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Autore: AleeraRedwoods    03/04/2020    1 recensioni
Dal testo:
“Tu sei nata per una ragione e il tuo cammino non può cambiare.
Ma un destino scritto è anche una maledizione.
Il tuo compito è salvare la Terra di Mezzo,
riunirai i Popoli Liberi e scenderai in battaglia.
Una prova ti attende e dovrai affrontarla per vincere il Male.
Perché la Stella dei Valar si è svegliata.
La Stella dei Valar porterà la pace.
A caro prezzo.”
(Revisionata e corretta)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Aragorn, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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-Mithril- 



    Sillen strinse le braccia al corpo, rabbrividendo: per un secondo, un’orribile sensazione le aveva attanagliato lo stomaco, al pari di un cattivo presagio. Glorfindel, al suo fianco, si accorse del suo turbamento e –Tutto bene?- chiese, sorridendo.
    Lei annuì, respirando a fondo: -Sì. Solo una strana sensazione.-
    L’altro la fissò per un istante con i suoi magnetici occhi dorati, come a scandagliare i suoi pensieri: -Riguarda la battaglia?- La stella scosse la testa e Glorfindel le strinse appena una spalla, poi la lasciò continuare con ciò che stava facendo.
    Con la mappa dispiegata sul tavolo, Sillen tornò a illustrare il suo piano, concentrata. Senza fiatare, i generali si erano alzati a loro volta, per seguire più attentamente gli spostamenti delle pedine che la stella teneva tra le dita.
    Quando la sua spiegazione fu terminata, Sillen incontrò le facce perplesse dei suoi compagni: era consapevole che il suo piano non fosse proprio quello che loro si aspettavano.
    -Ma mia signora, come possiamo trarli in inganno? Se ne accorgeranno, non c’è speranza di riuscita.-
    L’affermazione di éomer non turbò la stella: -Potranno anche capire che c’è qualcosa di strano ma in nessun modo riusciranno a trovarvi e questo è l’obbiettivo. Non avranno altra scelta che concentrarsi su di me.-
    Elessar guardò a lungo le pedine opache prima di parlare ma, quando lo fece, i suoi occhi erano accesi da un bagliore carico di aspettativa e catturarono quelli d’ametista della stella: -Questo piano è folle ma potrebbe funzionare. Le Aquile sono efficienti e nessuna spia nemica è ancora riuscita a entrare a Gondor. E, soprattutto, loro non si aspettano questa mossa, non da noi.-
    Éomer e Faramir non ribatterono, sicuri che Elessar avrebbe preso la decisione giusta per tutti loro.
    Intanto Alatar, che accarezzava distrattamente il petto piumato di Lelya, fissava la mappa con le sopracciglia aggrottate, per nulla convinto. Sillen, che aspettava solo una sua reazione, lo interrogò con lo sguardo e lui sospirò: -Mi fido di te, Sillen. Se sei certa che il piano funzioni, farò come hai chiesto.-
    Lei serrò la mascella: avrebbe funzionato, doveva funzionare.
    –Bene, se avete altre domande, è il momento di parlare. Legolas lanciò uno sguardo dubbioso al Re di Gondor: –Aragorn?-
    -Lo so, Legolas. Speravo anch’io di evitare un’azione simile, ma non abbiamo tempo per l’indecisione, adesso.- L’elfo annuì, posandogli una mano sulla spalla. –Se per te è la cosa giusta, ti seguirò.- Elessar sorrise battendogli una mano sulla spalla a sua volta: -Hannon le, Legolas (grazie).- Lasciò l’elfo ai suoi pensieri e raggiunse gli alleati, che ancora discutevano animatamente davanti alle carte.
    -Quello che più mi dà sui nervi è non sapere contro chi stiamo combattendo!- Esclamò Éomer, quando il Re fu vicino.
