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Autore: MelaniaTs    05/04/2020    0 recensioni
*ATTENZIONE SPOILER TERZA SERIE FINO A MIRACLES QUEEN*
"Notizia straordinaria.
Un antico tempio di monaci è riapparso tra i Monti tibetani.
Lo stesso simbolo che viene mostrato sui tempi è stato scoperto anche in una statua antica al museo del Louvre. Di cosa si tratterà?"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Miraculous - Les aventures de Ladybug et Chat Noir
© Thomas Astruc; TS1
Bouygues, Disney Channel, Zagtoon, Toei Animation 
Retail: Lemon e OOC poiché non so ancora come procederà la storia. Ho stilato un programma ma poi mi lascio come sempre guidare dall’ispirazione
QUI TROVERETE UNA CRONOLOGIA STILATA DA ME FINO ALLA FINE DELLA TERZA STAGIONE
(Premessa: da questo momento andrò forse OOC nel muovere sia Luka che Kagami, darò un passato soprattutto al primo perché un ragazzo di sedici anni sarebbe anomalo vederlo legato solo al gruppo degli amici della sorella e soprattutto che prima di Marinette non abbia avuto 'storielle'; cercherò con le caratteristiche base di Astruc e company di muovere e far crescere, spero, due/tre personaggi. Perché si ci metto anche Chloé. Grazie)

Londra 

Rientrati a casa la sera Marinette e Adrien si trovarono nella camera di lei per confrontarsi sui fatti della giornata appena trascorsa. 

"Perché a Parigi e come ha fatto ad arrivarci." Si chiese Adrien. 

"Un potere? Forse Pika Pika ha rubato qualche Miraculous del trasporto." Optò Marinette.

"Impossibile, con Viraago e Ek tangaavaala* sono stati distribuiti tutti." Disse Adrien. "Ozoo dice che non ne esistono più."    

"Si sono spostati a Parigi allora." Affermò Marinette.

Adrien continuava ad essere pensieroso. "E se avessero cercato un'alleanza con Papillon?" 

Marinette scattò in piedi. "Sarebbe un  disastro! Lady Octavia e i suoi complici sono senza pietà e Papillon ha comunque ancora tre Miraculous potenti."

"Si ma se così fosse..." disse Adrien osservando la compagna.

"Sarebbe un disastro, Papillon creerebbe un esercito con il Miraculous del coccodrillo e con l'aiuto di Mayura potrebbe creare anche un sentimostro, aggiungiamo Octavia, Pika Pika e miss Parrot... un disastro, un disastro!" Braitò la corvina.

"Non disperare Marinette. Sai cosa vuol dire creare un'alleanza?" Chiese Adrien. "Stavo pensando che per farlo dovrebbero incontrarsi, la settimana prossima saremo di nuovo a Parigi, potrei pedinare mio padre e scoprire se lui e Lady Octavia interagiscono tra di loro."  

"È assurdo, potrebbe essere pericoloso e dobbiamo pensare a una contro offensiva semmai dovessero allearsi."  

"Semmai dovessero allearsi noi saremo in vantaggio numerico, come oggi." Disse Adrien per poi andare a mettersi di fronte a lei, le sollevò il viso con una mano sotto il mente e cercò il suo sguardo. "Noi dobbiamo provare..."

"Per recuperare i Miraculous persi, per sconfiggere il male e per proteggere chi amiamo." Disse Marinette "La nostra missione, ma è tutto così grande Adrien che io..." 

"Io mi fido di te e ti sarò sempre vicino." La interruppe Adrien mettendole una mano sulla bocca. "Noi insieme ce la faremo." 

Tutta quella fiducia che aveva in lei, quella sua continua fedeltà e referenza, gli incitamenti che sempre le faceva. Insieme sarebbero riusciti, sempre. Lacrime calde scesero sulle sue gote. "Insieme." 

Adrien le sorrise e chinò il viso asciugandole le lacrime con dei lievi baci. 

"Non vedo l'ora di sconfiggere Papillon e tutti gli altri cattivi Marinette, e ti giuro che lo faremo presto." Disse il ragazzo stringendola poi in un abbraccio.

