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Autore: La Signora dei No    01/04/2020    1 recensioni
"Fuori dalla stanza fece attenzione a dove mettere i piedi poggiando una mano sul muro bianco come punto solido per muoversi.
Passò affianco a quello che riconobbe come il divano in pelle smangiucchiato da l’enorme cane bianco del compagno. I segni dei suoi canini erano visibili anche al buio.
Con la luce del telefono cercò a quel punto Akamaru per assicurarsi che non si fosse spaventato, trovandolo sotto al tavolo – una zampa tenuta sopra il muso per coprire gli occhi - intento a schiacciare un pisolino.
Oh fantastico! Solo a lui interessava che fossero rimasti senza corrente?"
[SasuKiba]
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akamaru, Kiba Inuzuka, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non mi sarei mai immaginata di tornare a scrivere sul fandom di Naruto dopo l'ultima challenge a cui ho partecipato,
but here we are.
Questa flash l'ho scritta ispirandomi a una cosa realmente accaduta a casa mia,
solo che invece di Kiba a essere il colpevole era mia madre.
E' un piccolo pensierino che spero abbia fatto quello per cui l'ho ideato e che possa piacervi.
Jiulia.


 




incidenti artistici
 


 
Black-out.
 

Tutto quello che Sasuke sapeva era che un momento prima la luce emanata dalla lampada illuminava la scrivania, permettendogli così di lavorare e un momento dopo il buio avvolgeva l’intera stanza. Immaginando già chi fosse il responsabile dietro quell’inconveniente, prese il telefono per usarlo come torcia e uscì dal piccolo studio arredato con delle semplici librerie in mogano, il tavolo da lavoro e gli scaffali dove conservava tutti i fascicoli inerenti al lavoro di avvocato.
Fuori dalla stanza fece attenzione a dove mettere i piedi poggiando una mano sul muro bianco come punto solido per muoversi.
Passò affianco a quello che riconobbe come il divano in pelle smangiucchiato da l’enorme cane bianco del compagno. I segni dei suoi canini erano visibili anche al buio.
Con la luce del telefono cercò a quel punto Akamaru per assicurarsi che non si fosse spaventato, trovandolo sotto al tavolo – una zampa tenuta sopra il muso per coprire gli occhi -  intento a schiacciare un pisolino.
Oh fantastico! Solo a lui interessava che fossero rimasti senza corrente? Alle undici meno un quarto di sera e in piena quarantena per giunta.
Sentì chiamarsi un paio di volte dall’ingresso, raggiunse lo stretto corridoio dove con la torcia illuminò la faccia di Kiba.
L’espressione nervosa sul volto dell’altro e la sua solita abitudine di mordersi le labbra quando commetteva qualche casino, lo fece preoccupare.
‹‹È saltata la luce!›› affermò Inuzuka, tossicchiando e guardando Sasuke con area di chi era colpevole senza esserlo.
‹‹Questo l’ho notato – sospirò, notando in quel momento il martello poggiato sulla libreria sotto il contatore – cosa è successo?›› chiese massaggiandosi le tempie, il mal di testa pronto a esplodere.
‹‹Be’ ecco…lo vuoi sapere davvero?›› lo sguardo che gli venne rivolto fu più che esaustivo ‹‹Ti ricordi che volevo appendere un quadro vicino la porta di casa per rendere l’ingresso più accogliente, no? Mezz’ora fa ne ho terminato uno decisamente adatto, così provato ad attaccarlo e – si grattò il collo con la mano destra – devo aver preso un filo della corrente mentre sistemavo il chiodo››.
Di tutto quel discorso Sasuke capì solo filo, corrente e chiodo.
Parole che gli furono più che sufficienti per sorridere serafico alla persona davanti a lui e stringere le mani a pugno.
‹‹Quando ti ho detto che le pareti di questa casa sono molto sottili e i fili sono messi male, non mi stavi ascoltando quindi››.
Il sorriso che gli rivolse e la calma con cui aveva appena parlato fecero gelare il sangue a Kiba che si scusò subito per cercare di scampare all’ira silenziosa del compagno.
Venne interrotto all’istante e trascinato fuori in balcone dal più piccolo degli Uchiha che lo chiuse fuori con soltanto un piccolo cuscino e una coperta leggera.
‹‹Stanotte dormi fuori, sia mai che ti venga in mente come riporre rimedio al casino che hai combinato. Io ho del lavoro da finire›› aggiunse stizzito, tornandosene alla propria scrivania.
Inuzuka osservò il balcone modesto su cui avrebbe dovuto dormire quella notte e rabbrividì a causa di una folata di vento.
"Sarebbe stata una lunga notte" si ritrovò a pensare mentre si sdraiava sulle mattonelle fredde.
   
 
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