    Sillen allargò le braccia: -Che possiamo fare? L’unica cosa certa è che ci sta sguinzagliando contro un’orda di orrende creature non morte.- Elessar tornò con la mente al primo scontro contro il nemico, al Nido delle Aquile: -Inoltre, fino a che Sillen non ha scatenato il suo potere, non siamo stati in grado di abbatterli.-
    -Sono non morti, come possiamo uccidere con spade e frecce qualcosa che è già morto?- Infierì Faramir, dando voce ai timori di tutti. I due signori di Imladris, Elrohir e suo fratello Elladan, intervennero con voce pacata: -Potrebbe non servire. Non subito, almeno.- Cominciò Elladan -Basterà renderli incapaci di muoversi.- Concluse Elrohir.
    -So che mozzare gli arti di centomila orchi, Uruk-hai e chissà cos’altro è impossibile ma ho bisogno di tempo per trovare l’origine di tutto e distruggerla, nient’altro.- Sentenziò Sillen.
    Alatar le puntò addosso i severi occhi grigi, scocciato: -Un gioco da ragazzi, no?- Lei sostenne il suo sguardo per un po’, caparbia, poi scosse la testa: -Che scelta abbiamo?-

    Intanto Glorfindel, con fare disinvolto, raggiunse l’elfo di Bosco Atro, rimasto solo davanti alla finestra di pietra: -Avo bresto, mellonamin (non preoccuparti, amico mio). Sillen sa quello che fa, non essere così pensieroso.- Legolas sollevò gli occhi al cielo.
    -Mani uma lle merna, Glorfindel? (che cosa vuoi?)-
    L’altro scosse le spalle, girandogli attorno: -So che Sillen è stata ospite di tuo padre per più di un mese, nel Reame Boscoso. Perciò, perdonami, ma mi sorge spontanea una domanda: dov’è l’esercito di Thranduil?-
    Il Principe degli elfi s’irrigidì e Glorfindel non si lasciò sfuggire il suo sguardo cupo: -Oh capisco, sai? Non verrà. Troppi rischi che il saggio Thranduil non vuole affrontare.-
    Legolas afferrò malamente il colletto dell’elfo dorato, tirandolo ad un soffio dal suo viso: -Non sono affari che ti riguardano, Glorfindel di Imladris.- Sibilò, facendo attenzione a scandire bene quell’appellativo che tanto sminuiva il passato dell’elfo.
    Questo sorrise sornione, senza lasciarsi intimorire: -Giusto… Sì, tuo padre si tiene ben lontano dagli affari altrui. Ma per una stella…- I suoi occhi corsero a Sillen, intenta a discutere con Elessar e Alatar, e Legolas seguì il suo sguardo –Dopo aver trascorso un mese insieme a lei, ha avuto il coraggio di cacciarla via così?- Legolas, suo malgrado, allentò la presa su Glorfindel.
    Era una domanda che si era posto spesso, doveva ammetterlo, e la stella non aveva mai dato loro una spiegazione agli eventi che le avevano permesso di lasciare il Reame. Adesso, Sillen aveva un’espressione tesa e preoccupata sul bel viso, ben più tirato e stanco di quando l’aveva conosciuta.
    Era una creatura pura e gentile e rischiava la vita insieme a loro, per loro, senza esitare: come poteva suo padre averla respinta così freddamente?
    Glorfindel tornò a guardare Legolas: -Qualsiasi cosa sia successa tra loro, deve averlo persuaso ad allontanarla. Voglio sapere cosa, la curiosità mi divora, sai? È così frustrante…-
    Legolas lo spinse via con espressione scocciata: -Ti ho detto che non sono affari tuoi. Sei inquietante.-
    L’elfo dorato si sistemò il colletto, sorridendo: -Tranquillo mio Principe…- Seguì con lo sguardo la stella che si allontanava in compagnia di Alatar: -Aiuterò Sillen, lei mi piace. E vinceremo la guerra, ne sono certo.- Legolas lo guardò, disgustato e furioso ma l’altro lo ignorò. –Alla prossima chiacchierata, mellonamin.-
    Gli lanciò un ultimo sguardo divertito, poi si allontanò dalla sala senza farsi notare.

 
    Sillen sospirò, appoggiandosi al parapetto del Cortile della Cittadella. Davanti ai suoi occhi si estendevano gli accampamenti degli eserciti alleati, ognuno contraddistinto dal proprio vessillo.
