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Autore: MelaniaTs    03/04/2020    1 recensioni
*ATTENZIONE SPOILER TERZA SERIE FINO A MIRACLES QUEEN*
"Notizia straordinaria.
Un antico tempio di monaci è riapparso tra i Monti tibetani.
Lo stesso simbolo che viene mostrato sui tempi è stato scoperto anche in una statua antica al museo del Louvre. Di cosa si tratterà?"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Miraculous - Les aventures de Ladybug et Chat Noir
© Thomas Astruc; TS1
Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation 
Retail: Lemon e OOC poiché non so ancora come procederà la storia. Ho stilato un programma ma poi mi lascio come sempre guidare dall’ispirazione
QUI TROVERETE UNA CRONOLOGIA STILATA DA ME FINO ALLA FINE DELLA TERZA STAGIONE
(Premessa: da questo momento andrò forse OOC nel muovere sia Luka che Kagami, darò un passato soprattutto al primo perché un ragazzo di sedici anni sarebbe anomalo vederlo legato solo al gruppo degli amici della sorella e soprattutto che prima di Marinette non abbia avuto 'storielle'; cercherò con le caratteristiche base di Astruc e company di muovere e far crescere, spero, due/tre personaggi. Perché si ci metto anche Chloé. Grazie)

...Segue

 

Dopo aver lasciato Tomoe Tsurugi al mandarin hotel, Kagami, Juleka e Rose si erano recate a Lafayette galeries per il loro giro di shopping. Il centro commerciale già solitamente pieno di gente durante il periodo natalizio era ancora più zeppo, l’aria di festa si respirava tutto intorno, un albero natalizio gigante decorato da colori caleidoscopicci al centro dell’antica cupola dava il benvenuto ai visitatori. Kagami osservò affascinata tutta quella frenesia ed i vari reparti che la galeries offriva. 

Con Juleka e Rose decisero che il primo luogo da visitare era quello dedicato alle donne ed al reparto bellezza per il regalo da fare alle proprie madri*. Avevano girato in lungo e largo i reparti, alla fine Kagami aveva preso a sua madre una catenina con un ciondolo a forma di cuore, mentre Juleka aveva optato per una trousse di ombretti, Rose infine aveva scelto un profumatore per la casa. Soddisfatte da questi acquisti erano infine andate a comprare qualcosa per gli amici, era stato l’unico momento in cui si erano separate, e la nipponica aveva ben pensato di prendere alle sue nuove conoscenze lo stesso regalo per tutti , maschi e femmine, ma di colori diversi, ovvero delle cornici fotografiche. Quando li ebbe presi si dedicò a cercare qualcosa di più personale per Marinette, Juleka e Rose. Alla prima pensò di regalare una stampante 3d per stoffe anche se forse il prezzo era troppo alto, non avrebbe voluto mettere in difficoltà l’amica con un regalo del genere. Eppure le piaceva l’idea, così accantonò il suo regalo e pensò alle altre due ragazze. A Rose prese un profumo di rose e un kit per skrapbooking, mentre a Juleka prese un kit arricciacapelli per acconciature e un profumo al lilla. Quando ebbe finito tornò al punto di ritrovo con le due e aspettandole prese a controllare il cellulare. Fortunatamente non c’era notizia di Papillon, poteva quindi continuare a rilassarsi. 

“Eccoci di ritorno. Dove andiamo adesso?” Chiese Juleka.

La bionda fece spallucce. “Dovrei vedere un regalo per mio papà.” Disse in un sussurro. 

Kagami si alzò prendendo le sue compere e annuì. 

“Perfetto, io anche devo prendere un paio di regali.” Disse alle due.

Juleka con il volto grave annuì, la nipponica lanciò uno sguardo a Rose, avevano forse litigato? Non sapeva cosa pensare, durante il passaggio in galleria cercò di parlare del più e del meno per smorzare la tensione, Rose era più propensa a parlare e lei sperava anche Juleka si rilassasse, non voleva che la sua prima giornata di shopping andasse male.

“Cosa regalerai a tuo padre Kagami?” Chiese Rose. 

La giapponese si fermò sul posto guardando la bionda, l’espressione più distaccate che mai. “Mio padre non c’è, il regalo che devo prendere non è per lui, bensì per Luka.” Rispose. 

Rose restò sorpresa da quella risposta. “Se volete possiamo tornare a casa.” Disse alle due.