Marinette cercò il suo sguardo, una volta liberi da chi voleva i loro Miraculous avrebbero potuto stare insieme, senza dover fuggire e l'uno all'altra e nascondere i loro sentimenti ormai più che evidenti. Si sollevò sulla punta dei piedi e raggiungendo il suo viso gli sfiorò le labbra con le sue, Adrien non si ritrasse, al contrario intensificò il bacio assaporando la sua bocca per poi renderlo più intimo. Poche volte in cui si concedeva di stare con lei e di poter comportarsi come un ragazzo innamorato. Presto sarebbero stati insieme, insieme per sempre.

 

Parigi 

Amelie Grahman de Vanilly seguì con lo sguardo il treno che entro tre ore avrebbe portato suo figlio e la sua amica Lila a Londra. 

Dovevano essere molto cauti per non farsi scoprire, a Londra era stato emesso un decreto per chi come loro infastidivano la quiete pubblica irretendo persone indifese. 

Amelie sapeva di essere diventata una criminale, dal primo momento che era partita alla ricerca del tempio legato ai Miraculous. Aveva rubato in un luogo sacro ed aveva anche combattuto con dei monaci anziani e pacifici per ottenere i Miraculous, tutto in funzione di una cosa. La felicità del suo amato Felix! 

Suo figlio era l'ultima persona cara che le era rimasta e se era insoddisfatto doveva trovare il modo per fargli tornare in volto il sorriso ingenuo e sincero che aveva avuto fino a pochi anni prima. 

Per questo era partita per il Tibet ed aveva fatto  ciò che aveva ritenuto giusto, per questo aveva deciso di usare il Miraculous del polipo per dimostrare a suo figlio che nessuno era realmente felice, che tutti avevano almeno un incubo nella loro vita. Per questo Felix le aveva chiesto di continuare a perpetuare in questa sua missione, perché se lui non era felice neanche altri avrebbero dovuto esserlo. All'epoca le sue parole l'avevano colpita, voleva fare intendere a suo figlio che bastava poco per essere felici, che tutti in fondo non lo erano realmente. Ma aveva ottenuto il contrario, per lui tutti dovevano essere infelici, a cominciare dai suoi amici di scuola.

Amelie si era chiesta perché tutta questa acrimonia verso i compagni di classe e non aveva ottenuto risposta se non quando aveva incontrato Marcel Hàlcon. I ricordi alla vista del ragazzo erano tornati dirompenti.

Non aveva potuto e voluto evitare di parlargli dopo averlo incontrato al brunch dei Sutherland. 

Amelie si strinse nel cappotto bianco e mettendo il cappuccio per nascondersi agli occhi dei parigini si diresse verso la metro dove avrebbe preso il treno che l'avrebbe portata poco fuori Parigi. Questo sempre per mantenere un profilo basso, per non farsi riconoscere da nessuno. 

Una volta in metro andò a scegliere uno dei posti in fondo al treno e si mise a sfogliare l'album delle foto, malinconica andò ad aprire quella foto scattata dai Sutherland, quella che ritraeva suo figlio e i suoi nipoti insieme, era riuscita a rubare quello scatto non vista, era stato in quel momento che tutti i ricordi erano tornati a galla dirompenti.

Chiuse gli occhi poggiando la mano sullo schermo andò indietro a quel giorno con la memoria. 

 

"Marcel... tu sei Marcel!" Aveva detto al giovane. 

Il ragazzo appena l'aveva vista era rimasto sgomento, l'aveva dunque riconosciuta. 

"Mi hai riconosciuta non cher." Aveva affermato con un sorriso. 

"Non puoi essere la zia Emilie, Adrien me lo avrebbe detto se eri tu!" Disse lui spaventato indietreggiando.

Amelie lo aveva preso per il polso per non farlo allontanare. 

"No, io sono Amelie tesoro, la gemella della zia Emilie. Mon petit non ti ricordi di me?" 

