intorno a loro, Jake scorse all’orizzonte la sua meta. Finalmente poteva sbarazzarsi di quel peso morto. Si disse che la gentilezza di portarla fino a lì, invece che indicarle solamente la strada, era anche troppa per il resto della settimana. E poi, guarda un po’ che fortuna, era l’alba di mercoledì.
Si fermò, girandosi verso la femmina che ora lo fissava con gli occhi sgranati. Tentò di allontanarsi da lui, ma fu presto bloccata dalle sue forti spire. Mentre Jake cercava di capire come sciogliere il nastro, quella guaì di terrore, ansimando pesantemente stretta contro di lui. Infastidito, il pistolero si accigliò, prima di capire che a spaventarla era la pistola attaccata alla sua coda.
«Cosa c’è? Hai paura di questo vecchio arnese?» chiese divertito, mentre le rotelle della pistola giravano rapide, ticchettando. Lei annuì a occhi bassi, bagnandogli il cinturone con le sue lacrime e uggiolando di terrore.
«Tranquilla, è perfettamente innocuo… Quando non è caricato.» continuò, giocherellandoci con noncuranza «Ora sta ferma».
Lei sembrò obbedire, o forse era solo pietrificata. Con la lingua, Jake annusò la sua paura, ridacchiando. Se non altro era divertente spaventare le signorine di città. Passò provocatoriamente la lingua sulla sua guancia, sentendola irrigidirsi. Poi però afferrò con la bocca il nastro e sciolse il fiocco scomposto al lato della sua testa, liberando anche la bocca della femmina.
Per un secondo lei lo guardò sorpresa. Ancora di più quando Jake le tolse dal collo il lazzo che faceva da guinzaglio. Non aveva comunque modo di scappare stretta dalle sue spire.
«Sai chi sono?» le chiese. Quella tirò su col naso e annuì vigorosamente. «Voglio una risposta, donna. E guardami negli occhi quando ti parlo.» disse ancora, appena irritato.
Come se i suoi occhi pesassero una tonnellata, la femmina di serpente li alzò lentamente verso di lui, fino a incontrare quelle iridi ardenti come fiamme. Aveva uno sguardo supplichevole quando disse, con un filo di voce: «J-Jake… Sonagli…».
«Parla più forte» disse ancora il serpente facendo tremare la pistola come fosse stato un sonaglio.
«J…Jake S-sonagli… detto l’Angelo della… M-morte.» balbettò.
«Esatto. Hai davanti a te il Demonio fatto serpente, come dicono alcuni» ridacchiò il pistolero, sfiorandola appena col cappello «Per educazione ora dovresti presentarti».
«B…Beatrice» mugolò. Anche se cercava di non piangere, Jake la sentiva tremare tra le sue spire, di gran lunga meno spesse e possenti delle sue. Gli sarebbe bastato un niente per stritolarla.
«Beatrice» ripeté lui assaporando il suono di quella parola come se fosse stata un dolcetto gustoso. «Un nome azzeccato, visto il motivo per cui Edward ti ha data a me» continuò poi sciogliendola appena dalla sua stretta ma serpeggiandole attorno, sinuoso come un’onda.
«Per favore…» piagnucolò «Non ho fatto niente di male…La prego, non lo faccia…».
«Visto che insisti tanto» affermò il serpente prima stringerla di nuovo a sé. Fu così rapido e improvviso che Beatrice emise un urlo terrorizzato. Quando si ritrovò di nuovo stretta dal corpo di Jake tentò di sgusciare via, ma la carezza fredda della pistola sulla sua spina dorsale la dissuase. Non sentì i fori, solo il lato della canna, ma tanto bastò a immobilizzarla. Con noncuranza il pistolero la accarezzava con la sua protesi mortale, osservando da dietro la sua reazione. Il labbro le tremava e cercava invano di trattenere le lacrime, mentre nascondeva l’estremità della sua coda tra le proprie spire, al riparo da quelle del pistolero.
Avvolto attorno al suo corpo liscio e profumato, Jake fece girare Beatrice in modo che avesse gli occhi rivolti verso la sagoma di Polvere, le cui case erano ben visibili, ora che il disco inclemente e infuocato era quasi completamente visibile. Un corteo di colori tenui lo accompagnava, ma l’azzurro immobile, che caratterizzava quasi tutte le giornate nel deserto, si stava già affacciando nel resto della volta celeste. Il piacevole fresco che avvolgeva la mattina sarebbe durato ancora per poco.
«Io avevo intenzione di lasciarti andare verso quella città, ma visto che tu mi hai pregato di non farlo…» le disse Jake all’orecchio «Potrei tenerti qui e bearmi un po’ della tua compagnia».
