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Autore: heliodor    02/04/2020    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La Lama del Giudizio

 
Il piede di Roge calò sul fuoco ancora acceso, soffocandolo. Oren sobbalzò e afferrò la spada al suo fianco.
“Che ti prende?”
Roge gli fece segno di tacere. “Rumori” disse indicando la macchia di alberi alle sue spalle.
Shani, raggomitolata tra le coperte, aveva aperto gli occhi e sollevato la testa. Era ancora stanca e passava la maggior parte del tempo al caldo, ma si stava riprendendo.
La maledizione sembrava sparita dopo aver lasciato Nergathel, segno che Deliza doveva avere avuto successo.
O forse erano stati loro uccidendo Tikler il negromante ad averla liberata, Oren non ne aveva idea.
Ciò che gli importava era che Shani stava sempre meglio e tra poco, forse un paio di giorni al massimo, si sarebbe rimessa abbastanza in forze da camminare da sola e farli avanzare più veloci.
“Che succede?” chiese la ragazza con voce impastata.
Oren le fece un cenno con la mano. “Rimani lì. Ce ne occupiamo noi.”
Prese la spada d’argento e si alzò.
“Resta qui” disse Roge voltandosi. “Vado a controllare io.”
“Da solo?”
“Vuoi venire con me e lasciare Shani da sola?”
Oren valutò l’idea e la scartò subito. “Se senti qualcosa, qualsiasi cosa, torna indietro.”
“Ti preoccupi per me, guardia del corpo?”
“Mi serve aiuto per trasportare Shani.”
Roge fece un ghigno. “Ti ringrazio per le parole gentili.” Si diresse verso la macchia di alberi e vi sparì.
Oren rimase in attesa, i sensi all’erta. Era troppo agitato e stanco per concentrarsi e usare il Wah, come Shani gli diceva di fare quando si allenavano.
Lei aveva insistito perché non smettesse di farlo, anche se non si sentiva ancora abbastanza in forze.
“Non devi smettere adesso” aveva detto la ragazza. “O perderai tutto ciò che hai imparato. Il controllo del Wah richiede applicazione continua, quotidiana.”
Il Wah, aveva pensato Oren. Rappresenta il pieno, la materia che possiamo toccare e con la quale interagiamo.
Il ferro, la pelle, l’acqua e il fuoco stesso sono Wah, gli aveva spiegato Shani.
“Il tuo corpo è Wah, è pieno” diceva la ragazza all’inizio di ogni lezione. “Comincia controllando il tuo corpo, poi passa a ciò che si trova all’esterno.”
Oren aveva ubbidito. Col tempo, aveva imparato a controllare in parte il Wah del suo corpo. Era diventato più forte, più agile, più resistente. E non solo quello. Anche i suoi sensi erano migliorati. Poteva cogliere particolari che prima gli sfuggivano o riuscire a ricordare il testo scritto su di una pergamena leggendola solo due o tre volte.
Ma il Wah non era tutto. Esisteva anche il Kah, il vuoto tra la materia.
“È quello il tuo obiettivo” aveva detto Shani. “Controllare il Kah.”
“Che senso ha controllare il Kah se è vuoto?” si era chiesto Oren.
Shani aveva sorriso. “Lo scoprirai quando avrai il controllo del Wah.”
“Tu ci sei arrivata?” le aveva domandato.
“Non ancora, ma ci sono vicina. Ora avverto il potere del Kah, ma non posso raggiungerlo né toccarlo.”
“Spiegati meglio.”
“È come un fuoco che arde. Posso sentirne il calore e lo desidero, ma so che se adesso allungassi la mano, rischierei solo di bruciarmi e vanificare tutto il lavoro fatto in tutti questi anni. Devo avere pazienza e attendere il momento giusto.”
“Ci sono altri che hanno raggiunto il Kah?”
Shani aveva annuito. “Pochi guerrieri, eletti che hanno raggiunto l’illuminazione dopo una vita di allenamenti ci sono riusciti.”
“Sembri conoscerne qualcuno.”
Lei aveva sorriso imbarazzata.
“È una persona speciale?”
Shani era tornata seria. “Perché lo vuoi sapere?”
“Semplice curiosità.”
“Ha per caso a che fare con le tue tante fidanzate? È così che cominci, chiedendo loro se hanno fidanzati, così puoi assicurarti di essere libero di agire?”
“No” aveva esclamato Oren. “Come puoi pensare una cosa del genere?”
“Non è vero che hai una fidanzata in ogni regno?”
“È falso.”
“Davvero? E Sibyl?”
“È solo un’amica.”
“Deliza, la ragazza del nord? Anche lei è solo un’amica?”
“Non ne ho idea, lei ti ha detto così?”
“La tua principessa rapita? Quella che dici di voler ritrovare?”
“Ero la sua guardia del corpo. Ho giurato di proteggerla.”
Roge si era seduto davanti a Oren. “È la seconda volta che sento citare mia sorella. Vorreste spiegarmi che succede?”
“Chiedilo a Oren” aveva detto Shani incrociando le braccia sul petto.
Roge lo aveva guardato di traverso. “Sto aspettando.”
“Shani è pazza” aveva detto Oren. “Ma è vero. sto cercando la principessa Joyce.”
Roge aveva annuito. “Dopo quello che mi hai detto, dubito sia ancora viva. Una parte di me lo desidera, perché le voglio bene e avrei la possibilità di implorare il suo perdono.”