    Alatar le indicò l’accampamento di Thorin e dei i suoi nani: -Vedi quelle tende grigie?- Sillen aguzzò la vista: -Le fucine?-
    Lui annuì: -I Nani stanno forgiando armi ed armature da giorni. Sono abili in questo e possiedono ottimi materiali.- La sua bocca si curvò in un’espressione amara: -Credo dovresti chiederne una su misura. Ti servirà stellina. Eccome se ti servirà.-
    Lei si voltò verso di lui con un mezzo sorriso: -Hai detto di fidarti di me, Alatar.- Lui le lanciò uno sguardo indecifrabile, poi tornò a scrutare l’orizzonte. –Il tuo piano potrebbe funzionare. Dico davvero. Ma i rischi sono tanti.-
    Sillen strinse i pugni, determinata: –Posso farcela. So che non sono stata all’altezza, fino ad ora ma-
    -Non ho detto questo. Hai fatto del tuo meglio.- La interruppe, lo stregone. –E inoltre, ora potrai combattere davvero con i tuoi poteri, sarai una risorsa preziosa.- Lei si scostò i lunghi capelli scuri dietro la schiena. Chissà se anche lo stregone aveva affrontato la stessa, dolorosa consapevolezza con cui lei si era ritrovata a convivere: -Devo ringraziare Glorfindel per questo. Mi ha fatto capire… molte cose.-
    Alatar non fece domande ma la mente di entrambi era volata alla sera del primo duello della stella, durante il loro viaggio. Lo stregone aveva capito da subito il suo potenziale e lo scontro al Nido delle Aquile era stato la prova definitiva che i suoi sospetti fossero fondati.
    Per lo meno, adesso era libera di combattere con tutta sé stessa.
    Sillen si accarezzò la collana distrattamente, mordicchiandosi il labbro inferiore: -Il tuo compito è salvare la Terra di Mezzo, riunirai i Popoli Liberi e scenderai in battaglia.- Rifletté, cercando di scacciare dalla mente l’immagine della Sala delle Udienze del Reame Boscoso, dove aveva annunciato la profezia e dove…
    -Sono sulla strada giusta, vero Alatar?-
    Lo stregone sorrise, rassicurante: -Sì, direi di sì.-
    -Una prova ti attende e dovrai affrontarla per vincere il Male. Una prova… Ma quale? Più difficile che imparare a usare il mio potere, immagino.- Scosse la testa lei, esausta.
    Spesso si ripeteva quell’ermetica profezia nella mente sperando che, prima o dopo, un’illuminazione improvvisa la rendesse in grado di comprenderla: -La Stella di Valar porterà la pace. A caro prezzo. Questa è certamente la parte che mi terrorizza di più. Se io dovessi morire non- Non riuscì a finire la frase che Alatar sussultò vistosamente e, girandosi verso di lei, la abbracciò con forza. Sillen spalancò gli occhi ametistini, premuta goffamente contro il petto dello stregone. –Alatar?-
    -Dannazione, non dirlo mai più!- Esclamò lui. –Che i Valar mi fumino se io ti permettessi di morire.- La strinse per qualche secondo, poi la lasciò andare. Sistemò i vestiti già sgualciti, lisciò la corta barba brizzolata, poi si schiarì la voce, cercando di mascherare la sua preoccupazione.
    Sillen lo guardò senza dire niente, gli occhi ancora spalancati per la sorpresa. Quel gesto l’aveva commossa ma vedere lo stregone in imbarazzo le fece scappare un risolino quasi isterico.
Alatar si voltò verso di lei, grattandosi la testa: -Che cos’hai da ridere?- Lei premette forte le mani sul viso, per cercare di attutire la sottile risata.
    –Sì, prendi in giro lo stregone.- A quel punto Sillen scoppiò a ridere davvero, incapace di trattenersi oltre e Alatar finì per essere contagiato dalla sua risata.
    –Grazie, Alatar.- Sospirò lei, una volta sfogata tutta la tensione.