Lui aveva scosso la testa spaventato allontanandosi e lei gli aveva gridato dietro di restare. Ma niente da fare, il ragazzo che così tanto le aveva ricordato la sorella di Gabriel e suo padre Pascal era sparito. 

Pascal, quanto lo aveva amato, e quanto aveva disprezzato Nicole Agreste perché le aveva preso il ragazzo di cui si era innamorata. Per lui avrebbe fatto di tutto, anche gettare le ortiche al vento. 

Pascal così solare e passionale, affascinante come non mai. Lo aveva conosciuto al matrimonio di Emilie e Gabriel, fino ad allora sua sorella e Nicole si erano ben evitate di presentarglielo. Lei all'epoca era già fidanzata con Walter e come con Emilie si sarebbe sposata a breve. Ma l'arrivo di Pascal era riuscita a destabilizzare tutte le sue certezze, quella pelle olivastra, gli occhi caldi e profondi che guardavano Nicole come fosse l'unica regina della festa, quella risata calda che arrivava fin dentro l'anima. Ne era rimasta affascinata, completamente.

Ma avrebbe mai potuto dire ciò a sua sorella o a sua madre, ad un mese dal suo illustre matrimonio. Perché se il matrimonio di sua sorella Emilie era molto riservato, il suo al contrario sarebbe stato un matrimonio da favola, con uno dei lord più famosi di Londra, dove erano previsti invitati illustri e sfarzo in ogni preparazione. 

Sua madre puntava tanto sulla sua unione, era fumo negli occhi per i pettegoli che trovavano fin troppo scandaloso che Emilie sposasse uno stilista emergente, figlio di un maestro di musica e  una casalinga. 

Avrebbe dovuto dimenticare Pascal, ma era difficile farlo. Difficile quando per le feste si ritrovavano a casa di Emilie e Gabriel, e lui era lì a trattare Nicole come una regina, a viziarla perché incinta, ad amarla e venerarla dopo aver partorito ed a vederlo come un padre amorevole e sempre presente con il piccolo Marcel. Aveva resistito più di tre anni, poi non ce l'aveva fatta più. Avrebbe gettato tutto al vento, anche il suo matrimonio e la  famiglia perfetta che si portava dietro per lui. 

Così quel Natale mentre erano tutti insieme, si chiamò Pascal da parte e senza vergogna lo aveva sedotto, avrebbe fatto di tutto per lui, anche distruggere il suo matrimonio, di Nicole le importava poco. Anni prima già con il suo mieloso carattere al collége le aveva portato via Emilie, adesso toccava a lei. Le avrebbe preso ciò che di più caro aveva e che entrambe amavano: Pascal! 

Così braccato nella camera degli ospiti Amelie aveva detto a Pascal i suoi sentimenti e si era gettata nelle sue braccia, cercando quelle sue labbra carnose ed invitanti. 

Ma Pascal l'aveva subito rifiutata scostando il capo e non permettendo che lo baciasse, l'aveva guardata con disgusto.

"Amelie non puoi fare una cosa del genere!" Le aveva detto

"Oh Pascal ti prego, noi ci amiamo e siamo fatti l'uno per l'altra." 

"Mi dispiace averti fatto pensare una cosa del genere, ma per me sei solo un'amica, così come Emilie è una sorella per me." Disse allontanandola con le mani. 

"Pascal ti prego io..."  

"Ti ha già detto ciò che pensa." Disse Nicole.

I due sentendo la sua voce spostarono l'attenzione sulla porta dove Nicole, una mano stretta forte sulla maniglia, l'altra intorno la cornice della porta. 

Nicole osservava fiera e composta il marito e la giovane Graham de Vanilly. 

"Cosa ci fai qui Nicole?" Le aveva chiesto con disprezzo Amelie.

"Sono venuta a cercare mio marito poiché Marcel è stanco e dovremmo tornare a casa." Aveva detto lei con voce tremante. "E credo sarebbe anche opportuno." 

Pascal l'aveva scansata mettendola da parte e raggiungendo la moglie, Amelie aveva sentito freddo nel momento stesso in cui l'aveva lasciata. 