“Ma una parte di te non la vorrebbe viva, principe di Valonde?” aveva chiesto Shani seria.
Roge aveva scosso la testa. “Il pensiero che sia nelle mani di Malag mi atterrisce. Non posso immaginare una situazione peggiore per mia sorella. Lei è innocente e gentile con tutti, non meritava una cosa del genere.”
“Gentile dici? Oren non sembra pensarla così.”
La testa di Roge si era voltata verso di lui. “Che hai da ridire su Joyce?”
“Oren dice che è una ragazzina fastidiosa e insulsa, immatura ed egoista.”
“Non è vero” aveva protestato con veemenza. “E non dovresti riferire certe cose.” Aveva guardato Roge. “Ti chiedo scusa e ti prego di dimenticare ciò che ha detto Shani. La principessa è come dici tu una creatura gentile e innocente.”
Roge aveva riso così forte che si era quasi rovesciato all’indietro. “Non sei andato tanto lontano, guardia del corpo. Sarà anche gentile e innocente, ma Joyce è una spina nel fianco, come dicono da queste parti. Abbiamo sempre dovuto occuparci di lei e non ci ha mai reso la vita facile. Secondo te perché aveva una guardia del corpo personale? Era impossibile contenerla, specie quando era piccola. Non hai idea di quante volte tuo zio Mythey ha dovuto faticare per recuperarla dopo che aveva tentato una fuga.”
“Voleva fuggire?” aveva chiesto Oren stupito.
Roge aveva annuito senza smettere di sorridere. “Ci avrà provato decine di volte, per quanto ne so. Era diventata una specie di tradizione e spesso ci chiedevamo quando ci avrebbe riprovato. E tutte le volte ci sorprendeva, sai? Non provava mai la stessa strada, ma sempre una diversa. Una volta cercò di nascondersi in un vaso. Un vaso, capisci? Intendeva farsi portare fuori dal palazzo in un carretto. Era un buon piano, ma non aveva previsto che i valletti avrebbero riempito d’olio di scarto proprio quel vaso.” Rise. “Ci volle una settimana per toglierle di dosso quell’odore terribile. E poi ci riprovò ancora e ancora e ancora.”
Anche Shani aveva riso di gusto. “Davvero divertente, vorrei conoscerla.”
Oren era rimasto serio. “Perché cercava di scappare?”
Roge aveva scosso le spalle. “Nostro padre era convinto che per lei l’esterno fosse pieno di pericoli. Joyce è nata senza poteri e lui ne era terrorizzato. Dovresti farti dire da lui il motivo. Non la lasciava mai uscire da sola, mai. Mythey era solo una delle guardie del corpo, indubbiamente la migliore e quella più fidata, ma ce n’erano altre. Spesso ce n’erano cinque o sei insieme.” Aveva scosso la testa. “Noi eravamo più liberi di muoverci, ma non è che ci fosse concesso molto più che allontanarci di poco dal palazzo reale. Mi sono potuto muovere liberamente a Valonde solo dopo aver avuto il mio mantello. No, decisamente Andew di Valonde non è una persona con la quale si può ragionare. Non lo convinceresti mai che è nel torto, come non sono riuscito a convincerlo a portarmi con lui in questa maledetta guerra.” Aveva scosso la testa. “E alla fine aveva davvero ragione lui.”
Dopo quella discussione non avevano più parlato di Joyce e dei suoi tentativi di fuga. Roge si era chiuso nel silenzio per il resto della giornata e aveva appena toccato il cibo.
“Senti qualcosa?” gli chiese Shani strappandolo ai ricordi.
Oren era concentrato sui rumori che provenivano dalla macchia di alberi. “Sento i passi di Roge. Regolari, pesanti. Così si farà sentire di sicuro.”
“Lui è uno stregone” disse Shani. “Pensa che il potere che ha gli sia sufficiente per affrontare qualsiasi pericolo.”
“Contro Tikler, se non avesse avuto il suo potere, saremmo morti.”
“Potrei dissentire, visto che l’ho ucciso io.”
“Dopo che noi lo avevamo stancato.”
“Come? Facendovi prendere a calci?”
Stava per replicare piccato, quando udì il tonfo provenire dalla macchia di alberi seguito da un grido sommesso.
Qualcosa brillò tra gli alberi. Due, tre lampi, poi il silenzio.
Oren strinse le mani sull’elsa e sollevò la spada, i muscoli tesi. In quella posizione poteva difendere Shani e sé stesso da qualsiasi attacco provenisse dalla foresta.
“Respira calmo” sussurrò Shani. “Mantieni la concentrazione.”
Con la coda dell’occhio la vide scivolare fuori dalle coperte e afferrare la sua spada.
“No” disse Oren. “Non reggerai più di qualche minuto.”
“Li farò bastare.”
Oren le rivolse un sorriso affettuoso. “Se dovesse succederci qualcosa…”
Lei si fece seria. “Stai per farmi una dichiarazione d’amore, Oren? Proprio qui, in mezzo alla foresta, prima che un nemico sconosciuto ci attacchi?”
Oren arrossì. “No, hai frainteso. Volevo solo dire che se dovesse succedere il peggio, è stato bello combattere al tuo fianco.”
Shani sembrò delusa.
Dalla macchia di alberi giunse come un sospiro soffocato e poi il silenzio. Oren si concentrò per avvertire rumore di passi o il respiro di un avversario, ma non udì che il soffio del vento.
