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Autore: electrahe4rt    01/04/2020    2 recensioni
"Era nient’altro che una flebile ombra, una lieve fiamma non destinata a spegnersi, ma nemmeno a brillare. Solo vivere appena."
Diventare un Mangiamorte non è mai semplice, specialmente quando inizi a pentirtene e improvvisamente, come se vittima di una maledizione imperdonabile non ancora conosciuta, tutti i tuoi ricordi felici iniziano a svanire. Cosa succederebbe se Draco lottasse per riprenderseli e se, in questa battaglia, al suo fianco combattesse un'alleata inaspettata?
Incentrata su Draco/Dramione, ambientata durante gli ultimi anni ad Hogwarts.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Voldemort | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Draco aprì gli occhi e sobbalzò di scatto. La notte era densa, gli premeva come un macigno sul petto che sembrava lo stesse soffocando. Il suo primo istinto fu quello di tirarsi su le maniche del maglione per assicurarsi che non avesse solo fatto un brutto incubo. Il Marchio Nero era lì, campeggiava indelebile sul suo avambraccio, sembrava quasi lo stesse guardando con aria di sfida, burlandosi della sua impotenza. Ripercorse con la mente ogni singolo istante della sua “cerimonia di iniziazione”, se così poteva chiamarsi. Ricordava lo sguardo apprensivo di suo padre, temeva che gli avrebbe fatto fare una brutta figura, forse, e lo sguardo più comprensivo di sua madre. Il rito era stato veloce e indolore, l’incisione sulla pelle non gli aveva provocato troppo fastidio. Almeno, non era equiparabile a quello che aveva provato guardando il suo riflesso allo specchio, una volta rincasato. Voldemort lo aveva accolto con un accenno di sorriso, aveva assunto quasi sembianze “umane” pur di rassicurarlo, ma Draco sapeva bene che sotto quell’espressione si celava il solito ghigno serpentino, quello di un’altra vittoria. Aveva mosso dei passi lenti, rigido nel suo completo nero, mentre conservava la vana speranza di poter schioccare le dita e smaterializzarsi da quel posto buio e muto. La porta della sua camera si aprì, distogliendolo dai suoi pensieri.
– Draco, domani si torna ad Hogwarts.Non dormi? – gli aveva chiesto Narcissa Malfoy, una lanterna tra le mani, gli occhi stanchi circondati da piccole rughe e i capelli sciolti che le ricadevano morbidi sulla vermiglia veste da notte.
– No – aveva risposto solo Draco, senza far trapelare alcuna emozione nel suo tono di voce. Era incredibile la facilità con cui sua madre riuscisse a nascondere tutto sotto la sabbia, fingere che nulla fosse successo. Sembrava riuscir mentire perfino a se stessa. Era un’abilità che si acquisiva essendo la moglie di Lucius Malfoy e un’alleata del Signore Oscuro, probabilmente. –Ti lascio un po’da solo. –
–Codarda – borbottò solo Draco sprezzante, una volta che la porta si era chiusa. Poi si diresse rapidamente verso lo specchio e questa volta riuscì a guardarsi più a lungo senza distogliere lo sguardo. – Codardo! – urlò al suo riflesso, colpendo lo specchio con il pugno, che andò in frantumi. I cocci si spargevano sul pavimento con un rumore sempre più assordante, le lacrime rigavano le guance del ragazzo e gli rompevano la voce, mentre piccole gocce di sangue sgorgavano dalle nocche. Non era più Draco Malfoy, era solo uno dei tanti Malfoy asserviti a Voldemort, eppure non riusciva a smettere di pensare a se stesso come un Mangiamorte.
**
Draco aveva sempre adorato il primo giorno di scuola ad Hogwarts, nonostante non lo avesse mai ammesso. Tirava spesso un sospiro di sollievo quando vedeva il binario allontanare lui e gli altri maghi dalla realtà, conducendoli in un posto fatto su misura per loro. Eppure, quell’anno non poteva fare a meno di osservare i volti felici dei ragazzini del primo anno ad Hogwarts e domandarsi “un giorno non troppo lontano Voldemort mi costringerà ad ucciderli?” oppure “qualcuno sarà come me?”. Si chiese perché dovesse essere stato scelto per un ruolo del genere. Bramava il potere e aveva sete di sangue molto meno di tanti altri maghi. Tra il frastuono dato dal treno intento a partire e il chiacchiericcio di amici che non si erano visti durante tutta l’estate, Draco prese posto nel vagone con Pansy e Blaise.