"Aspetta... Pascal?" Lo aveva chiamato.

Lui raggiunta la moglie si era voltato verso la bionda. 

"Torna da tuo figlio e tuo marito Amelie. Teniamo questa faccenda tra noi tre, ma non azzardarti più ad avvicinarti alla mia famiglia." Le aveva detto lui cingendo sua moglie in un abbraccio protettivo. 

Nicole l'aveva guardata e prima di darle le spalle le aveva detto un ultima cosa. "Noi Agreste saremo anche poveri e illusi, ma abbiamo dentro di noi qualcosa che tu non potrai mai avere. Siamo umili e amiamo, amiamo con tutti noi stessi ricambiati alla stessa maniera. Non saresti riuscita nel tuo intento, io e Pascal ci amiamo e ci ameremo sempre." 

Erano scomparsi oltre la porta e non li aveva visti più. 

Emilie l'aveva informata che i coniugi Halcón avevano deciso di lasciare la Francia per operare sul campo nei paesi bisognosi di assistenza medica. La sua gemella aveva detto anche che aveva disapprovato quella decisione, poiché la loro intenzione era andare in Africa, ma non era riuscita a convincerli e farli desistere dal partire. E lei si sentì morire dentro, aveva perso il suo grande amore. 

Voleva, doveva sapere se Pascal era rientrato a Parigi. Perché se così era non poteva non rivederlo, non ora che era libera senza più un matrimonio che le era stato stretto. 

Così dopo la discussione tra Adrien e Felix mentre stavano andando via, Amelie aveva fermato ancora Marcel. 

"Resta ti prego, non andare via. Parla con me!" 

Lui forse mosso a pietà aveva acconsentito.

"Mi dica signora Graham de Vanilly, cosa vuole da me?" Chiese allora sospirando.

"Sapere come stai, è da quando avevi tre anni che non ti vedo più e non ho neanche più sentito i tuoi genitori." Disse lei.

Lui annuì. "Io sto bene anche se i miei mi mancano. Purtroppo loro sono... dispersi." Aveva detto lui con un groppo in gola. "C'è stata una frana al campo medico dove erano volontari." Aveva detto.

Amelie si era sentita spezzare dentro, lo erano... morti! 

"Tesoro mi dispiace, tuo padre era un grande uomo." Gli disse con la voce incrinata 

Marcel aveva annuito non riuscendo a guardarla negli occhi. "Sì, i miei genitori erano grandi e si preoccupavano sempre per tutti." 

"Adesso sei rimasto da solo, forse hai bisogno di qualcuno che..." aveva iniziato lei, era così simile a Pascal quel ragazzino, se non fosse stato per gli stessi occhi azzurri che contraddistinguevano gli Agreste.

Il ragazzo aveva sollevato il viso guardandola con sfida. "Ho già Adrien e lo zio Gabriel non mi fa mancare nulla." 

Al che Amelie si era sentita umiliata. "Potresti provare a fare amicizia con Felix."

"Signora sinceramente..." aveva iniziato lui. "... sono in classe con Felix e non è intenzionato ad avere rapporti con i suoi compagni di classe figuriamoci con me che andrò via tra tre settimane." Le aveva detto. 

Amelie era rimasta sorpresa, suo figlio non aveva amici? Ma se lui e la piccola Alice Sutherland sembravano andare tanto d'accordo.

"Fossi in lei mi preoccuperei più di lui che del figlio di altri." L'aveva ammonita Marcel allontanandosi.

La donna lo aveva fermato prendendogli il polso. "Per favore..." aveva sussurrato. "Felix ha perso il papà da un po', è morto quest'anno e ciò ha fatto si che si chiudesse tanto in se stesso. Questo è il motivo per cui non riesce a socializzare con gli altri." Gli aveva raccontato.

"Adrien si é dato disponibile ad aiutarlo, potresti anche tu aiutarlo a stare di più con gli altri, a farsi degli amici così come è accaduto a te e Adrien?" Gli aveva chiesto.

