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Autore: violetmoon888    02/04/2020    0 recensioni
Non riuscivo a capire, non riuscivo proprio a capire come fosse possibile. La mia vita era cambiata in quelle poche settimane. Lo shock, era chiaro che lo stato di adrenalina e confusione impediva agli altri di parlare. Sentivo il respiro di Jasper accelerare. Mi stringeva ancora la mano. Immobile io fissavo il cielo, quel bagliore bluastro che quell’angelo aveva lasciato. Restammo tutti pietrificati come statue per qualche minuto. Poi fui io a sbloccarmi. Guardai Jasper, lo sentivo, provava una sensazione nuova, era spiazzato e mi fissava trasognato. Lo scossi leggermente e mi lasciò la mano si voltò verso gli altri, mi girai anch’io. Carlisle, il più lontano da noi fece qualche passo e sillabò un i-n-c-r-e-d-i-b-i-l-e.
ATTENZIONE: Questa storia è da definirsi un sequel, è necessario leggere la precedente, "NON SO PIU' CHi SONO" sulla mia pagina.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Pochi minuti dopo Lucifero decise di andare a prepararsi, cambiare la tunica con un farsetto di pelliccia e degli stivali più raffinati.  Da quando Alice abitava le sue stanze aveva occupato la camera padronale al piano terra dove di solito riceveva Lilith e le altre amanti. Aveva sempre amato l’amore, in tutte le sue sfaccettature, dall’amore fisico, sensuale, lussurioso a quello casto, platonico, immaginario. Era l’amore fisico che riusciva a raggiungere, quasi sempre ma quell’altro tipo pur bramandolo all’inizio, col passare del tempo cominciò a scrutarlo da lontano, a non affannarsi più, a godere solo del fatto che esistesse. E adorava la forza distruttrice dell’amore, la potenza di un’energia invisibile e che penetrava tutti, dagli dei, agli angeli, ai demoni e agli esseri inferiori, come gli umani. Indossò con cura quanto aveva pensato e richiuse il baule di quercia. Fissò la sua immagine allo specchio per qualche secondo, annuì soddisfatto e tornò nell’atrio. Le parole di Qyburn ricorrevano tra i fumi rossi delle voragini, Lucifero uscì fuori, camminando a passò svelto lungo il sentiero che costellava il Palazzo D’Ebano, sapeva che prima o poi avrebbe incrociato Lilith, le aveva chiesto, o meglio ordinato di presenziare alla cena. Erano giorni che non la vedeva e il desiderio di lei cominciava a farsi sentire. Mandarla via era stato necessario. Lilith era gelosa. Da secoli, di tutto, di tutte. Ma mai lo era stata nel profondo tanto quanto per sua figlia. Lilith era pericolosa per gli altri, non avrebbe esitato a farle del male sebbene Alice sembrasse intoccabile, in qualche modo ci sarebbe riuscita, in sua assenza, nell’assenza di quei giorni, anche di fronte alla sua collera. Eppure Lucifero non riusciva a capire la ragione di una gelosia così marcata nei confronti di una donna che lui non osava neppure immaginare in tal senso. Alice era bellissima ovviamente, rasentava la perfezione per un angelo e la superava di gran lunga per qualunque umano o vampiro. Le sue labbra sottili, gli zigomi marmorei perfettamente scolpiti e delicati come quelli di una fata, i capelli luminosi e scuri,e quegli occhi cangianti, mutevoli in ogni secondo, ora ambrati, ora azzurri ora neri come un pozzo profondo. Eppure era sua figlia e in quanto tale l’ammirava ancora di più. Non credeva possibile aver dato vita a qualcosa di così puro e bello, lui che era circondato da cenere, fuoco, anime in agonia e puzza di morte. Era sua figlia e in ciò emergeva un riguardo per lei che per Lilith non aveva mai avuto. Forse era questo a fargliela odiare. Forse era il fatto che con lei condividesse il letto ma con Alice il sangue, il suo sangue. Lucifero appoggiò le mani sulla bordatura di alcuni spezzoni di ringhiera che segnavano il sentiero, erano fatti di ferro incandescente, sfrigolò sotto i suoi polpastrelli non lasciando alcun segno. Ormai aveva fatto un centinaio di metri, si fermò ad aspettare. Recuperò il filo dei suoi pensieri che l’avevano portato a concentrarsi su Alice, ritrovò Qyburn e quello che aveva detto su Sean. Il giovane demone ne era innamorato, certo il Signore Oscuro lo sapeva, lo aveva sfruttato a suo favore, l’amore è comunque una debolezza ma non credeva che l’amasse con una simile intensità. Era strano. Era sbagliato. Un Angelo e un Demone. Sorrise. Non pensava mai a Gyselle, a quella notte. A quell’unica notte di amore fisico, eppure un tempo era convinto, lì nella leggerezza dell’etere di amarla davvero. Ma dopo l’appagamento, dopo il piacere del corpo si era reso conto che non era reale, che lui voleva solo quel corpo, quei capelli neri che ricadevano a sbuffi e i suoi occhi blu e le labbra carnose, i seni rotondi e sodi e la vita larga e capiente. Fine. Anche lei forse provava la stessa cosa. Fine. Qualche ora e poi nulla. Si passò la lingua sulle labbra, l’aria era asciutta e aspra. Lilith sarebbe arrivata a momenti. Lo sperava, Lilith era imprevedibile e restia ad obbedire. Sean non voleva possedere Alice e basta, lo aveva già fatto, a quanto ne sapeva, per ben 2 volte, non voleva il suo corpo e non voleva neppure il suo spirito, non voleva il suo amore, gli bastava proteggerla, prendersene cura. Lucifero ebbe un brivido. Il giovane demone avrebbe finito col farsi uccidere. Ma gli era necessario almeno finchè non fosse stato libero. Lilith cominciò a palesarsi, una nube più chiara tra la coltre di fumo, le sue ali color ruggine fendevano il cielo, planò dolcemente a pochi metri dal suo Signore.