Qualcosa gli scivolò al fianco facendolo sobbalzare. Si voltò di scatto e tirò un fendente a mezz’aria.
La spada fendette l’aria e lui la riportò in posizione bilanciando il peso sul piede destro che faceva da perno mentre ruotava.
“Se abbassi la guardia mi rendi le cose troppo facili” disse una voce alle sue spalle.
Oren si voltò di scatto per sorprendere l’aggressore e ruotò la spada, ma ancora una volta il colpo andò a vuoto.
Invece avvertì il piatto di una lama colpirgli un punto dietro al ginocchio costringendolo a piegarsi in avanti.
Mantenne l’equilibrio e si gettò in avanti ruotando sulla spalla destra per rimettersi un attimo dopo in posizione di difesa, la spada messa di traverso davanti al petto.
La figura di un uomo armato di una spada ricurva si materializzò davanti a lui come dal nulla. “Sei lento ragazzo” disse mentre lo afferrava per la spalla sollevandolo senza sforzo.
Oren lottò contro quella presa cercando di colpire la figura con un fendente, ma lui gli afferrò il polso e con un movimento deciso lo costrinse a mollare la presa sull’elsa.
La spada d’argento cadde senza che potesse farci molto. Poi il mondo si capovolse e si ritrovò a fissare il cielo e con un intenso mal di schiena.
Uno stivale calò sul suo petto bloccandolo tra questo e il terreno.
Oren buttò fuori il fiato e cercò di rialzarsi, ma la figura lo tenne bloccato in quella posizione.
“È meglio per te se rimani a terra.” L’uomo portava i capelli lunghi coperti da un copricapo in pelle. Puntò la spada contro il suo collo. “Diglielo anche tu, Shan Li Po.”
Solo allora notò Shani in piedi accanto a lui e gli occhi obliqui dell’uomo.
Oren le rivolse un’occhiata dubbiosa e lei fece un cenno di assenso.
“Fai come dice” disse la ragazza.
Oren sospirò e allargò le braccia. “Mi arrendo” disse con tono rassegnato.
 
***
 
L’uomo sollevò lo stivale e gli tese la mano. Oren l’afferrò e l’altro lo tirò su senza sforzi eccessivi.
“Conosci questa persona?” chiese a Shani.
Lei annuì. “Sono amici, credo. Una volta lo erano.”
“Amici tuoi?”
“Amici di zio Wei.”
L’uomo si esibì in un ampio sorriso. “Sei sempre più bella Shan Li Po” disse con tono solenne. “Xian Long sarà felice di rivederti.”
“Xian Long è qui?” chiese Shani guardandosi attorno.
“Sta arrivando. E non è solo.”
Dalla macchia emersero quattro figure, una di donna e tre di uomini. Una era quella di Roge di Valonde e si trascinava la gamba destra.
Dietro di lui, la spada ricurva bene in evidenza, procedeva un uomo sui trent’anni.
La donna si guardava in giro con fare arrogante mentre il terzo, un ragazzo che poteva avere sui venticinque anni, li fissava con espressione seria.
Tutti, tranne Roge, avevano capelli neri e occhi obliqui come quelli di Shani.
“Xian Long” disse Shani.
Il ragazzo sorrise. “Sembri sorpresa di vedermi, Shan Li Po.”
“Non mi aspettavo certo di incontrarti qui. Ti credevo dall’altra parte del continente.”
“Io vado dove è necessario che io sia” rispose Xian Long. “E stavolta dovevo essere proprio qui. Non sai da quanto ti stiamo cercando.”
“Cercavate me?”
Xian Long annuì e guardò in direzione della macchia di alberi. Come se quello fosse un cenno convenuto, ne emerse un’altra figura.
Stavolta Oren ci mise poco a riconoscerla. Era Tang Li, il cugino di Shani.
Avanzava sicuro verso di loro, la spada ricurva legata al fianco.
“Tang Li” disse Shani correndogli incontro.
I due si scambiarono un abbraccio che sciolsero subito dopo.
“Ero in pena per te” disse Shani con tono sollevato.
“Anche io” rispose il ragazzo.
“Visto che li conosci” disse Roge. “Puoi dire a queste persone che la prossima volta si presentino senza aggredirci? Stavano quasi per uccidermi tra quegli alberi.”
“Sei pesante e rumoroso” disse la donna. “Il minimo che ti poteva capitare era di morire.”
“Non morirà nessuno” disse Xian Long. “Se non sarà assolutamente necessario.”
Quella frase non tranquillizzò Oren che rivolse un’occhiata dubbiosa a Shani.
Lei gli fece cenno di avere pazienza. “Come sapevate che eravamo qui?” domandò a Xian Long.
“Tang Li è venuto da noi per avvertirci di quanto era accaduto” disse Xian Long.
“Mio padre mi aveva detto dove avrei potuto trovarlo” disse Tang Li. “E così l’ho fatto.”
Shani gli rivolse un’occhiata severa. “Non dovevi farlo. Xian Long e la sua banda hanno da tempo lasciato il sentiero del Drago Celeste.”
Xian Long fece un sorriso mesto. “Il drago ci guida sempre” disse. “Anche se non sempre lo seguiamo, questo te lo devo concedere.”
“Gao Qian ti considera un rinnegato” disse Shani con tono accusatorio.