Allora il ragazzo aveva annuito e finalmente le aveva sorriso. Era lo stesso sorriso che aveva avuto Nicole, subito lo riconobbe, caldo, sincero ed amichevole. 

"Sì signora Grahman questo posso farlo." Gli aveva detto. 

E Amelie aveva visto in quelle settimane dei progressi nei confronti del figlio, usciva con i compagni e con i cugini, lo avevano reso partecipe di un servizio fotografico ed ora a quasi un mese di distanza Amelie era contenta dei progressi fatti. 

Anche se alla fine Felix aveva sempre un pensiero fisso, rendere infelici tutti, i suoi compagni di classe compresi. Gli ultimi tentativi prima che si trasferissero come da lui richiesto, in Francia. 

Era contenta che suo figlio volesse tornare in patria, ancora meno però sapeva dei suoi progetti, cosa stava architettando con Lila Rossi? Quella ragazza non le piaceva ed il fatto che Felix le desse molta più importanza che a lei, sua madre, era preoccupante. 

Aveva dovuto farsi infatti valere per mettere i due in allerta. Non voleva farsi scoprire dalle autorità perché Lila era una sprovveduta e non voleva che Felix si lasciasse pervadere dalla sua bramosia di privilegiare su Adrien e su tutti. Avrebbe voluto che Felix fosse felice veramente e se per farlo doveva si sarebbe sacrificata più volte e gli sarebbe stata accanto. Come madre e come Lady Octavia e cercava quindi di guidare suo figlio come meglio poteva, le aveva chiesto di trasferirsi a Parigi e lei aveva accettato ed organizzato il loro insediamento nella città d'origine anticipando anche l'arrivo dei loro alter ego miracolosi, così da non destare sospetti. Nessuno doveva collegare Octavia, Pika e Parrot alla sua famiglia, per questo tutto doveva essere fatto con minuziosità e lei a differenza dei ragazzi sapeva come organizzare dei piani eccellenti. 

Piani che non prevedevano Haoxin e Black Lady a Parigi, come avevano fatto ad arrivare in così poco tempo a Parigi da Londra? Possibile che Haoxin fosse così forte? 

"Ovunque ci sia bisogno di pace io ci sarò sempre, può essere Londra, Parigi o il polo nord..." 

Amelie sgranò gli occhi e scrisse un messaggio al figlio: Haoxin si muove nello spazio tempo, per questo può essere ovunque. 

La risposta arrivò dopo un po'. 

«L'ho pensato anche io. Lui riesce a percepire le battaglie, per queste è venuto a Parigi.»

«Allora perché non viene mai a Parigi? Qui c'è Papillon!» scrisse Amelie 

«Lila dice che è stato avvistato a Parigi, e che sono amici con Ladybug e Chat Noir. Forse lasciano tutto nelle loro mani!»

«Non noi però!» maledizione a loro, pensò Amelie. 

«Perché quel bastardo di Haoxin può ridare la felicità alle persone, ma ci penserò io a lui, presto o tardi lo sconfiggerò e mi prenderò il suo Miraculous.» scrisse Felix 

«Sii prudente amore mio. Adesso ti lascio, la metro è arrivata a destinazione. Fai dolci sogni e saluta Lila.» scrisse Amelie.

«Buonanotte mia cara madre, a domani pomeriggio.» la salutò lui. 

Amelie sorrise e mise il cellulare in borsa per poi uscire dalla metro. Suo figlio sarebbe rientrato a Londra per mezzanotte si sarebbe prima assicurata prima il suo rientro poi avrebbe dormito. Tanto ormai da giorni i ricordi del suo passato e del suo amore perduto la tormentavano.

 

Parigi - Venerdì 

Kagami si apprestò a terminare le lezioni del pomeriggio soddisfatta di come era andata la sua prima settimana scolastica. Ormai la giornata era entrata nel suo abitudinario, stava conoscendo persone nuove e anche se non poteva ancora chiamare nessuno amico stava bene, i rapporti che stava formando con tutti loro erano costruttivi e le stavano facendo imparare ad apportarsi alle persone. 