“Mio signore” disse senza inchinarsi, Lucifero scattò verso di lei e le cinse la vita con fare aggressivo, la baciò con intensità e rabbia.
“Mi sei mancata” disse ma prima lei gli morse un labbro facendo colare una goccia di sangue sul farsetto,
“Lilith, Lilith, sorridi, non sei bella quando mi tieni il muso” lei lo guardò sprezzante,
“Andiamo a questa cena prima che cambi idea” ma Lucifero la fermò, lei mise dentro le ali e gli allontanò la mano.
“Cosa c’è?” Lucifero la fissò con serietà, Lilith percepiva che qualcosa attanagliava la mente del suo compagno, perché si in fondo solo lei poteva definirsi una compagna, quella che gli era rimasta sempre accanto, nonostante tutto.
“I tuoi piani non procedono bene, eh? E’ per questo che ti comporti come uno psicopatico?” Lucifero corrugò la fronte,
“Se mi dicessi cosa stai tramando forse potrei aiutarti….ma tu… a quanto pare ti fidi soltanto di Qyburn, del vecchio bavoso” Lilith camminò in fretta sul posto,
“Mia dolce Lilith, io mi fido di te… ma il destino non prevede che tu abbia un ruolo in tutto questo, devi accettarlo” disse placidamente lui,
“Da quanto t’importa del destino? Tu Stella del mattino hai rifiutato per secoli che qualcosa fosse già deciso per te…” Lilith si infiammò, il rossore sulle gote la rendevano ancora più sensuale, a stento Lucifero trattenne l’istinto che stava prendendo il sopravvento. Sospirò smettendo di guardarla.
“E vedi dove mi ha condotto…ma adesso, posso riscrivere qualcosa che voglio che sia deciso per me e che sia immutabile…grazie ad Alice” Lilith chiuse gli occhi. Lucifero non le aveva detto nulla, lei non aveva potuto scoprire nulla, la promessa fatta a Sean, ma neanche lui doveva aver fatto progressi. Lucifero era troppo scaltro. E poi l’aveva mandata via, a sorvegliare gli altri ingressi del Limbo come se temesse che qualche angelo o demone tentasse ancora di entrarvi, e poi cosa gliene importava? Non voleva averla tra i piedi, semplice.
“Che non è qui per chiamarti paparino di certo” insistette,
“Lilith, non sfidare la mia pazienza, il perché, la ragione per cui Alice è qui non ti riguarda, ciò che ti riguarda è venire a cena con me ed essere al mio fianco, noi dobbiamo mostrarci forti e ben affissi nel nostro ruolo…Alice deve avere rispetto e timore, non posso permettere che decida di andarsene ora che siamo così vicini…” si interruppe, Lilith annuì sconsolata. Aveva tentato più volte quella conversazione, nulla da fare.
“Il suo vampiro…potrebbe andarsene per lui…io credo che tu lo sospetti, ora che sa qualcosa di più è pronta ad andarsene no?” Lucifero le prese dolcemente la mano, Lilith fu stupita,
“Non lo farà, proprio per il suo compagno, mi sconcerta la profondità della loro relazione, non ho mai visto una cosa del genere… e per questo sono certo che farà di tutto per tenerlo al sicuro sia lui che suo figlio…” era un amore ben diverso da quello di Sean, era un amore corrisposto, amplificato, fisico e spirituale, quasi mentale, era pura energia. Forse ancor più distruttivo di qualsiasi altro tipo di amore esistesse o del potere, e lei lo sapeva, ne era spaventata anche lei.