“Sono solo calunnie” disse Xian Long. “E tu lo sai, Shan Li Po. Ti ho mai mentito?”
“A parte quando promettesti di sposarmi e poi sei andato via?” rispose la ragazza con tono irato.
“Non si mette bene” sussurrò Roge.
“Non ti è stato ordinato di parlare” disse la donna alle sue spalle.
Xian Long guardò prima Roge e poi Oren. “Sono questi i tuoi compagni di viaggio?” Rivolse un’occhiata a Tang Li. “Avevi detto che era partita solo con un ragazzo dalla pessima tecnica.”
“Lo stregone deve essersi unito a loro in seguito” disse Tang Li.
“Io mi chiamo Oren” disse. “E volevo aiutare Shani a recuperare il corno di Adrax.”
“Se volete riprendervi il corno” disse Xian Long. “Perché vi state dirigendo dalla parte opposta? Non è stato portato a nord?”
“Shani era stata maledetta” spiegò Oren. “E non era in grado di combattere.”
Xian Long voltò la testa di scatto verso Shani. “Ti hanno maledetta? Chi? E quando?”
Shani fece spallucce. “È stato un necromante. A Nergathel. Ma ora è morto e io sto molto meglio.”
“Fu Quon” disse Xian Long rivolgendosi all’uomo che aveva atterrato Oren. “Puoi dare un’occhiata a Shani?”
Mentre Fu Quon visitava Shani, Xian Long, Oren, Roge e gli altri sedettero attorno al fuoco spento.
“Malinor è stata distrutta” disse Tang Li con sguardo cupo.
Oren si sentì fremere. “Distrutta?”
“Dai colossi” disse il ragazzo. “Mostri giganteschi che hanno attaccato la città e l’hanno rasa al suolo.”
“L’orda può usare questi colossi?” chiese Oren.
“A quanto pare sì” disse Xian Long. “Prosegui Tang Li. Shani e i suoi amici devono sapere.”
Tang Li sospirò. “Io ero su una delle navi che lasciò il porto prima dell’attacco. Tutti erano terrorizzati perché uno dei colossi era entrato in acqua e aveva afferrato una nave scagliandola verso il centro della città.”
Roge sgranò gli occhi. “Quanto sono grandi quei mostri?”
“Quello che ho visto io superava la cupola del circolo di Malinor.”
Oren aveva visto spesso quel palazzo, anche se da lontano, ed era imponente. Non riusciva a immaginare qualcosa di ancora più grande. “Hai incontrato Sibyl? Era su quella nave?”
Tang Li si strinse nelle spalle. “L’ho vista una sola volta. Era in compagnia di un ragazzo dai capelli chiari. Penso l’abbia chiamato Bardhian o qualcosa del genere.”
Il principe di Malinor, si disse Oren. Bardhian è forte. Se era con lui forse è sopravvissuta.
Roge si accigliò. “Cos’è accaduto a Malinor?”
“Abbiamo raccolto qualche notizia per strada” disse Xian Long. “Malinor non esiste più. È distrutta, ridotta in macerie. I colossi l’hanno prima calpestata e poi l’orda ha fatto il resto. I mantelli neri ci metteranno parecchio a risorgere dalle loro ceneri.”
Malinor è una città enorme, pensò Oren. Più grande di Valonde. E ora non esiste più.
Quel pensiero lo atterriva. E sapere che Sibyl si trovava lì durate l’attacco non lo rassicurava. Si accorse che Shani lo stava osservando ma quando i loro sguardi si incrociarono, lei girò la testa.
Non può essere morta, si disse. Anche se è assurdo, deve essere sopravvissuta in qualche modo.
Si alzò a fatica e si allontanò barcollando, come se non avesse forza.
Roge, Xian Long e gli altri chiacchierarono per un’ora, poi Shani si alzò e andò da lui.
“Prendi un cavallo e vai” gli disse.
Oren le rivolse un’occhiata sorpresa.
“Prendi il cavallo migliore. Xian Long ne ha un paio in più, non ne sentirà la mancanza.”
“No” disse scuotendo la testa. “Non mi muovo di qui.”
“Ma tu stai soffrendo, te lo si legge in faccia.”
“Mi passerà. Sibyl e io ci siamo detti addio, l’hai dimenticato? Eri presente anche tu.”
“Da quello che so di lei, i suoi addii non sono mai definitivi. Se scegli di restare con noi, dovrai andare fino in fondo.”
Oren annuì. “Tu e Xian Long?”
“Che vuoi sapere?” fece lei con tono brusco.
“Niente” si affrettò a dire.
“Bene” fece Shani tornando al gruppo.
Oren si avvicinò per sentire che cosa si stessero dicendo.
“Colossi che avanzano da sud” stava dicendo Xian Long. “Rianimati dal nord. Sembra che la situazione si stia complicando.”
“Penso che dovremo semplificarla noi” disse Fu Quon.
La donna che era col gruppo annuì decisa. “Andiamo a nord e uccidiamo il necromante di nome Mirka.”
“A quest’ora sarà già morto” disse Roge.
“Non possiamo esserne certi” disse Xian Long. “E in ogni caso dobbiamo recuperare il corno di Adrax. Se l’unico modo è quello di strapparlo dalle dita di un morto…” Fece spallucce.
“I rianimati sono pericolosi” disse Oren.
“Anche noi” disse Fu Quon carezzando la spada al suo fianco.