Era fin troppo divertente spaventarla e almeno così veniva ripagato della seccatura di averla accompagnata fino a lì. Chissà, forse in quel momento temeva anche per la sua anima… Dopotutto lui aveva la fama di abitare nel fuoco infernale, di trascinarvi animelle innocenti e candide come probabilmente lo era anche quella di Beatrice. Sorrise al pensiero che la giovane donna potesse trovare peccaminoso persino stargli così vicina. Una volta in chiesa avrebbe pregato fino alla nausea per ottenere il perdono di dio. Bah, patetico, pensò il serpente.
La sua pistola l’accarezzava ancora, quasi con delicatezza, ma non c’era alcun pericolo: Jake controllava quella protesi come se fosse stata una parte integrante del suo corpo. Non gli sarebbe scappato un proiettile nemmeno se avesse scatarrato l’anima.
Fu non poco sorpreso quando Beatrice si girò lentamente verso di lui, guardandolo negli occhi ancora lucidi. Tremava, ma non abbassava gli occhi. Forse aveva un briciolo di coraggio, la signorina.
«S…se dicessi…c-che mi s-sono…sbagliata e che voglio andare in città…lei…sarebbe così gentile da… lasciarmi andare? La prego... non mi faccia del male…» disse, con un tono ossequioso e timorato, che fece scoppiare Jake in una risata profonda e gutturale.
«Ma come sei educata, Beatrice» fece accarezzandole la guancia con la pistola. Lei trasalì di nuovo, serrando gli occhi. «Dai del lei addirittura a un fuorilegge. Comunque, sì, ti lascerei andare».
Dischiuse di nuovo gli occhi celesti, guardandolo sorpresa.
«Non sei poi un compenso così interessante» le disse di nuovo con un sorriso che lasciava intravedere i piccoli denti aguzzi nella sua bocca. L’attimo dopo, però, strinse un’ultima volta la presa su di lei, indurendo il suo sguardo, ma ritirò la pistola. Sapeva che il più delle volte bastava il suo sguardo, il tono basso e pericoloso della sua voce per intimidire gli altri.
I loro musi erano a un soffio l’uno dall’altro. Beatrice sembrava non respirare più, mentre Jake faceva sentire il suo alito caldo sulle sue squame.
«Ti consiglio, però, di non raccontare a nessuno di avermi incontrato, perché altrimenti tornerò a cercarti e questa volta avrai un biglietto di sola andata per l’Inferno» minacciò e Beatrice non ebbe il coraggio di rispondere, limitandosi di nuovo ad annuire vigorosamente.
«Voglio una risposta detta forte e chiaro!» ribadì ancora il pistolero.
«G…giuro che non dirò a nessuno di averla vista» disse tutto d’un fiato la femmina.
Jake grugnì, abbassando appena il cappello. Quello fu il suo saluto, mentre liberava Beatrice e riprendeva la sua strada.
La città non era molto distante, ma la temperatura salì rapidamente, seccando subito la gola della giovane femmina di serpente. Ancora stentava a credere a ciò che le era successo. Aveva incontrato forse il più temuto fuorilegge del deserto e non solo era sopravvissuta per raccontarlo, ma era completamente illesa. Persino la sua virtù non era stata toccata.
Mentre strisciava sotto il sole cocente, d’istinto pensò a come tornare a casa una volta raggiunta la città. Ma quale casa? Si disse poi, rammentandosi di non averne più una.
Realizzò di essere sola, in una città nuova in cui non conosceva nessuno. Che ne sarebbe stato di lei? E se Edward l’avesse ritrovata? Avrebbe pensato che fosse riuscita a scappare da Jake e l’avrebbe rivenduta a qualcun altro oppure riportata al pistolero. Solo pensare a lui faceva riaffiorare nella mente di Beatrice il ricordo della sua pistola lungo la spina dorsale e il terrore che aveva accompagnato ogni secondo del loro viaggio fino a Polvere. Si era sentita come una condannata a morte che si avviava al patibolo.
Invece era salva, apparentemente per non essere un compenso così interessante. Ma allora perché non l’aveva uccisa o abbandonata da qualche altra parte? Perché Jake Sonagli, famoso assassino a sangue freddo si era preso la briga di scortarla fino a polvere?
«Signorina!» chiamò qualcuno alle sue spalle. Due grossi carri trainati da poderosi cinghiali si stavano avvicinando con un possente scalpitare di zoccoli. Erano coperti da tendoni e il primo era guidato da un serpente a sonagli dalle squame brune, quasi nere, mentre l’altro da una lucertola con una livrea che Beatrice non aveva mai visto. Quando le si fermarono accanto ebbe modo di vedere che il serpente sul primo carro era abbastanza anziano, a giudicare dalle squame sbiadite sulla sommità del capo, e al collo aveva una croce d’argento e un collarino ecclesiastico. La lucertola, invece, era troppo giovane per essere la perpetua e le sue squame scure, picchiettate di un giallo vivace dietro la schiena, tradivano le sue esotiche origini. Beatrice si sentì osservata da sotto il cappello di quel forestiero. Era ammantato da una lungo giaccone scuro, quasi nero, il cui colletto alto metteva in risalto gli zigomi marcati del muso.