“Forza, andiamo adesso” la mano di Lucifero scivolò sul fianco generoso di Lilith, un brivido di piacere lo scosse sino all’anca, lui doveva accontentarsi del piacere della carne, e stasera gli sarebbe bastato.




 
 
Fu presto sera, nonostante la temperatura interna del palazzo fosse rovente piccoli e fastidiosi brividi di freddo investivano la pelle di Alice, su gambe e braccia. Il suo corpo lo aveva metabolizzato prima di lei, quello che era obbligata a fare, mentre lei tentava di mantenere un certo autocontrollo e una dose di pura imperturbabilità, almeno davanti a loro, era necessario. Sean era andato via dalla sua stanza alquanto irrequieto, non aveva dato altre spiegazioni, prima di decidere seppur avesse tracciato il suo possibile percorso doveva provare a convincere Lucifero a desistere dai suoi scopi, forse poteva farcela, forse l’avrebbe ascoltata se mai considerasse la sua opinione. Alice si vestì in fretta badando poco e in modo inusuale a cosa metteva indosso: un vestito nero con punti luce, con merletti lungo le maniche, mise una tinta rossa e degli orecchini, la collana che aveva indossato poche settimane prima durante la presentazione nella sala del trono. Indossò dei tacchi che erano già stati messi vicino a letto prima. Non si soffermò neppure a guardarsi allo specchio, il tempo correva veloce e lei vi arrancava accanto. Aprii la pesante porta di mogano e andò verso il corridoio di sinistra, la cena era stata allestita nella sala riunioni, quell’enorme stanza con una lunga tavolata  e uno spazio rialzato per parlare dove Lucifero aveva condotto lei e gli altri appena arrivati. C’era anche Aiden con loro, il pensiero che suo figlio si trovasse lì, negli Inferi le procurò un altro brivido. Ma si rilassò poi, constatando che lui e Jasper erano fuori di lì, lontani e al sicuro e che in questo aveva riuscito perlomeno. Si concentrò sul marmo del corridoio mentre avanzava in fretta. Pensare a loro era troppo doloroso e in quelle settimane si era costretta a rivolgere ogni sensazione solo a ciò che la circondava, era essenziale per non impazzire di nostalgia, per vincere il pressante bisogno della superficie, del calore della pelle di Aiden e del volto confortante di Jasper. Solo il presente. Contava. Alice aprii la porta della sala. Il tavolo era apparecchiato per 7, erano presenti Lucifero, a capo tavola, Lilith alla sua destra. Alla sinistra c’era un posto vuoto che presumibilmente spettava a lei. Sulle altre sedie rivestite in pelle c’erano l’anziano Qyburn, altri due demoni che non aveva mai visto e Sean. Lucifero le fece un cenno e lei si accostò al posto di sinistra. Si erano tutti alzati al suo ingresso in sala, tutti fatta eccezione per Lilith che seppur non la incenerisse come di consueto con lo sguardo fissava annoiata o insofferente il piatto di porcellana che aveva davanti. La tavola era riccamente addobbata. Merletti rossi e neri, candele profumate, ampie cloches ancora chiuse e posate piatti e bicchieri di puro cristallo scintillante.
“Bene” disse Lucifero smorzando il silenzio, schioccò le dita e le cloches si scoperchiarono da sole, c’era della selvaggina, creature non terrene ma gustate e pregiate negli inferi. Del liquido rosso e bianco comparve nei bicchieri, anche nel suo, ma non era vino. Alice notò che in una caraffa comparve anche del liquido dorato, era ambrosia. Sean era in fondo alla tavolata e lanciava sguardi preoccupati verso di lei. Tutti cominciarono a mangiare in silenzio. I due demoni sconosciuti erano gli unici a parlottare e a sghignazzare.
“ Forcas, Amenith, potremmo definirli i capi dello stormo di corvi che si rimbecca fuori da queste mura” disse Lucifero mostrando ancora una volta la sua perspicacia. Alice fece un cenno forzato. La cena procedeva senza che vi fosse una vera e propria interazione, le portate si susseguirono in poco tempo e alla fine i due demoni che parlottavano si congedarono. Persuasa dalla loro assenza e dal nervosismo Alice si rivolse a Lucifero.
“ Desidero parlarti in privato” disse guardandolo negli occhi, lui che per tutta la cena aveva sollazzato Lilith al suo fianco, prendendole la mano o solleticandogli la gamba, ridendo e sussurrandole si rivolse a lei quasi sollevato che alla fine avesse detto qualcosa.