–Draco! – lo salutò affettuosamente Pansy. Ogni anno che passava, sembrava diventasse più civettuola nei suoi confronti. – Sembri stanco, devi riposare un po’di più! – osservò premurosa.
–Hai un aspetto orribile – osservò Blaise.
–Non mi sembra di avervelo chiesto – replicò secco Draco. Il riflesso del vetro gli consentì di vedere il suo viso pallido e scavato e gli occhi infossati dalle occhiaie violacee. – E’questa scuola, sta diventando fin troppo seccante – aggiunse poi, preoccupandosi di dover fornire una spiegazione ragionevole.
–Quest’anno potresti trovare qualche vittima in più – sghignazzò Blaise, afferrando dei dolciumi dal carrello senza che la signora che lo trasportava si accorgesse che non aveva pagato.
–Che vuoi dire? – sbottò Draco, mettendosi sulla difensiva. –Calmo, amico – alzò le mani Blaise, completamente attonito.
– Intendevo, sai, qualche nuovo Grifondoro a cui far abbassare la cresta. Dopo un po’ci si stanca di Potter, del Weasley e della Mezzosangue. –
Draco riprese a respirare regolarmente, rilassando i muscoli che erano stati in tensione fino a quel momento, quando aveva temuto di essere stato scoperto prima del previsto. Quel che più lo infastidiva era dover proteggere la sua doppia vita, riconoscendola come un’effettiva parte di sé, pur non essendone ancora totalmente in grado. Non sapeva se lo avrebbe mai accettato, se lo avrebbe rinnegato o se si sarebbe fatto inghiottire da quel mondo. Era consapevole di essere totalmente incapace nel fare scelte: erano gli altri che le facevano al posto suo, da sempre. Era nient’altro che una flebile ombra, una lieve fiamma non destinata a spegnersi, ma nemmeno a brillare. Solo vivere appena.
–Il sesto anno è un anno importante ad Hogwarts – sorrise Pansy.
–Altri due anni ad Hogwarts, in una “scuola” che non vale nulla – rispose Draco sprezzante. – Piuttosto mi getterei dalla Torre di Astronomia.– Poi poggiò la testa contro il finestrino, lasciandosi trasportare dalle montagne e dalle nubi, nel tentativo di ignorare le occhiate scrutatrici che Pansy e Blaise gli stavano lanciando. Il viaggio gli parve interminabile, più del solito, ma una volta arrivato al castello avvertì una piacevole sensazione di calore nel constatare che Hogwarts, almeno quella, era sempre uguale, apparentemente indistruttibile, non modificata o affaticata dagli anni. La Sala Grande era imbandita con le solite prelibatezze, sempre più splendente, Silente e i professori sembravano vegliare sulle dozzine di tavoli dove gli studenti schiamazzavano. Durante il discorso del preside, Draco iniziò ad analizzare le altre Case. Si chiese cosa sarebbe successo se non fosse nato in una famiglia ossessionata dalla purezza di stirpe e dalla Casata Serpeverde. S’immaginò nei Tassorosso, a curare piante e a sorridere a chiunque incontrasse. Decisamente non adatto. Poi nei Corvonero, a trascorrere tutta la giornata a studiare, a non alzare gli occhi dal libro e a lanciare occhiatacce a quelli intellettualmente meno dotati. Che spreco di tempo. E poi i Grifondoro. Assetati di potere quanto i Serpeverde, ma meno onesti e non in grado di ammetterlo. Prima che potesse anche solo sollevare le posate per cominciare a gustare qualcosa dal banchetto, avvertì delle voci indistinguibili che sembravano chiamarlo, attrarlo fuori da quella Sala Grande. Le voci sembravano ronzargli attorno alla testa, annullando tutti gli altri rumori presenti, offuscandogli quasi la vista. Si allontanò da tavola con una banale scusa e decise di seguirne la scia. Erano tutti troppo indaffarati, perciò nessuno se ne sarebbe accorto. Uscito dalla Sala, non sentiva più un ammasso di voci: ne era solo una, chiara, viscida e perfettamente riconoscibile. Era la voce di Voldemort che pronunciava il suo nome. Si chiese come il Signore Oscuro fosse riuscito ad entrare all’interno del castello, ma avanzò spedito verso la biblioteca, dove la voce sembrava più insistente. “Finalmente” riuscì ad udire. La biblioteca era completamente vuota, più angusta del solito, con i suoi libri impolverati e tanti manuali accatastati. Odoravano di vecchio.