“Devo prendere anche io un regalo a Luka.” Rispose Juleka per poi guardare Kagami. “Non pensavo facessi il regalo anche a Luka.” Le disse

La giapponese annuì. “Siamo amici, poi ieri sembrava molto teso a scuota quindi... qualcosa che gli risollevi il morale sarebbe perfetto.” 

“Era teso?” Chiese Juleka. Kagami annuì poi la corvina assentì col capo. “Credo sia per via delle feste, questo è il secondo Natale che papà non fa avere notizie di se.” Le rivelò

Kagami fu sorpresa da quella notizia. “Non potete andare a trovare vostro padre direttamente voi?” Chiese allora, se lei ne avesse avuto la probabilità sarebbe andata subito da suo padre. 

Juleka scosse la testa. “Papà è un maestro d’orchestra di fama mondiale, l’ultima volta che abbiamo avuto sue notizie era a Milano.” Rispose 

Kagami si ammutolì, erano quindi una famiglia di musicisti. Comprendeva come si potessero sentire Juleka e Luka, capitava anche a lei sopratutto in quel periodo, era il secondo Natale che non aveva notizie del padre e fin quando lavorava in una zona off limits non poteva avere informazione alcuna da lui. 

“Eccoci arrivati, dove andiamo adesso?” Chiese una Rose sempre più imbarazzata, lei sicuramente sapeva del padre di Juleka e Kagami si sentì una stupida ad aver fatto quella domanda poco fa. “Reparto musicale sicuramente.” Disse Kagami ottenendo un sorriso da Juleka. Sapeva già cosa prendere a Luka e dopo aver preso il suo regalo avrebbe pensato a quello per Adrien. Lì brancolava nel buio, non sapeva cosa potesse piacergli e peggio, cosa non aveva. 

Alla fine una volta nel reparto musicale Kagami aveva preso due peltri, uno che ritraeva un dragone e un altro un serpente, aggiunse un kit per il ricambio delle corde da chitarra e infine comprò anche una felpa, non prevista, ma che gli ricordava tanto il ragazzo poiché era semplicemente bianca con il viso di Jagged Stone. Kagami era sicura che gli sarebbe piaciuta, si fece fare più pacchetti e pagato prese le borse mentre anche Juleka pagava il regalo preso al fratello, un cofanetto dei migliori pezzi di Jagged. 

“Non ho più mani per portare cose” disse la giapponese.

“Anche noi... penso sia ora di rientrare.” Disse soddisfatta Rose.

Si diressero quindi all’uscita e una volta nel parcheggio Kagami indirizzò Tatsu a casa di Rose. In auto parlarono dei regali che avevano preso e di cosa avrebbero fatto a Natale. Kagami sapeva che sarebbe stata con la madre in albergo, non aveva altri pronostici. Rosa raccontava del suo Natale in famiglia e anche Juleka. 

Lasciata la bionda si diressero sulla Senna, Kagami guardava di sottecchi Juleka che a differenza della sua compagna era molto silenziosa.

Non cercò una conversazione, non quando pensava che lei come suo fratello era nostalgica. 

“Scendo con te se c’è Luka.” Disse la ragazza.

Juleka annuì. “Vedo la bici.” Disse scendendo con tutte le sue borse. 

Kagami prese i peltri e seguì la corvina che salendo sulla barca le indicò la cabina di Luka.

Dopo aver salutato Juleka e Anarka la ragazza vi si diresse e tossendo chiese il permesso di entrare. 

“Kagami?!” Chiese Luka che si alzò dalla scrivania e lanciò uno sguardo ai Kwami che si nascosero. 

“Disturbo?” Chiese ella entrando. 

“No assolutamente.” Vieni entra

“Volevo solo darti un pensierino e ringraziarti per l’altro giorno e... stai bene?” Chiese schietta. 

Lui annuì tornando a sedersi prendendo la chitarra. Suonando si sarebbe rilassato di più! 

Kagami andò a sedersi sul letto guardandosi intorno mentre lui sorrideva.

“Si, va molto meglio, inoltre sono io che dovrei ringraziare te.” Disse lui. 

“Sai, penso che quando ti senti così, come ieri intendo, credo che in questi casi se vuoi parlane io ci sono.” Propose lei.

Lui continuò a guardarla. Era seduta composta, schiena rigida, mento e petto in fuori, gambe serrate e mani poggiate sulle ginocchia. 

“In quel caso dovrebbe essere uno scambio equo però.” Disse lui. 