“Non ce ne è necessita, le persone rimaste in questa stanza hanno la mia massima fiducia qualsiasi cosa tu dica in mia presenza, parla liberamente” Alice guardò fugacemente Lilith, Qyburn e Sean che ora la fissavano senza battere ciglio.
“ Io non intendo portare a termine la profezia” disse lei sicura, Lucifero la guardò e sorrise quasi, sospirò posando delicatamente una forchetta sul merletto rosso della tovaglia.
“Non dipende dalla tua volontà” Lucifero le pose il palmo della mano aperto, qualche istante e la chiave di alabastro si materializzò tra le sue dita. Osservò l’oggetto soddisfatto e ammirato. Sean deglutii impercettibilmente irrigidendosi.
“Come…” Alice si agitò sulla sedia,
“Niente può essermi celato nel mio palazzo, sapevo che prima o poi l’avresti trovata…ma come hai decifrato il libro?” lei prese in mano la chiave, non provava esattamente rabbia, era una sensazione per lo più di soffocamento, eppure tenue, così tenue che la infastidiva ancora di più.
“Il sangue, il mio sangue era la chiave” disse, le parole risuonarono nella stanza.
“Mia figlia” disse Lucifero alzandosi,
“Dovevo immaginarlo… non puoi sfuggire al destino Alice” lei posò la chiave e la spinse verso di lui.
“Hai quello che volevi, io ho abbastanza informazioni e risposte, ora voglio tornare a casa” provò, ma fu così debole quel tentativo e lo sapeva che la voce le si incrinò nell’esatto momento in cui pronunciò la parola casa.
“ Lucifero non può aprire il cancello, non può avvicinarvisi ne tanto meno infilarci quella chiave, e nessuno di noi potrebbe. L’unico modo per spezzare il vincolo è che lo faccia chi ha il suo stesso sangue, è quello che ti suggerisce la profezia, è quello che dovrebbe esserti scontato dopo aver trovato quella chiave” disse Qyburn leggermente alterato.
“ Se apro quel cancello farai scoppiare una guerra…è ciò che so e anche tu lo sai” disse lei sollevandosi. Lilith fece uno sguardo sorpreso.
“La guerra…è questo quello che vuoi mio signore?” c’era rimprovero nelle sue parole, Lucifero l’aveva tenuta all’oscuro di tutto fin ora. Credeva di avere la vittoria impugno se ora non gli importava che lei e Sean sapessero del suo intento, del suo reale intento.
“Guerra… io non voglio la guerra, io voglio la libertà, e se dovrò lottare per mantenerla lo farò finchè esalerò l’ultimo respiro” si sollevò anche lui.
“Perché ti turba questa cosa Alice? O lo so…immagini i mortali e gli angeli e anche tutte le creature del tuo mondo perire…e se perdessi quella guerra? La profezia ti ha mostrato ciò che accadrà ma non come finirà. Non puoi fermare il destino. Io debbo uscire dagli Inferi. E’ scritto.” Disse, gli occhi gli sfavillarono.
“Io non posso essere la causa di tutto questo, anzi non voglio, non mi interessa quella dannata profez…” la tavola cominciò a tremare. Controllo. Alice respirò. Aveva dimenticato il suo primo obiettivo, tentare di dissuadere Lucifero con le parole e stava sbagliando tutto.
“ Io penso alle morti esatto. Non potrei continuare a vivere in un mondo in cui quelli che amo non ci saranno.  Non posso permetterlo” cercò di trattenere le lacrime. Lucifero poggiò una mano sulla sua.
“L’amore…ti rende debole eppure così perfetta figlia mia” Alice si scostò,
“Perché andare sulla terra? Credi che gli umani o i vampiri o gli angeli ti lasceranno mai in pace, ammettendo che tu vinca la guerra, non sarai mai accettato o amato… nemmeno temuto perché ci sarà sempre qualcuno pronto a ribellarsi… Vuoi un regno di cenere e morte? Vuoi portare l’Inferno sulla terra… qui sei il sovrano, la tua vita è qui… senza di te chi governerà questo mondo…” Lucifero si spazientì, scalciò con forza la sedia e afferrò Alice per un braccio strattonandola sul podio.
“Io non voglio più l’Inferno. Voglio la libertà. Perché ti riesce così difficile da accettare, se vale anche per te… ti divora il desiderio di lasciare questo posto! Questo non è casa mia. Io voglio essere libero, sulla terra, negli altri mondi, nell’aria. Io sono La stella del mattino e pretendo la libertà dopo millenni di prigionia” Alice aveva le iridi in fiamme. Non rispose. Un groviglio di emozioni contrastanti le baluginava in testa.
