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Autore: Bad A p p l e    07/08/2009    3 recensioni
2^ classificata al contest {Tribute to anime & manga} Anime e manga contest indetto da hachi92
Pioveva.
Pioveva forte. Nemmeno il grosso mantello bianco riusciva a proteggere Karin dalle impietose gocce d’acqua.
Correva veloce come non aveva mai fatto in vita sua, mentre le gambe supplicavano qualche attimo di tregua da quella tortura.
Erano passati due anni da quando lei aveva deciso d’allearsi al villaggio della foglia, tradendo il team Taka.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Karin, Suigetsu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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.::°*°([Il nero che sfugge al nero])°*°::.




Pioveva.

Pioveva forte. Nemmeno il grosso mantello bianco riusciva a proteggere Karin dalle impietose gocce d’acqua.

Correva veloce come non aveva mai fatto in vita sua, mentre le gambe supplicavano qualche attimo di tregua da quella tortura.

Erano passati due anni da quando lei aveva deciso d’allearsi al villaggio della foglia, tradendo il team Taka. Non pensava che, dopo tutto quel tempo, le stessero dando ancora la caccia.

Non poteva fermarsi. Non doveva fermarsi; non in quel momento, che era quasi a Konoha. Si lasciò sfuggire un gemito di dolore all’ennesimo rovo che le scalfiva le gambe. Ormai aveva i pantaloni lacerati in più punti e le gambe ricoperte di graffi lineari, segno della lunga fuga.

Possibile che questi maledetti stronzi non si stanchino?” pensò con rabbia, stringendo convulsamente i pugni.

Ancora gli rimbombavano nelle orecchie le parole che le aveva detto Sasuke due anni prima: -Se vuoi abbandonare Taka, fai pure- aveva esordito Sasuke con una faccia mortalmente seria. -Ma se scopro che hai rivelato qualcosa su di noi a qualche Kage o, comunque, qualche nemico, il nostro scopo sarà quello di darti la caccia-.

La minaccia aveva funzionato, in parte, perché alla fine era stata catturata da dei ninja di Konoha e aveva barattato libertà e immunità con le informazioni che aveva.

Idioti! Dovevo farmi ammazzare per pararvi il fondoschiena?- si domandò, maledicendo il suo vecchio gruppo.

Si voltò, quello che vide le fece sbarrare gli occhi: Suijetsu era pericolosamente vicino a lei. -Razza di merluzzo fuor d’acqua!- inveì a bassa voce, osservando le nuvole rosse che Suijetsu portava sul mantello. Quando la vista di quelle nuvole si fece insopportabile, tornò a guardare avanti.

Devo guadagnare terreno, o non arriverò mai a Konoha”.

Abbassò lo sguardo e osservò con scarsa attenzione i sandali; imprecò sottovoce, ad ogni passo s’imbrattavano sempre di più di fango.

Suijetsu prese un kunai e glielo tirò, mirando basso, alle gambe. Dovette colpirla per altre sei volte, prima di vederla rovinare al suolo, senza energie.

-Maledizione- borbottò tentando di medicarsi alla veloce con un Jutsu medico. Aveva appena iniziato ad emettere il Chakra, quando una lama puntata al suo collo le fece ghiacciare il sangue nelle vene.

-Non provarci nemmeno, a curarti- sentì sussurrare da Sasuke.

-Bastardo- mormorò a denti stretti Karin.

-Noi ti avevamo avvertita- rispose Uchiha, senza alterarsi per l’insulto. -Te la sei cercata, noi avevamo deciso di permetterti di lasciare Taka, sei tu che hai giocato sporco-.

-Da qualcuno devo pur aver imparato- ghignò lei cercando di temporeggiare.

Nel giro di pochi minuti avrebbe dovuto incontrare dei ninja di Konoha con cui avrebbe dovuto svolgere una missione. Doveva resistere fino ad allora.

Le speranze erano, comunque, poche; avrebbe dovuto incontrarli alle porte del villaggio e non lì, a diversi chilometri. Che la venissero a cercare lì per pochi minuti di ritardo era una speranza disperata. Decise di tentare ugualmente a resistere.

-Infatti sei stata al servizio d’Orochimaru per anni- rispose Sasuke per le rime.