“Non ho mai momenti come i tuoi!” Disse lei.

Lui lanciò due note stridule sulla chitarra e si fermò. “Sono stato akumizzato solo due volte io.”

Lei lo guardò stupita. “Aspetta questo che c’entra.” Disse lei orgogliosa.

“Che abbiamo tutti momenti no! O lo facciamo equo oppure non se ne parla.” Disse posando la chitarra. 

Kagami lo fissò, era Red Scorpio il suo confidente anche se ultimamente lei era molto sulle sue. Non poteva sostituire il suo partner, anche se forse non poteva parlare di cose strettamente dirette con lui, tipo aver vinto una gara di scherma. “Va bene.” 

Luka la raggiunse con un sorriso sulle labbra. “Sei molto accondiscendente.” 

“Sono di buon umore.” Disse lei prendendo il pacchetto dalla tasca porgendolo a Luka. “Questo è un ringraziamento per tutto ciò che hai fatto per me, ma può essere anche un modo per sigillare il nostro patto." 

Luka, il pacchetto in mano ne rimase sorpreso, lo scartò non sapendo che dire e rimase anche sorpreso dal dono. Non perché ne avesse bisogno ma per ciò che erano e rappresentavano, dei peltri che ritraevano un drago e un serpente: Ryuko e viperion. 

"Grazie, sono bellissimi."  

Kagami annuì e si alzò. "Perfetto, adesso vado. Ci vediamo domani a scuola." 

Lui sorrise seguendola. "Ti accompagno." Le disse chiedendole come era andato il giro di shopping. Kagami gli rispose contenta della giornata, quando furono all'auto si salutarono di nuovo  ma furono interrotti dall'arrivo di un messaggio. 

Preso entrambi il cellulare, i due rimasero sorpresi nel vedere le notizie che passava al telegiornale. 

"Ma questa?..." Disse Luka.

 

Ancora  una settimana e sarebbero rientrati a Parigi, Marinette non vedeva l’ora di riabbracciare i suoi genitori e poter festeggiare il Natale con loro ed i suoi amici, tutti. Marinette non vedeva l’ora di chiudere una volta e per tutte con Papillon, nonostante sapesse che per Adrien fosse una tortura quella situazione. Da quando avevano scoperto che Gabriel Agreste era Papillon il giovane aveva preso le distanze da lei, anche se apparentemente non lo dimostrava la corvina lo vedeva. Negli sguardi sfuggevoli che le mandava quando pensava di non essere visto, nella sua ricerca continua di cose da fare e nel suo modo di stringersi a lei quando andavano a dormire e cercare nel suo abbraccio quel calore che sembrava non avesse. Quando qualcuno gli chiedeva di suo padre scattava e rispondeva male, dicendo che non era quel gran genio che descrivevano. Marinette comprendeva che quelle erano tutte ritorsioni della loro scoperta e non sapeva come potesse aiutare il ragazzo che amava. 

Gurru le aveva detto che ci pensava lei a farlo stare tranquillo, ed era in momenti come quelli che la corvina ringraziava per l’esistenza del Miraculous della pace.   

Quel giorno era iniziato bene, non erano arrivate minacce da parte di Papillon ed il giorno prima i loro nemici inglesi non avevano attaccato. I due potevano quindi dedicarsi ai loro compagni inglesi, anche al pomeriggio, dopo le lezioni, erano stati insieme prima andando agli allenamenti di scherma, poi uscendo in coppie verso la capitale a fare i turisti. 

Marinette si stava rilassando mano nella mano con Adrien mentre guardava il Big Ben e chiacchierava con Eleanor e la sua ragazza. Adrien da parte sua la seguiva anche se il suo intento era più chiacchierare con Nino, Steven, Cristian e Marcel.

Ad un certo punto, poco prima di entrare nella paninoteca  dove avrebbero cenato il telefono partì in allerta. Marinette lanciò uno sguardo, era la diretta di Nadia Chamack, si scambiò un’occhiata con Adrien che sgomento prese il cellulare da mano alla corvina.

«Un nuovo super cattivo a Parigi, una donna nelle sembianze di polipo ha attaccato André il gelataio portando attorno alla zona dove stava servendo i suoi gelati una coltre di ombra e tristezza...» 