“Io sono tuo padre… e tu lo farai per me…me lo devi” Alice esplose, la confusione si profuse dal suo corpo come energia e si propagò in tutta la stanza scaraventando tutti lontano. Sean si sollevò cercando di avvicinarla e calmarla. Lucifero la guardava stupefatto e confuso. Ciò che sentiva per lei era qualcosa di troppo complesso, di negativo e positivo al tempo stesso.
“IO NON TI DEVO NULLA” le tremavano le mani e le scivolò una lacrima sul vestito.
“Alice…” Sean la supplicava con lo sguardo. Lucifero avrebbe potuto farli uccidere tutti. Qualche minuto e tornò a sedersi sollevando la sedia.
“Scusate” disse monocorde. Lucifero le si avvicinò e le appoggiò una mano sulla spalla.
“Forse mi sono espresso male, quello che intendevo è che siamo una famiglia e dobbiamo aiutarci l’uno con l’altro…. Tu…ed Aiden” nel sentire il nome di suo figlio Alice si irrigidì ma non mosse un muscolo. Lucifero premette le dita sulla sua spalla fredda come ghiaccio.
“Se sceglierai di non aprire il cancello dovrò chiederlo a tuo figlio…è l’unico altro essere che abbia tracce del mio sangue” disse. Aspettò una reazione di Alice ma lei era pietrificata. No suo figlio, in quel posto. Mai più.
“Ho una condizione allora” Aiden, proteggerlo, Aiden no. Il suo cervello non riusciva a sintonizzarsi su altro ma Alice si sforzò per articolare la sua richiesta.
“ Dovrai uscire solo tu… vieterai con un incantesimo o quello che vuoi a tutti i demoni di mettere piede fuori di qui” disse,
“No” Sean parlò,
“No?” Lucifero lo fulminò con lo sguardo.
“ Io voglio la mia libertà… ma non  posso limitare la libertà dei miei…demoni…” Alice sospirò,
“Hai detto di non volere la guerra” Lucifero annuì.
“Allora imponigli di restare negli Inferi per almeno 100 anni… tutti tranne chi ha scelto di restare neutrale…” Guardò Sean.
“Cosicchè gli angeli non pensino che tu voglia impadronirti della terra e dovrai giurare a me...non a loro, non mi interessa…sulla tua vita che non combatterai sulla terra. Il paradiso puoi anche distruggerlo. Loro mi hanno abbandonata non mi …interessa…ma lascia in pace gli innocenti sulla terra” Lucifero le si parò davanti.
“Alice..aspetta…non fidarti” Sean oramai era in panico totale, non gli importava neppure che Lucifero fosse a pochi centimetri da lui.
“ Sono parecchie richieste….ma…va bene… come ho detto siamo una famiglia e voglio aiutare anche te…se è ciò che vuoi…va bene” disse e le sorrise. Alice si alzò, turbata, sconfitta. Era consapevole che quella scelta conduceva comunque tutti allo scontro ma forse con le sue clausole avrebbe fatto guadagnare un po’ di tempo. E se non avesse funzionato o se lui l’avrebbe ingannata lo avrebbe… avrebbe… non riusciva a dirlo o a pensarlo ma probabilmente avrebbe dovuto farlo. Gli angeli, Phoebe… avrebbero forse perso ogni fiducia in lei..ma lei l’aveva persa per loro da molto tempo ormai.
“E’ deciso. Gli anziani non dovranno sapere nulla. Anzi credo proprio che li terrò sulle spine e tu  Alice dovrai fare la tua parte…” Alice annuì.
“Fra qualche giorno arriverà Michele, secondo le mie fonti sulla terra. E’ deciso a riportare me e te a più miti consigli” rise.
“…padre…prima di aprire i cancelli voglio avvisare la mia famiglia, lascia che vada temporaneamente sulla terra” Qyburn scosse il capo, Sean era ormai incapace di dire altro.
“Lascia che vada” disse sorprendentemente Lilith,
“Hai ottenuto ciò che vuoi, lascia a tua figlia un po’ di libertà adesso” Lilith lo guardò con rimprovero e fissò Alice quasi con sofferenza adesso.
“D’accordo…” disse lui mogio. Prese Lilith per mano e lasciò la stanza.
“Alice, posso parlarti, in camera…” Sean le si avvicinò.
“Giovane Sherwood in realtà dovrei dirti io due parole…Alice ha bisogno di stare da sola come vedi… su vieni” Sean la guardò.
“Vai…” disse Alice priva di emozione. Non cessava quel sentore di soffocamento. Anzi forse era peggiorato.



