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Autore: RaidenCold    04/04/2020    1 recensioni
Fin dai tempi del mito, i cavalieri di Atena proteggono l'umanità dalle minacce più oscure.
Gettato nel loro mondo, sotto l'egida di una severa insegnante in pochi anni Ramiel si trasforma da fragile bambino a cavaliere d'oro; all'arrivo di una nuova minaccia sconosciuta, sembrerebbe che stia per iniziare una nuova guerra, ma lui scoprirà che la posta in gioco è molto più alta di quanto il Grande Sacerdote Saga ed i suoi cavalieri possano immaginare.
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gold Saints, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le ricerche di Shaka della Vergine e degli altri cavalieri proseguirono per tre settimane consecutive, ma dovettero interrompersi di colpo quando si persero le tracce di una delle unità scout di punto in bianco: l’incubo che aveva risucchiato i cavalieri scomparsi era infine riapparso prima di poter dare una spiegazione al mistero.

 

 

Il grande sacerdote spalancò le porte della stanza con tanta forza da romperle quasi, e celermente si portò accanto al capezzale di Atena: la giovane urlava e si dimenava nel proprio letto, madida di sudore freddo.

“Sono qui Atena!” - esclamò stringendole la mano con delicatezza, ma senza riuscire a calmarla minimamente.

“Sono qui.” - ripeté più pacatamente, facendo fluire parte del proprio cosmo nell’esile corpo della dea, che istantaneamente parve placarsi.

Gli spasmi cessarono, ed Alexis iniziò a prendere profondi e lunghi respiri ansimando, tossendo in maniera secca di tanto in tanto.

“Vado a prendervi dell’acqua.”

“N-no…!” - lo supplicò lei afferrandogli la manica della veste - “Resta qui…”

“Come desiderate.” - disse inginocchiandosi nuovamente accanto al suo letto.

Conosceva quell’incarnazione di Atena da diversi anni ormai, ma mai l’aveva veduta in un simile stato: ella appariva sempre così imperturbabile, persino distaccata in certi momenti.

Quelle notte gli sembrò che in lei fossero scoppiati violentemente anni di emozioni represse.

 

“Atena, Saga, che succede?”

Il cavaliere dei Pesci comparve sull’uscio della stanza di Atena, impugnando una delle sue celebri rose rosse a mo’ di coltello.

Era in allerta, ma non sembrava trafelato: persino durante un’emergenza il custode della dodicesima casa riusciva a mantenere un aspetto elegante e composto.

“E’ tutto a posto Aphrodite, la divina Atena ha avuto un brutto malore e sta iperventilando, ma non è in pericolo; per favore, porta un po’ d’acqua, e manda a chiamare un medico.”

“Come ordinate.” - rispose il cavaliere eseguendo un lieve inchino col capo.

“Non è necessario un dottore.” - disse Alexis, pallida e fradicia ma nuovamente composta come di consueto, salvo alcuni respiri più affannosi.

“Siete sicura?” - domandò il cavaliere dei Pesci porgendole un bicchiere d’acqua fresca.

“Sì” - prese un lungo sorso - “adesso abbiamo cose più importanti a cui pensare: io l’ho visto.”

“Che cosa avete visto Atena?” - le chiese il Grande Sacerdote.

“Dove si manifesterà la prossima calamità.”

 

610

Ma presto anch’io annegherò in questa oscurità sconfinata.

Baleni di ombra seguiti da tuoni rombanti: null’altro rimane, e presto cesserà anche questo.

 

“Il maestro dei cinque picchi non ha fatto ritorno questa notte?” - domandò sconcertata Ikaros salendo le scale appena fuori dal palazzo dei gemelli.

“Non ancora, ma sono diverse ore che non abbiamo più sue notizie.” - rispose Mur senza mascherare una certa preoccupazione nelle sue parole.

“Che sia questo il motivo per cui il Grande Sacerdote ha nuovamente convocato tutti i sacri guerrieri d’oro?”

 

“Dicono che Atena si sia sentita male stanotte.” - si rivolse a loro dall’alto della scalinato Deathmask, appoggiato con le braccia conserte ad una delle colonne dell’ingresso del palazzo del Cancro.

 

“La nobile Atena?” - domandò allarmata il cavaliere del toro - “Come sta ora?”

“E’ tutto a posto, Saga e Aphrodite sono rimasti a vegliare su di lei tutta la notte.”

Udendo ciò Ikaros tirò un lungo sospiro di sollievo e da rossa la sua pelle tornò al suo solito colore alabastro.