I due seguirono il telegiornale e anche gli altri ragazzi vedendoli così sorpresi presero a seguire la notizia. “Lady Octavia! Lady Octavia è a Parigi!” Dissero tutti all’unisono, nessuno si aspettava che la capostipite dei cattivi di Londra potesse arrivare fino a Parigi.

“Almeno adesso saremo un po’ al sicuro. In fondo a Parigi ci sono Ladybug e Chat Noir no?” Disse Cristian lasciando entrare Alice nella paninoteca. 

Il resto del gruppo entrò e nel farlo Adrien strattonò il cugino. “Dopo raggiungimi in bagno.” Gli sussurrò. 

Marinette ormai dentro il locale osservò la lunga fila che si riservava nel locale e mentre gli altri prendevano posto disse che doveva allontanarsi un attimo. Intano Adrien avrebbe inventato una scusa per allontanarsi dal locale. “Ragazzi per noi ordinate fish and chips.” Stava dicendo a Steven. “Io e Marcel intanto andiamo  a chiamare Felix e vediamo se ci raggiunge, sono gli ultimi giorni qui a Londra.” Spiegò il giovane modello allontanandosi poi con Marcel.  

“Qual è il tuo piano? Lo sai che non posso trasformarmi in hawk a Parigi.” Chiese il cugino.

 “Non ho un piano, però conosco qualcuno che è più abile di me nell’avere l’idea giusta al momento giusto.” Disse il biondo entrando nel bagno, ad attenderli c’era Marinette nei panni di Pegasus. 

“Hai un piano?” Chiese il biondo.

La ragazza lo guardò, poi puntò lo sguardo su Marcel. “Adesso sì.” Disse prendendo il Miraculous della guerra. “Marcel, affido a te il miracoulus del corvo, lo userai per un...” 

“Procediamo non abbiamo tanto tempo.” Le disse spazientito Adrien. 

Marinette diede il Miraculous a Marcel e con una smorfia aprì il portale. “Tu adesso darai il Miraculous della pace.”Disse sparendo oltre il teletrasporto 

Gli altri due la seguirono e quando arrivarono sulla terrazza del gran palace erano pronti per combattere contro Lady Octavia. 

“Sai a chi dare il Miraculous?” Chiese Marinette. 

Il ragazzo incerto sfiorò il Miraculous. “Non ci ho mai pensato a separarmi da Gurru, devo pensarci.” Disse a quel punto, si scambiò uno sguardo di intesa con la colomba poi lo tolse. “Non farti mai venire un'idea del genere con Plagg.” minacciò la compagna andando all’ascensore.

“Giuro non lo farò.” Rispose ella seguendolo e una volta che tutti furono in ascensore Adrien osservò Marcel e prima che si trasformassero gli diede Gurru.

“Adrien!” Lo ammonì Marinette.

“Tu più di me sai a chi è giusto assegnare i Miraculous.” Rispose 

 

Chloé era rientrata da New York solo da quarantotto ore e già le sembrava di aver recuperato tutto il tempo perso. La sua amica Sabrina le era sempre dietro come un cagnolino fedele, il suo paparino aveva ricominciato a viziarla e Jean Marc assolveva ad ogni suo capriccio. L’unico problema era la scuola, senza Adrien non era piacevole, e quelle nullità con cui condivideva l’aula li trovava sempre più ridicoli. Il giorno prima aveva detto a tutti cosa pensava di loro, poco le importava che Mylene, Nathaniel, la ragazza di Kim e la Mandeleviev fossero stati akumizzati, non le importava. Anche perché Ladybug non aveva pensato di portarle il miraculous dell’ape. 

Tutto era in pratica tornato alla normalità, tranne che per l’assenza di Adrien il quale sembrava divertirsi a Londra con quel gruppo di pezzenti a cominciare da Marinette Dupain Cheng. Erano insieme in tutti gli instagram, oppure lui la citava comunque: la nuova linea cappelli di Marinette; la prima collezione di Marinette, Marinette di qua e di là! Non sopportava tutta quella confidenza tra i due, lei meritava Adrien non la figlia di un panettiere. 

Era in momenti come quelli che avrebbe voluto far ritorno a New York dove anche se sa sola si era trovata bene. Perché ad essere sinceri anche lì a Parigi era sempre da sola, lei non aveva amici se si escludeva Adrien.

In quel periodo a New York invece era stato diverso, era stata innanzitutto l’eroina su cui facevano affidamento, poi venivano Dolphin boy e Shé Gūniáng, lei era amata da tutti e rispettata, sia come Lovely Swan che come Chloé Bourgeois, la figlia di Audrey. Nessuno osava dirle qualcosa o anche solo criticarla a differenza di quegli esseri inutili della Francois DuPont.