Lui le scompigliò i capelli amorevolmente: -Non sono forse qui per questo?-
    -Mhm, non credo che causarmi attacchi di risa isteriche rientri nelle tue mansioni.-
    -E chi può dirlo?- Lo stregone sorrise, alzando un braccio per accogliere Lelya. Per un po’, guardò assorto le Aquile che planavano nel cielo, spingendosi oltre l’orizzonte per controllare gli spostamenti del nemico, poi si voltò e Sillen seguì il suo sguardo. Non troppo lontano, due guardie compostamente sull’attenti non perdevano di vista Alatar nemmeno un secondo.
    La stella si era quasi dimenticata di quel dettaglio.
    Quasi.
    -Non si fidano ancora di me.- Disse lui, più a sé stesso che alla stella. Ma ella lo vedeva bene da sé, negli occhi di Elessar, di Legolas, persino del fiducioso éomer, che pure ignorava le loro passate vicende: -Sono molto preoccupati, Alatar. È difficile vedere oltre le proprie convinzioni, in momenti bui come questi. E poi, io mi fido di te, come tu di me.- Cercò di rassicurarlo lei, sorridendo premurosamente.
    Lui storse la bocca in un’espressione cupa, che la stella non comprese. Le diede le spalle, incamminandosi verso il Palazzo, seguito dalle due guardie: -Vai dai Nani, chiedi un’armatura. La battaglia è alle porte.-

 
**

    Sillen attraversò velocemente i Campi del Pelennor,[1] in sella ad un palafreno baio. I soldati dei cinque eserciti alleati si scostarono con deferenza al suo passaggio e la stella poté vedere in prima persona i loro immensi accampamenti.
    Non aveva mai visto tante persone riunite in un unico luogo: Elfi, Uomini e Nani convivevano come un sol esercito, dividendosi provviste e armi e sedendo insieme attorno al fuco. I regni di Elessar e dei suoi alleati erano stati uniti e pacifici per trent’anni e quel clima di fratellanza si respirava ora più che mai.
    Sillen tirò le redini proprio di fronte alle fucine grigie, nella cerchia più interna dell’accampamento nanico. Fu subito investita dal clangore metallico e dal calore intenso delle fornaci e tossì quasi alle lacrime, tanto l’aria era satura di fumo.
    Un nano dai favoriti bianchi sporchi di fuliggine le andò incontro, spolverandosi gli abiti scuri: -Saluti mia signora ehm, Stella.- Lei smontò da cavallo con grazia: -Il mio nome è Sillen, mastro nano.- L’altro scrollò le spalle, per nulla interessato.
    -Dovrei mandare a chiamare Re Thorin, stella Sillen?-
    Lei legò l’animale a un palo, sorridendo divertita dai modi del fabbro: -Vorrei commissionare un’armatura.-
    Il nano la squadrò dalla testa ai piedi: -E per chi?-
    Sillen si guardò a sua volta, spazzolandosi i pantaloni scuri innocentemente: -Per me, in realtà. Non ne possiedo una e vi sarei molto grata se voi esperti Nani me la fabbricaste.-
    -Beh, innanzitutto le armature si forgiano, non si fabbricano.- Puntualizzò il nano. In quel momento Gimli, poco lontano, notò la stella e si affrettò a raggiungerla: -Sillen! Che cosa ci fai qui?-
    L’altro nano dalla barba bianca rispose per lei: -Vuole un’armatura. Per sé.- La stella annuì e altri nani si avvicinarono per assistere alla scena. –Bene, allora le faremo un’armatura.- Concluse Gimli, sorridendole.
    -Beh, il Re non lo sa.-
    -E perché non lo hai ancora avvertito?-
    -Stavo per farlo ma la stella Sillen è una gran chiacchierona.-
    Lei sollevò le sopracciglia ma i due nani parevano essersi scordati della sua effettiva presenza: -Sei tu il chiacchierone, tanto stupido quanto basso.-
    -Fagliela tu l’armatura allora, zuccone!-
    Gli altri nani commentarono animatamente, chi in favore di Gimli, chi in favore del fabbro e in breve la discussione si accese al punto che Sillen fu costretta a indietreggiare per non beccarsi una scudisciata su un piede: -Non intendevo mancare di rispetto a nessuno mastri nani, io-
    -Shazara! (silenzio)- La prorompente voce di Re Thorin III Elminpietra zittì i presenti e fece sussultare la stella. –La Stella dei Valar vi onora della sua nobile presenza e voi vi azzuffate come rozzi tagliapietre!- Li riprese lui, avanzando compostamente in mezzo a loro. La sua corporatura robusta ricordava senz’ombra di dubbio suo padre, Dain Piediferro, il precedente Re dei Nani ma, a differenza di quest’ultimo, Thorin vantava modi più regali e un portamento decisamente più altero.