 
 
Sean seguì titubante il vecchio maestro, giù per due rampe di scale, i cui gradini stretti e di pietra sembravano rimpicciolirsi sempre di più a mano a mano che si scendeva. Non era mai stato nei sotterranei di Qyburn, erano un livello al di sopra delle celle di adamas e si diceva che conducesse ogni sorta di esperimento sui demoni, sui mortali e anche su qualche angelo se riusciva a procurarsene. Tutto in nome della curiosità e della  distorta idea della supremazia nella conoscenza. Il passo del vecchio demone era quasi malfermo, ma probabilmente aveva passato molte notti insonni ad arrovellarsi su quanto stava accadendo, sul suo Padrone e su Alice, sulla profezia. Come Sean del resto. L’obiettivo di Lucifero era lasciare gli inferi e lui non poteva vivere in un mondo in cui il Signore oscuro avrebbe sempre potuto far leva su di lui, era meglio morire. Eppure credeva inizialmente che il suo scopo fosse quello di tenere con se’ Alice all’inferno, per questo si arrovellava lui per cercare un modo per farla fuggire. E se ci fossero riusciti lui non avrebbe più messo piedi lì, mai più sul serio a costo di farsi recidere le ali, di diventare mortale. Ma adesso tutte le sue idee erano inutili, Alice doveva farlo uscire. Lo avrebbe fatto. Sulla terra. Sean rallentò il passo come se il peso di quei pensieri lo sfiancassero.
“Forza ragazzo, non abbiamo molto tempo” Qyburn lo incitò e alla fine di un immenso e stretto corridoio in pietra e aprii una semplice porta di legno chiaro. La porta scricchiolò fastidiosamente. Qyburn la tenne aperta per far entrare prima il giovane Sherwood. Come si aspettava il demone adocchiò ogni anfratto della stanza, innanzitutto la finestrella a mezza luna da cui una finta luce bianca penetrava all’interno. Erano sottoterra ma a Qyburn piaceva il tepore di quella luce seppur fittizia. Via di fuga fittizia. Poi il ragazzo osservò gli scaffali che costeggiavano i muri, di legno chiaro anch’essi, pieni di ampolle di ogni forma e dimensione con liquidi scuri e bianchi, e di molte altre varietà di colori; recipienti con occhi e pezzi di pelle, artigli e sangue, candele consunte a metà, altre completamente di sego, altre nuove e altre ridotte allo stoppino. E poi molti libri, pieni di polvere. Tutto era piano di polvere, come se nessuno toccasse i volumi pesanti, grossi e piccoli, come se nessuno prendesse in mano le ampolle le poggiasse sulla china di legno di quercia irrorata di carte e piume. Come se nessuno neppure camminasse sul pavimento di pietra. Sean si avvicinò allo scrittoio e posò la mano sul legno come per assicurarsi che fosse davvero lì.
“Perdona la polvere… ho fatto un incantesimo autorigenerante” esordì sorridendo beffardo,
“Per la …polvere…” Sean era basito,
“Per far sembrare questo posto abbandonato e inutile, se qualche curiosa guardia dovesse incapparci per sbaglio, anche se dubito riuscirebbe ad entrare, anche la porta è incantata” Sean annuì.
“Perché mi hai portato qui…devo andare da lei, devo convincerla a pensarci bene prima di…” Qyburn mosse due dita e una sedia si avvicinò prepotentemente a Sean.
“Questo è più importante, e non vorresti averci parlato senza aver conosciuto qualcosa che lei non sa” Sean strinse il pugno.
“Niente enigmi maestro, parla!” Qyburn andò allo scaffale più lontano, la luce bianca della finestrella illuminava una parte dei tomi, ne prese uno molto grosso e impolverato. La copertina era di pelle marrone così consunta che aveva venature più chiare e incrostate, alcuni pezzi sembravano venire via. C’era un segna libro fatto con la coda di serpente al centro esatto del volume. Qyburn lo tenne sollevato con entrambe le mani tanto era pesante e si parò di fronte a Sean.
“Tu sai cos’è questo libro?” Sean lo osservò meglio ma scosse la testa,
“Sfioralo, adesso” Sean allungò incerto la mano sinistra e non appena i suoi polpastrelli sfiorarono la copertina consunta si ritrasse spaventato.
“Come fai ad averlo? Io credevo che fosse una leggenda, che fosse perduto da un millennio…” si alzò tentando di allontanarsi.