Aveva poi più libertà, non era obbligata ad andare a scuola e trascorreva tutte le giornate in giro per la fifty Avenue e per Central Park. 

In quest’occasione aveva anche avuto modo di conoscere Lindsay, una ragazza di colore che a differenza sua sgobbava mattina e sera. Non la sopportava, le ricordava troppo la Dupain-Cheng, colei che aveva sempre la soluzione a tutto e faceva del bene a tutti. 

Così si erano conosciute lei e Lindsay, quando nel pieno di una parata per le strade di New York l’aveva richiamata dicendole di stare attenta. “Hai buttato per aria quel vecchietto.” Le aveva detto. 

“E cosa sarà mai, i vecchi non servono.” Aveva risposto lei alla ragazza dalla carnagione scura e i capelli ricci e neri che le incorniciavano il viso.

“Sei una persona irrispettosa, gli anziani sono il nostro passare e nel nostro avvenire saremo come loro.” Le aveva detto. 

“Oh per l’amore del cielo, non ho tempo di badare a queste cose.” Le aveva risposto.

“Certo, tu hai tempo solo per fare shopping e denigrare gli altri.” Aveva detto lei con ammonimento.

Chloe le aveva sorriso soddisfatta e maligna. “Hai capito proprio bene, bada tu al nonnetto, io non ho tempo.” Le aveva detto abbandonandola.

L’aveva poi ritrovata qualche giorno dopo al negozio Guess sulla fifty Avenue, scoprendo che era una commessa.

Quanto le era piaciuto umiliarla, anche se Lindsay non aveva mosso un capello, aveva fatto il suo lavoro senza riprenderla o ammonirla. Quanto le sarebbe piaciuto zittire in quella maniera anche Marinette, ovviamente lei non stava mai zitta perché non rischiava di perdere il lavoro con cui a fine mese doveva pagare gli studi, a differenza di Lindsay. 

Come sapeva queste cose? Semplicemente perché spesso si erano trovate a Central Park, lei per perdere tempo, la newyorkese per la pausa pranzo. E in quelle occasioni la mora non si era data freni, le aveva detto quello che pensava più volte e anche che prima o poi tutto sarebbe tornato indietro. 

Non l’aveva capita, lei era Chloé Bourgeois, quello che doveva tornarle indietro erano sempre successo e denaro.

Era stato il suo divertimento prendere in giro quella ragazza misera e senza un dollaro, la sua rivalsa.

Rivalsa che verso la metà del mese non le giunse con Ice Seal invece, una foca del ghiaccio era infatti giunta in suo soccorso durante uno degli attacchi di Queen Hornet. Avrebbe voluto cacciarla via, non poteva rubarle la scena. Ma il suo comportamento e la gentilezza con cui le aveva detto che potevano essere una squadra aveva smorzato gli animi. In fondo a Chloé era sempre piaciuto far parte di un gruppo, una compagnia o una squadra come la si chiamava. Essere parte di qualcosa di importante è solido. Chissà perché alla fine però si vedeva sempre buttata fuori, esclusa da tutto e tutti. 

Anche se questa volta era stata lei ad escludersi, o meglio aveva fatto tutto sua madre. 

“Sta per arrivare Natale ed è giusto che tu rientri in Francia, così riprenderai anche la scuola.” Le aveva detto sua madre. “Hai l’aereo dopo domani.” 

Sarebbe dovuta andare via, avrebbe dovuto lasciare tutto e tornare dove nessuno le voleva bene. “Alla fine mi dispiace che tu vada via.” Le aveva detto Lindsay.

“Sei seria?” Possibile che sarebbe mancata a qualcuno? 

“Certo, tutti ormai ti conoscono per la cliente più capricciosa e viziata della fifty. Portavi allegria con le tue richieste assurde!” Aveva spiegato mangiando il suo panino.

“Come osi, io…” 

“Sono Chloé Bourgeois! E bla bla… ecco intendevo questo.” Le aveva detto Lin alzandosi dalla panchina, si era aggiustata il suo cappotto liso e aveva sollevato un sopracciglio scuro. 

“Quando capirai che agli occhi degli altri non importa il rango o il nome forse riuscirai a trovare ciò che ti manca. Imparando l’umiltà raggiungerai quell’obbiettivo.” Aveva detto allungandole la mano. “Io non posso dirti che buon viaggio e in bocca al lupo.” 