-Abbiamo avuto lo stesso maestro di bastardaggine- ammise lei. -Ma tu il maestro l’hai superato alla grande- aggiunse Karin con risentimento. Tentò di non sbarrare gli occhi dalla sorpresa quando sentì in avvicinamento quattro tipi diversi di Chakra fin troppo conosciuti. Erano Sakura, Naruto, Sai e Kakashi; probabilmente stavano tornando da una missione.

Anche Juugo sentì qualcosa in avvicinamento. -Sta arrivando qualcuno. Che facciamo?- domandò, infatti, a bassa voce.

-Ce ne dobbiamo andare, se sono di Konoha rischiamo grosso- commentò con una smorfia Suijetsu. Lui odiava scappare.

Sasuke era della sua stessa linea di pensiero, scappare era fuori discussione, ma non potevano rischiare il tutto per tutto solo per Karin. Sospirò. -Okay, andiamocene-. Poi si rivolse a Karin. -Torneremo- sussurrò prima di sparire assieme agli altri due.

Karin tirò un sospiro di sollievo e aspettò l’arrivo della squadra Kakashi.

-Ehi!- chiamò fievolmente quando li vide passare, sembravano avere molta fretta, ma Sakura riuscì ad udire il richiamo della ex Mukenin.

-Karin! Cos’è successo?- domandò allarmata, correndo verso di lei per aiutarla a curarsi.

Peccato che non possa usare su di me la mia abilità innata” pensò Karin quasi con ironia.

-Mettiamola così- esordì con voce stanca. -Ti saluta Sasuke-.


***

Karin era stata esonerata dalla missione ed era stata dimessa dall’ospedale il giorno dopo. La pioggia batteva ancora molto forte, ma a lei non dava fastidio. Le piaceva l’odore che aveva l’aria quando pioveva, in più i giorni precedenti il terreno aveva raccolto molto calore che in quel momento veniva rilasciato, creando un piacevole tepore che contrastava con le gocce fredde della pioggia.

S’incamminò verso casa con un sospiro, viveva nello stesso condominio disastrato di Naruto. Non poteva permettersi altro.

Aveva già infilato la chiave nella toppa, quando vide un biglietto che era stato attaccato alla sua porta con del nastro adesivo ingiallito dal tempo.


Hey, Karin, sono Naruto. Volevo solo dirti che nonna Tsunade ti vuole vedere il prima possibile per il rapporto su ciò che ti è successo mentre tornavi a Konoha.

(Io le ho detto che doveva farti prima riposare un po’, ma non ha voluto sentire ragioni... quella ha qualcosa che non funziona nel cervello, dattebayo)


Karin sospirò. - Poteva anche alzare le chiappe e venire a dirmelo lei- commentò a bassa voce strappando il messaggio dalla porta. Lo accartocciò con rabbia e lo buttò in un cestino del corridoio che non doveva venir svuotato da anni.

Con un secondo sospiro tornò verso la porta di casa ed entrò. Prese da un cassetto del cucinino un sacchetto in cellofan e tornò al cestino fuori dall’appartamento, chiudendo a doppia mandata l’uscio. Svuotò il bidoncino e si portò il sacco della spazzatura appresso.

-Se non faccio qualcosa io, qua dentro, non ci pensa nessuno- sbuffò guardando il sacchetto come se le avesse detto un’orribile parolaccia.

Senza troppe cerimonie, buttò l’involucro maleodorante dentro un cassonetto vicino al condominio.

Camminò a passo svelto fino all’ufficio dell’Hokage. Bussò con delicatezza, nonostante fosse d’umore particolarmente irritabile.

-Avanti- disse Tsunade.

Karin entrò a passo marziale. -Sono venuta per il rapporto- sbottò senza sedersi, segno che voleva andarsene il prima possibile.

Tsunade non approvava quel comportamento, ma si limitò ad un cupo sospiro, pensando che preferiva avere quella piccola arrogante con lei, piuttosto che contro di lei.

-Bene, ti aspettavo- disse l’Hokage mettendo momentaneamente da parte alcuni documenti.

-Dunque, ero di ritorno da quella... ehm... piccola missione- esordì distogliendo lo sguardo, lievemente imbarazzata. Aveva detto “piccola missione” per non usare il termine “missione di livello D”. Infatti era dovuta andare al villaggio della Neve per recuperare dei documenti dimenticati da Tsunade. Non ricordava d’aver mai svolto una missione tanto inutile e umiliante per il suo orgoglio tanto labile. -E sono stata attaccata dal mio vecchio team- concluse con una semplicità che, ne era sicura, avrebbe fatto arrabbiare a morte Tsunade.

