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Autore: Nope1233    03/04/2020    1 recensioni
Cosa porta un essere umano a perdersi nei meandri della propria mente?
Può l'unica persona al mondo di cui ti fidi toccare il fondo senza che tu abbia modo di salvarlo?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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T/N's POV

 

Quella stessa notte dormire era fuori discussione.

Ogni fibra del mio corpo era completamente in allerta e mi implorava di alzarmi ed andarmene lasciando Isaac al suo destino. Mi spaventava parecchio quello che aveva fatto e nonostante sapessi quanto quei due meritassero la morte per tutto il dolore che avevano causato, in quel bambino ancora coperto di sangue che dormiva al mio fianco non vedevo nemmeno un accenno di rimorso. 

Mi aveva anche detto che gli era piaciuto, cosa sarebbe successo se ce ne fossimo andati? Avrebbe ucciso ancora? Sapevo bene, per quanto detestassi ammetterlo, che la risposta era più che ovvia. Non avevo perso il desiderio di aiutarlo, ma ogni secondo che passava mi convincevo sempre di più di quanto la mia fosse una speranza vana.

Gli volevo un bene infinito e non volevo per lui una vita piena di morte e sangue, ma se era quello che lui desiderava chi ero io per reprimerlo? O forse amare una persona vuol dire fare ciò che è meglio per lei anche impedendogli di essere se stessa? Queste e altre mille domande mi frullavano in testa ed ogni volta che mi convincevo di aver trovato una risposta adeguata un altro quesito giungeva per distruggere le mie certezze. L'unica cosa su cui non transigevo era il mio desiderio di stargli vicino, ormai eravamo legati in un maniera particolare, difficile da descrivere a parole.

Lasciai che i miei occhi vagassero sul suo corpo coperto di bende e sangue, sui suoi capelli neri e sui suoi occhi chiusi così incredibilmente sereni e rilassati. Tutto ciò era in totale contrapposizione con l'immagine dei due corpi senza vita al piano di sotto e mi ritrovai nuovamente a dover dar peso a solo un piatto della bilancia, non avendo la forza e la maturità per capire quale fosse quello giusto.

Qualcosa dentro di me stava uscendo dai binari dandomi la sensazione di perdere il controllo ed un peso giunse di punto in bianco sul mio petto facendomi mancare il respiro. Cominciai ad ansimare e la mia vista iniziò ad offuscarsi mentre la mia testa mi mostrò immagini inquietanti dove la morte ne faceva da padrona. Mi mancò il respiro, il miei muscoli si tesero come corde di violino e sentii i miei occhi riempirsi di lacrime non riuscendo a fermarle. Piansi a dirotto ma cercai quanto meno di trattenere le urla che mi pregavano di uscire arginandole nella mia gola. Non avevo idea di quello che stava succedendo, ma senza ombra di dubbio si trattava della sensazione peggiore che avessi mai provato; ero convinta di essere sul punto di morire.

Ero a testa bassa e nascondevo il viso tra le mani pregando che quel mostro intento a mangiarmi dall'interno mi lasciasse in pace almeno i secondi necessari per riprendere fiato quando due braccia mi cinsero in una delicata stretta.

Alzai di scatto la testa e mi ritrovai premuta contro il petto di Isaac intento ad abbracciarmi. Fu piacevole, un barlume di luce nell'oscurità in cui mi ero persa.

"I-Isaac..." mormorai, ma il bambino non rispose continuando ad abbracciarmi.

Per me fu come un via libera e ripresi a piangere con il solo desiderio di sfogare tutto quello che portavo dentro e per tutto il tempo il bambino non accennò a lasciarmi, nemmeno per un istante. Al mio animo martoriato parvero ore, ma non riuscii a quantificare esattamente quanti minuti passarono fin quando finalmente le mie lacrime iniziarono a fermarsi  e i miei occhi si fecero man mano più pesanti fino a farmi completamente addormentare stretta tra le braccia di Isaac.

 

Quando aprii gli occhi il giorno seguente la prima cosa che sentii furono dei piccoli crampi che mi percorrevano ogni parte del corpo probabilmente dovuti all'orrenda sensazione della notte precedente. Poi alzai lo sguardo e solo allora mi accorsi di trovarmi ancora chiusa nell'abbraccio di Isaac che dormiva con il suo viso sereno a pochi centimetri dal mio. Mi sentivo rilassata, come se quello che era successo poche ore prima fosse stato solo un' orrenda nuvola nera che aveva aleggiato sulla mia testa per qualche minuto per poi volatilizzarsi nel nulla.

Così, circondata dalla pace più totale, ebbi modo di osservare meglio quel bambino tanto strano quanto affascinante. Lasciai liberi i miei occhi di vagare su di lui mentre il forte sentore di sangue rappreso risaliva dalle narici fin nel mio cervello ma riuscii anche a percepire qualcos'altro. Nonostante lo sporco, Isaac aveva sempre avuto un profumo particolare addosso, un qualcosa che avevo imparato a riconoscere come solo e soltanto suo. E lì mi resi conto che sotto l'odore acre di sangue che lo sporcava in superficie Isaac c'era ancora. Era sempre lui, il bambino che mi era stato accanto nel buio di quella soffitta e che per me aveva fatto di tutto.