Chiusa la borsa salutò i suoi compagni di classe e scese negli spogliatoi dove incontrò Luka e Pierre che stavano prendendo i loro strumenti dagli armadietti. 

"Ciao ragazzi!" Disse la nipponica prendendo la sua sacca rossa. 

"Ciao Kagami... ciao Luka ci vediamo domenica." Salutò Pierre uscendo di corsa.

"Ciao Pierre!" Lo salutò Luka avvicinandosi alla compagna. "Ti va di festeggiare la tua prima settimana di scuola?" 

Kagami guardò il musicista sorpresa poi annuì. "Mi piacerebbe, ma prima avrei scherma." Gli disse dispiaciuta.

Lui la guardò poi chitarra in spalla la seguì fuori. "Vengo con te e dopo andiamo se non ci sono problemi."  

Kagami annuì. "Puoi restare ad osservare, è... al collége che faccio gli allenamenti." Gli disse.

"Allora lascio la bicicletta qui." Disse seguendola. 

Kagami sorrise e si diresse verso la scuola. Una volta giunti lasciò Luka nella sala degli allenamenti per andare a vestirsi, poi lo accantonò in un angolo della sua mente intenta a procedere con ciò che amava fare, ovvero allenarsi e vincere su tutti. 

Bernard il suo avversario non gli dava il piacere di sconfitta che le dava invece Adrien, l'amico era forte e c'era modo di confrontarsi tra un fendente e l'altro. Con gli altri invece non c'era gusto, ne sconfisse più di uno e tra uno scontro e l'altro lanciava anche occhiate verso Luka che seduto in un angolo suonava la sua chitarra. 

Quando terminò la sua lezione lo raggiunse giusto il tempo di dirgli che andava a riassestarsi poi sparì. 

Luka allora si alzò e con la chitarra in spalla si avviò agli spogliatoi dove l'attese. 

Aveva deciso di dare un'occasione alla sua amicizia con Kagami. Dopo la chiacchierata con Raiongāru della sera prima Luka era più propenso su quella strada, sinceramente non si era aspettato un riavvicinamento con la partner. Eppure c'era stato a Luka ne era contento, aveva potuto dire a qualcuno tutto ciò che aveva dentro negli ultimi tempi. Era tanto che non parlavano così e tutto era iniziato da lei che sembrava preoccupata per lui. 

 

"Ecco il vostro gelato ragazzi, oggi devo ringraziarvi ancora di più. Non potete credere a cosa ho dovuto sopportare con quell'incubo." Aveva detto André mentre Raiongāru prendeva il loro gelato al cioccolato e zuppa inglese. 

"Noi ci saremo sempre a proteggervi André." Aveva detto la sua collega portandolo poi via.

"Come stai?" Le aveva chiesto poi.

"È la seconda volta che mi trascini per mano in ventiquattro ore." Rispose lui. 

"Red..." aveva sospirato lei.

"Sto bene." Rispose allora lui. "A parte aver abusato del Miraculous ieri."  

Lei prese un po' di cioccolato e glielo portò alle labbra, al che Luka lo mangiò con gusto.

"Si però ieri hai parlato anche degli eventi della sera prima. Abbiamo combattuto solo una volta quel giorno, come hai fatto a scatenare tutto quell'astio?" Cioè..." tacque lei al gesto di lui di farle mangiare il gelato.

"Paura! Te l'ho detto credo che dipenda dal Miraculous." Le spiegò lui 

"Di cosa hai paura? Sii sincero con me Red, sai che puoi parlarne." Le disse allora lei.

Luka sospirò  dandole un altro poco di gelato, di cosa aveva paura? Non lo sapeva neanche lui ed ora aveva paura di riservare tutto fuori nel modo sbagliato. Discuteva con Kagami quando non lo meritava, era nervoso cosa assurda poiché difficilmente si lasciava andare a certi sbalzi di umore. 

"Credo di aver paura..." disse mentre con un assenso del capo lei lo incitava a parlare. "... ho paura di perdere una persona importante." Ammise allora.