    Si fermò di fronte a Sillen, sollevando il capo per guardarla in viso: -Ti prego di perdonarli, bellissima dama.-
    Lei scosse la testa: -Non c’è niente da perdonare, mio signore. I tuoi uomini sono gentili e peraltro molto saggi e diffidenti e si stavano giusto domandando perché sono qui.- Sorrise, cercando di trarre d’impiccio i presenti. Gimli tirò una gomitata al fabbro che, sbuffando, le rivolse un cenno di ringraziamento.
    Thorin Elminpietra le prestò tutta la sua attenzione: -Sei qui per godere della mia compagnia, ovviamente! Sapevo che ti saresti presto stancata di quei noiosi damerini di corte.-
    Lei lanciò uno sguardo a Gimli che mimò goffamente verso di lei il gesto di indossare l’armatura. -Si, certo mio signore! Per quello sono qui, e per commissionare ai mastri fabbri un’armatura.- Sorrise lei, cordiale.
    Thorin aggrottò le sopracciglia: -Un’armatura? E per chi?-
    Il nano dalla lunga barba bianca incrociò le braccia: -La vuole per lei. Se la vuole mettere addosso. Lei.-
    Il Re guardò prima lui, poi la stella, che iniziava a trovare la situazione a dir poco surreale. Poi Thorin batté amichevole una mano sulla spalla dell’armaiolo: -Vuole un’armatura? Noi le daremo un’armatura! Questo è quanto.- Concluse.
    L’altro nano allargò le braccia: -Ma è una femmina e per giunta alta. Non ho mai forgiato armature per femmine alte!- Commentò, rivelando finalmente a Sillen quale fosse il suo problema. –Hai forgiato armature più complesse, Ibûn.- Provò a incoraggiarlo, Gimli. L’altro si grattò la testa contrariato ma si arrese, sbuffando: -Va bene! Farò del mio meglio.-
    Thorin sorrise alla stella mentre si rivolgeva un’ultima volta al fabbro: -Sarà un dono, da parte mia. Voglio che forgi la sua armatura utilizzando tutte le scorte di mithril[2] che possiedi qui.-
    Tutti i nani si voltarono simultaneamente verso di lui, sconcertati.
    Nemmeno Ibûn, questa volta, riuscì a proferire parola.
    Il Re baciò la mano della stella: -è stato un vero piacere rivederti, Sillen. Confido che, a battaglia finita, verrà il tempo per noi di parlare di ben più lieti affari.- Sillen annuì confusa e lo osservò allontanarsi a passo sicuro. Si voltò verso Gimli ma trovò gli occhi di tutti i nani puntati addosso.
    Deglutì: -Dunque… cosa devo fare?-
    Ibûn le fece segno di seguirlo dentro la tenda, scacciando con spintoni indelicati gli altri nani intorno a loro: -Via, via adesso! Ho da fare!- La stella entrò dopo di lui e subito le si seccò la gola per il calore proveniente dalla fornace accesa.
    Il nano richiuse la tenda e si affaccendò su un tavolaccio, dandole le spalle: -Togliti i vestiti più ingombranti. Devo prendere delle misure.- Le ordinò, schietto. Sillen ubbidì e piegò accanto a sé la spessa placca addominale, gli stivali e i pantaloni scuri.
    Ibûn afferrò uno sgabellino e si sistemò alla sua destra: -Tira su tutti questi cosi.- Brontolò, riferendosi ai lunghi boccoli neri della stella. Lei li avvolse in uno chignon alto, fermandoli con lo spillone.