Tra tutti i cavalieri d’oro della nuova generazione quella giovane dalla chioma bionda era colei che lasciava il custode della quarta casa più perplesso: certo non la si poteva considerare esile, specie con l’armatura addosso che le donava una certa imponenza, ma la sua stazza era ben lontana dal consueto standard solitamente accostato ai cavalieri investiti dell’armatura del Toro. Inoltre la giovane Ikaros aveva un viso delicato, con occhi grandi e brillanti occhi azzurri, ed un’espressione un po’ ingenua sempre dipinta in volto, almeno a detta di Deathmask: lui riteneva che nello sguardo di un vero cavaliere dovesse sempre celarsi in qualche modo qualcosa di irrequieto, per i grandi dolori provati negli anni dell’addestramento o, nel caso dei cavalieri d’oro, per l’incredibile potere celato nelle loro membra. Pertanto gli sembrava assurdo che potessero esserci sacre guerriere come Ria o Ikaros, che sembravano perfettamente in pace nella mente e nel corpo, entrambe cose a cui Deathmask aveva rinunciato già da diversi anni ormai: anche nei momenti migliori, avvertiva qualcosa scricchiolare in maniera fastidiosa nel suo animo, come a ricordargli la sua condizione straordinaria ma al contempo ineffabile per le persone comuni.

“Ma dimmi, Deathmask, tu come mai non ti sei ancora recato alle stanze sacerdotali?” - gli domandò Mur.

“Per aspettare i miei fidi commilitoni naturalmente!” - rispose ruotando la mano in maniera teatrale accogliendo i due parigrado nella quarta casa.

“Hai fatto il caffè?” - chiese Ikaros annusando l’aria incuriosita per poi mettersi a ridacchiare - “Non sei ancora andato dal Grande Sacerdote per berti il tuo caffè?”

“Non è un semplice caffè, è una miscela che mi sono fatto portare dalla mia patria: berlo è un rito sacro!”

“Possiamo andare ora?” - intervenne Mur fulminando i due con lo sguardo; pur non essendo una persona particolarmente rigida, mal sopportava che due cavalieri d’oro con indosso l’armatura si comportassero in maniera poco consona al proprio rango.

“Ad ogni modo” - disse Deathmask mentre uscivano dalla casa - “voi avete saputo qualcosa del maestro della Bilancia?”

“In verità speravamo potessi illuminarci tu a riguardo.” - rispose Ikaros.

“Io non ne so nulla, ma forse Saga vuole parlarci proprio di questo.”

 

Arrivati Mur, Ikaros, e Deathmask, il consiglio poté finalmente avere inizio: come di consueto, i cavalieri d’oro si disposero in due file ai lati dello scranno di Atena, ed il Grande Sacerdote si mise accanto ad essa. La dea aveva un aspetto spossato ed il capo di tanto in tanto le barcollava; appariva evidente che fosse reduce da una nottata difficile.

“Cavalieri” - parlò la dea, lasciando tutti piuttosto sorpresi, essendo normalmente il suo vicario a proferire parola per primo, e per la maggior parte del tempo - “questa notte la terribile calamità che già tre volte ha colpito il Santuario si è di nuovo abbattuta su di noi.”

Udendo ciò i cavalieri si lanciarono occhiate di sconcerto, e vedendoli perplessi Saga decise di intervenire:
“Non sappiamo se il sommo Dohko sia scomparso proprio a causa di tale evento, ma alcune fonti riferiscono che fosse vicino alla zona del disastro fino a poche ore prima.”

“Ma insomma dov’è successo tutto questo?” - domandò incredulo Milo.

“A meno di dieci chilometri a nordest da Rodorio.” - rispose secco il Grande Sacerdote, gettando nuovamente tutti nello sgomento - “Da quando tutto questo è iniziato, il fenomeno si è avvicinato sempre di più, sia in termini di spazio che di tempo.”

“Quasi come se ci stesse girando attorno…” - constatò Mur - “E se tutto ciò accadesse non in maniera casuale, ma seguendo uno schema ben preciso?”

“Per l’appunto, questa notte, proprio nell’ora in cui si stava verificando il disastro Atena ha avuto una rivelazione: il prossimo cataclisma avverrà tra dodici giorni esatti.”

“Mi sembra un buon passo avanti” - disse Milo - “ma resta l’incognita del luogo.”