“Non è un mito, il Vademecum esiste ed è qui tra le mie mani da oltre 300 anni” esordì lui stringendo le dita intorno al libro che scricchiolò come il legno della porta, sembrava quasi un lamento. Il Vademecum era il libro più oscuro di tutti, il Libro del Male lo chiamavano i cristiani, o Libro della Bestia gli stregoni. Era una raccolta degli eventi più funesti che avevano interessato l’universo dalla sua creazione, e riguardava gli angeli e i demoni, gli dei, e gli umani, ogni creatura. Suo padre gliene aveva parlato, anche Qyburn, a lui e a suo fratello quando erano piccoli, sempre come di una leggenda. E lui ne era così attratto ma adesso, vederlo li… quando lo aveva sfiorato ne aveva sentito le vibrazioni di potere, ogni demone lo avrebbe percepito. Avrebbe identificato quel libro.
“Sai si dice che il sangue stesso di Abele abbia macchiato la copertina di questo libro, ma ora è così consunto che… “ Sean tornò a sedersi. Non poteva permettere che un’accozzaglia di pagine e inchiostro lo cacciassero via. Ora doveva sapere.
“Lo so, io ho sempre detto a tuo padre e ai suoi figli che si trattava di una sciocchezza. Che era perduto, ma in realtà  esiste da quando il Signore Oscuro lo ha trovato vagando durante i primi giorni della sua caduta presso i monti di ghiaccio. Era sepolto a centinaia di metri sotto la neve eppure il calore che promanava la Stella del Mattino lo aveva percepito. Qyburn aprii il libro in un punto casuale e lo girò verso Sean.
“L’ha donato a me affinchè lo preservassi e lo studiassi…” le pagine che aveva di fronte erano quasi gialle e l’inchiostro appena percepibile, i caratteri non somigliavano a nessuna scrittura che lui conoscesse, non erano glifi o rune, non cunei, non erano i met del sinao, la lingua angelica, erano delle linee confuse che si attorcigliavano e flettevano staccandosi e ricomponendosi, era una scrittura fluida, gli ricordava l’acqua i movimenti di un lago increspato o dei cavalloni del mare.
“Come hai decifrato il libro?” Qyburn sorrise,
“Questa lingua non ha un nome, non le ho dato nessun nome, e non l’ho decifrata, non si può leggere” Sean era confuso,
“Neppure il signore Oscuro la conosce… tutte le profezie scritte qui però si sono avverate ne ho la prova” il giovane demone prese il libro tra le mani e sfogliò,
“Come è possibile, se non riesci a leggere cosa dice….” Qyburn gli pose una mano sulla spalla,
“Le profezie possono essere lette solo da chi è connesso ad esse indipendentemente dalla lingua che conoscono…vai al punto indicato dal segnalibro Sean” Sean riflettè, questo voleva significare che gli eventi accaduti Qyburn li aveva fatti leggere alle persone o alle creature interessante, magari riportando quei frammenti di parole se così poteva chiamarle su pezzi di pergamena o altro, era sicuro che non avrebbe esposto il libro al di fuori di quelle mura. Tutto per verificare l’attendibilità delle profezie. E se gli stesse mentendo. Se volesse estorcere da lui delle informazioni che credeva avesse di Alice. Fu Qyburn a voltare bruscamente il segnalibro rigido. Sean si trovò di fronte una pagina vuota e la seguente con poche righe incise…incise in sinao. Lo conosceva abbastanza bene. Poteva leggerle.

Le colonne del Regno di Luce hanno tremato. Il seme del male è stato innestato. Quando la progenie del Portatore discenderà gli abissi e siederà al suo desco, quando la stirpe maledetta si rivelerà ai fratelli, quando La Stella del Mattino sfiderà l’ Angelo Oscuro e perderà, allora i vincoli saranno spezzati e poi ricongiunti. Morte o vita eterna e potrà ascendere in Terra e un nuovo dominio squarcerà il mondo.


Sean rilesse tre volte quelle parole. Qyburn attese una sua reazione.
“Perché posso leggerla?” chiese innanzitutto, sembrava irretito, come se non volesse pensare cosa quelle parole dicessero.
“Perché questa profezia riguarda gli angeli e i demoni, i nostri mondi….e quindi noi…e riguarda Alice e Lucifero” Sean fissò la pagina tremando leggermente.