“Sarà meglio prepararsi” disse Shani.
Xian Long emise un grugnito di disapprovazione. “Tu resti a sud, Shan Li Po. Fu Quon dice che la maledizione è sparita, ma che sei ancora debole.”
“Non si scherza con le maledizioni negromantiche” disse il guerriero dagli occhi obliqui. “Assorbono la forza vitale di una persona fino a lasciarla senza. Serve tempo per recuperare.”
Shani fece una smorfia. “Sono abbastanza forte per seguirvi.”
“Non adesso” fece Xian Long con tono perentorio. Guardò Oren. “Andate verso il mare. Azgamoor e Odasunde sono luoghi sicuri per ora. Quando avremo finito a nord verremo noi a cercarvi.”
“Buona idea” disse Roge. “L’approvo. Meglio restare al sicuro.”
“A sud stanno per arrivare i colossi” disse Oren. Il pensiero che uno di quei mostri avesse ucciso Sibyl lo atterriva e al tempo stesso lo rendeva desideroso di misurarsi con loro, anche sapendo di non avere una sola possibilità.
“Occhi tondi vuole morire” disse la donna.
Oren la ignorò. “Se voi andate ad Azgamoor io andrò a sud” disse a Roge. “Porta Shani con te.”
“Io non vado con lui” protestò Shani. “Io vado a nord con Xian Long e gli altri.”
Xian Long ghignò. “Siete un bel gruppo, non c’è che dire. Fate quello che volete, ma non provate a seguirci” disse a Shani. “Sai che possiamo sparire, se lo vogliamo. Ti ritroveresti da sola e allora non potrei fare niente per aiutarti.”
“Xian Long ha ragione” disse Tang Li. “È meglio se rimani qui.”
“Porti con te Tang Li che è solo un ragazzo e lasci me qui” disse Shani.
Tang Li fece per dire qualcosa ma Xian Long gli fece un cenno con la testa.
“Tang Li ha meritato questa possibilità” disse Xian Long. “Nelle ultime due Lune l’ho allenato di persona ed è migliorato molto. Un giorno potrebbe diventare una Lama del Giudizio come me e suo padre.”
“Zio Wei ha sempre rinnegato il suo passato.”
“Wei Fu ha passato la sua vita a rinnegare ogni cosa, persino il suo ruolo” disse Xian Long con tono severo. “Per questo viveva in esilio nella città dei mantelli neri. Preferiva la compagnia degli occhi tondi a quella della sua gente e io non l’ho mai compreso.”
Oren vide Shani fremere e temette che si scagliasse contro Xian Long, ma si trattenne.
“Vattene” disse la ragazza.
Xian Long inclinò la testa in avanti. “Andate dove volete, ma ricordate che a sud troverete solo la morte, io vi ho avvertiti.”
I guerrieri dagli occhi obliqui presero le loro cose e montarono sui cavalli. Ne lasciarono uno a loro con provviste per tre giorni.
Shani non li ringraziò né volle salutare Tang Li. Sedette sul giaciglio con gli occhi chiusi e vi rimase per un paio d’ore.
“Ora dovremmo rimetterci in marcia” disse Roge. “Possiamo arrivare ad Azgamoor in mezza Luna di cammino. Ormai conosco bene la strada.
“Io vado a sud” disse Oren. “E dovreste venire anche voi.”
“A sud ci sono i colossi, a oriente l’orda di Malag, a nord i rianimati. L’occidente è l’unico posto sicuro rimasto, guardia del corpo.”
“Io vado a sud” ripeté.
Roge sospirò. “Allora le nostre strade si dividono qui.”
“Io vado con Oren” disse Shani. Si era rimessa in piedi e stava arrotolando la stuoia.
“Morirete in due allora” disse Roge. “Dividiamo le provviste?”
“Servono a noi” disse Shani.
“Me le prenderò lo stesso” disse Roge andando verso la sacca lasciata da Xian Long.
“Tu non prenderai niente.” Shani poggiò la mano sull’elsa della spada. “Se non combatti, principe Roge.”
Roge la fissò con disprezzo. “Non puoi costringermi.”
“Eppure lo farò” disse Shani. “Tu hai un potere che può esserci utile. Portaci a sud con quello. Adesso siamo al sicuro e hai tutto il tempo per concentrarti.”
“Non è solo una questione di concentrazione” disse Roge.
“Shani ha ragione” disse Oren. “Ora non siamo più inseguiti dai rianimati e tra noi e loro ci sono Xian Long e i suoi. Abbiamo tempo.”
“Sfruttiamo questi tre giorni per viaggiare con un portale” disse Shani.
Roge sembrò rifletterci sopra. “Io vi porto il più a sud possibile, ma poi prendo la mia parte di provviste e vado verso Azgamoor. Questo è l’accordo.”
Shani guardò Oren e lui annuì. “Mi sembra giusto” disse la ragazza.
 
***
 
“Cos’è una Lama del Giudizio?” domandò Oren a Shani per la quarta o quinta volta, e anche allora non ricevette risposta dalla ragazza.
Shani si aggirava come un fantasma per la radura, come se stesse cercando di non pensare a quanto era accaduto solo due giorni prima.
L’incontro con Xian Long e gli altri l’aveva turbata al punto da renderla silenziosa e cupa più di quanto lo fosse mai stata prima. E di solito era ciarliera quando era di buon umore.
Oren quasi rimpiangeva quella Shani e osservava con un misto di apprensione e irritazione quella nuova.