Una vena sulla tempia della donna, infatti, prese a pulsare con una ritmicità preoccupante.

facilmente irritabile, la vecchia” pensò con aria di sufficienza.

-Fin qui c’ero arrivata anche io, grazie tante-. La voce era poco più di un sibilo appena udibile. -Voglio sapere i dettagli!-

-Non ce ne sono- rispose Karin fin troppo frettolosamente, al che Tsunade ebbe un ghigno. -Non starai cercando di difendere la tua vecchia squadra?- chiese con scherno.

Karin rimase interdetta per una manciata di secondi, ma riuscì a non abbassare lo sguardo.

Lasciò cadere penzoloni le braccia, che fino a quel momento erano rimaste conserte. -E ovvio che non voglio proteggerli! Hanno cercato d’uccidermi, se n’è forse dimenticata?- commentò con ovvietà simulata.

Nonostante tutto, un po’ d’affetto per quei tre idioti era rimasto.

-Bene- disse Tsunade con approvazione, non intuendo la menzogna. -Se è così, puoi andare-.

-Arrivederci- disse con aria sbrigativa.

-Cerca di non fare passi falsi- si sentì in dovere di redarguirla Tsunade. Karin fece finta di non aver sentito e uscì dall’ufficio a pugni serrati.

Ad accoglierla, fuori dal palazzo, c’era solo la pioggia che non accennava ancora a smettere.

Ma qui, quando comincia, non la finisce più?” si chiese, non senza fastidio. Un po’ di pioggia poteva farle piacere, ma le cose cambiavano se non smetteva neanche un attimo.

Una volta davanti alla porta dell’appartamento, si diede dell’idiota, ma con la “i” maiuscola. Aveva dimenticato le chiavi alla serratura, quando aveva chiuso la porta.

-Fortuna che è una casa che fa schifo, nessuno ci entrerebbe per rubare- commentò lei a bassa voce.

Fu smentita in meno di cinque secondi, quando scoprì che la porta non era più chiusa a chiave. “Eppure ricordo d’aver dato due mandate” pensò entrando cautamente, trattenendo perfino il respiro per non essere udita.

-E così, è qui che vivi adesso-.

Karin si voltò di scatto verso la voce. Suijetsu era seduto su una sedia nel cucinino, ma non sembrava avere intenzioni ostili.

-Si, vivo qui- si limitò a rispondere. Prese un panno che era poggiato su una sedia e si strofinò i capelli per asciugarli un po’. -Perché sei qui?- domandò bruscamente, piegando lo strofinaccio per rimetterlo al suo posto.

-Che accoglienza- si limitò a commentare Suijetsu, in parte stizzito e in parte ironico.

Karin gli lanciò uno sguardo di puro odio, poi si sollevò la gamba destra dei pantaloni, mostrandogli i segni che i kunai da lui lanciati la sera prima avevano lasciato.

-Non ti aspetterai che ti offra un caffé, spero- disse lei con risentimento, riaggiustandosi i pantaloni.

-Veramente ci speravo proprio- rispose lui con un sorriso di circostanza. -Comunque, se tu ti fossi fermata non avrei dovuto colpirti- tentò pateticamente di giustificarsi.

-Dobe- borbottò lei seccata. Afferrò con malagrazia una caffettiera. -Perché sei qui?- domandò di nuovo.

-Sasuke e Juugo non sanno che sono qui, volevo semplicemente parlarti-.

Karin rise, sprezzante. -Certo, e i delfini ballano la samba in giro per Suna-. Accese il fornellino elettrico e si sedette di fronte a Suijetsu. -Tu non sei il tipo che viene qua per parlare. Sei maledettamente stronzo e subdolo. Ripeterò la domanda solamente più una volta: perché sei qui?-

Un aroma di caffé iniziò ed espandersi per il cucinino.

Suijetsu abbassò lo sguardo, a disagio. -Dico sul serio, voglio parlarti, tentare di capirti. Lo so bene di essere stronzo e subdolo, per citare le tue parole, ma in questo momento proprio non ci riesco. Sono ossessionato dal pensiero di non riuscire a capirti ed è strano: come ti ho detto il giorno che siamo stati reclutati da Sasuke, per me sei un libro aperto... o almeno, questo fino a poco tempo fa-.

Il rumore della caffettiera che fischiava coprì il silenzio che s’era creato dopo le parole del ragazzo. Karin sospirò.