“Sto radunando i più eminenti studiosi del Santuario, e inoltre ho chiesto anche aiuto all’università di Atene.”

“C’è ancora una cosa però con cui dobbiamo fare i conti.” - intervenne Areusa - “Come fermeremo un potere così grande e misterioso?”

“La mia conclusione è che essendo un’energia oscura quella con cui abbiamo a ché fare, l’unico modo per combatterla sia opporvisi con un immenso cosmo luminoso: per tale motivo, dopo essermi consultato con la divina Atena, abbiamo deciso di acconsentire all’utilizzo della tecnica proibita.”

“L’urlo di Atena…” - mormorò Mur - “In effetti con la potenza di un piccolo Big Bang forse riusciremo a sconfiggere questo nemico senza volto; ma chi si cimenterà in una tale impresa?”

“Speravo di poter contare su di te cavaliere dell’Ariete, e anche su Milo e Areusa.”

“Sarà un onore.” - disse Milo inginocchiandosi dinnanzi a Saga e ad Atena.

“Anche per me.” - aggiunse Areusa, prostrandosi a propria volta.

“Benissimo, allora è deciso: fra dodici giorni Mur, Milo, e Areusa eseguiranno l’Urlo di Atena, nel tentativo di contenere la calamità che affligge il Santuario; se nel frattempo le ricerche ci riveleranno altro, verrete prontamente informati.”

“Quanto al maestro della Bilancia?” - chiese Ikaros.

“Le ricerche continueranno; voglio comunque mettervi al corrente del fatto che, parallelamente alla vostra missione, c’è un mio fidato cavaliere che sta facendo ulteriori indagini sul campo.”

Detto ciò Saga diede il permesso ai presenti di congedarsi fino a nuovo ordine, e tutti lasciarono le stanze sacerdotali, ad eccezione del cavaliere dei Gemelli.

“C’è qualcosa che ti turba?”

“Vorrei parlarvi in privato, Grande Sacerdote.” - rispose lei con tono riverente.

“Restate pure voi qui, io ho bisogno di ritirarmi a riposare.” - disse Alexis alzandosi dal trono e recandosi verso la porta dell’anticamera dov’era la sua stanza privata.

“Volete che vi accompagni?” - le domandò Saga avvicinandosi impensierito.

“Ce la faccio, ho solo bisogno di dormire un po’.” - rispose la dea con tono monocorde, per poi sparire tra i drappi scarlatti del salone.

A quel punto Saga si rivolse alla figlia:
“Che cos’è che volevi dirmi?”

“Perché non avete scelto me per la missione?”

“Nutri forse dubbi nei confronti dei tuoi compagni, Zenovia?”

“No, affatto…”

“Allora perché mi poni questa domanda?”

“Anch’io sono in grado di eseguire la tecnica proibita, lascia che vi prenda parte!”

“La decisione ormai è presa, e in ogni caso non capisco perché dovrei preferirti ad altri tuoi parigrado.”

In quel momento la giovane ebbe un’improvviso lampo di collera, che prontamente bloccò dentro di sé prima di fare o dire qualcosa di sconsiderato.
“Non è questione di preferenza.” - disse Zenovia quasi a denti a stretti.

“Di forza dunque? Ritieni per caso di essere superiore ai tuoi compagni?”

Nuovamente si sentì scattare, e ancora una volta dovette tenere a freno i propri impulsi.

“Non mi ritengo superiore a nessuno, ma vorrei solo sapere perché non sono stata la tua prima scelta, non hai forse fiducia in me?”

“Adesso basta Zenovia, mi sembra che tu stia dicendo cose totalmente fuori luogo.” - rispose Saga senza alzare la voce, ma con una marcata nota di monito.

Zenovia chiuse gli occhi e strinse i denti nervosamente, dopodiché inspirò profondamente, ed in quel momento l’uomo le mise le mani sulle spalle:
“Mi rendo conto che da sempre temi di vivere nella mia ombra, ed allo stesso tempo di essere considerata avvantaggiata in quanto mia erede, ma non devi dimostrare niente a nessuno: tutto ciò che devi fare è proteggere Atena e lottare per la giustizia.”

La giovane guardò il padre dritta negli occhi, e contrita abbassò lo sguardo:

“Ti chiedo scusa, padre, non intendevo mancarti di rispetto.”

“Sei brillante e tenace, figlia mia.” - disse accarezzandole delicatamente la guancia - “Mi ricordi tanto tua madre, e vorrei che potesse vedere come sei diventata.”

 

   
 
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