"La ragazza che ti piace? Quella che è innamorata di un altro per giunta amico tuo?" Chiese lei. 

Luka scosse la testa, decisamente le aveva raccontato tutto della sua situazione sentimentale. Anche se non era come sembrava. Tirò ancora su il fiato poi parlò. "Ecco si questa è la situazione." 

"Vedi? Quando ti dicevo che avresti dovuto lottare per averla? Adesso la stai perdendo." 

"È cambiato tutto." Ammise lui a quel punto. "Da quando l'ho baciata." 

"Aspetta, ma allora lei ha scelto te!" Disse Raiongāru orgogliosa. "Vedi che perseverare porta a qualcosa?" 

"Ho detto che l'ho baciata non che ci sia stato dell'altro." Rispose lui.

"Ti ha rifiutato?" Chiese lei, Luka scosse la testa. "E allora? Dico se c'è qualcosa perché non perseveri e non cerchi di essere felice con lei?" 

"Perché non credo sia amore e lei di sicuro non mi ama." Ammise lui. 

"Sei una persona splendida, perché non dovrebbe  amarti?" Disse lei risentita.

"Per il mio amico? Lei ama lui e ne ho avuto la prova due sere fa." Spiegò lo scorpione.

"E adesso hai paura di perderla, ma se ha risposto al tuo bacio forse lui non è così importante  non credi?" 

"Non penso, perché non so neanche io cosa provo per lei." Ammise lui a quel punto.

"E allora scoprilo, non restare ad aspettare con le mani in mano affronta la tua paura e lotta per lei." Lo incitò Raiongāru 

"Io non voglio essere una seconda scelta Raiongāru, io voglio essere la scelta." Ammise allora lui.  

"Hai ragione su questo, ma se non lotti non potrai mai sapere se sei o meno la sua scelta." Affermò lei finendo il gelato. 

"Ingrasserai! Sai che troppo gelato fa ingrassare?" Disse lo scorpione. 

"Non cambiare argomento e promettimi che non ti arrenderai, siamo noi i fautori del nostro destino e restare fermi ad aspettare non è da gente come noi." Disse allora lei. 

Lui scosse la testa. "Per questo tu te ne freghi della tua amica e fai di tutto per conquistare chi ami." Disse lui ammettendo come avessero pensieri diversi in merito.

"Sai cosa, io e la mia amica siamo sincere tra di noi, ammettiamo i nostri sentimenti e ci confidiamo. E sa anche che c'è qualcosa tra me e il ragazzo che le piace e... e niente a lei va bene." 

"Hai vinto tu!" Disse allora lui. 

Lei lo aveva guardato. "Non ho vinto niente, sono solo sincera con la mia amica." Disse 

"Ti accontenti di essere una seconda scelta." Affermò lui.

"Non sono consentite seconde opportunità nella mia famiglia. Io devo essere la scelta!" Rispose lei. 

Luka le prese il bastoncino da mano e lo andò a gettare nel pattume. "Stai combattendo per la tua scelta?" Le chiese. 

"Certo che sì! E combatterò sempre perché questa scelta mi fa sentire viva." Ammise la sua partner. "Non pensavo di potermi sentire come mi fa sentire lui e... devo combattere per lui anche se so che sarà una strada tutta in salita, ripida e senza possibilità di tornare indietro." 

"E se sbagliassi?" Chiese allora lui. 

Lei lo aveva guardato chinando il capo. "Se sbagliassi allora vuol dire che sono una stupida e che mi sono affidata alla persona sbagliata." 

"Ehi! Tu sei una persona splendida Raiongāru, perché dovresti sbagliare?" Disse lui facendole il verso. 

"Perché... perché come hai detto tu sono i nostri stessi sentimenti che temiamo. Se lui si rivelerà essere sbagliato, perché io mi sono sbagliata e pensavo di amarlo e invece non è così?" Ammise lei. 

Lo scorpione l'aveva guardata attentamente. "Da quando tu hai questi dubbi, hai sempre creduto in te stessa Raiongāru e non puoi crollare adesso. Hai detto che hai anche l'appoggio della tua amica." 