Roge sedeva in silenzio in un angolo, gli occhi chiusi e l’espressione accigliata. Secondo lui stava esplorando la zona alla ricerca di un portale.
“È come cercare uno spiffero in una stanza” aveva spiegato il principe prima di mettersi a meditare. “Una stanza molto grande e uno spiffero d’aria molto piccolo.”
“E poi?” aveva chiesto Oren incuriosito.
“Una volta che l’ho trovato, lo seguo e scopro da dove viene. Di solito è vicino e inutile, ma a volte porta molto lontano. Più è lontano, più fatica devo fare perché gli spifferi sono molti e spesso mi confondo e devo tornare sui miei passi.” Aveva sospirato affranto. “Non è semplice e voi non mi rendete le cose più facili. Ora state zitti e lasciatemi in pace.”
Oren aveva ubbidito e si era concentrato su Shani, che era diventata sempre più inquieta giorno dopo giorno.
“Le Lame del Giudizio” ripeté Oren. “Forse sarebbe il caso che tu ci spiegassi, visto che potrebbe esserci utile sapere chi o cosa sono.”
“Non è affar tuo” rispose Shani spazientita.
“D’accordo, quando vorrai dirmelo sarai tu stessa a farlo.”
“Non ti dirò niente.”
Oren andò a sedersi in disparte. Anche lui era distratto da altri pensieri. Sibyl, prima di tutto. Se si fosse trovata davvero a Malinor durante l’attacco dei colossi sarebbe morta. Ma se era sopravvissuta in qualche modo, era certo che sarebbe andata a nord per unirsi all’alleanza. Era stato sempre quello il suo desiderio. Non riusciva a toglierselo dalla testa. E poi c’era Joyce. La principessa Joyce di cui si erano perse le tracce dopo l’attacco a Valonde. Possibile che le due persone che stava cercando fossero tutte e due scomparse senza che lui potesse farci niente?
Doveva avere delle risposte. Forse erano morte, ma doveva saperlo con certezza. Sarebbe stato doloroso da accettare, ma il pensiero di passare il resto della sua vita chiedendosi se avesse potuto fare qualcosa lo spaventata di più.
L’alleanza poteva avere bisogno del loro aiuto. Forse era stupido e presuntuoso pensare che potessero fare la differenza, ma due spade e un mantello in più potevano comunque essere d’aiuto. Shani era abile e Roge aveva il suo potere speciale. In quanto a lui poteva fare da bersaglio e uno scudo sapeva maneggiarlo. Non era molto ma forse poteva bastare a salvare la vita a qualche vero guerriero.
Ho davvero tanta voglia di sacrificami? Si era chiesto più volte.
Fino a quel momento il suo dovere gli era apparso semplice. Doveva trovare una persona. E aveva fallito. Doveva trovarne un’altra e aveva fallito lo stesso. Forse gli restava solo quello per dimostrare che la sua vita non era uno spreco totale.
“Cosa sono le Lame del Giudizio?” chiese di nuovo a Shani il secondo giorno, quando le scorte si stavano esaurendo insieme alle loro certezze.
La ragazza posò la tazza da cui stava bevendo una zuppa preparata in fretta e gli lanciò un’occhiata severa. “Ti ho già detto che non voglio parlarne.”
“Ma devi” disse Oren sedendole accanto. “Tang Li è andato con loro e la vita di Deliza potrebbe dipendere da ciò che faranno con Mirka.”
“Se è ancora vivo.”
“È sopravvissuto una volta, potrebbe farlo di nuovo.”
Shani chinò la testa e quando la sollevò i suoi occhi erano velati da una patina opaca. “Sai cos’è un inquisitore, non è vero?”
Oren annuì. Conosceva Gladia di Taloras. Era una donna dal carattere forte e determinato e godeva di una strana fama. Tutti sembravano apprezzarla e temerla allo stesso tempo. Lo aveva aiutato due volte, prima a Taloras quando una rivolta aveva minacciato sia lui che Joyce, la principessa Joyce, e poi a Valonde, dopo l’attacco, consentendogli di salire su una delle navi della flotta. L’aveva rivista a Malinor poco prima che partisse diretta a nord con Bryce e gli altri.
“Una Lama del Giudizio non è diversa. Le lame sono i migliori guerrieri del drago dell’arcipelago, addestrati in tutte le arti del combattimento. Padroneggiano perfettamente il Wah e alcuni si sono spinti fino al Kah.”
“Xian Long c’è riuscito?”
“È uno dei tredici maestri viventi che ce l’hanno fatta. E il più giovane.”
“Solo tredici?”
Shani annuì. “Zio Fei era il settimo di questa lista.”
“Quindi Xian Long è una specie di inquisitore? Dà la caccia ai rinnegati?”
“Lo era” disse Shani. “Finché il consiglio delle isole non lo ha accusato di essere un rinnegato a sua volta e lo ha allontanato, esiliandolo. Da allora Xian Long e la sua banda vagano per il continente. Tutto questo è accaduto tre anni fa.”
“E tu come lo conosci?”
“Le nostre famiglie combinarono un matrimonio quando eravamo ancora bambini.”
“Vuoi dire che è il tuo promesso sposo?”
“Lo era” disse Shani con voce appena sussurrata. “Ora che è un rinnegato la promessa non ha più valore.”