“Le colonne del Regno di Luce hanno…tremato….il seme…del male” sillabò,
“Alice, è andata in Paradiso e ha quasi distrutto il tempio la prima volta” Qyburn annuì,
“Appena Alice è arrivata lì le parole sono apparse sul Vademecum, è l’ultima profezia apparsa, io l’ho portata dal Signore Oscuro ma avevamo pochi indizii per capire e non sapevamo ancora che lei fosse sua figlia… io credevo che un demone avrebbe sfidato o conteso il potere a Lucifero…” disse,
“La progenie del Portatore ….è chiaro…come poteva sfuggirvi…”
“Lucifero negava che avesse figli…il Portatore poteva essere qualsiasi altro angelo, o demone…” Sean scosse il capo,
“Ma è lui Il Portatore di Luce e Alice è discesa negli Inferi ed è stata ospite qui…al suo desco” gli occhi di Sean si arrossarono,
“Non capisco questa parte, La Stella del Mattino che sfida L’Angelo Oscuro…” Qyburn camminò eccitato per la stanza,
“Si era questa la parte che non capivo, sembra che Lucifero debba sfidare un Angelo oscuro e perdere … ma non è così, La Stella del mattino è Alice, è il suo cognomen, è lei che sfida l’oscurità, l angelo oscuro è la sua parte oscura, demoniaca, che riuscirà a sopraffarla. L’ ha già fatto, nel momento in cui è discesa qui e ha accettato suo padre, nel momento in cui ha accettato di aprire il cancello” Sean deglutii, poteva essere davvero così.
“I vincoli, sono i cancelli che si aprono e lui sarà libero, sulla…terra.. che sarà squarciata” sussurrò Sean,
“Hai dimenticato questa parte…” indicò la riga precedente col dito affusolato,
“I vincoli poi ricongiunti?” Qyburn annuì,
“Significa che i cancelli saranno chiusi di nuovo, e se questo accade significa che ci sarà un nuovo signore dell’Inferno che non potrà varcarli…” Sean sbarrò gli occhi,
“Lucifero vuole nominare un successore?” Qyburn richiuse il libro quasi seccato,
“Lo ha già designato Sean, il destino ha designato lei….Alice sarà la nuova regina degli Inferi… non appena spezzerà il vincolo che lega Lucifero a questa dimensione i cancelli si apriranno per lui e si chiuderanno per lei, avrà il vincolo perché è l’unica Stella del Mattino che esista oltre lui. Non potrà uscire dagli Inferi e se lo farà morirà…”
“Morte o vita eterna” sillabò Sean. Lui voleva aiutare Alice a lasciare l’Inferno ma se avesse aperto i cancelli non avrebbe più potuto farlo.
“Questo lei non l’ ha detto, il Salice non glielo ha rivelato…o lei” Qyburn tentò di placare il suo via vai,
“O forse lei non l’ ha recepito ancora, il Salice è più antico di questo libro ma questo libro è scritto, e ciò che è scritto non muta mai, lo sai bene… sarà così” Sean eruppe con un pugno sulla porta,
“Io credevo che Lucifero volesse lei al suo fianco, sulla terra a questo punto!” Qyburn sospirò,
“Il Signore Oscuro vuole essere libero, sa però che Gli inferi devono avere un capo o gli equilibri delle dimensioni collasserebbero ed è stato entusiasta di questa profezia, Alice è destinata a succedergli e se si rifiutasse di aprire i cancelli non solo suo figlio dovrebbe farlo ma sarebbe lui a rimanere bloccato qui, come principe dell’Inferno” disse il maestro senza mezzi termini.
“Devo dirgli….” Ma Sean si fermò,
“Sean, diglielo pure ma lei in fondo lo sa…lo saprà, vuoi che lo senta da te, che si infurii di nuovo con te… cosa puoi fare tu adesso… “
“Lei deve sapere, cosa accadrà se apre il cancello…” Sean era furioso,
“Il suo sangue la vincolerà qui” urlò,
“Sta zitto ragazzo, so che tieni a lei…ma rifletti… so che saresti onorato di starle accanto e proteggerla, quando resterà qui come regina tu potresti essere sempre con lei, potrebbe persino arrivare ad amarti…sareste felici” Sean era spiazzato. Restare negli Inferi con Alice. Qualsiasi luogo era sopportabile, amabile, se c’era lei… e lui a proteggerla con Lucifero lontano e tutti gli altri lontani…
“Ragazzo forse questa è una opportunità anche per te… per voi due… per stare insieme per avere una famiglia e per perpetrare la stirpe della Stella del Mattino…Lucifero ti coprirebbe di gloria…” Sean smise di respirare. Lui avrebbe voluto una vita così? E Alice? Alice… non avrebbe mai  lasciato la sua vecchia vita…infelice ecco come se la figurava assisa su quel trono… profondamente infelice…
“Se ciò accadesse, se Alice fosse vincolata qui distruggerebbe questo mondo e perirebbe con esso” disse e avanzò verso la porta,
“Non ti dirò cosa ha visto nel salice…no Qyburn… abbiamo finito” uscii sbattendo la porta.
  
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