    In quel momento, l’armaiolo notò il ciondolo che lei portava al collo: -Una collana in mithril. E che pietra è quella?-
    Sillen prese istintivamente tra le mani il ciondolo viola: -Non lo so, l’ho sempre avuta al collo. So solo che è un dono dei Valar e che, dentro esso, vi è racchiusa gran parte del mio potere.- Lui infilò un paio di occhialetti tondi sul grosso naso arcuato, rigirandosi delicatamente la pietra tra le dita e studiandola per qualche secondo: -Mhm… Beh, non ho idea di che pietra sia, e le conosco pressappoco tutte. Deve essere molto rara.-
    -O molto antica.- Suppose lei. L’altro non rispose, srotolando una sottile corda di cuoio scandita da nodini equidistanti.
    Iniziò prendendo le misure dall’alto, con mani esperte: la circonferenza del collo, la distanza tra la spalla e il gomito, la larghezza delle spalle e del torace. Segnava velocemente i numeri su un foglio ingiallito, borbottando tra sé e sé.
    -Il mithril è un materiale prezioso.- Sbottò, dopo un po’.
    Sillen annuì: -L’avevo inteso.- L’altro scosse la testa, scendendo dallo sgabello per prenderle la misura dei fianchi: -No, non credo.- La stella non capì a cosa lui stesse alludendo.
    Allora, vedendo che la giovane non rispondeva, Ibûn sospirò, stizzito: -Un’armatura in metallo mithril è difficilissima da forgiare. Non ne abbiamo nemmeno molto, ora come ora.-
    -Magari possiamo convincere il Re a cambiare idea, per me non è un problema.- L’altro la guardò negli occhi: -Cerca di capire. Un’armatura in mithril non è un dono da tutti. Un oggetto così prezioso e unico non viene donato a cuor leggero.- Si passò una mano sul volto sudato: -Quello è il dono di un Re. Un dono che sugella un tacito patto.-
    Sillen cominciò a capire e si morse il labbro inferiore: -Per il Re, questo potrebbe essere un regalo fatto in onore della nostra alleanza. Gliene sarei profondamente grata.-
    -Beh, non credo che sia la tua gratitudine quello che Thorin vuole.- La stella scosse la testa: -I nani non forgiarono nuovamente i cancelli di Minas Tirith in mithril, quando la città venne ricostruita?-
    A quella verità, Ibûn stropicciò la cordicella di cuoio tra le dita, pensieroso: -Quelli erano altri tempi, il mithril non scarseggiava, le battaglie si vincevano e i regni si stabilizzavano.-
    -In ogni caso, non vedo perché dobbiamo trarre conclusioni tanto affrettate.- Sentenziò la stella. Ibûn le lanciò uno sguardo perplesso: -Ma tu le persone le ascolti, quando parlano?-
    -No, se vaneggiano a proposito di doni di nozze e presunti corteggiamenti.-
    Dopo qualche secondo di silenzio, sia la stella che Ibûn risero della situazione.
    -Beh, per quello che vale, non mi dispiaceresti come regina.-
    Sillen fece per protestare ma lui tornò in fretta al tavolo da lavoro: -Vestiti. Ho finito.-



 
 
[1]campi del Pelennor: luogo dove, al tempo della guerra dell’Anello, infuriò l’omonima decisiva battaglia contro le forze di Sauron. Nel corso della nostra storia, la vasta pianura coltivata ed abitata è stata evacuata e, in prossimità delle mura di Minas Tirith, ospita gli accampamenti degli eserciti alleati.
 
[2] Mithril (anche detto Argento di Moria): metallo della Terra di Mezzo, un tempo estratto in grandi quantità nelle Miniere di Moria. Viene descritto come leggerissimo ma infinitamente resistente,  “come le scaglie di drago” e, benché sia ritenuto un metallo elfico, i massimi esperti nella sua lavorazione sono i Nani. Attualmente il suo valore è divenuto inestimabile poiché, non potendo estrarne altro, i manufatti creati in passato rimangono le uniche risorse di esso sulla Terra di Mezzo.


   
 
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