“Se Xian Long e i suoi sono dei rinnegati, perché stanno dando la caccia a Mirka?”
“Da quello che so, non si ritengono dei fuorilegge, ma delle vittime. Xian Long si è sempre proclamato innocente, accusando i consiglieri di avere usato false accuse e prove costruite.”
“Tu gli credi?”
“Devo fidarmi del consiglio o diventerò una rinnegata anche io.”
“Ma tu lo conosci meglio di loro. Quello che dice è vero?”
Shani annuì. “Fin da quando ero molto giovane le nostre famiglie ci fecero incontrare regolarmente per farci familiarizzare. Anche se era un matrimonio combinato comprendevano che due sposi che si conoscessero appena avrebbero potuto trovare difficile la convivenza. Ogni cinque Lune, più o meno a metà anno, io andavo nella residenza di Quan Ling. Cinque mesi dopo, Xian Long veniva nella nostra e passavamo una Luna insieme.”
“Da noi è molto più semplice” disse Oren. “Nel mio villaggio ci conosciamo tutti e di solito due giovani decidono da soli se vogliono sposarsi o meno.”
“Le nostre tradizioni sono diverse dalle vostre.”
“E Tang Li? Se si è unito alla banda di Xian Long non verrà considerato un rinnegato anche lui?”
“È adulto e può scegliere da solo. Se ha deciso così, io non posso farci molto.”
“Ma è tuo parente.”
Shani scosse le spalle.
Oren aveva un’altra domanda da fare ma temeva di ferirla. Tuttavia, sentiva di dover conoscere quella risposta. “Tu lo amavi?”
Shani trasse un profondo sospiro. “Che importanza ha ormai? Xian Long è ormai inchiostro secco. Devo pensare a scrivere una nuova pagina e andare avanti.”
“I tuoi genitori combineranno un nuovo matrimonio?”
“I miei genitori sono morti da tempo e io sono adulta, quindi no. Stavolta mi sceglierò da sola il marito. E sarà quello che vorrò io.”
Per qualche motivo Oren si sentì sollevato.
L’indomani Roge annunciò che aveva trovato il portale giusto.
“Ci porterà a venti miglia dal punto in cui si trova il campo dell’alleanza, se mi avete dato indicazioni precise.”
“Non puoi portarci più vicini?” chiese Shani.
“Potrei” disse Roge. “Ma per me non sarebbe salutare. Devo avere il tempo di allontanarmi senza essere riconosciuto.”
“Mi sembra giusto” disse Oren. “Andrà prima Shani, poi io, infine tu.”
Roge annuì. “Datemi solo il tempo di recuperare le forze ed evocarlo.”
Ci volle l’intero pomeriggio e solo sul fare della sera, quando il sole stava calando dietro le colline a oriente, Roge si portò al centro della radura e iniziò a evocare il portale.
“Lo fai adesso?” chiese Shani.
“Non avevate fretta di andare?” disse Roge.
“Pensavo avremmo aspettato domani. Il sole sta già calando.”
“Adesso è il momento buono. Il portale è stabile e io ho abbastanza forza. Domani chi può dirlo?”
Oren prese la sacca e assicurò la spada alla vita. “Vado io per primo. Così se ci sarà un pericolo dall’altra parte se la prenderà prima con me.”
“Dovrai fare molto di più per meritarti un mio bacio” disse lei sorridendo.
Oren arrossì. “Non lo dicevo certo per questo motivo.”
Roge fece schioccare la lingua. “Mi sorprende che tu sia sopravvissuto così tanto tempo, guardia del corpo.”
Un cerchio di luce cangiante che andava dal blu al viola apparve davanti al principe. Linee d’energia si intersecavano sparendo appena fuori dal cerchio.
“È diverso da quello di Halux” disse Oren esitando.
“Ora sei un esperto di portali?” fece Roge con tono annoiato. “Camminaci dentro e dovrebbe funzionare.”
“Un momento” disse Shani. “Perché non andare insieme?”
“Mi sforzo di più a farne passare due” disse Roge. “E anche ora sto facendo una fatica enorme per tenerlo aperto. Sbrigati, guardia del corpo.”
Oren raccolse il coraggio ed entrò nel circolo. La radura sparì all’istante e si sentì cadere per un’eternità. L’impatto con il terreno fu leggero e si piegò appena sulle ginocchia. Mentre il portale si dissolveva al suo posto prendeva forma una distesa d’erba punteggiata da qualche albero isolato. In lontananza vide delle colline ergersi a mute sentinelle della pianura. Il sole era alto nel cielo, segno che era passato del tempo durante il viaggio, anche se per lui era durato un attimo.
Non capirò mai come funziona questo incantesimo, si disse.
In quel momento poteva trovarsi ovunque, anche dall’altra parte del continente se Roge avesse sbagliato i calcoli.
Si allontanò dal punto in cui il portale lo aveva depositato e attese.
Il secondo cerchio apparve a una decina di passi di distanza dal suo. Nel lucore azzurro che lo avvolse per un istante vide apparire una figura umana.
Mentre il portale si dissolveva vide Shani guardarsi attorno con aria spaesata. Quando i loro sguardi si incrociarono la ragazza camminò verso di lui.
“E ora?” chiese Oren.
“Aspettiamo Roge.”
Mentre Shani sorvegliava la pianura camminando verso le colline, Oren rimase in attesa che il terzo portale si aprisse e ne uscisse fuori il principe di Valonde.