«Ti serve un passaggio?» chiese il prete serpente, con un tono gentile.
«Ehm sì…se non vi arreco troppo disturbo» rispose Beatrice timidamente.
«Macché disturbo!» fece quello in tono allegro «Salta pure su. Io sono padre Terence, nuovo parroco di Polvere. Lei invece è Matilde, detta Tilde. È qui per aiutarmi e insegnare ai bambini della città a leggere e scrivere. Sempre che non li spaventi prima».
«Ti ho sentito, padre» rispose scherzosamente Tilde, mentre Beatrice saliva accanto a padre Terence. Ironico che avesse incontrato un parroco subito dopo il demonio.
«Lei è italiana?» chiese Beatrice alla lucertola mentre i carri ripartivano. Quel personaggio la incuriosiva. Suo padre le parlava spesso di quel piccolo paese oltreoceano, delle sue bellezze, della sua arte e della sua poesia. Dante, si ricordò, era il suo autore preferito. Tuttavia, non si sarebbe aspettata che le signorine di un paese così raffinato vestissero abiti maschili come Tilde.
«Sì. Toscana per la precisione. Tu, invece come ti chiami?» rispose la lucertola.
«Beatrice Campbell».
«E che ci fai da sola nel deserto?» chiese ancora la lucertola, quasi sospettosa.
«Tilde ne abbiamo già parlato!» fece padre Terence «Cerca di essere meno diffidente delle persone. E non iniziare a tartassare la signorina di domande».
Il parroco porse a Beatrice una borraccia con dell’acqua, da cui lei bevve avidamente, fino a svuotarla per metà. Ringraziò timidamente, sperando che le venisse perdonata una simile ingordigia.
«Hai l’aria stanca» disse padre Terence «Devi aver fatto un bel po’ di strada».
«S…sì sono…stata attaccata da dei banditi, mi hanno abbandonata nel deserto…» disse Beatrice. Era la verità, anche se parziale. Non voleva correre il rischio che Jake venisse a sapere che gli aveva disobbedito. Sperava con tutto il cuore di non vederlo mai più.
«Sei ferita?» chiese ancora il parroco, guardandola preoccupato. La sua apprensione quasi commosse Beatrice. Non aveva ricevuto altro che occhiate lascive e minacce per cinque giorni, accucciata nella sua cella angusta, piangendo suo padre finché uno degli uomini di Edward non le urlava di fare silenzio.
«No…io… sto bene…solo…» iniziò la giovane guardando in basso. Tilde però la interruppe: «Aspetta. Hai detto Campbell? Come William Campbell di Bulletown?».
Ecco, l’aveva capito. D’altronde ormai doveva essere sui giornali. In prima pagina la foto di suo padre riverso a terra con il cranio esploso, gli occhi castani e intelligenti ancora spalancati, l’enorme chiazza rossa sulla parete dello studio messo a soqquadro dalle marmotte… Lei aveva visto tutto di sfuggita, mentre Edward e i suoi la portavano via, ma aveva sentito lo sparo e tanto le era bastato perché tutto si imprimesse nella sua mente come un marchio a fuoco.
«Sì… era mio padre» disse con un filo di voce. Una scarica di dolore le attraversò il corpo, ma dopo cinque giorni chiusa in un tugurio sotterraneo non aveva più la forza di piangere.
Padre Terence toccò le sue spire con il grosso sonaglio che testimoniava la sua veneranda età.
«Hai un posto dove andare?» le chiese, ma lei scosse la testa. «La casa di Dio è aperta a tutti. Puoi stare in canonica finché non trovi una sistemazione migliore o non chiami qualche parente per venirti a prendere» le propose allora «Per te va bene Tilde, non è vero?».
La lucertola sospirò pesantemente, come se sapesse che la decisione del parroco ormai era presa e irrevocabile. «Beh in Italia la tradizione vuole che i forestieri siano accolti e nutriti al loro arrivo, ma poi si fanno le domande» disse, guardando Beatrice, la quale stava già pensando a una storia che non la costringesse a mentire a un vicario dello Signore. Avrebbe raccontato tutto, ma omesso il suo incontro con Jake.
«Vi ringrazio infinitamente, padre, per la vostra generosità. Che Dio vi benedica» disse, ma il parroco fermò i suoi elogi con un cenno del sonaglio.
«Per favore, figliola, chiamami don Terence. Troppi formalismi mi imbarazzano» le disse, gentilmente «Il tempo di incontrare lo sceriffo per sbrigare le formalità e poi vedremo di rimetterti un po’ in sesto».

Spazio Autrice: Sorpresona! Nuovi personaggi per vecchia città! Che ne pensate di Jake? L'ho rappresentato bene? E di Beatrice invece che ve ne pare? E' davvero l'ultima volta che si vedono? Fatemi una bella recensione per dirvi cosa vi è piaciuto e cosa no <3.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Rango / Vai alla pagina dell'autore: PaikeApirana