Nonostante il sangue e lo sporco che aveva addosso era sempre bello guardarlo, non riuscivo a non pensarci. 

D'istinto alzai una mano e con delicatezza spostai la ciocca di capelli che aveva davanti agli occhi per poter osservare meglio il suo viso, ma con mia sorpresa Isaac si svegliò lanciandomi un' occhiata torva e stringendo le mie dita fra le sue allontanandole dal suo volto.

"S-Scusami!" dissi cercando di giustificarmi. "N-Non volevo fare nulla di strano! I-Io..."

Poi accadde qualcosa di inaspettato.

Isaac riportò la mia mano sulla sua guancia per poi chiudere gli occhi come se fosse intento a godere del suo calore ed io rimasi interdetta non capendo cosa potesse voler dire quel gesto.

"Mi piace..." sospirò vedendo che non accennavo a muovermi. "Non mi era mai successo prima. E'...E' bello..."

"D-Dici sul serio?" domandai.

"Si..."

Come un cane randagio che aveva conosciuto solo violenza senza mai ricevere una carezza, Isaac aveva reagito senza pensare. Lui di me si fidava completamente. Sentii una stretta al cuore e mi intenerii per quella visione per poi riprendere ad accarezzare la sua guancia con movimenti delicati sempre con la mano di Isaac sopra la mia che lentamente scivolò fin sul mio braccio. Dopo di che passai ad accarezzargli i capelli e sul suo volto spuntò un meraviglioso accenno di sorriso. 

Questo era quello che volevo vedere ogni santo giorno della mia vita, senza eccezioni.

Ci riaddormentammo entrambi, complice la stanchezza accumulata dei giorni precedenti, ma qualche ora dopo il pendolo del piano inferiore ci svegliò annunciando il mezzogiorno e facendoci alzare.

Dopo aver bevuto qualche sorso d'acqua dal secchio ed aver mangiato quello che rimaneva del cibo portato da Isaac la sera prima, il bambino mi osservò con aria interrogativa.

"Cosa facciamo ora?" domandò.

"Credo che sia meglio che ce ne andiamo. Potrebbe arrivare qualcuno e saremmo in guai seri."

"Perchè?"

"Perchè se qualcuno scoprisse i due cadaveri finiremmo in qualche altro orfanotrofio o peggio." sospirai.

"Ma loro erano cattivi..."

"Lo so...Ma per gli adulti esiste solo il bianco e il nero, non capirebbero. Uccidere qualcuno non è...non è una cosa bella."

"Ma loro..." insistette Isaac abbassando lo sguardo.

"Capisco cosa provi, ma per il mondo là fuori è sbagliato e questo non possiamo cambiarlo."

"Non riesco a capire..."

"Ora pensiamo ad andarcene, è la cosa più importante." sforzai un sorriso.

"Va bene..."

Scendemmo al piano di sotto, ci lavammo e solo dopo esserci cambiati i vestiti raccolsi dalla cucina quello che potevamo portarci dietro chiudendo il tutto in degli zaini trovati in giro. 

Portai le provviste alla porta d' ingresso e chiamai Isaac informandolo che eravamo pronti ad andare ma non ottenni risposta. Lo cercai per tutta la casa senza successo finchè non giunsi davanti alla camera dei due gestori dell'orfanotrofio.

Mi irrigidii quando vidi la quantità immensa di sangue che sporcava la stanza e fortunatamente i due corpi erano celati dalla penombra; ero sicura che non avrei resistito alla loro vista. Isaac era davanti al letto ed osservava i cadaveri con aria assente.

"I-Isaac?" lo chiamai ed il bambino posò lo sguardo su di me. "E' meglio se andiamo ora."

"Si..." sospirò per poi abbassarsi e raccogliere da terra un coltello da cucina anch'esso sporco di sangue, probabilmente l'arma del delitto. 

Dopo di che uscì dalla stanza ed io lo seguii con il solo desiderio di eliminare per sempre dalla mia memoria quella terribile scena e la puzza che emanava. Ritrovai Isaac alla porta d'ingresso mentre infilava il coltello in uno zaino e se lo metteva in spalla.

"Dove andiamo?" chiese.

"Non lo so." ammisi afferrando il secondo zaino. "Ma troveremo un posto in cui stare."

"E rimarremo insieme, vero?"

Posai gli occhi su di lui e lessi nel suo sguardo una profonda insicurezza celata dietro al suo viso insofferente.

"Certo, questo senza ombra di dubbio." sorrisi per rassicurarlo.

"Allora va bene." disse iniziando a camminare verso gli alberi che circondavano la casa.

Anche a me non serviva altro. La sua presenza sarebbe bastata affinchè tutto andasse bene ed ogni frammento senza luogo a cui tornare avrebbe trovato finalmente una casa.

 

   
 
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