I minuti passarono e il sole si spostò in cielo modificando le loro ombre. Oren guardò con disappunto le colline e poi la pianura che si estendeva dolce verso meridione.
“Deve aver avuto qualche problema” disse. “Forse è stanco e sta riposando.”
“Sospetto che Roge abbia scelto di andare via” disse Shani. “Dopotutto, non posso dargli torto. Venire qui poteva significare una condanna a morte.”
“Quindi non verrà?” Gli dispiaceva perdere la compagnia di Roge. Tolto lui, le loro forze diminuivano parecchio. Erano in territorio ostile e uno stregone avrebbe fatto comodo.
“Speriamo almeno che ci abbia mandato dalla parte giusta” disse Shani sistemandosi la sacca sulla spalla. “Da questo momento in poi dobbiamo stare attenti. Se Xian Long ha detto il vero, potremmo trovarci in qualche situazione spiacevole.”
“Mi chiedo cosa sia successo al campo dell’alleanza.”
“Troviamolo e lo scopriremo.”
Superarono le colline e trovarono una strada che portava a sud. Era poco più di un sentiero che procedeva tra dolci colline e crepacci che si aprivano all’improvvisa, ma propri per i tanti ripari che offriva era una buona soluzione.
“Stiamo andando dalla parte giusta” dichiarò Shani dopo un giorno di cammino. “Abbiamo fatto questa strada all’andata.”
A Oren sembrava uguale a tante strade che avevano percorso in precedenza e non aveva idea di come lei ne fosse tanto certa, ma decise di fidarsi di Shani.
Lei era più esperta e aveva girato per il continente antico per anni. Sapeva come orientarsi. O almeno lo sperava.
Camminarono per tutto il secondo giorno e il terzo, con le scorte di cibo ormai esaurite e quelle d’acqua sulla stessa strada, decisero di allontanarsi dal sentiero per cercare un torrente.
“Dietro quella macchia di alberi” disse Shani indicando un filare di conifere che sorgeva a ridosso di una depressione. “Proviamo a guardare da quella parte.”
Oren non aveva idea se fosse la cosa giusta da fare, ma cominciava ad avvertire la sete e non voleva percorrere altre miglia senza avere almeno le borracce piene.
Mentre si avvicinavano alla macchia di alberi Shani si arrestò all’improvviso. “Ho udito qualcosa.”
Oren la fissò allarmato.
“Cavalli. E cavalieri” disse la ragazza.
Fecero per voltarsi e quando cercarono di riguadagnare il sentiero e uno dei crepacci per nascondersi, una dozzina di cavalieri apparve sulla strada.
Oren si bloccò all’istante e con lui Shani.
“Manteniamo la calma” disse la ragazza. “Forse è solo una pattuglia dell’alleanza. Questo è il loro territorio.”
Tra i cavalieri vide dei mantelli agitati dal vento e le lance bene in vista. Uno di quelli che procedeva in testa si staccò e avanzò sicuro verso di loro. “Non provate a fuggire” urlò da quella distanza.
Vide balestre rette tra le braccia e iniziò a preoccuparsi. Sarebbe stato davvero una beffa morire proprio lì, senza nemmeno sapere se avessero trovato o meno il campo dell’alleanza.
A mano a mano che si avvicinavano poteva osservare in dettaglio i cavalieri, ma solo quando notò il colore dei mantelli e il ricamo su uno di essi avvertì l’inquietudine dissiparsi almeno in parte.
“Shani” sussurrò. “Qualunque cosa accada, lascia parlare me. E per nessun motivo devi prendere la spada, sono stato chiaro? Se lo fai siamo morti.”
“Non morirò senza combattere” disse lei sicura.
I cavalieri si fermarono a una decina di passi di distanza formando un anello attorno a loro. Quello che aveva parlato era un giovane dai capelli scuri e il mento appuntito. “Chi siete e dove state andando.”
“Il mio nome è Oren” disse. “E lei è Shan Li Po. Siamo diretti al campo dell’alleanza.”
“Per quale motivo?”
“Vogliamo unirci alla battaglia imminente.”
“A me sembrate più delle spie” disse il soldato. “Questa zona ne è piena.”
“Non siamo spie” disse Oren. “Voi venite da Taloras. Ho riconosciuto i vostri mantelli.”
L’uomo si accigliò.
“Ho viaggiato sulla vostra flotta da Valonde” disse Oren.
Lo stregone si chinò verso di lui. “Su quale nave?”
“La Principessa Eril.”
“Chi la comandava?”
“Barrum. È grasso e calvo ed è rimasto chiuso nella sua cabina per quasi tutto il viaggio. L’equipaggio diceva che era sempre ubriaco.”
L’uomo si raddrizzò. “Ciò dimostra che sai molte cose su di noi. È quello che ci si aspetta da una spia.”
“E conosco Lady Gladia. Di persona.”
Questo fece fare all’uomo una smorfia. “Lo vedremo. Per ora vi portiamo con noi.”
“Al campo dell’alleanza?”
“Al nostro campo. Non ho idea di dove eravate diretti, ma siete lontani decine di miglia dalla vostra alleanza. Noi obbediamo a sua altezza Lionore.”
Oren evitò di dirgli che conosceva anche lei anche se non di persona.
“Roge ci ha mandati da tutt’altra parte” disse Shani sottovoce.
“Ma siamo più vicini di prima” rispose Oren.

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