-Vuoi sapere perché me ne sono andata?- chiese, prima di alzarsi a prendere le tazzine.

-Si, mi piacerebbe saperlo-.

Karin storse il naso e versò il caffé. -Ci vuoi il latte?- sbottò.

Suijetsu annuì. -Grazie-.

Karin prese il brico e versò qualche goccia in entrambe le tazze e le portò sul tavolo, seguite da un barattolino.

-Lo zucchero, però, te lo metti da solo- disse lei indicando il barattolo.

Lei buttò dentro la bevanda due cucchiaini di zucchero e mescolò lentamente, mentre cercava le parole giuste. -Me ne sono andata- cominciò a dire dopo aver bevuto un sorso della bevanda scura. -Perché non credo più in quelli che erano i nostri obiettivi. Non era previsto il nostro schieramento con Akatsuki, dal momento che era il nostro principale nemico-.

L’altro scosse la testa. -Uchiha Itachi, era il nostro principale nemico-.

-E lui faceva parte di Akatsuki! Poi Sasuke s’è reso conto troppo tardi di aver combinato una stupidata, per non dire altro, ed ha avuto la brillante idea d’allearsi con quelli che probabilmente finiranno per distruggere se non il mondo, buona parte!- inveì lei sbattendo le palme delle mani sul tavolo. Qualche goccia uscì dalla tazzina, macchiando il tavolo, ma nessuno dei due ci fece caso.

-Capisco che sia stata una scelta discutibile, ma i dubbi potevi farteli venire prima. Però non è questo il punto, ci hai traditi- sussurrò lui con risentimento.

-Diavolo! Non ho avuto altra scelta, tu non avresti venduto qualche informazione per salvarti le chiappe?- domandò lei con la voce alterata dall’ira repressa a stento.

-Non avrei venduto i miei amici!- rispose Suijetsu alzando la voce. -Noi ci fidavamo di te, e non ti abbiamo chiesto spiegazioni quando ci hai detto che volevi andartene. Sai anche tu a quanto Sasuke tiene alla segretezza, ciononostante ti ha lasciata andare senza esitare!-

Karin rimase impassibile, o così dava a vedere. Bevve un altro sorso di caffé, imitata da Suijetsu.

-Adesso perché tiri in ballo Sasuke?- domandò lei con calma simulata.

-Perché un tempo sembrava essere l’unico argomento in grado di smuoverti- rispose con un risentimento che andava ben oltre la rabbia per il tradimento.

Lei non seppe cosa rispondere. Emise un debole sospiro e cercò di rendere la voce il più ferma possibile. -Vattene- sussurrò a voce tanto bassa che in un primo momento pensò di non essere stata udita. -Non voglio più avere nulla a che fare né con te né con gli altri- aggiunse con lo stesso tono che può avere un guscio vuoto senza un’anima.

Si guardarono per qualche secondo. -Karin...- sussurrò Suijetsu con tristezza. Lei abbassò lo sguardo.

Si alzò lentamente e Karin chiuse gli occhi, pensando al rumore di porta sbattuta che avrebbe annunciato il loro addio. Il rumore non venne e lei avvertì una presa salda sulle sue spalle. Aprì di scatto gli occhi.

-Dimmi che non vuoi che me ne vada-. Era un ordine, ma all’interno si nascondeva una muta supplica che Karin non si sentì in grado d’accogliere.

-Vattene- mormorò per la seconda volta.

La presa non s’allentò, anzi, Suijetsu strinse ancora di più, come per aggrapparsi a lei. Si chinò leggermente su Karin, tentando di baciarla.

Pochi secondi, Karin perse la facoltà del movimento e del pensiero per soli pochi secondi, poi prese coscienza di ciò che stava per fare l’amico e si divincolò con forza, riuscendo a liberarsi senza difficoltà. Si allontanò, arrivando dalla parte opposta del cucinino.

-Vattene! Vattene! Vattene!- urlò senza ritegno, infischiandosene d’eventuali domande dei vicini.

Suijetsu sbarrò gli occhi, sembrava essersi svegliato da un sogno. -Torna indietro, Sasuke e Juugo potrebbero perdonarti senza dubbio... io potrei perdonarti-.

-Vattene- sibilò lei in risposta, senza trovare difficile, quella volta, utilizzare un tono che non ammetteva repliche.