Chloé l’aveva osservata, non pretendeva realmente che lei avesse stretto la sua mano plebea. “Addio Lin.” Aveva detto dandole le spalle, così che non vedesse le lacrime che prendevano a scendere lungo le guance. 

Era tornata a casa nel grattacielo dove sua madre risiedeva e si era gettata sul letto a piangere. Fu disturbata solo dal nuovo attacco di Queen Hornet e una volta trasformata era andata alla ricerca del cattivo.  

Era stato quello l’addio più straziante e Chloé non se lo aspettava. 

Aveva presentato ufficialmente la foca di ghiaccio a Dolphin e Shé, dicendo che da quel momento Ice Seal avrebbe protetto New York al posto suo. 

Tutti l’avevano guardata sorpresa. “Devo partire, impegni improrogabili mi vogliono altrove.” Aveva detto. 

Allora Ice Seal l’aveva stretta di istinto in un abbraccio. “Anche se vai via noi saremo sempre una squadra Lovely Swan.” Le aveva detto per poi allontanarsi. “Ovunque andrai ricordati sempre di me come io lo farò qui.” Terminò poi stendendole la mano. 

Chloé l’aveva guardata e le aveva stretto la mano.

“Lovely Swan, sei la persona più dolce e umile che io conosca, hai sempre voluto proteggere gli altri e nel bene. Sono stata orgogliosa di lavorare con te, non posso che augurarti buon viaggio e in bocca al lupo.” 

Chloé l’aveva guardata, le stesse parole che le aveva detto Lindsay. Cercò i suoi occhi scuri sotto la maschera di ghiaccio e aveva compreso. “Mi mancherà la tua vivacità. Particolare ma vera e sincera, promettimi che farai del tuo meglio per essere sempre la fantastica Lovely Swan che conosciamo tutti noi.” 

Chloé aveva annuito mentre calde lacrime avevano abbandonato i suoi occhi. Aveva lasciato Ice Seal e i due eroi che sempre andavano in suo soccorso poi una volta in camera sua aveva pianto  e tirato fuori tutto ciò che aveva dentro.

La mattina dopo era partita, nella sua nuova borsa di Guess aveva trovato un biglietto.

«Ricordati che i veri amici sono quelli che amano i tuoi difetti e poi i tuoi pregi, ricordati che quando vuoi avrai sempre un’amica che saprà ascoltare i tuoi ‘ridicoli’ capricci, ricorda che mostrare le tue debolezze non è sbagliato, chi ti ama ti aiuterà. 

Lindsay 

PS se può interessarti questo è il mio numero di telefono 555xxxxx Lin ❤️»

Quella… quella sciatta ragazzina di New York aveva osato intromettersi così nella sua vita. Ma come si era permessa? Lei poteva fare a meno della sua amicizia, aveva già chi la ammoniva sempre per i suoi comportamenti e non erano amiche neanche con lei. Lindsay e Marinette erano inutili, ridicole e inutili!

Pensò Chloé piangendo lacrime di solitudine e disperazione, si sentiva sola e non aveva nessuno che realmente la capisse. Aveva lasciato quella persona a New York. 

Ma basta non poteva restare lì a crogiolarsi, doveva reagire, uscire e magari mettere un po’ di zizzania ovunque. 

Pensò andando a sciacquare il viso, dopodiché uscì dalla suite e si riservò agli ascensori. Una volta lì le porte si aprirono e nel vedere Ladybug la ragazza esultò di gioia. 

“LADYBUG!” Disse saltandole addosso. 

La corvina infastidita tirò dentro Chloé mentre Chat Noir richiamò l’ascensore verso il pian terreno.

“Chloé lasciami, non ho tempo!” Disse la coccinella.

“Avete bisogno di me? Queen Bee è sempre disponibile lo sai.” Disse lei speranzosa.

“No Chloé non posso più lasciarti il Miraculous dell’ape lo sai. Papillon conosce la tua identità e metterai i tuoi cari in pericolo.” 

La ragazza sciolse l’abbraccio con un’espressione delusa, quanto ancora le avrebbe rinfacciato quella storia e per quanto le avrebbe precluso l’utilizzo di Pollen?

“Però…” disse Ladybug.

“Non farai sul serio!” Dissero i due ragazzi con lei nella cabina 

Ladybug annuì tendendo una scatola a Chloé.