–Mi scusi per l’attesa, mio signore – si scusò Draco, stando attento che nessuno riuscisse a sentirlo. Indietreggiò involontariamente, nonostante non riuscisse a vedere fisicamente Voldemort.
–Ho una missione per te, ragazzo – annunciò il Signore Oscuro.
–Sono pronto a tutto. –
–Molto bene. Dimmi, immagino che per te uccidere non sia un problema, essendo ormai parte…della nostra famiglia. –
Draco non rispose. Rabbrividì al sentire Voldemort riferirsi a lui e ai suoi genitori come parte della sua famiglia.
–Attendo una risposta! – esclamò più intimidatorio il Signore Oscuro.
–Uccidere chi? – domandò Draco, serrando la mascella.
–Silente – sussurrò Voldemort. Draco sentiva il corpo tremargli, dovette impegnarsi per far sì che le sue gambe non cedessero all’istante. Se qualcun altro gli avesse affidato un compito del genere, avrebbe pensato ad uno scherzo per prendersi gioco di lui. Nessuno avrebbe mai creduto che un ragazzo di neanche diciotto anni avrebbe potuto uccidere il Preside di Hogwarts, nonché il mago più potente dei suoi tempi. Ma Voldemort non sembrava intenzionato a scherzare, né a perdere tempo.
–Vuoi farlo? – gli domandò.
–Sì – mentì Draco, accumulando coraggio dopo qualche istante.
–Davvero? – chiese sospettoso il Signore Oscuro. Draco non riuscì a rispondergli nuovamente, l’esitazione nella sua voce sarebbe stata troppo evidente e al Signore Oscuro i dettagli non sfuggivano; né i dettagli dei nemici, né quelli degli alleati. Il ragazzo si mise in ginocchio, in attesa che Voldemort si materializzasse da un momento all’altro nella stanza, pronto per lanciargli qualche maledizione imperdonabile. Aveva fallito, non era stato abbastanza eroico come Harry Potter, e nemmeno abbastanza servizievole come tutti gli altri Mangiamorte. Sembrava essere bloccato in un limbo senza fine.
–Traditore – mormorò Voldemort, prima che la sua voce svanisse nel nulla. Draco avvertì un dolore poco sopra le tempie. Non si trattava di un dolore forte, quello delle maledizioni imperdonabili, era una sensazione che non sarebbe mai riuscito a descrivere, pur provandoci. Sembrava che la sua anima fosse stata svuotata, forse simile ad un attacco da parte dei Dissennatori, ma più insistente e concreto. Era come se si stesse distaccando dal suo corpo, se lo spirito e la carne si stessero scindendo, ma riusciva a percepire di essere ancora vivo. Si accasciò sul pavimento, quasi tutto privo di forze. Sentì dei passi venirgli incontro, ma era troppo debole per muoversi.
–Draco! – esclamò Hermione allarmata. – Cos’è successo? – chiese.
–Niente che ti riguardi, mezzosangue – rispose Draco, facendo per alzarsi ma con scarsi risultati. Non avrebbe voluto insultare Hermione Granger, non in quelle circostanze, ma era necessario che se ne andasse.
–Ho sentito delle voci – proseguì. – Non erano voci di qualcuno all’interno della scuola. Tu sei in pericolo, vero? – sussurrò.
–Leggi troppi libri, saputella – replicò Draco, racimolando un briciolo di forza per alzarsi ed allontanarsi.



Angolo autrice:
salve a tutti! Dopo anni ho deciso di ritornare su EFP, un po'ispirata dalla maratona di Harry Potter (lo ammetto). In questo primo capitolo mi sono concentrata molto sull'introspezione del personaggio di Draco, per rendere più chiaro il contesto, dai prossimi capitoli ci sarà più Dramione.
Bene, vi auguro una buona giornata e vi chiedo, sempre se vi va, di lasciare una recensione perché il vostro parere conta moltissimo per me. Che siano consigli, semplici pensieri, critiche o complimenti. Alla prossima!

 

   
 
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