"Ma non di lui, sono in bilico e non so cosa in realtà provo per questo ragazzo, io so solo che..."

"Ti fa stare bene hai detto che ti fa vivere." Terminò lui per lei.

"Sì, mi fa stare bene. Ma riesce anche a risvegliare emozioni e sensazioni che non credevo di avere. Mi fa reagire e mi fa vedere il mondo a colori, se però questo mondo dovesse rivelarsi in bianco e nero?" Chiese lei.

"Tu sei una combattente e farai in modo di rimettere i colori al loro posto." Le rispose lui tranquillo.

"Perché siamo finiti a parlare di me?" Chiese lei.

"Perché era da tanto che non ci aprivamo l'uno all'altra." Le disse lui.

"Dovremo parlare come prima?" Chiese lei.

"Sei la mia migliore amica, direi proprio di sì." Disse lui.

E allora Raiongāru l'aveva abbracciato. "Hai ragione sai? Parlare mi ha fatto bene e mi sei mancato Scorpio." 

Lui l'aveva stretta nel suo abbraccio. "Anche tu mi sei mancata leoncina." 

Lei aveva riso. "Promettimi che affronterai questa tua paura e proverai a essere felice con lei." 

"Se tu mi prometti di non cambiare mai e di credere sempre in te stessa." Aveva risposto, sì erano stretti la mano e avevano sigillato quelle promesse. 

Aveva capito Luka che per poter star bene doveva affrontare le sue paure e quella paura adesso era Kagami Tsurugi. Non sapeva spiegarsi come lo era diventata, però anche qui Rizza aveva avuto ragione, era stato geloso per via di Claude, Adrien non gli aveva mai fatto provare le sensazioni che in un attimo il coetaneo della sezione D aveva risvegliato in lui con Kagami. 

Doveva affrontare i suoi problemi e vedere cosa ne veniva fuori.

"Eccomi!" Luka si voltò, la voce della giapponese si era intromesse nei suoi ricordi riportandolo alla realtà.

"Eccoti, ti va una passeggiata fino a casa tua? Ti offro una crêpes." 

Lei gli sorrise. "Al cioccolato." 

Luka annuì. "Al cioccolato e tu la dividerai con me ragazza." Scherzò lui prendendo la bicicletta e poggiando la chitarra nel cesto. 

"Cosa suonavi prima?" Chiese lei 

"Mi sono lasciato guidare dal suono delle sciabole, poi ti farò sentire." Le disse lui incamminandosi per le strade di Parigi con lei al fianco. 

"Non vedo l'ora." Disse lei prendendo fiato. "Ti va di uscire domani?" Buttò lì 

Luka la guardò sorpreso. "Certo, pista di pattinaggio?" Chiese lui e lei gli sorrise.

"Sarebbe perfetto." Disse dandogli un bacio sulla guancia.

"Non mi accontento dei baci amichevoli." Le disse lui.

"Quelli più intimi li concedo solo dopo la crêpes." Disse lei prendendogli il braccio. 

"Non ho bisogno di essere portato da te." Disse lui, ma avevano la fissa? 

"Mi piace avere tutto sotto controllo per favore!" Disse lei, lui scosse la testa. Inutile parlare e farla desistere era una persona testarda.

Passarono mezz’ora circa a passeggiare parlando del più e del meno e poi Luka le comprò la crêpes che le aveva promesso. La mangiarono seduti su una panchina poco distante da casa di Kagami e intanto prendevano accordi per il giorno dopo. 

Quando Tomoe chiamò la figlia i due compresero che era tempo di rientrare per la nipponica. Al che Luka la riportò fino all’albergo ed una volta all’entrata si salutarono. 

Kagami si tirò sulle punte per farlo e sorrise al ragazzo che invece dei due baci sulle guance gliene diede uno solo sulle labbra che fu ricambiato dalla giovane che gli concesse fosse un bacio intenso anziché uno casto. 

——

Pronuncia: Ektngavalá

   
 
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