 “È troppo potente questo Miraculous.” Disse Chat Noir.

La corvina annuì sorridendo a Chloé. “E io mi fido di lei, saprà usarlo e a fine battaglia me lo restituirà.” 

Chloé fissò stupita la scena, un Miraculous potente, più di Pollen? “Chloé Bourgeois. Questo è il Miraculous del corvo, portatore della guerra, solo lui e la colomba sono in grado di fermare Lady Octavia. Userai questo Miraculous con saggezza e per proteggere le persone, poi dopo me lo restituirai.” 

La guerra? Chloé ne fu spaventata solo dalla parola, aprì la scatola liberando da un bracciale un corvo nero che uscendo la osservò con sfida. “Scendiamo in battaglia?” Chiese al gruppo. 

Ladybug invitò Chloé a mettere il Miraculous alla caviglia presentandole Gracc e invitandola a trasformarsi. Timorosa la ragazza lo fece, dopodiché non riconoscendosi scese in battaglia col resto del gruppo. Adesso era Black Lady e nel suo aspetto non vi era più nulla di Chloé Bourgeois, i lunghi capelli neri e la tuta nera avevano nascosto la sua vera identità. 

 

Il gruppo di super eroi parigini festeggiò la prima sconfitta di Lady Octavia e Pika Pika  a Parigi, i sei sapevano che qualcosa era cambiato e che un nemico più grande di loro stava arrivando. Octavia non era stata da sola in quella battaglia, come sempre Pika Pika l’aveva seguita con lo scopo di rubare la felicità ad André. Che i loro nemici fossero anche a Parigi non era per nulla un fatto buono. 

“Non so come abbiate fatto a raggiungere Parigi.” Aveva detto Haoxin al suo acerrimo nemico. “Ma sappi che ovunque ci sia bisogno della pace io ci sarò sempre, può essere Londra, Parigi o il polo nord, io Pika Pika vi troverò e contrasterò sempre.” 

“Le tue parole ti fanno onore, ma sarò io a vincere su di voi Haoxin e Black Lady, ricordatelo sempre.” Disse questi sparendo con Lady Octavia prima che anche Red Scorpio e Rāiongaru giungessero in suo soccorso. Forse Pika Pika era consapevole che sul suolo parigino si sarebbe trovato ad avere troppi nemici da affrontare. 

“È sparito.” Annunciò Black Lady che con la ragazza leone stava sostenendo André. 

“Era in disparità numerica.” Affermò Haoxin tendendo la mano a Black Lady. “Dammi la mano qui e terrò il tuo animo in tumulto.” 

Black lady annuì lasciando andare André alle cure di Red Scorpio e strinse la mano del ragazzo in bianco. 

Il suo animo in tempesta finalmente trovò pace, adesso comprendeva perché erano stati riluttanti a darglielo.

“Noi portiamo André al sicuro, ci vediamo presto per parlare di ciò che è accaduto oggi.” Disse Red Scorpio. 

Rāiongaru annuì e dopo essersi lanciata uno sguardo complice con il suo partner sparì dalla zona col gelataio. 

Una volta al suo chiosco la portatrice del coraggio prese a braccetto Red Scorpio. “Ci offri un gelato André?” Chiese, avevano tutto il tempo per mangiarlo, i loro miraculous quella sera non erano stati usati. 

Un volta nel gran Palace Chloé sciolse la trasformazione restituendo il miraculous a Ladybug. “Grazie della fiducia Ladybug.” 

La coccinella annuì. “In caso dovesse servirmi ancora il tuo aiuto qui Chloé ti andrebbe di riprenderlo?” Chiese 

La ragazza sembrò pensarci su poi annuì. “Se hai bisogno di me Ladybug saprai dove trovarmi.”

I tre eroi annuirono a Chloé e la lasciarono al suo piano, dopodiché Klakky riportò tutti a Londra. 

I primi ad andare al loro tavolo furono i due cugini, Adrien sbattè il cellulare sul tavolo e lo indicò ai compagni. “Ha detto di no!” Disse, meglio non dire a tutti le frasi infelici che suo cugino Felix aveva scritto sul suo messaggio di risposta. 

Una volta che anche Marinette li ebbe raggiunti, il gruppo con le loro ordinazioni d'avanti scattò una foto. 

«Ultimi giorni a Londra, siamo sempre più uniti!» 

   
 
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