-Okay, scusa per... per tutto- Suijetsu uscì dalla finestra, socchiudendola con delicatezza all’uscita, anche se avrebbe tanto voluto farla sbattere, tanto per sfogare un po’ quel tumulto di sentimenti contrastanti che provava.

Stupido” pensò Karin, senza il coraggio di voltarsi verso la finestra. “Non voglio il tuo perdono, non ne ho bisogno”.

Si avvicinò al tavolo e afferrò con malagrazia le tazzine per posarle nel lavabo. “Ho bisogno che mi dimentichi, stupido idiota”.


***


Era poco più di pomeriggio, quando Suijetsu arrivò nel punto dove s’era accampato col resto della squadra.

Senza dire una parola, si sedette accanto a Juugo e alzò gli occhi al cielo.

Non sono un tipo sdolcinato” pensò con un sorriso mesto. “L’amore e cavolate varie non fanno per me, l’unica cosa che posso fare per ritenermi felice è fare in modo che tu non muoia... non per mano nostra, almeno”.

-Sasuke- chiamò lui, inespressivo. Quello si limitò a guardarlo con aria di sufficienza. -Non ucciderla, va bene?-

-Perché non dovrei farlo?- domandò Uchiha, vagamente sorpreso per quella richiesta.

Suijetsu ebbe un mezzo ghigno. - mettiamola così: tu hai il tuo stupido orgoglio e un idiota senso dell’onore. Andrebbe contro tutti i tuoi principi ammazzare una persona che, non solo ti ha aiutato, ma in un’occasione ti ha salvato la vita-.

Sasuke non rispose, si limitò a voltare la testa dalla parte opposta ed emettere un verso stizzito e vagamente offeso.

Forse era destino. Forse non avremmo potuto avere un futuro, dal nero e nero non può che nascere altro cupo, insensato, inutile nero” pensò Suijetsu senza rancore. “Carissima seccatura formato sexy, abbiamo chiuso definitivamente”.








Grammatica : 7/10
Originalità: 9/10
IC Personaggi: 8,5/10
Descrizioni e narrazioni: 8/10
Attinenza alla frase: 10/10
Giudizio Personale: 4/5

Totale : 46,5/55


Allora, inizio con il classico la tua fan fiction mi è piaciuta molto. E si, ho trovato l'attinenza della frase azzeccatissima, sembra che il tuo componimento sia cucito a pennello su quella frase...complimenti. Il punto più basso è stato quello della grammatica per diversi aspetti. Innanzitutto nella grammatica italiana quando si parla di una donna-quindi di un soggetto femminile- non si narra con gli rimbombavano ma le rimbombavano. Può sembrarti un errore stupido, ma a mio parere questo è una delle cose più importanti... Poi, nel discorso diretto: -Te la sei cercata, noi avevamo deciso di permetterti di lasciare Taka, sei tu che hai giocato sporco-.Ecco, il punto non va mai dopo il trattino, ma sempre compreso nel discorso. Ci sono stati diversi punti a tuo sfavore, la grammatica è decisamente una brutta bestia, ma a premiarti è stato lo stile, molto chiaro e pulito.
Ho trovato le descrizioni appropriate, così come le narrazioni. Usi un buon lessico e ciò ti facilita. La scena finale un po' amara ma comunque ironica in un certo senso l'hai descritta molto bene. Così come l'addio tra Karin e Suigetsu. Hai mantenuto costante l'IC, non ti sei sbilanciata troppo nel descrivere le sensazioni e i sentimenti dei personaggi, Suigetsu in alcuni punti l'ho trovato un pochino “fuori dalle righe”, ma direi che nella scena principale hai tenuto molto bene l'IC. Anche Karin, menefreghista -apparentemente-, con un orgoglio da difendere... Lei è stata addirittura il mio personaggio preferito nella tua fan fiction. Proprio lei, forte e fiera ma anche un po' fragile quando vede Suigetsu venirle contro e cercarla.
Davvero una bella fan fiction, dalle note un po' malinconiche.

Giudizio Personale: Mi ha fatta emozionare. Si, è talmente azzeccata la frase che sembra calzare sulla tua storia molto bene. Di solito sono abituata a leggere KarinxSuigetsu dai toni comici -io stessa le faccio così- ma tu hai reso benissimo anche il drammatico o se vogliamo dirlo in termini più comuni l'angst, riuscendo a scrivere una storia molto bella.
Complimenti.



   
 
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